mercoledì, luglio 08, 2015

The Watts Prophets



Tra la fine dei 60’s e l’inizio dei 70’s il movimento per i diritti dei neri americani divenne sempre più attivo, militante, con obbiettivi precisi e modalità d’azione sempre più dirette e meno compromissorie (dai Black Panthers alla Nation of Islam tra i tanti soggetti). Parallelamente molti artisti si affiancarono alla lotta dai più noti (Stevie Wonder, Ray Charles, James Brown) a quelli più underground. Questi ultimi sfornarono una serie di album seminali, spesso durissimi, che rimangono una colonna sonora spesso dimenticata ma che merita ancora ascolto e attenzione soprattutto in momenti in cui i diritti acquisiti allora non sembrano essere ancora tanto rispettati.

Le precedenti puntate della rubrica sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Black%20Power%20Revolution

Emmery Evans, Ed Bereal, Odie Hawkins e Anthony Hamilton erano i componenti del WATTS WRITEWRS WORKSHOP che produsse il progetto musicale dei WATTS PROPHETS.
Formatisi nel 1967 furono tra i primi, con i Last Poets, a comporre musica basata su basi ritmiche percussive tribali con aggiunte di free jazz e funk, ponendo le basi per quello che diventeranno rap e hip-hop.
Incideranno due album: nel 1969 "The Black Voices: On the Streets in Watts" e nel 1971 "Rappin' Black in a White World" (con la partecipazione della vocalist Dee Dee McNeil) con brani che già dal titolo sono un chiaro programma: ‘Response To A Bourgeois Nigger’, "I'll stop calling you niggers", "What colour is black".
Militanza dura e pura, musica scarna, dura, minimale.
Ebbero notevole riscontro nelle comunità nere ma non trovarono altri sbocchi discografici.
Tornarono nel 1997 con "When the 90's Came" un album convenzionalmente rap.
Con i Last Poets e Gil Scott Heron sono tra i principali ispiratori della scena hip hop.

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