mercoledì, dicembre 17, 2025

Dischi Mod e affini 2025

Una serie di segnalazioni di album, 45 giri, libri MOD e affini del 2025.

NEW STREET ADVENTURE - What Kind Of World?
Torna la band di Nick Corbin dopo un lungo silenzio con un album di rara bellezza. Tanto soul, da quello più introspettivo alla Curtis Mayfield/Marvin Gaye, a impennate Northern ("Let Me Loose" farebbe saltare per aria ogni dancefloor), fino al torrido funk di "Everyone's A Music Maker" (roba tra Sly and the Family Stone e i Temptations di "Cloud Nine").
L'album che da anni vorremmo da Paul Weller (a cui l'estetica sonora e l'impronta vocale si avvicina parecchio). Stupendi arrangiamenti di fiati e archi, musicisti di pura eccellenza, canzoni semplicemente perfette. Non per niente il tutto è targato Acid Jazz Records.

LEN PRICE 3 - Misty Medway Magick
Venti anni di attività, una discografia corposa e un nuovo album travolgente per la band di Chatham. Il sound guarda esplicitamente al garage beat di matrice Prisoners ma anche direttamente ai Sixties di Who, Kinks e affini. Una ventata di freschezza, irruenza, riff crudi e immediati, grandi canzoni.

THE SPITFIRES - MK II
Torna la band di Billy Sullivan, line up completamente rinnovata, il sound che mantiene le radici in un classico mod sound (dai Jam agli Ordinary Boys), debitore a matrici soul e Sixties, con un'asprezza di derivazione punk/new wave. L'approccio è più raffinato, meno irruente del passato, con arrangiamenti più curati e uno sguardo verso un pop più fruibile (se "Where Did We Go Wrong?" e "Man Out Of time" sono puro e semplice ska, "Like They Used To" e "Can't Kee This Up" virano verso un mood alla Duran Duran). Un buon ritorno, molto uniforme, che graffia poco ma comunque convincente.

