lunedì, maggio 09, 2022

Alessandro Stradella


Riprendo l'articolo che ho scritto per "Libertà" ieri.

Immaginiamo sempre il mondo della musica classica o operistica come qualcosa di paludato, rigoroso, fatto di persone integerrime e un po' noiose, concentrate solo sulla musica, intente a scrivere note dalla mattina alla sera.
La storia ci insegna che, anche secoli fa, alcuni dei migliori rappresentanti dell'ambito erano tutt'altro che personaggi seriosi e posati ma, al contrario, non avevano nulla da invidiare alle vite eccessive ed estreme delle rockstar più scatenate. Esistenze costellate da intrighi, reati, attentati alla vita dei protagonisti, eccessi di vario tipo.
Ovviamente a noi arriva solo una parziale rendicontazione dei fatti realmente accaduti e soprattutto non ne conosciamo una buona parte.
Ma bastano a darci un'idea di come un certo mondo abbia sempre avuto un'aura se non proprio “maledetta”, sicuramente poco conformista.

Alessandro Stradella è stato uno dei massimi compositori italiani della sua generazione, ha ispirato fin dall’Ottocento romanzi, film e opere in musica, che ripropongono l'affascinante immagine del genio maledetto, in grado di scrivere opere sublimi ma che nella vita privata indulgeva in pratiche spregiudicate, molto spesso poi amplificate da leggende e racconti esagerati. Non è stato facile ricostruire la sua vita ma pare certa la data di nascita, nel 1.643, in Toscana o a Bologna.
Dopo la morte del padre Alessandro si trasferì da Roma col fratello Stefano e la madre, per vivere a palazzo Lante Della Rovere come paggio del duca Ippolito. E' qui che apprende i primi rudimenti musicali.
La sua fama si forma lentamente ma già intorno ai vent'anni gli vengono commissionati, da importanti committenti, vicini alla Chiesa o di alto rango nobiliare, i primi incarichi come compositore.
Arriva a una certa notorietà nella capitale ma il lavoro è saltuario, mai fisso, basato solo su ingaggi occasionali, pur ben remunerati, che non gli consentono di avere un'entratura costante e sicura e mantenere lo stile di vita di alto livello che già prediligeva.
Il che lo inducono a cercare anche fonti di guadagno non sempre lecite.
Prosegue la sua carriera lavorando duramente per la nobiltà romana scrivendo piccoli classici come Lamento del Tebro (1671) e Il duello (1674), per intrattenere Cristina di Svezia.
Nel 1.670 apre il primo teatro romano, il Tordinona, e Stradella collabora fattivamente a una serie di opere veneziane, scrivendo anche nuove arie. Fino alla sua prima opera, a lungo scomparsa e ritrovata da poco, Doriclea a cui segue San Giovanni Battista, composto per la Quaresima dell’anno giubilare 1675 ed eseguito nella chiesa romana di San Giovanni dei Fiorentini, in una rassegna che prevedeva quattordici oratori di autori diversi.
Nel frattempo Stradella, che è persona di bell'aspetto e di ormai discreta fama, arrotonda i magri guadagni dando lezioni alle donzelle della nobiltà romana ed è cosa nota e risaputa che non siano solo insegnamenti musicali ma che si espandano anche là dove abitualmente non batte il sole.

La cosa non passa inosservata, soprattutto avendo a che fare con clero e ambienti che, almeno apparentemente, richiedono un galateo comportametale piuttosto rigoroso e rigido. Ma non gli basta e allora incomincia a organizzare finti matrimoni tra attempate signore e giovani attraenti e scapestrati, alla ricerca di una dote. Ogni tanto gli va bene ma non di rado finisce nelle maglie della legge o ricercato dai nipoti delle ricche buggerate che, ai tempi, non andavano troppo per il sottile per vendicarsi. Quando punta troppo in alto, facendo sposare un nipote di un potente cardinale con una signorina dalla scarsa moralità, succede il finimondo e questa volta l'unica soluzione è una fuga precipitosa da Roma (dopo essere finito anche in prigione).
E' l'autunno 1.676 e, fortunatamente, trova appoggio e alloggio a Venezia dal gentiluomo Polo Michiel, suo grande estimatore. Ma anche in questo caso, non pago del recente e triste precedente, non rinuncia alle consuete abitudini.

