mercoledì, agosto 12, 2020
L'arrivo dei primi Mod
AGOSTO DI REPLICHE: ripropongo alcuni articoli particolarmente apprezzati in passato.
Attraverso alcuni cenni storici andremo alla ricerca dei semi e delle radici del MODernismo, dal dopo guerra alla metà degli anni 50.
Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.com/search/label/Le%20radici%20del%20Modernismo
E' negli anni 50 che il jazz si afferma e si radica nella cultura giovanile.
Il ritorno dei jazzisti americani (da anni banditi in Inghilterra) porta a Londra Louis Armstrong, Lionel Hampton, Sidney Bechet.
Ronnie Scott apre nel 1959 il suo jazz club a Gerard Street.
Il trombonista Chris Barber intanto introduce i semi, grazie al suo banjoista Lonnie Donegan di quello che diventerà a breve uno dei suoni più seguiti e praticati dai giovani musicisti inglesi, lo skiffle (futuri Beatles inclusi) ma sarà soprattutto il principale promoter dei migliori nomi del blues americani che da Muddy Waters a Bigg Bill Bronzy fino a Sonny Terry e Brownie Mc Ghee arriveranno in Inghilterra diventando i principali ispiratori per una nuova generazione di musicisti (che di lì a poco si chiaeranno Rolling Stones, Yardbirds, Fleetwood Mac etc).
La fine degli anni 50 sono il momento in cui si forma il primo nucleo “ufficiale” di ragazzi consapevoli della propria identità, di un proprio stile, di una propria etica, radunati intorno all'ascolto della musica jazz.
E non a caso il tutto nasce a Soho da sempre luogo in cui si radunavano artisti, bohemiens, sognatori e avanguardisti.
Il Bar Italia è il luogo in cui si trovano i primi Modernisti. Sono giovani e i pub sono a loro interdetti fino ai 21 anni. L' Italia è un luogo cool, europeo, “esotico” quanto lo può essere una città americana, irraggiungibile all'epoca per chiunque non fosse particolarmente ricco.
Un cappuccino o un caffè espresso da sorseggiare sono infinitamente più eleganti e raffinati di una pinta di birra e sono soprattutto un elemento di distinzione dalla tradizione inglese.
L'ammirazione per lo stile europeo (che porterà ad adottare oltre al taglio di capelli alla francese, l'eleganza degli scooter italiani) è generata da un cosmopolitismo antitetico alla chiusura isolana e isolazionista inglese che si scontra con la mera imitazione dello stile americano caro ai Ted e ai Rocker.
La musica più in voga oltre al rock 'n' roll (ad appannaggio però di una frangia minoritaria di giovani) è il jazz tradizionale, amato anche dagli “adulti” e dalla classe operaia.
Condizione da cui i Mod vogliono fuggire, rifugiandosi in un loro mondo, nuovo e stiloso.
Graham Hughes, uno dei primi mod londinesi puntualizza:
“Noi apparivamo diversi perchè il modern jazz che ascoltavamo aveva più stile e noi ci adattavamo esteticamente a questo. Andavamo agli all nighter vestiti di tutto punto per distinguerci dal resto degli appassionati jazz, in jeans, maglioni, abiti trasandati e con la barba."
George Melly dipinge in poche parole un ritratto perfetto dei primi Mod:
“I Boppers non avevano alcun interesse ad usare la loro musica per avere successo nel mondo dei bianchi.
L'asprezza del Be Bop è l'espressione del loro disprezzo per una società che ha offerto loro di vivere solo in cambio del riconocimento della loro inferiorità razziale.
I primi Modernisti basarono le loro vite e la loro arte sulle stesse premesse.
I loro occhiali da sole raffinati e il distacco hip dei loro eroi...essendo bianchi e inglesi erano decisamente lontani dai loro idoli tanto quanto il jazz revivalista e tradizionale. Non c'era alcun dubbio sulla loro sincerità.
Non solo capivano la complessità del Be Bop ma anche lo spirito che lo aveva creato.
Erano quello che Norman Mailer definiva dei White Negroes.
Scelsero di respingere la società che automaticamente però non rifiutava loro.”
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