martedì, gennaio 20, 2015
DUKE VIN e la nascita della sound system culture in Gran Bretagna
Con questo interessantissimo articolo il blog inizia la collaborazione con ANTONIO ROMANO, "uno di noi".
Grazie !!!!!
Keep the faith !
Fine anni ‘40. Nella Gran Bretagna post-bellica, bisognosa di braccia per la ricostruzione e per la ripresa economica, sbarcavano le prime ondate di emigranti dalle colonie delle Indie Occidentali, desiderosi soprattutto di un futuro migliore in terra d’Albione.
Stabilendosi, naturalmente portavano con sé il retaggio delle proprie vite precedenti, il proprio gusto per i cibi caraibici, il suono della propria musica preferita, il calore del proprio sole, cercando di ricreare tutto questo nella loro nuova casa.
Così, anche nella vecchia e conformista Gran Bretagna, i weekend iniziarono ad animarsi, prima, con le blues dance o i shebeens (che letteralmente significa, birra allungata), che erano vere e proprie feste danzanti a base di jump blues, swing, calypso e ritmi latin, organizzate nelle abitazioni private e, successivamente, con la nascita dei primi club, davvero un angolo di Giamaica nelle fredde notti inglesi.
Questi primi club erano gestiti da due personaggi già all’epoca leggendari come Count Suckle, fondatore a Londra del Cue Club a Paddington, e Duke Vin.
Entrambi, secondo la leggenda da loro stessi narrata, arrivarono in Gran Bretagna a bordo di una canoa, nel 1954.
Duke Vin, al secolo Vincent Forbes, in realtà, si sa che arrivò in Europa da clandestino e che nei primi tempi lavorò come operaio ferroviario guadagnando meno di 5 sterline a settimana e che visse nel sobborgo sottoproletario di Notting Hill.
Duke Vin aveva, inoltre, già lavorato regolarmente e con successo nel pioneristico music business in Giamaica, come selecter presso il sound system di Tom “The Great Sebastian” Wong, spalla a spalla con il dj Count Machuki che sfoggiava il suo fluente jive talkin’, antenato nero-americano di quella che si sarebbe poi sviluppata come la tecnica giamaicana del toasting.
Come egli stesso disse, “quando arrivai qui la gente era diffidente, non sapevano proprio cosa fosse un sound system”, ma nel corso della propria vita e della propria attività di selecter è assurto ad un rango quasi semi-mitologico presso la comunità caraibica in Gran Bretagna.
Con la propria collezione di 78 e 45 giri, infatti, si fece ben presto un nome anche nelle notti londinesi, suonando dapprima nelle feste in casa, poi divenendo resident del Cue Club di Counte Suckle, ed infine costruendosi da solo e fondando il proprio impianto sound system.
“La polizia mi perseguitava. Un ispettore una volta mi disse che se avessi ancora una volta suonato con il sound system mi avrebbe sbattuto dieci anni in galera.
Una volta un altro poliziotto con una vanga mi distrusse lo speaker dicendo che non voleva queste cose nella sua nazione.
Ma, nonostante tutto, i ragazzi neri e bianchi amavano la mia musica e dicevano che non ne avevano mai ascoltata di così bella prima.
Persino i Rolling Stones ed i Beatles venivano a vedermi suonare.”
Con il sound system e con i suoi dischi, iniziò a partecipare ai primi pionieristici “sound clash”, sfidando a colpi di rarità discografiche gli altri sound che nascevano nel frattempo, come quello di Count Clarence e dello stesso Count Suckle, sbaragliando puntualmente i propri avversari. “Non sono mai stato battuto in un clash, nemmeno una volta”, dichiarò.
Le sue serate, parliamo ancora del periodo a cavallo tra gli anni ‘50 e i ‘60, in giro nei miglior club underground di Londra, dal Flamingo al Roaring Twenties allo stesso Cue Club, iniziavano ad essere affollatissime, e non solo di immigrati giamaicani ma anche di ragazzi inglesi, che trovavano quelle feste, così lontane dalla piatta vita culturale dell’Inghilterra del tempo, eccitanti e folgoranti, non solo perché potevano appagare la propria sete di musica infuocata, ballando, fianco a fianco con degli uomini dalla pelle nera (non ne avevano mai visti prima!), con i brani dei loro idoli del r’n’b afroamericano (Fats Domino, Chuck Berry, Whynone Harris, Ray Charles, ecc), ma anche perché potevano vedere, toccare e restare totalmente ammaliati e affascinati dall’eleganza degli abiti e del portamento dei loro coetanei caraibici.
Nel frattempo, in Giamaica stava nascendo una autoctona industria discografica, le prime band, i primi cantanti e le prime star, che suonavano una strana ed elettrizzante forma di ritmo e blues che si sarebbe poi evoluta nel più maturo ed originale ska: i primi pezzi giamaicani che Duke Vin suonò sul proprio sound furono “Boogie in my bones” di Laurel Aitken e “Eastern Standard Time” di Don Drummond: “Quando suonai quei dischi al Flamingo, i ragazzi impazzirono!”.
Alla fine degli anni ’60 fu anche arrestato con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, ma lui si dichiarò sempre innocente.
In carcere studiò le proprie discendenze dai Maroon, la comunità di schiavi giamaicani che alle metà del XVIII secolo si erano ribellati alla Corona Inglese riuscendo a resistere alle sue truppe, eredità di cui andò sempre fiero.
Infatti, uscito di galera, intraprese una causa contro il governo britannico sostenendo che, secondo il trattato che i Maroon strinsero con la Corona nel 1739, ed essendo egli stesso un Maroon, fosse esente dal pagamento delle tasse.
Vinse la causa.
Con i soldi che gli furono restituiti, Duke Vin costruì un sound system più grande e si comprò una casa.
Negli anni ha continuato a portare i suoi dischi in giro per tutto il Regno Unito e per l’Europa, riproponendo i suoni di quegli anni d’oro, quel ventennio fantastico che va dalla metà dei 50s alla prima metà dei 70s.
Recentemente aveva dichiarato, a proposito del carnevale di Notting Hill, di cui è stato uno dei fondatori:
“La gente ama la mia musica ed infatti non c’è niente come il Carnevale. Gente di tutte le nazionalità vengono ad ascoltare e ballare la mia musica. Amo tutto questo. E’ innato in me, lo tengo nel sangue, è la mia vita. Solo la morte mi farà andare in pensione.”
Che, purtroppo, è arrivata.
Duke Vin se n’è andato il 3 novembre del 2012, dopo una serie di infarti, in un letto d’ospedale, a 84 anni, pochi giorni dopo la sua ultima serata.
Etichette:
Antonio Romano,
Black Power
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ottimo post!
RispondiEliminaCiao Antonio e benvenuto
(Cleopatra Sound?Forse ci si conosce)
KTF
C
Lui !
RispondiEliminaOttimo!
RispondiEliminaAllora un saluto a lui e un inno per tutti i casula..
What's the meaning of one? ahaha!
http://www.youtube.com/watch?v=M5hObVwS0S0
C
Si, sono io, faccio anche parte del Cleopatra Sound, però negli ultimi due anni mi sono concentrato più sull'approfondimento del glam rock e sul pub rock col mio dj set Bovver Party.
RispondiEliminaMi sono trasferito da poco a Milano, quindi spero che prima o poi ci troviamo all together con una birra in mano! Ciao a tutti, kids!
Antonio
Ma che bel post ricco di info e sfaccettature divertenti. Finalmente ho capito cosa significa Shebeens, ero curioso fin da quando vidi i Rum Shebeen allo Strummer Tribute (suonava pure Tony con la sua band quell'anno). Trovo meraviglioso che Vic abbia comprato un nuovo impianto per il suo Sound System con i soldi del governo. Chissà cosa avrebbe detto il poliziotto con la vanga! :-)
RispondiEliminaCharlie
Le Shebeens ve le bevete voi
RispondiEliminale beve Galletti quando perde
RispondiEliminami sa di no.....
