venerdì, dicembre 24, 2021

I migliori album del 2021



Un po' di album che reputo tra i migliori del 2021.

In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass
nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso
nel 2017: Gospelbeach, Kamasi Washington, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher
nel 2018: Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Gaz Coombes, The Good The Bad and the Queen, Spiritualized
nel 2019: Specials, Nick Cave and Bad Seeds, Dream Syndicate, Juliana Hatfiled, Chris Robinson Brotherhood
nel 2020: Bob Dylan, Bob Mould, Fantastic Negrito, Suzanne Vega, Gil Scott Heron/Makaya McCraven

TOP 10

SLEAFORD MODS - Spare ribs
Il duo di Nottingham conferma la potenza, l'efficacia, l'originalità della sua proposta. Le matrici sono riconoscibili (PIL, Fall, The Streets, hip hop, elettronica, post punk), originale é la capacità di metterle insieme e diventare immediatamente riconoscibili e unici.
E il sapere parlare il linguaggio più diretto, attuale, vero e crudo.
La povertà, il Covid, la crisi sociale, il declino britannico, il razzismo.
Niente giri di parole, cazzate da rapper da cartolina, finti alternativi.
Ci sono anche Billie Nomates e Amy Taylor di Amyl and the Sniffers come ospiti. Il disco è un bomba.
File under: MUSICA CONTEMPORANEA.

JON BATISTE - We are
Dopo aver prevalentemente agito in ambito jazz, più o meno contaminato, aver vinto un Grammy Award per la colonna sonora di "Soul" e continuando ad essere il band leader del Late Show di Stephen Colbert, Jon Batiste si dedica a un favoloso album in cui convergono funk, gospel, jazz, hip hop, nu jazz, tra Prince, Fantastic Negrito, Childish Gambino, con testi a sfondo sociale e di particolare spessore politico.

DEWOLFF - Wolfpack
Spettacolare nuovo album per la band olandese, all'attivo una cospicua discografia e una quindicina di anni di attività. Un mix travolgente di freakbeat, primi Deep Purple, Sly and the Family Stone, Atomic Rooster, Wings e tutto quell'underground che mischiava Hammond, hard, 60's e soul. Canzoni bellissime, sound perfetto, album imperdibile!

THE CORAL - Coral Island
Non ha mai avuto grandi onori la band di Scousers in questi 20 anni di attività, vacillando tra alti e bassi ma sempre con episodi dignitosi. Il decimo album sfiora il capolavoro.
Un concept condotto dalla voce del nonno 85enne dei fratelli Skelly (come accadde in "Odgen's.." degli Small Faces) che ci porta lungo 24 tracce di un doppio album ambizioso e riuscitissimo tra psichedelia, 60's, rock 'n' roll, skiffle, eccellenti canzoni.

SONS OF KEMET - Black to the future
Il nuovo groove che si respira a Londra.
Che mischia, nella migliore tradizione del guru della scena new jazz britannica, Shabaka Hutchings, anima della band, quello che accade intorno: jazz, funk, tribalismo, afro sound, hip hop, grime, Caraibi.
Il tutto proposto da percussioni, tuba, sax, clarinetto e voci.
Con un forte substrato politico e militante. Che riporta all'Archie Shepp di "Attica Blues" ma anche all'attitudine protest di Last Poets e Gil Scott Heron.
Non é un disco "avanti" ma una fotografia del presente.
PS: titolo stupendo.

BOBBY GILLESPIE & JENNY BETH - Utopian ashes
Quanto mi mancava un album così.
BOBBY GILLESPIE porta i suoi PRIMAL SCREAM in studio con JENNY BETH dei Savages e il suo partner in crime Johnny Hostile e se ne escono con un disco che trasuda eccellente pop soul, gli Stones dei primi 70, rock blues, orchestrazioni in odore di brit pop e Bacharach, dolenti ballate, in un concept dedicato alla dissoluzione di un matrimonio. Mi ricorda l'impostazione del mai troppo lodato progetto dei Last Shadow Puppets. Disco bellissimo, con canzoni fighissime, arrangiamenti super, approccio indolente e dandy.

THE SPECIALS - Protest Songs 1924-2012
Un lavoro anomalo, lontanissimo dall'abituale sound della band di Coventry, impegnata a recuperare una dozzina di canzoni di protesta (da Bob Marley ai Talking Heads, Frank Zappa, Big Bill Bronzy, Staple Singers) riproponendole in chiave prevalentemente folk blues acustica. Le concessioni al Jamaica Sound sono rarissime e a tratti si fatica a credere che si tratti proprio degli Specials. Ma rimane un ottimo lavoro, coraggioso e di spessore.

