Riprendo l'articolo che ho scritto sabato scorso per "Alias" inserto settimanale de "Il Manifesto", dedicato a KAREN CARPENTER.
E' una storia dimenticata, tragica, drammatica, soprattutto molto triste.
Che nasce durante un periodo di enorme successo e prosperità economica. I fratelli Richard e Karen Carpenter sono i Carpenters, duo che dal 1969 al 1983 sbanca le classifiche, americane soprattutto, vendendo cento milioni di dischi, grazie a canzoni zuccherose e perbeniste in netto e antitetico contrasto con un mondo musicale che stava invece cambiando drasticamente, sperimentando, allargando orizzonti artistici, spostandosi verso limiti inimmaginabili.
Loro restavano invece ancorati a un pop leggero e innocuo, rassicurante e tranquillizzante (basti ascoltare la loro mielosa versione corale e angelica di Ticket To Ride dei Beatles). Furono invitati a cantare per Richard Nixon alla Casa Bianca, nel 1972, e definiti “la giovane America al suo meglio”.
Non quella che scendeva in piazza per protestare contro la guerra in Vietnam e nemmeno quell'altra che si batteva per acquisire i sacrosanti diritti di parità razziale.
Richard Carpenter era un bambino prodigio, un asso del pianoforte, a cui fu indirizzato fin da piccolo dai genitori che fecero di tutto per sostenerlo.
Divenne la star della casa, mettendo sostanzialmente in secondo piano il ruolo della sorella Karen (di tre anni più giovane). La famiglia decide di spostarsi dal Connecticut alla California per dare più opportunità a Richard di emergere.
"Molti amici dicevano che Karen si sentiva la seconda scelta in casa, che non riusciva a essere all'altezza di quello che faceva suo fratello."
La stessa Karen, per dargli una mano, decide di imparare a suonare la batteria, strumento decisamente inusuale per una donna ai tempi. E lo fa con tutta la passione adolescenziale, diventando una strumentista provetta, piena di gusto, tecnica ed energia (ci sono vari filmati su YouTube che ne testimoniano le indubbie capacità tecniche, con uno stile potente ma legato al drumming jazz alla gene Krupa ).
Il fratello fonda il Richard Carpenter Trio con cui suona pop jazz allegro e fruibile, invitando occasionalmente anche la sorella a cantare. Nel 1966 la porta con sé a un'audizione, Karen (non ancora sedicenne) (in)canta il proprietario dell'etichetta discografica, Joe Osborn, che la mette sotto contratto. La madre, incredula, costringe il produttore (riluttante e scocciato) a ingaggiare anche Richard.
L'etichetta durerà poco ma sarà l'embrione del successo imminente.
Il Trio, con Karen fissa alla voce, macina vittorie in vari concorsi ma viene abbandonato dal bassista, lasciando la band in due.
Cambiano nome in Carpenters, firmano per la major A&M e incidono il primo album Offering. I due suonano quasi tutti gli strumenti e pur muovendosi in un contesto esclusivamente pop assorbono anche numerose influenze jazz, folk e vocalmente liriche, assumendo fin da subito una personalità piuttosto distintiva. E' in questo periodo che si manifestano i primi disturbi psicologici di Karen.
Alta 1.62 e di 67 kili di peso decide di mettersi a dieta ferrea, perdendone in poco tempo dieci. Si accorge di loro niente meno che Burt Bacharach, che decide di iniziare a collaborare con il duo che per il secondo album Close To You sceglie tre sue composizioni, tra cui la title track che balzerà in testa alle classifiche americane.
E' l'inizio del grande successo.
E dell'acuirsi dei problemi di Karen, più a suo agio dietro la batteria che come protagonista vocale in primo piano. Non era sicura di essere abbastanza snella e gradevole, di essere adatta di fronte a tutto quel pubblico, sempre più adorante.
Intensifica le diete, riduce l'assunzione di cibo. La madre Agnes è sempre più invadente, decisa a far valere il ruolo del figlio Richard, ormai offuscato dalla presenza di Karen che riceve sempre più attenzione.
Questo venefico connubio tra un successo che la mette a disagio e una presenza ossessiva nella sua vita, aumenta la pressione psicologica sulla cantante che si butta a capofitto nella riduzione di peso, suscitando la progressiva preoccupazione di Richard e degli amici.