PAUL WELLER - Find El Dorado
"Sono canzoni che porto con me da anni. Hanno assunto nuove forme nel tempo. E ora mi è sembrato il momento di condividerle."
(Paul Weller)
Paul Weller ha sempre avuto una particolare predilezione per le cover di cui ha infarcito il suo repertorio, molto spesso nelle B sides dei 45 giri o nelle bonus tracks dei dischi.
Abitualmente le sue reinterpretazioni (tra Jam, Style Council, carriera solista, collaborazioni esterne) sono sempre state piuttosto fedeli agli originali.
Aveva già dedicato l'album "Studio 150" a una serie di brani preferiti, nel 20024, ma con risultati non esaltanti.
Ci riprova ora con 15 canzoni particolarmente oscure, spesso sorprendenti, fin da far sembrare l'album come un lavoro di inediti.
Il mood generale è acustico, con predilezione per folk inglese e irlandese con qualche digressione blues e soul.
Anche in questo caso le reinterpretazioni sono abbastanza fedeli, eseguite sempre con estrema passione e intensità.
Si parte con la ballata blues Handsout In The Rain di Richie Havens, tratta dal suo album del 2002 "Wishing Well", in una versione piuttosto simile.
Più veloce e ritmata dell'originale, con una sezione fiati finale che rende questa altra ballata semiacustica più funk è "Small Talk Town" del cantautore americano Bobby Charles, composta con Rick Danko della band e uscito nel 1972. Molto gradevole.
Ancora una ballata acustica con una leggera orchestrazione e piccoli tocchi in fase di arrangiamento
. Alla chitarra c'è Noel Gallagher per rifare "El Dorado" di Eamon Friel scritta originariamente per il film del 1986 ‘The Best Man’ di Joe Mahon con Seamus Ball.
La rielaborazione è più complessa della ballata scarna e minimale dell'autore Nord Irlandese.
Si torna al 1971 con un country rock dal ritmo sostenuto, dal terzo album dei Flying Burrito Brothers dell'ex Byrds Chris Hillman.
"White Line Fever" è un brano composto e inciso nel 1969 dal re del country Merle Haggard. Il brano suona molto bene, pure inusuale nel repertorio di Weller, molto ispirato nel riproporlo. 'One Last Cold Kiss' scritto da Gail Collins e l'ex Mountain Felix Pappalardi era nell'album "Traveller" del 1999 di Christy Moore in chiave folk con insert elettronici e un'atmosfera molto cupa. Qui prende le sembianze di un traditional folk irlandese, affiancato dalla voce della cantautrice Amelia Coburn. Molto bello.
Poco significativa "When You are a King" del 1971, dei White Plains, piuttosto melliflua e superflua, con archi e chitarra acustica.
Perfettamente nelle corde Welleriane la successiva "Pinball" del musicista e attore Brian Protheroe, singolo del 1974 che potrebbe tranquillamente trovarsi su un qualsiasi album di Paul del primo periodo solista.
Willie Griffin, soul man Texano ha lasciato, nel 1984, il singolo "Where There’s Smoke, There’s Fire" , brano piuttosto debole nella versione origianale, a cui Weller restituisce verve, ritmo, energia, un pulsante groove quasi Northern Soul. Operazione riuscita.
La ballata mielosa "I Started a Joke" dei Bee Gees, tratta dal loro album "Idea" del 1968, viene inondata ancora di più da una cascata di melassa con archi, piano e chitarra acustica. Evitabile. Tanto quanto la successiva "Never The Same" di Lal and Mike Waterson. Debole nell'originale, poco significativa in questo nuovo arrangiamento.
Arriva per fortuna il top dell'album, una favolosa e spettacolare versione di "Lawdy Rolla" pubblicata dai francesi Guerrillas (che si avvalsero della collaborazione del sax di Manu Dibango). "Nobody's Fool" è firmata da Ray Davies ma non fu mai incisa dai Kinks. una serie della ITV.
Sigla della seconda stagione di una serie televisiva venne accreditato ai Cold Turkey. Si sente la mano di Ray e quanto Weller sia in grado di prenderne l'eredità. Uno dei vertici dell'album.
"Journey" è un buon brano di folk rock di Duncan Browne del 1970, reso in chiave più sostenuta e souleggiante. Non male.
Il brano più recente è di cinque anni fa, inciso da P.P.Arnold, "Daltry Street", scritto da Jake Flecther che fu anche chitarrista con gli Specials. Carina l'interpretazione Welleriana ma nulla di indimenticabile.
Scritta dal membro dell'Incredible String Band, Clive Palmer per il folk singer scozzese Hamish Imlach "Clive's Song" chiude al meglio l'album, in duetto con Robert Plant. Folk blues della migliore qualità.
Come ci ha abituati da molto tempo, gli ultimi suoi album non lasciano tracce indelebili (soprattutto in questo contesto di sole cover) ma sono sempre di ottima qualità. Non resterà nei vertici della sua produzione.

BLIND ALLEY - Live Tuxedo 1982
Nei primi anni Ottanta le uscite discografiche di band underground italiane erano centellinate, rare, difficili da trovare, soprattutto se relative all'ambito mod e affini. Nel 1983 uscì il primo singolo dei Four By Art e l'anno successivo quello degli Underground Arrows.
Per il resto c'erano solo le cassette.
Quando il primo e unico 45 giri dei BLIND ALLEY, pubblicato dalla Shirak nel 1983, mi arrivò a casa fu motivo di grande giubilo, nonostante a quel punto la band fosse alla fine della breve carriera, iniziata nel 1980.
Non erano propriamente una mod band ma suonavano canzoni molto vicine allo spirito del 1979 e ai Jam, con l'aggiunta di punk, power pop, i primi Elvis Costello e Joe Jackson, il piglio dei Clash. Gigi Restagno, prima della prematura scomparsa, proseguì con altre sonorità con Defear, Difference e Misfits (dove ritrovò il chitarrista Luca Bertoglio), Marco Ciari invece rimase fedele al gusto Sixties con i Party Kids, prima di approdare a Franti e Fratelli di Soledad.
Onde Italiane pubblica ora un ottimo live, registrato il 24 novembre 1982, con 13 brani che se fossero usciti all'epoca avrebbero costituito un album imperdibile.
Ora testimoniano la qualità e lo spessore compositivo di una band eccellente.
La registrazione è più che buona, l'eccellente cover di "Modern world" dei Jam testimonia quale fosse la principale matrice di riferimento.