THE LATHUMS - How Beautiful Life Can Be
Sono arrivati subito al primo posto delle charts UK con un album che più "brit" non si può. Ampie dosi di Smiths (i riff alla Johnny Marr non si contano e pure il cantato alla Morrissey spesso non scherza), Arctic Monkeys, brit pop, Housemartins, Ordinary Boys (con tanto di brano di modern ska, "I see your ghost"), melodie Sixties e mille altri riferimenti "giusti" (il finale "The redemption of sonic beauty" sta a metà tra il John Lennon di "Across the universe", Elton John e Freddie Mercury).

BILLY BRAGG - Ten millions things that never happened
Il grande Billy aveva da tempo diradato le uscite discografiche, a parte salutuarie apparizioni e collaborazioni. I dodici nuovi brani sono scarni, dall'incedere dolente di chi ha visto tante speranze svanite, con una frequente impronta country e un clima prevalentemente acustico. Rimane il piglio combattivo nei testi e un tratto inconfindibile.

MDOU MOCTAR - Afrique Victime
IL fantastico musicista del Niger torna con un album crudo e ipnotico. Tipici suoni a cui ci ha abituato la scena Tuareg sahariana, tra rock, psichedelia, afro, scale arabe, virtuosismi chitarristici incredibili e una band pazzesca alle spalle. Lui lo descrive come un incrocio tra Van Halen, Black Flag e Black Uhuru.
C'è anche molto impegno sociale e politico e un'attitudine fresca e potentissima.
C'é un mondo là fuori, tutto da scoprire.

IL RESTO

DAMON ALBARN - The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows
Realizzato durante il lockdown, ispirato dagli orizzonti islandesi, il nuovo album di Albarn è inevitabilmente riflessivo, sospeso, introverso, struggente.
Damon è una della rare menti musicali (e non solo) in circolazione baciate dalla genialità, mai banale, sempre "in progress", alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Ogni suo lavoro va inteso come componente di un progetto artistico più ampio, che abbraccia mille influenze e riferimenti.
E "The nearer..." rientra in questo concetto.
Ed è pure molto bello.

CHUBBY AND THE GANG - The Mutt's Nuts
Nostalgia di quel punk rock stradaiolo sguaiato che metteva insieme Angelic Upstarts, primi Motorhead, Slaughter and the Dogs, l'Oi! sound (Infa Riot, 4Skins) e gli AC/DC degli esordi? La band londinese ci regala un secondo album all'insegna di quel mood ma con un'ottima personalità e tanta varietà di riferimenti. Bravissimi e con il tiro giusto!

LES FILLES DE ILLIGHADAD - At pioneer works
Gruppo femminile proveniente da un lontanissimo villaggio sahariano del Niger. Suonano "tende" musica folk locale caratterizzata da ipnotici brani suonati con percussioni, battiti di mani e voci femminili. A cui le ragazze aggiungono chitarre elettriche (abitualmente pertinenza della musica suonata dagli uomini Tuareg, vedi Mdou Moctar).Un sound antico che riporta al blues originale che i primi schiavi introdussero in America. Potente e primitivo, raffinato e travolgente.

STRANGLERS - Dark matters
Dopo dieci anni di silenzio discografico torna una delle band più rappresentative degli ultimi 40 anni. Disco epocale, il primo senza il batterista Jet Black, ritiratosi da qualche anno, l'ultimo con il tastierista Dave Greenfield, scomparso per Covid durante le registrazioni (e a cui è dedicata la struggente e stupenda ballata "And If you should see, Dave").
Album eclettico in cui si va dal classico loro sound a momenti quasi prog. Classe, potenza, alto livello compositivo.

BILLY NOMATES - Emergency telephone>
La fenomenale riot rapper inglese torna con un ep di cinque brani. Duro, diretto, immediato, un retrogusto melodico e compositivo che guarda alla canzone di matrice soul pur se declinato alla mionimalità elettronica. Il risultato é esplosivo.

