mercoledì, febbraio 16, 2022
Union St. Gilloise - Grande passato e presente
ALBERTO GALLETTI ci porta a conoscenza di una grande realtà calcistica.
(GRANDE) PASSATO E PRESENTE: UNION ST. GILLOISE
Allora, dov'eravamo rimasti?
Ah si, agenda Guerinetto primi anni '80, devono essercene ancora qualcuna in cantina a casa dei miei.
Il primo mezzo di conoscenza enciclopedica sul calcio che mi sia mai capitato in mano.
In realtà un'agendina, conteneva comunque dati preziosi: Albo d'oro di tutti i campionati europei, nome e capienza dello stadio nazionale e dei tre stadi più capienti per ogni nazione.
Indirizzi, vincitore dell'ultimo campionato e dell'ultima coppa. E purtroppo un germe che mi si insinuò nel cervello, evidentemente già bacato, e lo compromise per sempre.
Un nome, nella lista dei vincitori del campionato belga Union St. Gilloise, spiccava fuori per undici volte scritto in mezzo ad altri nomi più corti.
Ma se quasi tutti i nomi erano ancora presenti in classifica quando li si leggeva il martedì sera dopo il pellegrinaggio all'edicola per accaparrarsi il numero settimanale del Guerino, questo nome qui non risultava più da nessuna parte.
I vincitori del campionato belga erano tutti nomi gloriosi, persino i più recenti.
Un solo caso di fusione, flagello che sconquasserà irrimediabilmente e per sempre il panorama belga negli anni a venire, che tolse di mezzo, tra gli altri, due dei nomi più importanti del panorama della capitale, Daring Club e Racing White, confluite nel 1973 nel RWD Molenbeek.
Incredibilmente vinsero il campionato subito, nel 1974/75.
Molto meno incredibilmente, essendo la fusione dettata da motivi economici causa il basso numero di spettatori di entrambi i club pre-esistenti, il frutto di tale fusione non raggiunse i giorni nostri avendo fatto bancarotta all'alba del nuovo millennio nel 2002.
Nel frattempo riuscirono a cancellare il Numero di Matricola 2 di affiliazione alla Federazione Belga portato in dote dal glorioso Daring Club.
Scusate la digressione, ma davvero non riesco a trattenermi quando si va su questo argomento.
Tornando all' Union St. Gilloise, trovai i colori, forse su un catalogo Subbuteo, poster apribile, che ancora conservavo.
Maglia gialla, calzoncini blu, n.47 mi par di ricordare, il Modena, nient'altro.
Ha passato quasi per intero gli ultimi trentacinque anni in terza divisione, campionato difficile da rintracciare nel era pre-internet.
Tre anni fa mi accorsi che giocavano in Serie B.
Wow!
Andai a controllare, nessuna fusione, Numero di Matricola intatto: 10.
Lo stadio, leggendario, sempre quello. Wow!
Il Club fu fondato nel 1897, quarto più vecchio in Belgio, nel quartiere di St. Gilles a sud del centro di Bruxelles.
Ivi giocò in diversi campi, il primo dove ora sorge il municipio, poi un' altro adiacente al vecchio velodromo nel Bois de La Cambre.
A differenza degli altri club dell'epoca fondati e composti in stragrande maggioranza da espatriati britannici altolocati, l'Union St. Gilloise era composta da ragazzi del posto delle classi più basse.
A differenza di quei club la squadra giocava un calcio rude fatto di corsa, lotta e agonismo che varrà loro il soprannome di Apaches e il disprezzo dei suddetti espatriati britannici che li vedevano come cenciosi.
Si presentavano infatti sovente con divise di fortuna, in quei primi anni giocarono anche in bianco-nero avendo comprato una muta di maglie (e alcuni palloni) usati dal Racing Club. Ma in barba ai signorini eleganti e vestiti di tutto punto vinsero sette titoli belgi tra il 1904 e il 1913.
Nel 1920, al termine delle Olimpiadi di Anversa, uno stadio, posto sul limitare del Parc Duden a Forest, e al tempo dotato di una sola modesta tribuna in legno divenne disponibile dopo avervi disputato tre gare della rassegna. Stadio Joseph Marien.
L' Union St. Gilloise attraversò il quartiere e vi si stabilì.
A dir la verità aveva già inaugurato il campo il 14 settembre 1919 con l'amichevole vinta, 3-2, contro il Milan.
Essendo la squadra più titolata del paese, i dirigenti partirono tosto con piani di miglioramento e sviluppo dell'impianto.
Nel 1922 furono inaugurate la clubhouse e la tribuna principale.
Nel 1922/23 giunse l'ottavo titolo, il primo nel nuovo impianto.
Nel 1926, su progetto dell' architetto Albert Callewaert fu completato il restyling della tribuna, un piccolo capolavoro di architettura del genere che pose lo stadio, o perlomeno la tribuna, al livello dei grandi capolavori britannici di Archibald Leitch al Villa Park (Trinity Road Stand), Craven Cottage (Stevenage Road Stand), Ibrox (Edmiston Drive Stand) e della facciata art-deco di Highbury.
La facciata in mattoni a vista fu completata con inserti e bassorilievi marmorei opera di Oscar De Clercq.
Sugli altri tre lati furono realizzate gradinate per i posti in piedi.
Il settore 'distinti' è ancora così, si stà in piedi, ancora oggi, nella serie A belga.
Un piccolo gioiello da 9.400 posti che nell'ultimo anno va quasi regolarmente esaurito.
Questo è un segno di forza.
Un segno che una tradizione formata da un secolo di stretta connessione tra squadra e quartiere, che il legame creatosi tra la gente e il club, lo stadio e il modo di frequentarlo può essere più forte dello showbusinnes a tutti i costi, e di alcune idiotiche leggi sulla sicurezza.
Negli anni trenta l'ultimo periodo di grandezza, tre campionati consecutivi vinti tra il '33 e il'35, come l'Arsenal e la Juventus (che vinse anche nel '31 e '32).
A questo punto i titoli vinti sono undici, la squadra più vincente, seguono Racing Club con sei, Beerschot cinque e gli acerrimi rivali del Daring Club con tre: vera grandezza.
L' Anderlecht ancora non ne aveva vinto uno, oggi sono trentaquattro.
L'Union St. Gilloise è ancora oggi la terza squadra più titolata del Belgio preceduta, oltre che dai bianco-malva, anche dal Club Brugge che ha vinto diciassette titoli.
In bacheca anche due Coppe del Belgio nel 1913 e nel 1914.
Ultimo momento di una certa grandezza tra la fine degli anni '50 e i primi '60 quando una serie di buoni piazzamenti nella massima serie portarono alla disputa di alcune edizioni di Coppa delle Fiere, tra le quali spicca la semifinale dell'edizione 1958/60 conseguita dopo aver messo fuori, tra gli altri, la Roma.
Poi un lento ed inesorabile declino.
Retrocessi dalla massima serie una prima volta nel '48/49, e promosso dopo due stagioni, retrocedette di nuovo al termine della stagione '62/63, poi definitivamente nel '72/73. Nel '76 finirono in terza serie, nella quale rimasero più o meno sempre, ci furono anche due stagione in quarta serie, fino al 2015.
I parallelismi con la Pro Vercelli, protagonista in Italia di una parabola simile sono parecchi: grandi dell'epoca pionieristica, stadio iconico, autodidattismo, rudezza e durezza del gioco, successi, declino e lungo oblio.
E riapparizione.
Qui però comincia un'altra storia perchè Bruxelles non è Vercelli, il nuovo millennio non è il primo dopoguerra e le favole non esistono ma i fatti concreti si.