IL SENATO - We Feel Good
Prosegue imperterrita la felice carriera de Il Senato di Luca Re e Fay Hallam (affiancati da eccellenze della scena torinese, provenienti da Statuto e Sick Rose). Quattro nuovi brani che esplorano il prezioso mondo sonoro e artistico in cui ha sempre viaggiato la band, tra psichedelia, freakbeat e soul. Due cover, scelte con gusto da appassionati, "I Feel Good" di Benny Spellman qui indurita e resa in versione garage e l'immortale "Send Me a Postcard" degli Shocking Blue. A cui si uniscono due brani autografi: "Nobody Waters the Weeds", una malinconica ballata dalle tinte soul e"Are You Trying To Tell Me Something" che vira sul rock psichedelico a cavallo tra Sessanta e Settanta, sempre a ritmi moderati e sospesi. Come sempre materiale di primissima qualità.

P.P.ARNOLD - Live in Liverpool
Uscito nel novembre del 2024 è uno stupendo album dal vivo, registrato nel 2019 a Liverpool, in cui la favolosa cantante passa in rassegna una serie di vecchi successi e nuove canzoni tratte dal suo eccellente ritorno discografico "The New Adventures of..." di quell'anno. Lei canta divinamente, Steve Cradock della band di Paul Weller, suona la chitarra e dirige una band affiatata e precisa con tanto di coriste e sezione fiati.
Diciotto brani, con le classiche "The first cut is the deepest", "(If you tink you're) Groovy" (che registrò con gli Small Faces), il funk rock di "Medicated Goo" dei Traffic, "Shoot the dove" (composta per lei da Paul Weller), una spettacolare versione psichedelica di "Eleanor Rigby" e tanto altro.
Grande album.

P.P. ARNOLD - The Immediate Sessions
Una voce strepitosa che avrebbe meritato maggiore successo e considerazione. Esce ora questa raccolta di demo inediti(prodotti da Mick Jagger e Mike Hurst), registrati nel 1966. Qualità altissima, soul, gospel, brani perfetti per un dancefloor northern soul e un gusto beat ad avvolgere il tutto. L'ex Ikette splende per qualità vocale e interpretativa. Album bello e prezioso.

SHARP PINS - Balloon Balloon Balloon
Arrivano da Chicago e sono una creatura del giovanissimo Kai Slater, innamorato dei primi Beatles, del garage beat dei profondi Sixties, Monkees, Lovin' Spoonful.
"Take So Long" potrebbe essere un'outtake di "In The City" dei Jam, "Serene Haus of hair" ci starebbe benissimo su "Help!" dei Beatles (con voce puro Lennon) e via discorrendo.
In "Balloon Balloon Balloon" ci sono 21 brani (molti di un minuto o anche meno) in questo stile.
Strano ma godibile e divertente.

THE QUESTION - Shall Be Love
Per chi ama "scavare" in un certo ambito (per quanto mi riguarda la scena MOD in tutte le sue espressioni) ecco un nuovo tassello da aggiungere alla gloriosa storia.
THE QUESTION era una band di Los Angeles, attiva nei primi anni 80, molto vicina ai Jam, power pop e affini.
Viene pubblicato ora un ep con canzoni del 1982, in attesa di un album imminente con vecchio materiale e uno che sancisce un nuovo corso della band. Tra Jam, Squire, Purple Hearts, è un ascolto che gli appassionati del genere apprezzeranno.

STONE FOUNDATION – The revival of survival
L'undicesimo album del collettivo inglese festeggia il 25° anno della loro attività nel migliore dei modi, con il consueto funk/soul/disco/acid jazz pieno di ritmo, eleganza, groove. Arricchito dalla presenza di Mick Talbot alle tastiere e dalle voci soul di JP Bimeni, Omar, Laville, è una conferma della qualità del loro sound.

MATT BERRY - Heard noises
L'attore e musicista inglese torna con un nuovo album, (per l'amata Acid Jazz), molto intrigante e ricco di eccellenti spunti sonori.
Matt compone, canta, suona chitarra, basso e un'ampia gamma di tastiere, dando spazio alla sua passione per soul e northern soul, a cui unisce un gusto psichedelico a cavallo tra 60 e 70, con qualche umore proto prog.
Un lavoro molto personale, divertente e pieno di pregevoli canzoni.