GORILLAZ - Meanwhile
Breve ep di tre brani con il coinvolgimento dei rapper AJ Tracer, Jelani Blackman, Alicai Harley). Se la title track indugia nella classica forma rap, gli altri due brani "Jimmy Jimmy" e "Deja Vu" sembrano outtake reggae ska e calypso di "Sandinista!" dei Clash. Da brividi.>

PAUL WELLER - Fat Pop (Volume 1)>
Originariamente concepiti come una serie di 45 giri che la situazione attuale ha reso logisticamente poco praticabile, i dodici brani del sedicesimo album solista di PAUL WELLER sono stati rinchiusi in un album (che esce a meno di un anno dal precedent "On Sunset").
Registrati "a distanza" con la band abituale, consueto apporto di ospiti, tra cui non spiccano nomi celebri, caratterizzati da atmosfere abbastanza diverse.
Un album solido, che testimonia quanto il livello creativo e qualitativo dell'opera di Weller si sia consolidato nell'alveo dell'eccellenza, con un sound immediatamente riconoscibile, personale, originale, distintivo.

NICK CAVE / WARREN ELLIS - Carnage
Nick Cave e Warren Ellis crivono un album, come prevedibile, scuro, cupo, straziante "pesante" ma altrettanto poetico e solenne.
E anche cattivo.
Che riflette il senso di straniamento nella "carneficina" che stiamo vivendo in ogni angolo del mondo.
E' un album difficile e che necessita ascolti e approfondimenti ma di alto livello, sia come scrittura lirica che compositiva.
Welcome to the carnage.

DJANGO DJANGO - Glowing in the dark
Il quarto album della band londinese é semplicemente bello, solare, avvolgente, rilassante. Sanno mischiare armonie vocali 60's con movenze psichedeliche, indie pop, sonorità elettroniche, dream pop, qualche pennellata latina, ospitano Charlotte Gainsbourg. Tredici brani di "musica totale" in cui mettono in perfetto equilibrio il tutto. Affascinanti, intriganti, efficaci, creativi.

JOE STRUMMER - Assembly
Evaporata con lo scioglimento quell'alchimia che li ha resi tra i più grandi, dei Clash é rimasto poco. Qualche buona prova solista ma niente da consegnare ai posteri. "Assembly" raccoglie il meglio di JOE STRUMMER con tre inediti, due dal vivo, che riprendono i Clash di Rudie can't fail e della cover di I fought the law e una cruda versione del classico Junco partner (da Sandinista!). Il disco esce, grazie all'interessamento del figlio Dhani, per la Dark Horse, che George Harrison fondò nel 1974. George e Joe non ci sono più. Nemmeno Beatles e Clash. Quel mondo é finito, sepolto e consegnato alla storia. Felice di esserci stato.

TOM JONES - Surrounded by time
L'importanza del produttore. Che gestisce scelte dei brani, suoni, arrangiamenti, indirizzo artistico.
Come fece Rick Rubin con l'ultimo Johnny Cash o Richard Russell con il commiato di Gil Scott Heron. Per l'80enne Tom Jones ci pensano Ethan Johns (figlio di QUEL Glyn Johns e un altro figlio, quello di Tom, Mark Woodward.
E ci portano in un magnifico album in cui si passa dal blues al soul, da Bob Dylan, all'elettronica, dallo spoken word a un incredibile finale Doorsiano di nove minuti in "Lazarus Man". Un inchino religioso a tanta bellezza.

TEENAGE FAN CLUB - Endless arcade
I Teenage Fanclub non hanno sempre rispettato le aspettative e talvolta si sono persi in dischi non del tutto convincenti.
"Endless arcade", che esce domani, é invece molto bello, con canzoni efficaci, jingle jangle in abbondanza, Byrds e Big Star a sovraintendere spiritualmente, Rain Parade dietro l'angolo. Nel meglio del 2021, al momento.

FLYTE - This is really going to hurt
Il secondo album della giovane band inglese ci porta a cavallo tra 60 e 70, dalle parti di CSN&Y, Byrds ma anche con invitanti sguardi ai Beatles e al George Harrison solista. Ovviamente anche i vari Bon Iver, Fleet Foxes e compagni. Ma sono le canzoni a fare la differenza. Belle, avvolgenti, intense, suadenti. Album godibilissimo.

CHRISSIE HYNDE - Standing in the doorway
Omaggio alle canzoni di Bob Dylan. Scarne, minimali, la sua voce sublime ancora una volta risplende, le interpretazioni sono eccellenti. Quello che colpisce é la PASSIONE, la ricerca di brani poco noti, talvolta oscuri e dimenticati, la conoscenza del repertorio di Bob. A conferma che "certa musica" é roba seria.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails