venerdì, aprile 15, 2016
Pooh - Per quelli come noi
GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, Donatella Rettore e il suo "Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide", Alex Britti e "It.Pop", le colonne sonore di Nico Fidenco , il primo album solista dell'e Monkees, Davy Jones, Mike McGear (fratello di Paul McCartney), Joe Perrino, il ritorno di Gino Santercole, l'album del 1969 di Johnny Hallyday con gli Small Faces, la svolta pop della PFM, gli esordi degli Earth Wind and Fire e quelli degli UFO, e l'ultimo di Jovanotti, uno dei primi lavori di Bruno Lauzi, l'album prog del 1972 dei Dik Dik, Riccardo Fogli e la sua opera prog rock del 1979 "Matteo", del nuovo di Massimo Ranieri "Malìa", la dimenticata opera rock dei Giganti "Terra in bocca", l'esordio di Riccardo Cocciante del 1972 con l'opera prog rock "Mu", oggi torniamo ai POOH (già citati con "Parsifal") con il primo "Per quelli come noi" del 1966.
Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili
E' noto che la carriera dei POOH, in mezzo a tonnellate di insopportabile melassa, ha riservato sprazzi interessanti (dal beat iniziale ai riferimenti prog di "Parsifal").
L'esordio "Per quelli come noi" è datato ottobre 1966 ed è un ottimo esempio di tardo beat in cui il quintetto bolognese (Facchinetti, Fogli, Negrini, Bertoli, Goretti) si destreggia tra varie influenze, con qualche intenzione di "protesta" (il giovanilismo della quasi psichedelica "Per quelli come noi" e la controversa "Brennero 66"), cover molto particolari e azzeccate come una versione molto personale di "La La La Lies" degli Who ("Ora che cosa farai"), una riuscita di "Till the end of the day" dei Kinks ("Nessuno potrà ridere di lei") e "Keep on running" dello Spencer Davis Group ("Vieni fuori") in versione particolarmente energica e rozza tra le altre.
Ma ci sono anche egregi brani autografi come il jingle jangle/Animals style di "Non la fermare", la Byrdsiana "La solita storia" e il garage beat di "La vostra libertà".>
Un lavoro molto discontinuo ma valido e particolarmente efficace se rapportato all'epoca in cui in Italia non abbondavano esempi di ricerca e "coraggio sonoro" (con l'esclusione, guardando le classifiche, di Rokes, Caterina Caselli, Corvi).
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Buon album Beat..La vostra libertà in testa
RispondiEliminaC
Ottimo disco e cover degli Who molto bella
RispondiEliminaLa sfiga fu che le chiamate al militare dispersero i Fantom's, nel 66 loro erano già su cose come "le insegne pubblicitarie", anni luce avanti...
RispondiEliminaI FANTOM'S erano alieni scesi sulla terra,che te lo dico a fa'
Eliminacaro Pibio :-))))
:-)
EliminaIl primo dei POOH sta in vetta alle mie preferenze italiane da sempre,così come almeno altri 10 LP dello stesso periodo.
RispondiEliminaMa nell'ambito beat chi ha sempre determinato le svolte epocali sono i brani singoli,per cui il vecchio 45 giri è rimasto più presente nell'immaginario collettivo...gli stessi POOH incisero alcuni brani memorabili,che poi venivano raccolti in un unico album,spesso assieme ad altri "inediti" (come in questo caso) oppure no,ma il vero successo di un gruppo era determinato dal PEZZO...ed a questo loro ci arrivarono successivamente con "Piccola Katy",in un momento in cui il beat era già in fase di trasformazione.
Ma quello rimane,per conto mio,il momento cardine su cui è ruotata TUTTA la produzione musicale del dopo,nessun "genere" escluso (dal pop più melodico al punk).
Grande disco. Tra l'altro "Vieni fuori", "La solita storia" e "Quello che non sai" sono in versini diverse dai 45 giri precedenti
RispondiElimina«E se non vi tappate le orecchie, li sentirete ancora suonare, una di queste sere». Correva l'anno 1985 e Riccardo Bertoncelli chiudeva con questa frase il profilo dedicato ai Pooh a pagina 598 dell’enciclopedia rock anni sessanta. Bertoncelli classificava la band del 1966 come un «sofisticato congegno di orologeria beat» definendo «splendido» il primo Long Playng dal titolo "Pooh - Per Quelli Come Noi". Disco dal titolo emblematico per il primo album del quintetto bolognese che tracciava in maniera netta e inequivocabile la linea di confine tra i componenti della band e chi non portava i capelli lunghi. Sono trascorsi cinquant’anni dalla pubblicazione di quell’album e si rimane stupefatti e increduli quando si guarda la copertina del primo disco "Vieni Fuori" / "L'uomo di ieri": osservi i volti dei musicisti e non riesci a trovare somiglianze con quelli dei Cinque che il 4 dicembre 2016 stavano seduti all’Arena di Raiuno, alla mercé del conduttore Giletti. Com'è possibile, ti chiedi?! Qualcosa non torna!? Ecco la risposta: uno dopo l'altro, uno per volta, Tutti e Cinque i musicisti che nel gennaio 1966 sedevano nella sala degli Studi Regson, in via Ludovico il Moro a Milano, per le sessioni di registrazione che il 28 gennaio 1966 avrebbero permesso la pubblicazione del primo disco singolo dal titolo “Vieni Fuori” (cover «con i denti aguzzi» di “Keep on Running” di Wilfred Edwards), uno dopo l'altro, uno alla volta, vennero chi più chi meno "garbatamente" dimissionati e rimpiazzati dall'allora titolare della leadership della band e dal suo fidatissimo braccio destro. Il primo mancato nel 2013 (dimissionario anch’egli nel 1971 e subito sostituito), il secondo tornato alla ribalta dall'oblio (nel quale era precipitato nel 1967, anch'egli dopo aver dato le dimissioni) con la pubblicazione del libro "Pooh - Atto di nascita". Cosicché nel giro di un lustro dagli esordi, uno per volta, di Quei Cinque che intonavano «ma quelli come noi non sanno odiare / lasciateci la forza di cantare / non vi chiediamo niente in fondo in fondo / lasciateci soltanto il nostro mondo» non rimase più nessuno e con essi andò a farsi benedire anche il giuramento al beat. Dopo il divorzio dal produttore melomane che li aveva rilanciati in giacca e cravatta, a dieci anni dagli esordi il complesso dei Pooh piantava le basi per divenire una ditta specializzata nella produzione di zuccherini pop molto ben confezionati e con una gestione manageriale da far invidia è giunto al traguardo dei dieci lustri. Già, perché nell'azienda Pooh occorre tenere i conti in lustri e se ci riflettete bene, per una band cinquant'anni sono un arco temporale enorme al punto che a «riavvolgere il nastro per chi non sa di quel tempo là» duecento mesi non bastano più; adesso di mesi ne occorrono seicentoundici (18.600 giorni, sabati e domeniche compresi). Ma fatta eccezione per Negrini (buonanima) e Riccardo Fogli (recuperato), viene spontaneo chiedersi: gli Altri, Tutti Gli Altri, che fine hanno fatto?! Il 30 dicembre 2016 a Bologna, all'ultimo concerto, i fervidi ammiratori della band potranno salutare questi Magnifici Dimenticati degli esordi (Enrico Marescotti compreso) ?!?!
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