lunedì, maggio 02, 2022

Jimmy Savile


Riprendo l'articolo che ho scritto ieri per "Libertà".

E' recentemente uscita sulla piattaforma Netflix una serie di due puntate in cui è esaminata, con cura e dovizia di particolari, la figura di Jimmy Savile, che definire controversa è un eufemismo.

Savile è stato uno storico DJ e conduttore dei programmi televisivi britannici “Top of the Pops”, celebre hit parade in cui comparivano tutti i gruppi in classifica, e quello per bambini “Jim'll Fix It”, tra gli anni Sessanta e Settanta diventando velocemente un personaggio di primaria grandezza mediatica in tutto il Regno Unito.
Alla sua attività artistica affianca quella di benefattore, spendendosi per cause umanitarie, investendo ingenti fondi in ospedali e orfanatrofi, facendo il volontario per la Croce Rossa, raccogliendo sussidi per malati e persone disagiate, accrescendo la sua fama e il suo profilo umano a livelli di idolatrìa.
Ogni anno soddisfa le lettere di bambini, scelte tra 250.000, che arrivano in redazione, dando loro l'opportunità di fare cose incredibili come incontrare i loro idoli o guidare la macchina di James Bond, tra le tante.
Siamo in un periodo in cui, in ogni parte del mondo, il teleschermo è il media principale, seguito da milioni di persone, dove i protagonisti diventano immediatamente fenomeni di incontrastata popolarità, senza alcuna altra mediazione.

Savile è esteticamente il contrario della bellezza e dell'attrattiva ma è probabilmente questo aspetto, a cui aggiunge dosi di esagerata e grottesca eccentricità, che lo rende ancora più vicino all' “uomo qualunque”.
Racconta di essere stato un minatore, di avere fatto lavori umili, di essersi costruito con le proprie mani e capacità.
Un'immagine perfetta nell'Inghilterra dell'epoca, in veloce espansione, dopo le ferite alungo curate della Seconda Guerra Mondiale.
A cui aggiunge una capacità fascinatoria e una simpatia contagiosa che affianca a una sorta di capacità ammaliante, che lo portano progressivamente e velocemente ai vertici del gotha sociopolitico britannico.

Coltiva strette amicizie con la famiglia reale (dal principe Filippo a Carlo, a, successivamente, la principessa Diana, fino alla Lady di Ferro, Margareth Tatcher) arrivando ad essere ricevuto perfino dal Papa, Giovanni Paolo II.
Ma non solo.
Nella natìa Leeds si intrattiene ogni settimana con i vertici della polizia, con le istituzioni.

I giornalisti, la stampa e la tv lo adorano, le sue apparizioni sono salutate da applausi e complice ilarità. E' anche un assiduo praticante sportivo, lo si vede spesso protagonista in maratone (puntualmente benefiche) e lunghi giri in bici da corsa. Si muove con un camper dove afferma di vivere, di non avere una casa perché la sua intensa attività lavorativa gli impedisce di restare in un posto fisso.
In ogni caso ogni suo gesto è acclamato, ogni suo appello raccoglie migliaia, milioni, di sterline. La prima parte di “Jimmy Savile A British horror story” ci mostra, grazie all'abbondanza di materiale d'archivio, l'ascesa incontrastata di Savile all'Olimpo del successo.
Tra le pieghe però si notano le prime inquietanti crepe.

Da qualche parte emergono strane voci, segnalazioni, denunce (puntualmente archiviate e inascoltate) di comportamenti inopportuni, scorretti.

Ma, contestualizzando il periodo e la fama (soprattutto di benefattore) del possibile inquisito, viene messo tutto a tacere o semplicemente non considerato.
“Chi ero io per potere accusare uno come Savile che vedevo a fianco di Beatles, Elvis, Tatcher, Famiglia Reale? Chi mi avrebbe creduto?”.
La stessa BBC (che ha sotto contratto Savile e dal quale riceve ascolti record) ignora volutamente ogni accusa, occulta, nasconde. Lui è un anticonformista, individualista, personaggio strambo, una specie di eroe da fumetti, sorridente e guascone, trasversale, amato da tutti.
Qualunque mala interpretazione è solo frutto di invidia o di errata valutazione.
Riceve il titolo di Cavaliere dell'Impero Britannico, nel 1972 e diventa Sir, la massima onoreficenza inglese, nel 1990.