RispondiEliminaAd ogni modo bel post!
RispondiEliminaPer quel che mi riguarda pure parecchio interessante visto che uno dei miei preferiti in assoluto Georgie Fame era di sicuro uno di quei ragazzini inglesi che si avvicinavano all'ambiente musicale windies dell'epoca, ed infatti diventerà una star del Flamingo.
L'anno scorso mentre ero a zonzo per le retro-strade di Notting Hill mi sono imbattuto in un negozietto isolato che sparava fuori reggae a palla.
RispondiEliminaSono entrato con incredulo stupore del figlio 16enne al seguito e subito sono stato investito, oltre che dal reggae che nel frattempo era aumentato di volume, da un ottimo profumone di erba proveniente dalle retrovie, mi sono messo a scartabellare i raccoglitori e quando è sbucato il vecchio rastaman mio figlio se l'è fatta quasi addosso ha ha ha ha ha ha volevo metterlo alla prova, è proprio uno sbarbato,
Leggendo la storia della vanga mi è venuto in mente questo episodio, se fosse passato di li un pulotto avrei aiutato il Brother a ficcargli su la vanga su per il c..o., ma a ripensare bene allla situazione avrebbe potuto benissimo essere questo Duke Vin, look a parte ovviamente.
Fenomenale la causa alla Corona.
RispondiEliminaAncor più fenomenale la vittoria. Che anno era? Vorrei vedere un cittadino italiano in una situazione simile in questo merdaio nel quale sfanghiamo (io meglio smerdiamo) le nostre miserabili esistenza, puah, non si riesce neppure a comporre una lite condominiale.
Qui cambiano le carte in tavola a partita in corso e poi ti obbligano a dimostrare il contrario del tuo nuovo status di colpevole: lanciafiamme!
RispondiEliminaE comunque una (early, probabilmente very early) colonna del Modernismo.
RispondiEliminaPrince Buster c'entra qualcosa con questo grande Vin?
RispondiEliminaIl Vino del Duca
RispondiEliminaCino (e Lillo) Del Duca
RispondiEliminaForza Ascoli
RispondiEliminaMadness madness
RispondiEliminathey call it madness....
...but i won't be the one
who's goin to suffer
a me la vanga.......
RispondiEliminaMinkia Albe niente Sheesbes solo Bombardier eh?
RispondiEliminaPossibile che tu e figlio siate andati qui zona Portobello/Notting H..fantastico negozio e che afrori...!
la prima volta che sono andato a Londra in AllSaintsRoad non era consigliato andarci..troppo bianchi per i bro rastamanni e popolo vario ahaha!
L'ultima volta invece ho mandato un sms al Boss..Pride!
http://www.allsaintsroad.com/record-shop.html#862
C
Ha ha ha ha ha possibilissimo si.
RispondiEliminaAdesso do un'occhiata dalla strada
ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha mi stò spanzando proprio lì!
RispondiEliminaIl tipo doveva essere proprio il Daddy VGO , che ridere, il jack ando in crisi ma fece finta di essere scafato, che sfigato però secondo me ha fatto esperienza.
Bombardier si, o meglio barbera qui, in mancanza di meglio..........
Però la via me la ricordavo meno busy
RispondiElimina...sittinin the park
RispondiEliminawaiting for yoouuuuuuu
modsd mods mods mods
RispondiEliminaGalletti in forma stratosferica nonostante sia un martedì nebuloso
RispondiEliminaCharlie
Non si smorzano gli echi di Chiusi...
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMartedì non si vede a un passo
RispondiEliminaNebbione
Piante stime e sezioni
Quotidiane frustrazioni
Tonyfaceblog voglia di evasione
Lontani e cari ricordi londinesi
Unica soluzione