mercoledì, luglio 01, 2015

I'm a nazi baby. La storia di "Today your love, tomorrow the world"



ANTONIO ROMANO ci regala un altro grande pezzo.
I precedenti articoli di Antonio Romano sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Antonio%20Romano

Un giorno qualsiasi dell’inverno del 1975.
I RAMONES, freschi di firma del contratto con la Sire Records, erano in sala prove per definire la scaletta del loro album di debutto. Ad un certo punto la porta si spalancò ed irruppe, incazzatissimo, Seymour Stein, presidente dell’etichetta, ad urlare ai ragazzi che non potevano cantare in un brano “sono un nazista, piccola, si, lo sono” e che non potevano cantare un verso del genere perché no. Non potevano e basta, non avrebbe aggiunto altro.
Si riferiva al pezzo che in quel momento si intitolava “I’m a Nazi, Baby”, che iniziava, invece che con il consueto “one two thee four”, con “eins zwei drei vier” ed il cui verso iniziale recitava, appunto, “I’m a Nazi, baby, I’m a Nazi, yes I am”.
All’inizio i ragazzi, ed in particolare Dee Dee, autore del testo, si opposero: non avrebbero cambiato di una virgola il loro brano, la cui seconda strofa, oltretutto, rincarava con: “I'm German soldier, y'know I fight for the Fatherland”.
Dopotutto, protestavano, se una canzone su un soldato nazista innamorato rappresentava un’apologia del regime hitleriano e dell’Olocausto, allora “Beat On The Brat” invitava al maltrattamento dei bambini? E “Loudmouth” delle donne? E “53rd and 3rd” era un pezzo violento ed omofobo? E che dire di “Now I Wanna Sniff Some Glue” e “Chain Saw”?
Stein quella sera se ne andò, furioso, sbattendo la porta ed urlando che non avrebbe permesso a quei quattro stronzi di buttare nel cesso vent’anni di integrazione e di cultura ebraica a Brooklyn.

Anche Arturo Vega, loro grafico ed a tutti gli effetti il quinto Ramone, tentò di spiegare: “La questione è molto semplice. E’ solo un’esplorazione del lato oscuro, tipica dei testi dei Ramones. Credo che il vero bene non possa esistere finché non affronti il male e lo vinci, ed il miglior modo per sconfiggere il male è farci l’amore. Ed il miglior modo per fare l’amore con qualcuno o qualcosa è trasformarlo in arte. Ma, è ovvio, le persone sono spaventate da tutto ciò che non capiscono. Sai, gli editori possono usare le svastiche sulle copertine dei libri, ma non su quelle dei dischi. E’ come una regola tacita. La svastica è un simbolo, come l’aquila. Nel 1973 io stesso indossavo delle fasce sul braccio con svastiche fluorescenti. Stavo addirittura accostando una svastica all’aquila nel logo, ma quando lo dissi a Tommy lui rifiutò, non ne volle discutere nemmeno. Ma Joey è ebreo, come potrebbe qualcuno prendere tutto ciò seriamente? Intendo, un ragazzo ebreo che canta di essere un nazista.”
Non distanti le parole del fratello di Joey, Mickey Leigh, anch’egli presente quella sera: “Io ho sempre interpretato la canzone con l’immagine di un ragazzino tedesco, magrolino e timido, che, dopo aver subito atti di bullismo per tutta la sua vita, trova un modo per passare dalla parte dei bulli. E’ quasi come leggere dentro la psicologia di un tipico appartenente alla Gioventù Hitleriana, brillantemente riassunto in due righe. Però Seymour non ne voleva sapere, voleva che la band modificasse il testo.
Ma, dato che i Ramones non si schiodavano dalle loro posizioni, ne seguì una accesa lite. Sembrava quasi che si stesse rischiando di sciogliere l’accordo discografico.”