JAMES TAYLOR QUARTET - Only Messin'
Ormai la discografia di James Taylor (con o senza il Quartet o altre denominazioni) è inestricabile e le pubblicazioni non si contano più. Questo nuovo ep esce solo in vinile si avvale del contributo chitarristico del compare nei Prisoners, Graham Day, e di una sezione fiati che conferisce al ruvido funk soul dei quattro brani un groove pazzesco.

THE PROPER – Meant To Say Something
La band guidata da Ivano Bonfanti firma il secondo album della carriera, iniziata nel 2015 in quel di Londra. Gli undici episodi sono solidi brani che mischiano power pop, mod rock alla Jam, melodie anni Sessanta e un sound chitarristico aspro e nervoso. La produzione (di Brett Buddy Ascott, ex Chords) è attenta ed efficace, le canzoni sono stilisticamente eclettiche, sempre ben composte e curate, l’attitudine quella giusta. Album maturo, di respiro internazionale e alto livello qualitativo.

BLOCK 33 - Promised land
La band inglese, dichiaratamente mod, spazia nell'ambito del "sound of 79", con chitarre distorte, energia a profusione, grande impatto ritmico, con numerosi riferimenti anche al Britpop e qualche aggancio al pub rock. Le dodici canzoni filano via veloci, la qualità compositiva è di alto livello, un buon lavoro.

THE CAPELLAS - Untamed
La band inglese (con membri di Missing Souls, The Jack Cades, Thee Vicars, The Baron Four, Embrooks, Barracudas, Chrome Reverse) all'esordio, dopo un ottimo ep, con un album che si tuffa nei profondi Sixties, tra rhythm and blues, garage, freakbeat. La voce di Elsa Witthaker è un delizioso e potente mix di Julie Driscolle Mariska Veres degli Shocking Blue, la band suona con energia e in modo ruvido. Ottimo lavoro.

THE WHO - Live at Oval 1971
Poderoso live degli WHO, registrato il Il 18 settembre 1971 davanti a 35.000 spettatori al "Goodbye Summer: A Rock Concert in aid of Famine Relief for the People of Bangladesh" nello stadio di cricket The Oval di Kennington, South London.
In "Live a the Oval 1971" ci sono quindici brani di cui cinque dall'appena uscito "Who's Next", due da "Tommy" e materiale sparso.
La band è all'apice della forma, Keith Moon funambolico e precisissimo, Roger Daltrey con una voce potentissima, John Entwistle che suona come un'orchestra e Pete Townshend che dimostra la sua versatilità tanto ritmica quanto solista.
Freschezza, hard, blues, soul, un treno in corsa, con usuale distruzione degli strumenti finale.
Registrazione più che buona (rispetto ai bootleg in circolazione), materiale remixato da nastri analogici multitraccia originali a otto piste.

DIANE KOWA & the PIAGGIO SOUL COMBINATION - Allnighter Material
Torna ad incidere la miglior soul band italiana ma che può vantare di avere pochi rivali al mondo, soprattutto dopo l'aggiunta vocale della stupenda Diane Kowa. Il nuovo album rispetta tutte le aspettative, dopo una serie di lavori sempre a livelli di eccellenza, snocciolando brani autografi di gran classe, fedeli al soul sound più classico, con incursioni nel Northern Soul, rhythm and blues, funk, gospel e blues. Il tutto suonato e interpretato nel migliore dei modi e con classe cristallina. Consigliatissimo e ai vertici tra i migliori dischi italiani dell'anno.

LAGER - Outer than yesterday
Preziosa stampa su vinile (in sole 100 copie) di un demo della band calabrese, registrato nel 1986. I Lager sono stati tra i principali gruppi mod dell'epoca ma oltre a un sound debitore al mod rock di stampo 1979, hanno progressivamente assimilato influenze psichedeliche e garage beat come ben rappresentano questi 9 brani (di cui uno registrato invece nel 2012). Successivamente il leader Francesco Ficco ha formato i Kartoons, viaggiando sempre su coordinate simili più garage oriented con quattro album e diversi singoli all'attivo. Il sound è ruvido, urgente e spontaneo e la registrazione su 4 piste, seppur datata, non risente del tempo trascorso.