Nell'ultimo trentennio la squadra, pur rimanendo una reltà ben presente nella vita di St,Gilles/Forest aveva mantenuto un seguito di pochi fedeli appassionati, le presenze allo stadio raramente superavano mille unità negli anni della terza serie.
Il livello certo non aiuta ma questi pochi vanno ringraziati perchè comunque il club è rimasto vivo e identitariamente invariato.
Nel '15 arrivò pure un gradito ritorno in seconda serie e un raddoppio delle presenze allo stadio.
Poi nel 2018 la svolta.
'Re Mida' Tony Bloom, dopo aver trasformato in oro praticamente ogni cosa che abbia toccato dall'età di tredici anni in avanti, inclusa la squadra della sua città e per la quale tifa rileva le quote della gloriosa e malandata Union St. Gilloise, da poco promossa in seconda divisione, con il socio Alex Muzio, ponendo quest'ultimo sulla poltrona di presidente.
Le intenzioni dei due sono semplici, e serie: comprare una squadra e vincere.
Per questo hanno scelto il Belgio, comprare squadre in Italia, Francia, Spagna e cercarle di farle vincere costerebbe troppo.
In Belgio ci si può divertire con meno.
L'approccio dei due è poco convenzionale rispetto a situazioni simili verificatesi in Belgio nell'ultimo quindicennio.
Se da una parte ci sono società satellite vere e proprie di squadre inglesi acquisite con lo scopo, grazie alle regole belghe piuttosto 'larghe', di parcheggiare giocatori extracomunitari, in attesa che arrivino permessi di soggiorno per poi andare in Premier League e nel frattempo vedere se sono buoni o no, la coppia Muzio & Bloom segue una strada diversa.
Brighton e Union hanno la stessa proprietà ma perseguono obiettivi diversi.
Gli scambi di giocatori tra i due club non sono 10/12 a stagione come nei summenzionati casi satellita ma sono stati 4 in tre anni. Vero che a gennaio il Brighton ha preso Undav, ma vero che lo hanno lasciato a Bruxelles per vincere il campionato.
Io gli dico bravi!
C'è altro:
il tipo di club che vogliono realizzare, il tipo di calcio che vogliono praticare, dentro e fuori dal campo.
Grande attenzione è posta sul tipo di coinvolgimento che tutti, dai calciatori, all'impiegato, all'allenatore al magazziniere hanno.
Hanno costruito un nuovo centro sportivo, scelta che pur se dolorosa, 30 km fuori da Bruxelles e separazione dell'entità squadra dal quartiere, ha messo tutti nelle migliori condizioni per lavorare, allenarsi, giocare.
Fanno moneyball, non una garanzia di successo in se ma un metodo per arrivare relativamente in fretta vicino alla vetta, almeno in realtà medie tipo Belgio, o anche Olanda dove è piuttosto diffuso.
In altri posti sarebbe sicuramente più complicato e certo meno immediato: Aston Villa e Fulham tristi casi recenti.
A Lipsia funziona ma son venuti da sotto e comunque la vetta rimane ancora parecchio lontana; a Salisburgo era onestamente anche più facile che non in Belgio.
Io in tutta onestà non ne sono un'estimatore proprio per niente.
Resto convinto che le squadre vadano fatte in un altro modo ma di contro devo riconoscere, che avendo creato una realtà multiculturale e multietnica all' interno dello spogliatoio e avendo dichiarato che ciò costituisce stimolo e motivo di continuo miglioramento attraverso l'integrazione culturale, la reciproca comprensione e il reciproco confronto, di ammirarli.
Sono trendy, lo so, hip, lo so ma sono anche molto civili e civilizzati.
Forse un po troppo, ma osti! Albe...sono quarant'anni che sogni il materializzarsi di una storia del genere, eccheccazzo, ma smettila di rompere e goditela una buona volta....pirla
Tornando a noi, nel 2020 viene chiamato in panchina Felice Mazzù, belga figlio di emigrati calabresi, proveniente dal Charleroi, che aveva guidato a buoni campionati per sei stagioni. Fa giocare la squadra bene con un 3-5-2 di base e buona corsa, magari non il contropressing della nouvelle-vogue tedesca ma ugualmente efficace.
