lunedì, gennaio 19, 2015

Il valore delle recensioni oggi



C'era una volta il tempo in cui uscivano poche riviste musicali e altrettanti pochi giornalisti (con o senza virgolette) decretavano la bontà di un disco, davano indicazioni, indirizzavano l'acquirente spesso in modo decisivo.
Poche fonti ma generalmente accreditate e autorevoli.

Internet ha prodotto centinaia, migliaia di "giornalisti" (con le virgolette), recensori, "giudici" (incluso questo blog ben inteso).
Esclusi i casi limite (stroncature o esaltazioni unanimi) quanto conta ancora la recensione soprattutto in tempi in cui l'accesso all'ascolto dei prodotti musicali è pressochè aperto a tutti e gratuito (e quindi permette a tutti di farsi un'idea senza aspettare qualcuno che ti dica se è bello o brutto).
Hanno ancora un senso ? Ma soprattutto spostano in qualche modo le vendite ?

30 commenti:

  1. Valore ormai scarsissimo. Scarsi gran parte dei giornalisti e le riviste non le compra più nessuno

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  2. a me e' spiaciuto dopo 30 anni di onorata carriera smettere di comprere le mie DUE riviste mensili ma ormai davvero non le leggevo davvero piu..
    sign o the times
    C

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  3. non credo che spostino più niente, come hai detto tu potendo accedere a qualsiasi disco sul web non c'è più bisogno di fidarsi del giudizio altrui. una volta compravo quasi a scatola chiusa basandomi sulle recensioni di quei giornlisti che erano vicino ai miei gusti sul mucchio, rumore o rockerilla....per non parlare del NME o melody maker
    alberto

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  4. Ho beccato di quelle inc...ehm, fregature leggendo di capolavoro di qua capolavoro di là. Correvo a comprare per accorgermi di quanto il giornalista di turno avesse voluto solo esaltare sè stesso o la sua vanità invece di parlare di un disco in maniera corretta (e non era questioni di opinioni erano proprio dischi orrendi poi, proprio per questo, cancellati dalla storia).

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  5. haha,.Tony nel messaggio ora'10.56' ha 'fotografato' esattamente la situazione,..certe recensioni ti facevano apparire 'immaginariamente' (come in Sandokan by Salgari o in Mandrake) certi dischi come 'capolavori assoluti',et 'imprescindibili' ..poi li compravi e, invece, facevano assolutamente cag...(non mi riferisco a tutti , eh???.--ci mancherebbe,...ma a svariate bufale d'epoca,..i nomi dei dischi da fare sarebbero infiniti,ma taccio perchè sono un bravo ragazzo.dopotutto..ma cmq , nonostante questo, c'era cmq un livello medio superiore ad oggi, penso

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  6. Io ancora qualche rivista la compro non foss'altro per leggere qualche articolo di musica, le recensioni non credo che spostino molto le vendite, nel mio caso io le uso per indirizzare i miei pre-ascolti (generalmente su You Tube) e se il gruppo/artista mi piace procedo all'acquisto. Certo è che adesso con la rete tutti sono giudici e recensori.

    Ps: Tony e Gallo ieri è stato un piacere fare la vostra conoscenza

    Charlie

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    1. Ciao Charlie!
      Era ora! un grande piacere davvero e una bella serata, speriamo non ci vogliano altri 5 anni per il prossimo incontro....

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    2. già, al solito quelli di Torino non pervenuti.....

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    3. Miii...su due piedi fino a Siena..ahaha!
      nex time!
      C

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  7. Io faccio così.
    Acquisto regolarmente una rivista e leggo una serie di blog che considero interessanti. Dopo aver letto e segnato quanto ritengo interessante passo all'ascolto in digitale del disco o dei pezzi he riesco a trovare. Se al primo ascolto lo trovo di mio gusto vado ad acquistarlo, altrimenti passo al successivo.

    Direi quindi che le recensioni, nel mio caso, più che influire sull'acquisto influiscono su quanto ascolto durante il mese.
    Parto infatti sempre in prima battuta dalla rivista/blog, poi se capita casualmente metto altro in ascolto.




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    1. Questo perché l'acquisto non è più l'unico modo per ascoltare, anzi oggi è praticamente l'ultimo quindi le recensioni in passato come minimo opinabili si rivelano oggi inutili.

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  8. Non spostano niente, anche perchè quando si scopre che uno come Finardi (che al di là di tutto è un grande sul serio) vende 2000 copie del suo disco non rimane granchè da spostare, penso.
    In questo piccolo mondo residuale delle ns miserevoli uscite discografiche resta la soddisfazione dell'autore di fronte a critiche positive, specie se si ha stima del recensore. E' un fatto abbastanza umano, direi.

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  9. Come quelli che giocano in seconda/terza categoria e comprano il giornale locale per leggercisi sopra.

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    1. Esattamente lo stesso, Sir!

      Poi è anche vero che per le (tra le milioni di) piccole band, quante più recensioni (di qualsiasi livello e visibilità) possono costituire il proverbiale brodo che tutto fa: qualche contatto in più, qualche serata in più, qualche entrata in più per registrare altro materiale, stampare questo e quello, ecc... ma credo non di più...

      W

      W

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  10. Io sul mio blog scrivo di quello che mi piace, è un hobby e nulla più, resta il piacere se a qualcuno interessa quello che ascolto. Diciamo che do degli spunti, più che recensioni, non voglio rubare il mestiere a nessuno eh... :o)

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  11. Hai qui un ammiratore infatti.
    Resta il piacere se a qualcuno interessa ciò che uno fa per hobby con passione.
    A me è capitato proprio ieri sera, priceless!

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  12. Ciao W, ma dove sei finito, in un tombino?

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  13. Ahahahahaha! Ci ho messo un po' a dimostrare che non sono un robot!!!

    W

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    1. ahahah! Niente Kraftwerk a questo giro..
      C

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  14. E' da un po' che leggo ma spesso non riesco a rispondere per mancanza di tempo...(già che ci sono: grande gruppo il tuo che poteva trovare ben più fortuna di quella che ha avuto). comunque secondo me le recensioni contano per un gruppo nuovo o alle prime armi. io non credo nel potere di you tube. non credo che you tube faccia nascere fenomeni ma che vi sia una potente spinta pubblicitaria anche sulla carta stampata che crea il fenomeno. la carta stampata secondo me ha ancora un peso ma ovviamente solo quella anglosassone. la nostra non può averlo o lo può avere solo in minima parte a causa della natura asfittica del nostro mercato che è stato è e sarà sempre così finché in televisione non si decideranno a far passare gruppi seri al posto di mengoni o dei derivati di amici (con tutto il rispetto). il rock non ci appartiene come cultura e questo è un fatto. poi la carta stampata italiana soffre da sempre di quello di cui sopra: gente che spesso non suona o non ha suonato che esalta dischi inascoltabili fino a risultare poco credibile.

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    1. Grazie per il contributo e benvenuta.
      Il problema della stampa italiana è che ha (spesso, non sempre) perso credibilità, soprattutto quando sono evidenti certe "marchette".
      Ma è un mercato da due soldi e anche un eventuale spostamento di copie vendute si conterebbero sulle dita di una mano o quasi (vedi: http://tonyface.blogspot.it/2015/01/i-dischi-piu-venduti-in-italia-nel-2014.html )

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  15. Oggi si parla di nunero di visualizzazioni su YT. Mah.

    Fabio T.

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