Le voci “strane” intanto si intensificano, qualche giornalista cerca di approfondire ma si scontra con il classico “muro di gomma”.
E' un gioco perverso: più sali in alto e più entri in collusione e ti intersechi con gli stessi che ti concedono le onoreficienze e gli allori. Difficile ammettere di essersi sbagliati e ritrattare.
Lui è poi bravissimo a depistare ogni potenziale accusa.
E' vero che ha avuto e ha a che fare con tante ragazze, anche minorenni, ma è una star che ogni giorno incontra decine, centinaia di persone, di conseguenza ogni illazione in tal senso è pura fantasia.
Ci vorrà ancora tempo per fare emergere la gravità del suo comportamento, protetto da una solida cortina di silenzio.
Poco prima della sua morte, avvenuta nel 2011 all'età di ottantacinque anni, gli indizi sulle sue attività e sui suoi comportamenti “dietro le quinte” incominciano ad emergere prepotentemente.
Ma ancora la cappa di nebbia si alza, densa e impenetrabile. E' solo dopo il decesso (e un funerale degno di un capo di stato) che la verità emergerà in tua la sua drammatica evidenza.

Jimmy Savile è stato un predatore sessuale, pedofilo, violentatore, sadico. Ha abusato di oltre quattrocento ragazze, bambine, donne, uomini, da cinque ai settantacinque anni. Ha avuto anche rapporti necrofili con i morti degli istituti a cui faceva beneficienza, ha violentato ragazze e ragazzi disabili, fisici e mentali, approffittando della possibilità di entrare e uscire a suo piacimento dagli istituti in cui faceva volontariato (e nei quali aveva, guarda caso, una stanza personale riservata) e della diffusa impunità.

A poco a poco emergono sempre più numerose le testimonianze delle vittime, precise, circostanziate, tristemente drammatiche.
E' una sorta di delirio di onnipotenza di chi sapeva di essere intoccabile, che nessuno avrebbe potuto raggiungerlo e condannarlo.
Talmente sicuro di sé da rilasciare, non di rado, dichiarazioni pubbliche in cui, in sostanza, ammetteva le sue colpe, in cui palesava le sue preferenze sessuali, in cui ammiccava compiaciuto, accompagnato dalle risate complici degli intervistatori che ritenevano si trattasse di battute simpaticamente spinte.
Provoca le intervistatrici, le invita pubblicamente a trascorrere la notte o la serata con lui, scherza in televisione con il cantante Gary Glitter (conclamato pedofilo, in carcere da anni per pesantissime condanne in merito), molesta in diretta una spettatrice durante la conduzione di un programma.

Ma il suo comportamento è talmente deliberato e palese che nessuno lo percepisce e chi se ne rende conto rigetta l'idea, troppo evidente per essere vero. Lui, fervente cattolico, espiava le sue indicibili colpe con una smisurata beneficienza con la quale si garantiva un posto in paradiso.
Al di là delle convinzioni personali di un personaggio di tale risma, viene da chiedersi come sia stato possibile che nessuna autorità, pur di fronte all'evidenza, alle reiterate denunce, alle voci sempre più spesso suffragate da prove, abbia mai pensato di mettere un freno a quelli che erano tra i reati più ripugnanti immaginabili.

In breve tempo, emerse le accuse e le colpe, il mito crolla.
La sua lapide viene frettolosamente rimossa, dai giornali emerge l'orrore, le testimonianze si susseguono, targhe e vie a lui dedicate cambiano nome.
E' una rimozione tardiva e ipocrita, il danno è fatto, la vita di centinaia di persone rovinata. A volte la voce di coloro più lontani dall'ufficialità e meno collusi con il potere riesce ad essere quella più chiara e lo sguardo è quello che vede più lontano.

John Lydon, da poco uscito dai Sex Pistols, nel 1978, dichiarò con il suo volutamente scarso savoir faire:
“Mi piacerebbe uccidere Jimmy Savile; penso che sia un ipocrita. Scommetto che è invischiato in tutti i tipi di oscenità che sappiamo tutti, ma non ci è permesso di parlarne. Ho sentito alcune voci...”.

Il documentario di Netflix (qualitativamente non particolarmente esalatante, molto prolisso) non rivela nulla di nuovo ma scava in una piaga che, al di là dell'evento specifico, costituisce un monito su ciò che è accaduto, di sicuro accade, probabilmente ancora accadrà.

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