Vince la seconda divisione al primo colpo con cinque giornate di anticipo, diciotto punti di distacco sulla seconda riportando l'Union St.Gilloise nella massima serie belga dopo 48 anni.
Che non scherzassero lo si è capito subito.
Messi davanti ad uno dei due ostacoli più difficili subito alla prima giornata, Anderlecht in trasferta, l' Union St. Gilloise è partita col botto rifilando un perentorio 3-1 ai vicini di casa in quello che è un derby ritrovato.
Oggi dopo 26 giornate sono primi in classifica con 60 punti, seguono Anversa 50, Bruges 48, Charleroi 43 e Anderlecht 42. 59 gol fatti, 21 subiti: miglior attacco e miglior difesa: leggere una classifica del genere è da sogno.
Deniz Undav capocannoniere fin qui con 20 centri .
Club Brugge 0-0 Union St. Gilloise
Union St. Gilloise 1-0 Anderlecht
Anversa 0-2 Union St. Gilloise
Mancano otto giornate al termine della quali si giocherà un poule scudetto tra le prime quattro classificate che partiranno con la metà dei punti conquistati al termine del campionato.
Temo un po' quest'ultima fase, che considero calcisticamente un'incomprensibile ingiustizia e potrebbe portare a timori e tensioni da braccino corto.
Il cammino fin qui però è stato abbastanza autoritario, la vittoria di ieri ad Anversa inequivocabile.
Si tratterebbe di un ritorno al successo con pochi uguali nella storia del calcio europeo.
Da neopromossi poi...
L' Union St. Gilloise è un patrimonio del calcio europeo.
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Storie di calcio
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da FB: Gianni Fuso Nerini (organizzatore del Festival Beat)
RispondiEliminaquando bazzicavo con una certa frequenza Bruxelles(inizi anni 2000) sono andato un paio di volte allo stadio del St.Gilloise, in quel periodo militava in 3^ divisione(la nostra serieC), pubblico numeroso e caldissimo, un continuo via vai di vassoi colmi di birra in tribuna(c'era un bar appena sopra la tribuna centrale) e gli amici belgi mi raccontavano di questa gloriosa squadra che vinse parecchi scudetti nei primi del 900, ed io raccontai loro la storia della Pro Vercelli e di Silvio Piola.....e giù ancora birra e brindisi alla Pro Vercelli! Il bar interno allo stadio è un vero e proprio museo, e ci sono un sacco di foto e riferimenti anche alla musica, soprattuto soul, infatti lo zoccolo duro dei supporters è costituito da mods(parecchie Vespe e Lambrette erano parcheggiate davanti all'ingresso stadio), è la squadra della working class di Bruxelles, molto identitaria ed orgogliosa. Ricordo una partita contro una formazione fiamminga ed un coro costante ogni volta che gli avversari avevano la palla "dika bur dika bur"(sicuramente non si scrive cosi, ma l'onomatopeica è questa 😑) che significava a grosso modo "andate a casa primitivi-trogloditi". Per la cronaca il St.Gilloise vinse 2-0 contro gli odiati fiamminghi e giù ancora birra nel dopo partita al bar con musica soul a manetta! Ho ancora da qualche parte la sciarpa che mi misero al collo e la maglietta che comperai con vari adesivi omaggio.
Grande Gianni. Proprio così, ambiente identitario ed orgoglioso e non intaccato dalla nuova proprietà che anzi cerca di preservarlo. Digli che quella presenza allo stadio Merien gliela invidio molto.
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RispondiEliminaanonimo delle 12:42
Eliminaquesto e' spam :D non comprero' mai nulla
Super Albe e super Union
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