Tutti e quattro i Ramones venivano da Forest Hills, un quartiere ad altissima densità di residenti ebrei. Johnny, originario da una famiglia cattolica, e Dee Dee, figlio dell’unione sfortunata tra un soldato americano ed una donna tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresentavano la minoranza lì.
E l’interesse quasi perverso per la simbologia nazista, così come anche quello per le droghe, in Dee Dee sarebbe forse nato proprio dalla voglia di ribellarsi alla sua storia familiare, e quasi tutti i testi di cui è autore lo testimoniano. Ma non erano solo lui e Johnny a flirtare con quell’immaginario: persino Tommy, di origini ebree polacche ed i cui genitori erano scampati alle persecuzioni naziste ed ai campi di concentramento, espresse in più di un’occasione sentimenti contrastanti e poco chiari sull’argomento. Sebbene avesse sostenuto in più di un’occasione di non credere che i riferimenti al nazismo fossero divertenti, affermò anche che, in quei giorni, ad attrarlo quasi magneticamente a due personaggi eccentrici come Dee Dee e Johnny fosse stata proprio quella volontà inconscia di rivoltarsi contro tutto quello che fino ad allora aveva inglobato e condizionato la vita sua e della sua famiglia, l’ebraismo.

E tutti e tre, nella loro agitazione confusa ed ormonale, ancor prima di incontrare Joey e formare la band, camminando per le strade del quartiere, si sentivano duri, pericolosi, cazzuti. Non erano dei fottuti hippy perbenisti, si dicevano. Volevano essere come i loro idoli del rock’n’roll che avevano in più di un’occasione giocato con l’immaginario macabro del nazismo: da Mick Jagger a David Bowie, dagli Sweet a Iggy Pop.
Citando Dee Dee: “Tutti e tre ci consideravamo alieni al mondo ottimista e sorridente del tempo. Tutti e tre sentivamo il bisogno di portare in superficie i sentimenti più oscuri, le verità di dure, la rabbia che c’era in noi.”

Ma qualche giorno dopo la lite con Stein, fu proprio Tommy a tentare una mediazione. Questi, decisamente il più sensibile a tali argomenti, fino ad allora aveva accondisceso a quella sorta di feticismo per il nazismo che animava i “fratelli” per non bloccare il flusso creativo della band, basato sullo humor nero, su immagini grottesche e sulla libertà di affrontare qualsiasi tema delicato in modi, a tratti, macabri. Ma ora era in ballo il contratto con la Sire Records e non potevano permetterselo.
Era scritto nei loro piani: dovevano conquistare il mondo. Fu, dunque, su sua insistenza che i Ramones si misero a pensare a delle alternative e si raggiunse il compromesso di “I’m a shock trooper in a stupor, yes I am” (“Sono un soldato della truppa d’assalto intorpidito”) e di “I’m a Nazi Shatze” (“Sono un nazista innamorato”, o qualcosa del genere) al posto dei versi incriminati.
Ma, nonostante i nuovi versi, il brano alla casa discografica continuava ad apparire offensivo. I quattro fecero sapere che non avrebbero trattato oltre, così Stein fu costretto accettare ed il pezzo fu inserito come ultima traccia nell’album d’esordio con il titolo di “Today Your Love, Tomorrow The World”.
Salvo, poi, essere eseguito dal vivo sempre -e con sempre intendo sempre, dal 1975 fino al 1996- con il testo originale. “I’m a nazi, baby, I’m a nazi, yes I am”.

4 commenti:

  1. mmmmm...interessante analisi su cui riflettere,Antonio
    e ottimo post as usual
    C

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  2. Bel post, aneddoti interessanti. Pensando a Dee Dee mi viene in mente Ryan Gosling su The Believer.

    Charlie

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  3. Buongiorno Tony Face ;-) Tutto vero; Tommy, tra l'altro, fu molto "esclusivo" riguardo alla sua religione. "In a stupor", qui, è specificamente legato all'assunzione di droghe e alcool da parte di Dee Dee. Un po' come quando i nostri nonni andavano all'attacco contro gli Austriaci "pieni di sgnappa". Dee Dee: genio e talento dalle mille personalità. Be Well ;-)

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  4. il pezzo finale di Adios Amigos è mica "maybe I was born to die in Berlin?"

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