TONY BORLOTTI E I SUOI FLAUERS – Killing Shake!
Festeggia il trentesimo compleanno la storica beat band di Salerno e ci/si regala un album nuovo di zecca che viaggia spedito nei meandri sonori da sempre amati. C’è il classico beat italiano (“Nel tuo giardino”), il rhythm and blues di “Amalia”, lo psychogarage in “Dove vai”, le atmosfere da colonna sonora di divertenti commedie all’italiana targate anni Sessanta (lo strumentale “Piccolo ma beat”), la riuscita versione in italiano (“Pazzo”) di “Psycho” dei Sonics, l’introduzione con la title track tra garage, beat e freakbeat. Come sempre una conferma di qualità, divertimento, freschezza, energia.

ARPIONI - Buona Mista Social Ska
La band "internazionale" pubblica il secondo volume (a 25 anni dal precedente), dedicato alla rivisitazione "in levare" di brani della canzone d'autore italiana. L'aspetto rilevante è innanzitutto la scelta del materiale, mai banale, che rovista nei meandri più oscuri, da I Ribelli a un brano "minore" di Lucio Dalla ma non disdegna classici come "Azzurro" o "Lugano addio". Ma c'è anche la capacità di riprendere il tutto attraverso le varie declinazioni dello ska, da quello più tradizionale, al rocksteady, alle origini con il Mento (folk giamaicano), fino a umori più classicamente original reggae.
Irresistibile la "Tanto pe' cantà" con la voce di Valerio Mastrandrea, uno degli ospiti con Tonino Carotone, AWA FALL aka Sista Awa e Diego Bianchi. Un album divertente, solare, riuscitissimo.

SPY EYE - The Way That Things Are
Tornano a sorpresa gli Spy Eye, tra i pionieri della scena ska italiana negli anni Ottanta e che arrivarono a diverse incisioni tra cui l’album Hot Pursuits nel 1992 per l'inglese Unicorn Records. A distanza di tre decenni ecco quattro nuovi brani che riprendono lo stile primigenio ma con un piglio moderno e attuale tra velocissimi brani ska e più moderati episodi in chiave rocksteady (che riportano ai primi Specials). Il tutto con totale padronanza della materia, elegante irruenza e la giusta attitudine.

AA.VV. - Paul Weller Presents That Sweet, Sweet Music
Sono ricorrenti le compilation basate sulle scelte di artisti conosciuti.
Paul Weller è un raffinato estimatore di soul music e dintorni e qui ci regala una selezione di 24 brani che vanno dai 10 minuti iniziali di funk liquido e torrido degli Headhunters con "God Made Me Funky", al classico "That's Enough" di Roscoe Robinson, al travolgente rhythm and soul di "Soulshake" di Peggy Scott & Jo Jo Benson.
E ancora il folk soul di Ritchie Havens, una bellissima e super groovy "Summertime" di Billy Stewart, un omaggio al dimenticatissimo Baby Huey con "Hard times", l'inconsueta "Blackrock" dei Blackrock, band di session men della Stax e Hi Records, alle prese con un funk psichedelico targato 1969, una versione di "The bottle" di Gil Scott Heron eseguita dai Brother To Brother dall'omonimo album del 1974.
C'è da divertirsi. Weller sa il fatto suo, non ne dubitavamo e qui si capisce molto delle sue (già note) fonti di ispirazione.

AA.VV. - Get Ready For The Countdown – Mod, Brit Soul, R&B, & Freakbeat Nuggets
La miniera illimitata dei Sixties continua a essere saccheggiata in compilation a tema.
Anche i 3 CD di questa compilation confermano la qualità di quell'irripetibile sound, figlio di soul, rhythm and blues, rock 'n' roll, blues, ska, che imperversò per qualche anno nei club inglesi. Qui ci sono 70 brani, alcuni già conosciuti dai connaiseurs, altri più che oscuri e dimenticati.
Gli amanti di quegli anni ne godranno.

AA.VV. - The Countdown Records Story 1985-88
Poco prima di fondare la fortunata Acid Jazz Records, Eddie Piller ci provò con la Countdwon records per la quale incisero eccellenze come Makin' Time e Prisoners e nel 1985 pubblicò la seminale compilation "Countdown Compilation" con il meglio della nuova scena mod, successiva a quella del 1979, Prisoners, Makin Time, Times, The Moment, Gents, Scene, Fast Eddie tra i tanti.
A 40 anni dalla prima uscita esce questa nuova raccolta in vinile (per l'Acid Jazz) con alcune di quelle band e altre aggiunte, in una sorta di "meglio" dell'etichetta.
La tracklist è invitante e l'ascolto ci conforta per la freschezza che mantiene quel sound e ci fa rammaricare di come molti di questi nomi, pur con così tanto talento, non abbiano fatto strada.

