sabato, luglio 19, 2014

Intervista a Pier Adduce - Guignol



Altri Cantautori è una rubrica che si occupa di andare a pescare nel cantautorato italiano meno conosciuto, cercando di scoprire nomi di valore e di sicuro interesse, attraverso i loro nuovi dischi e le loro parole.

Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori


1)
Guignol nasce e vive da sempre (dal 1999) come entità di gruppo anche se il punto di riferimento sei sempre stato tu. E’ eccessivo definirlo una sorta di tuo progetto solista mascherato da gruppo ?


Attualmente, più che in passato, le cose stanno grosso modo così.
In precedenza c'era un nucleo di gruppo che bene o male reggeva il progetto e lo animava, fermo restando che il il traino e l'ispiratore principale, anche allora, ero io.

2)
La vostra discografia è piuttosto ponderosa (sette dischi).
Quanto serve al giorno d’oggi per una band “indipendente” incidere un album ?
Servono ancora ? E secondo te siamo destinati ad ascoltare solo musica “liquida” o il supporto discografico (qualunque esso sia) resisterà ?


Sono cinque album e due Ep per l'esattezza.
Personalmente l'oggetto disco ancora mi affascina, sarà per un fatto generazionale o per feticismo, ma l'insieme del supporto con la grafica per me ha ancora una rilevanza artistica importante se il lavoro è valido. Personalmente mi ci perdo ancora a leggere i booklet o i retro copertina, o l'interno di un vinile ecc...
Per il tipo di fruizione, o forse è il caso di dire, malamente, “consumo” che si fa attualmente della musica, per una band indipendente, serve unicamente in relazione al valore che i musicisti stessi danno al supporto e alla sua realizzazione, oppure, in virtù al grado di esposizione, popolarità, visibilità che essi hanno, perché è l'unico presupposto, pare, per poter vender ancora qualche copia, in genere, quasi solo in occasione dei concerti.
Non so bene a cosa siamo destinati, so che non mi piace per nulla la fruizione eccessivamente “liquida” della musica.
Nessuna demonizzazione, la rete è un'opportunità grande ma mancano i presupposti culturali, l'educazione all'ascolto, i luoghi, gli spazi, i passaggi in ambito scolastico, ecc... Così com'è pare non sia più neppure un linguaggio, una forma espressiva, ma unicamente una forma di intrattenimento che i più bulimici piegano allo schema dell' usa e getta.
Non viene percepito neppure il lavoro che c'è e può esserci dietro un progetto musicale, perché spesso non viene neppure considerato ragionevolmente e dignitosamente un lavoro, tanto meno se scarichi o ascolti quantitativi di musica tali da non avere neppure il lasso di tempo fisiologico per poterla metabolizzare un minimo...
Alla lunga prevarrà comunque, spero, per una serie di dinamiche che sono sociali, umane ed esistenziali, l' urgenza dell'espressione e dell'arte legate alla musica vissuta, suonata e ascoltata dal vivo... anche se ora vive un momento di grave difficoltà (come anche il teatro e altri linguaggi). Diversamente, azzerando anche questo tipo di manifestazioni legate all'espressione (corpo, voce, suono ecc..) o snaturandole ulteriormente, o mortificandole a favore di altre e sempre nuove esigenze tecnologiche, credo che imploderemo socialmente!
Per quello che riguarda il supporto, credo sia destinato a scomparire o a rimanere oggetto di culto per pochi, se i presupposti culturali continueranno in questa direzione suicida in cui su tutto e prima di tutto - lo dico anche retoricamente! - continueranno a prevalere sempre e solo valori legati al mercato, al consumo e allo sviluppo tecnologico.

3)
La vostra attività live è incessante, fatta di decine e decine di date ogni anno. Quanto è difficile suonare oggi in Italia, quanto è cambiato solo da 15 anni fa, dai vostri esordi e vedi margini di miglioramento in futuro ? Cosa si dovrebbe o potrebbe fare per cambiare in meglio ?