In poco tempo arriva a pesare solo 50 kili.
Fu solo a seguito della pubblicazione di un libro di medicina che affrontava per la prima volta la patologia della “anoressia nervosa” che si incominciò a parlarne e ad associarla all'aspetto di Karen, sempre più deperito e preoccupante.
Anche il fratello non se la passava bene. L'assunzione di tranquillanti per potere riposare meglio durante i tour si trasformò in grave dipendenza.
Saltavano i concerti e nel frattempo calavano le vendite e l'interesse per il gruppo. Erano arrivati gli anni di punk e new wave e per un duo così sdolcinato lo spazio era sempre minore.
Richard decise di prendersi un anno di pausa e ripulirsi, Karen provo la strada solista ma il disco alla fine fu rifiutato dalla casa discografica, evento che la fece precipitare ancora più nell'abisso. Anche a causa di un affrettato matrimonio con Tom Burris, dieci anni più vecchio di lei e già sposato, con conseguente frettoloso divorzio per potere salire all'altare.
Poco prima del matrimonio scoprì che il futuro marito si era sottoposto a vasectomia e che di conseguenza il suo grande desiderio di potere avere figli non poteva essere appagato. Né ormai si poteva annullare la cerimonia.
La coppia durò non più di un anno: il marito, presentatosi ricco, era in realtà finanziariamente messo male, irascibile, lontano da tutto ciò che Karen aveva desiderato e immaginato.
I Carpenters ritornano insieme nel 1981 ma la cantante è ormai arrivata un punto di non ritorno.
Pesa 35 kili, non si regge in piedi, ha continui giramenti di testa. Non basta un ricovero in ospedale che la rimette un po' in sesto, anche il suo cuore è compromesso.
Il 4 febbraio 1983 la madre la scopre morta in casa.
Ufficialmente per "cardiotossicità da emetina dovuta o conseguenza di anoressia nervosa". Karen aveva solo 32 anni. Il biografo della band Randy Schmidt ha fotografato al meglio la dinamica della sua triste storia:
“Conoscevo la famiglia quando Karen era ancora viva. Nessuno voleva ammettere che potesse trattarsi di un problema psicologico. Sembrava che la famiglia lo vedesse semplicemente come una dieta ostinata. La soluzione, nella loro mente, era che avesse solo bisogno di mangiare. Non volevano andare oltre e indagare su quale potesse essere la causa di fondo di alcuni dei suoi problemi. Anche quando si impegnò in terapia nel 1982, l'anno prima di morire, non le furono di grande supporto. Non davano molta importanza alla psichiatria, il che è un peccato perché era lei che si sforzava di guarire.”
La band rimase sempre nell'immaginario del pubblico e della critica come espressione della banalità pop e rappresentazione dell'America più tradizionale e pulita, diventando un simbolo da sbeffeggiare e non considerare artisticamente.
Richard Carpenter dopo la morte di Karen ha inciso pochissimo e continuato solo saltuariamente nel mondo musicale.
Nel 1994 una serie di band del giro alternativo americano realizzò un album tributo ai Carpenters con la partecipazione di nomi come Sonic Youth (che già quattro anni prima in “Goo” avevano dedicato alla cantante il brano Tunic,song for Karen), Cranberries, Red Kross, Sheryl Crow. Un progetto che ha fatto parte di una progressiva rivalutazione della figura di Karen e della band come ha ben riassunto sempre il biografo Schmidt:
"Che apprezzino o meno la musica dei Carpenters o che siano appassionati del loro sound c'è stata una riscoperta del talento di Karen.
Il fatto che cantasse canzoni d'amore degli anni '70 è eclissato dalla constatazione che sia stata una delle più grandi voci di tutti i tempi. Credo che la gente stia iniziando a riconoscere che aveva una di quelle voci alla pari di Ella Fitzgerald, Frank Sinatra e Judy Garland, quelle voci immediatamente riconoscibili che la gente sente alla radio per due secondi e si capisce subito di chi si tratta. È legata a un ricordo o a un evento della vita di qualcuno.
È semplicemente una di quelle voci che capitano una volta nella vita.
martedì, agosto 05, 2025
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