CHORDS UK - So Far Away Reimagined
"So Far Away" dei CHORDS è stato probabilmente (o senza dubbio) il miglior album uscito dal Mod Rock del 1979 (Jam esclusi). Canzoni di eccelsa fattura, suonate alla perfezione, con un'energia che metteva insieme l'irruenza adolescenziale, melodie Sessanta, urgenza punk rock. Il chitarrista Chris Pope con i Chords UK ha deciso di affrontare una versione "Re-Imagined" risuonando il tutto con la sua nuova formazione. Purtroppo il confronto è impietoso e l'operazione ha poco senso, nonostante il valore delle composizioni rimanga intatto. Mancano però tutte le caratteristiche dell'originale di cui sopra e l'approccio ha un sapore molto speculativo. Peccato.

SHARP CLASS - Ballad of nobody real
Nuovo singolo per il trio inglese, nuova stella del mod rock (in concerto il 5 luglio al Festival Beat). Un brano nel loro classico Jam style/mod rock '79. Sempre convincenti, freschi e potenti.

THE MOLOTOVS - Today's Gonna Be Our Day B/W No Time To Talk
In attesa del primo album, previsto per gennaio 2026, il duo inglese torna con un arrembante singolo che guarda alla lezione dei primissimi Jam, con un tiro punk. Ottimo.

THE LEN PRICE 3 - Emily's Shop / I'm a Fake
Sanno incrociare alla perfezione Who, Kinks, freakbeat, fuzz e melodie 60's che riportano agli Action. Un singolo strepitoso!

THE MOLOTOVS - More More More
I due giovanissimi fratelli inglesi, dopo anni di progressiva crescita, approdano al singolo d'esordio. Un brano in pieno stile Jam 1979, potente, ben prodotto ed efficace. Sul lato B una versione dal vivo della stessa canzone e una, ottima, di "Suffragette City" di Bowie. Attendiamo sviluppi.

SPECIALS FAMILY - When A Light Goes Out
Il progetto nasce dall'idea di Lynval Golding di rendere omaggio agli amici Terry Hall e John Bradbury degli Specials, prematuramente scomparsi.
"When A Light Goes Out" è un ottimo brano rocksteady/ska che vede all'opera Golding, altri membri degli Specials e Steve Cradock, chitarrista di Paul Weller.
Nel singolo anche la versione dub.

THE GALILEO 7 - Look Away / Over The Horizon
Tra un concerto e l'altro dei Prisoners, Allan Crockford non perde di vista il progetto che porta avanti da anni e torna con un ottimo singolo in perfetto equilibrio tra beat, psichedelia, freakbeat, che si avvale di una (come sempre) ottima qualità compositiva ed esecutiva ma soprattutto di una ormai acquisita maturità distintiva e riconoscibile.

LIBRI

Kevin Rowland - Bless Me Father: A life story
Dopo un lavoro durato vent'anni KEVIN ROWLAND porta a termine una faticosa, introspettiva, personalissima e drammatica autobiografia.
Ci sono ovviamente abbondanti spazi all'attività musicale con i Dexy's Midnight Rummers e progetti collaterali (a cui il lettore avrebbe voluto maggiore spazio e attenzione ma che, non di rado, vengono trattati come un aspetto quasi secondario di una vita convulsa e incerta) con i successi e i fallimenti ma buona parte del racconto è riservato all'adolescenza, all'infanzia, al difficilissimo rapporto con padre (vedi titolo) e stretti consanguinei, fino all'oscuro e lungo periodo di dipendenza dalla cocaina, la bancarotta, i conti con la sua sessualità e altri aspetti molto personali e intimi, spiattellati senza troppi filtri.
Una lettura talvolta ridondante e con cadute di tono ma per i fan, non solo dei Dexy's ma della scena inglese dagli Ottanta in poi, è un compendio interessante per aggiungere nuovi particolari, spesso inediti e sorprendenti, al periodo.