Irretisce l'amante del nobile veneziano Contarini (a cui dava lezioni di musica) e fuggono insieme a Torino dove riparano in due conventi separati, in attesa del matrimonio.
Ma il marito della sua amante non ha accettato di buon grado il tradimento e manda due sicari per far fuori Stradella, che viene accoltellato.

Sopravvive ma è costretto a una nuova fuga, abbandonando la promessa sposa al suo destino e rinunciando ai favori della scandalizzata corte piemontese che lo aveva inizialmente accolto con grande favore.
La sua fama di artista e musicista supera però quella di uomo di malaffare tanto che nel nuovo rifugio, Genova, trova, di nuovo, ospitalità da uno degli esponenti più in vista dell’aristocrazia locale, Franco Imperiale Lercari.
Socio del Teatro Falcone, concede a Stradella, oltre a scrivere musica sacra, da camera e a impartire lezioni private, l'incarico di produrre un’intera stagione d’opera, tra 1678 e il 1679.
E' nella città ligure che esprime il meglio di sé componendo La forza dell’amor paterno e Le garre dell’amor eroico, oltre all'opera comica Il trespolo tutore. La sua permanenza a Genova diventa stabile, si inserisce bene nell'ambiente, ritrova popolarità e anche una buona entratura economica.Gli viene affidato l'allestimento di una sonata a tre voci, archi e tromba, per il matrimonio tra Carlo Spinola e Paola Brignole.
Gli artisti suonano e cantano su un battello, gli sposi assistono da un'altra imbarcazione, ognuno degli ospiti ha a disposizione una barca personale con aiutanti e servitori.

Monumentale rappresentazione dell'importanza ormai raggiunta da Stradella.

Ma anche questa volta le abitudini non cambiano, anche perché vanno di pari passo con il successo. Il 25 febbraio 1682, viene assassinato in Piazza dei Banchi.
Non si conoscono mandanti e colpevoli ma pare sia l'ennesimo frutto di una tresca, questa volta con la sorella del nobile Giovan Battista Lomellini, il 108° Doge di Genova.
Stradella era appena stato processato ma assolto per mancanza di prove ma con la reputazione distrutta.
Non essendo rimasti tanti altri luoghi in cui rifugiarsi aveva deciso di rimanere nella capitale ligure e lasciare che le acque si calminassero.
Ma due persone non erano dello stesso parere e lo lasciarono, una notte, esanime sui gradini di una chiesa. Lomellini verrà anche lui processato ma assolto.
Ci lascia così alla soglia dei quaranta anni un geniale compositore ma soprattutto un personaggio dal profilo unico, destinato a rimanere nella storia, non solo della musica ma anche del costume.

Dalla Treccani:
Stradella fu uno dei massimi compositori italiani della sua generazione. Coltivò quasi tutti i generi musicali: oltre alle opere e agli oratori qui citati, circa 180 tra cantate da camera e serenate, madrigali polifonici, mottetti, musiche strumentali da camera. Nelle sue musiche si osserva la ricerca di mezzi stilistici che, imprimendo maggior forza espressiva all’elocuzione canora rispetto alle opere della generazione precedente, puntano a una rappresentazione degli affetti sempre più ampia e organizzata, in linea con gli sviluppi che fiorirono poi nell’ultimo ventennio del secolo. Tali mezzi includono l’impiego di risorse strumentali ricche e varie (frequente è l’uso di organici divisi in «concertino» e «concerto grosso»), sperimentazioni armoniche, sapienza contrappuntistica, un’invenzione melodica florida e melliflua, e un’acuta sensibilità per gli aspetti ritmici.

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