La nostra attività live è l'unica cosa che giustifica davvero questo “lavoro” e lo gratifica ancora. Rispetto agli inizi si suona di gran lunga di più, ma, comunque, nonostante gli anni, tutt'ora non sono proprio rose e fiori.
E' oggettivamente sempre più difficile. La qualità tecnica dei luoghi, la domanda di musica e l'attenzione del pubblico spesso non sono dei migliori, ci sono poi anche delle eccellenze davvero particolari, come spesso accade per le cose italiane.
I compensi poi, sono pressoché fermi da anni. Le cose stagnano e riflettono l'andamento difficile del Paese, perciò intraprendere un tour è sempre più un'avventura, che richiede attenzione, capacità di gestirsi, spirito di adattamento e una buona attitudine al sacrificio oltre che il piacere di suonare.
Rispetto a 15 anni fa c'è un clima molto più disilluso, molto più tribolato e disfattista, pensando anche solo alle difficoltà che insorgono nel gestire l'attività di un club o nell'organizzare un evento estivo o altro ancora.
Il pubblico poi, pare sempre meno disposto a muoversi per andare a cercare, curiosare e scoprire... lo fa quasi solo se è indotto verso alcune proposte ( generalmente sempre le stesse) molto ben spinte in rete e sui media secondo uno schema da scenario angusto, un po' clientelare, piccolo provinciale. Poi, come già dicevo, sopravvivono faticosamente alcune eccezioni. Non so cosa si possa fare davvero. Escludendo il contributo delle istituzioni che in questo Paese è nullo o tende tutt'al più ad “addomesticare” ogni manifestazione per meglio controllare gli individui, forse, probabilmente, tornare alle origini di tutto, alla musica vissuta e suonata nelle strade, nei mercati, nelle piazze, come una volta facevano i cantastorie, i saltimbanchi, i trovatori...
Va smontato e azzerato completamente il sistema che fin'ora ci ha portato qui' e che ormai è collassato (con le etichette discografiche) e che attualmente tenta di reggersi su questa assurda, becera, nuova deriva dei contest televisivi o il redivivo Sanremo, il conformismo che ormai allinea mainstream e scena cosiddetta indipendente, ecc...
Dovrà tornare quel senso di urgenza a ritrovarsi, incontrarsi e scontrarsi, faccia a faccia, a raccontare la vita, reale che sia o anche solo immaginaria.
Si dovrà tornare non solo a fare arte più sincera, ma a “essere” arte, a viverla.

4)
Quali sono le principali fonti di ispirazione della band ?


A titolo personale: le cose di tutti i giorni, la realtà che spesso va ben oltre l'immaginazione ma che senza immaginazione e affabulazione diventa spesso una minestra indigeribile e una sbobba improponibile.
La mia idiosincrasia verso troppe cose, l'incanto infantile verso altre, il senso del ridicolo e del paradossale di quasi tutto.
La musica e il cinema, i libri, le cene con i più sinceri amici e le commedie grottesche inscenate per sopravvivere, le nottate passate a bere, troppo. L'incanto del mattino, la magia e l'orrore del ripetersi quotidiano del tutto, la sconfitta e lo sconforto, l'alienazione e la solitudine di fondo, di tutti... quasi tutti i giorni.
La difficoltà nel stare con se stessi, il gusto per la lotta, il viaggio, il gioco, inteso come lo intendono i bambini.

5)
Un vostro album per conoscere i Guignol


L'ultimo direi “Ore Piccole” 2014.

6)
La classica lista dei dischi da isola deserta


una decina, di getto....
Velvet Underground & Nico - Velvet Underground & Nico
Berlin – Lou Reed
Songs of love and hate – Leonard Cohen
Fun house – The Stooges
Aladdin Sane – David Bowie
Soria di un impiegato – Fabrizio De Andrè
Swordfishtrombones – Tom Waits
On the beach – Neil Young
Pink moon – Nick Drake
Fire of love – Gun Club

9 commenti:

  1. "tornare alle origini di tutto, alla musica vissuta e suonata nelle strade, nei mercati, nelle piazze..."
    totalmente d'accordo, lo penso (da un po') anch'io. Ed è molto meno una boutade di quanto sembrerebbe in prima analisi...

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    1. beh accipicchia, speriamo di no. la musica che piace a chi frequenta questo blog (semplifico, ma nemmeno troppo) non è musica che possa essere suonata nelle strade, nei mercati e nelle piazze. in quei posti lì puoi suonare (giustamente, anche) solo la musica che piace alla maggioranza delle persone che li frequentano. pensare di fare la "nostra" musica lì è un controsenso.

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  2. Secondo me non è del tutto vero. Il gusto per il "rock" (non parlo di Vasco e neanche dei Sonic Youth) è abbastanza omologato ormai e un certo tipo di proposte "intellegibile" e apprezzabile anche dalle piazze. Temponauts, Statuto, Weller anche Guignol o Lilith , per fare qualche esempio a noi vicino, possono andare nelle piazze ed essere apprezzati o perlomeno ascoltati con curiosità e/o interesse

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  3. Lo scrivevo forse più di anno fa, proprio qui...
    bisogna riportare tutto in strada, in mezzo alla gente.
    Basta con tutta la solita menata.
    Non abbiamo niente da perdere.

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  4. non sono d'accordo. con tutto l'affetto che nutro per te e lilith ti chiedo: in quante feste/sagre di paese o di piazza avete suonato? con quali risultati?
    lì ci vuole il liscio, il pop, al limite la cover band "da birreria". gruppi "nostri" in piazza, in mezzo alla gente, mai visti nè sentiti. anche perchè, nel caso in cui, è la gente che scappa...

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  5. Abbiamo suonato da poco nella piazza principale di Genova e c'era un pacco di gente, la maggior parte della quale non ci aveva mai sentito e, pur digiuna di ogni contato con l' "indie", si è affettata a compare CD, contattarci via FB etc.
    Se vado alla festa dell'anitra di Castelcanafurone è sicuramente più difficile far passare un blues di Robert Johnson ma se giri le "piazze" delle città, normalissime città, la gente c'è ed è preparata.
    A Piacenza ho visto concerti di gruppi "estremi" (vedi i Cut o il jazzista Michel Camilo che fa cose ben poco commerciali) affollati e con un sacco di gente ricettiva.
    Forse siamo "noi" a non ritenere la ggggente abbastanza intelligente per capire l "nostre" cose.
    E invece lo è. Magari gli importa na sega se si chiama folk rock byrdsiano o punk blues di ispirazione Patti Smith ma capisce, gli piace, si diverte e alla fine il tuo disco/CD finisce a fianco degli altri 10/20 al max comprati nella loro vita....

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  6. ma non tanto le sagre, non tanto momenti predeterminati.
    andare sulle strade e sulle piazze, anche quelle belle, turistiche. piazzata al volo, ampli a pila o generatore portatile, liti coi vigili e i caramba. bè, a breve lo farò, è una cosa che va fatta. se poi non funziona intanto mi sarò divertito a far lo scemo!

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  7. tony, ma io non intendevo le inevitabili eccezioni, quanto la "normalità". sono sicuro che in trent'anni di carriera ti sia capitato qualche volta quello che racconti di genova.
    ma la normalità è (come spesso raccontato su questo blog) che per i gruppi (semplifico) "rock" è già difficile suonare nei locali più o meno dedicati, figuriamoci per strada.
    magari mi sbaglio e il futuro dei concerti rock è quello eh, però non mi sembra troppo probabile.

    pibio, ma quello che dici tu lo puoi fare come singolo, voce e chitarra, per un gruppo è semplicemente impossibile. mi sembrano due discorsi molto diversi.

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  8. Pibio vai con chitarra,armonica,tamburo a pedalino e cappello coi campanellini per fare il charleston
    C

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