Corrado Rizza - Il Piper Club
Il 17 febbraio 1965 apriva a Roma il Piper Club.
Fu l'epicentro della "dolce vita" beat degli anni Sessanta italiani.
A prevalente appannaggio di una alta società abbiente che amava assistere al nuovo fenomeno dei giovani con i capelli lunghi e le giovani con le gonne molto corte. Ma che fu il catalizzatore di una nuova cultura che attingeva a piene mani dalla Swinging London e dall'America "colorata" e psichedelica. Passarono sul suo palco Who, i giovanissimi Pink Floyd con Syd Barrett, Family, Procol Harum, Duke Ellington, Joe Tex, Sly and the Family Stone, Genesis e il meglio del giro italiano: Rokes, Equipe 84, Corvi, la "ragazza del Piper, Patty Pravo, Renegades, Rita Pavone, tra i tanti.
Mario Schifano suona lì con la sua creatura "warholiana" Le Stelle di Mario Schifano e Tito Schipa Junior mette in scena la "prima opera rock di sempre" Then An Alley".
Il pregio del libro, oltre a interviste e testimonianze di protagonisti/e (da Mita Medici a Marina Marfoglia), sta nelle oltre 200 fotografie quasi tutte inedite, testimonianza spettacolare di un'epoca incredibile.
Gli amanti dei Sixties impazziranno per queste pagine.

Roberto Calabrò - Eighties Colours. Garage beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta
Originariamente pubblicate nel 2010 in confezione lussuosa e curatissima per Coniglio Editore, le 1.200 copie di "Eighties Colours" andarono velocemente esaurite, anche grazie a una serie di presentazioni ed eventi affollatissimi e di prestigio.
Un libro che parla(va) con dovizia di particolari e stupende foto, dell'esplosione di colori garage/beat/psichedelici nell'Italia di metà anni Ottanta. Da allora è praticamente irreperibile se non a prezzi sostenuti.
Ben venga dunque la ristampa, seppure in formato più "povero" ed essenziale, con l'aggiunta di un prezioso capitolo che rendiconta ciò che è successo a molti dei gruppi protagonisti nel nuovo secolo, molti dei quali hanno ripreso vita con lo stesso marchio di fabbrica o con nuove iniziative. E infine la discografia aggiornata.
Per chi ha amato Not Moving, Sick Rose, Party Kidz, Out Of Time, Effervescent Elephants, Avvoltoi, Sciacalli, Ugly Things ma anche Statuto, Four By Art, Peter Sellers & the Hollywood Party, Allison Run, Technicolour Dream etc e non ha in libreria la prima edizione, un acquisto fondamentale e necessario.

Alex Loggia - Leo e Zoe – Storia di un amore improbabile
In questo esordio letterario Alex Loggia (storico chitarrista degli Statuto e tanto altro) scrive come suona: preciso, elegante, raffinato, soulful. Il romanzo racconta dell'amore e delle vicende adolescenziali di Leo e Zoe, che incrociano il mondo mod e delle sottoculture, delle nottate senza fine, delle illusioni e delle delusioni, della realtà cruda e spiazzante che spegne i voli idealistici ma forgia uno spirito che diventa inossidabile per la vita.
Riporto la prefazione che Alex mi ha gentilmente richiesto per il libro e che ne riassume il contenuto:
Per scrivere un romanzo che in modo credibile racconti di avventure giovanili, legate ad elementi sottoculturali e poco conosciuti, bisogna averle vissute in prima persona. Come è accaduto all'autore, testimone e protagonista diretto di quella epopea che fu il movimento Mod in Italia negli anni Ottanta, a cui si legava e affiancava una scena sottoculturale dai mille risvolti, filosofici ed estetici, che coinvolse migliaia di ragazzi e ragazze in tutta Italia.
Fu un momento di esplosione di vitalità, urgenza, freschezza, spontaneità, un periodo seminale, i cui frutti germinano ancora oggi.
Le serate, le vicende, i concerti, i raduni descritti nel romanzo hanno molti agganci autobiografici e fotografano al meglio le sensazioni che respiravamo in quegli anni, così importanti e formativi. Hanno forgiato la nostra vita, l'hanno totalmente cambiata, chissà se in bene o in male, sicuramente l'hanno resa diversa e più interessante.
Leo e Zoe ci ricordano quei momenti irripetibili, nel modo più fedele a come è stato.



Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails