mercoledì, maggio 22, 2013
Intervista a Federico Guglielmi
Prosegue la serie di (volutamente) brevi interviste ad alcuni personaggi della scena musicale italiana (amici e conoscenti).
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA (martedì 14 maggio), proseguiamo con FEDERICO GUGLIELMI, tra i giornalisti e critici musicali più importanti ed influenti della stampa italiana, recente dimissionario dal Mucchio.
1)
Ha avuto una certa eco sul web una tua dichiarazione tratta da un’ intervista che tra le altre cose dice: "Quando ho iniziato, nel 1979, avevo ascoltato 'solo' alcune migliaia di album, ma in fondo il rock aveva poco più di vent’anni e io lo seguivo già da almeno otto. Adesso chi volesse scrivere seriamente di musica dovrebbe conoscere, quantomeno a grandi linee, molto di più: dovrebbe 'studiare' almeno un po’ quello che è successo in sei decenni e anche prima, non saltellare mezz’ora fra YouTube e Wikipedia e credere di avere capito tutto o quasi ciò che serve per buttar giù un buon articolo".
Ci ho fatto anche un post sul mio blog.
La domanda è dunque: chi scrive e disserta di musica, chi suona, ha "bisogno" di preparazione?
E l'immediatezza, l'urgenza "ignorante", l’irruenza che furono alla base del punk (e delle sue fanzines)?
Chi suona anche no, dai!
Lì, appunto, il desiderio di esprimere qualcosa di vitale non deve necessariamente essere sostenuto dalla conoscenza.
Idem per le fanzines, che poi oggi sono blog: nessuno pretende che siano professionali, né nella sostanza, né nella forma. Una rivista, cartacea e/o in Rete che abbia la pretesa di essere rilevante, influente e seria, non può certo prescindere dalla competenza dello staff e dalla qualità della scrittura.
Il problema odierno è che l'eccesso di offerta dilettantistica inevitabilmente generata da Internet non sembra favorire la professionalità, come ben dimostra la crisi mostruosa dell'editoria in genere e di quella del settore in particolare.
Io al momento cerco di resistere, attendendo il momento del riflusso che mi auguro arriverà.
2)
Agli albori del “nuovo rock italiano” (primi anni 80) l’autoproduzione era una necessità e anche le etichette erano il più delle volte frutto della buona volontà di una persona che tirava fuori i soldi per passione ed entusiasmo (vedi la tua High Rise o la mia Face Records ad esempio) senza alcun progetto particolare se non quello di far conoscere un gruppo che si amava.
Poi si è passati a dimensioni più professionali ma negli ultimi tempi la crisi discografica sembra aver riportato tutto di nuovo alle origini.
Ovvero, con le dovute eccezioni, per farsi conoscere devi tornare a sistemi che avevamo lasciato 30 anni fa.
Come vedi il futuro in questo senso?
Credo che con la massa abnorme di autoproduzioni resa possibile dal crollo dei costi di registrazione e stampa, le etichette che avranno una linea stilistica e/o qualitativa chiara e riconoscibile hanno ottime possibilità di sopravvivere più che dignitosamente.
Certo, non dovranno puntare a divenire piccole major ma dovranno volare più in basso, dato che i dischi vendono molto meno di un tempo... ma sono convinto che un marchio "rinomato" possa sempre fare moltissimo per gli artisti in gamba, e i fatti lo provano.
Vedi?
Il riflusso di cui sopra per le etichette è già arrivato, com'è arrivato per il sacro vinile che anni fa tutti davano per morto e sepolto.
3)
Ricollegandomi alla precedente domanda.
Parlando sempre di più o meno 30 anni fa, noi ammalati di musica “strana” spendevamo ore, giorni, immense energie e tanti soldi per trovare oscuri dischi punk o new wave o 60’s.
Una ricerca “mineraria” di vecchie o nuove gemme perse nella marea di materiale “infame” (disco music etc).
Nel 2013, tra Spotify, Deezer, Youtube etc mi sembra che si stiano riproponendo le stesse modalità. Milioni di brani e migliaia di album (gratis!) ma per trovare la gemma giusta e di valore occorre di nuovo scavare e scavare (questa volta nel web...)
Già, ma quel "gratis" fa una bella differenza: noi, quando riuscivamo a caro prezzo ad aggiudicarci un "tesoro nascosto", lo ascoltavamo e riascoltavamo per assimilarlo, mentre la tendenza attuale - favorita, appunto, dalla disponibilità gratuita e senza nemmeno uscire di casa - sembra essere legata alla rapidità e alla superficialità.
Mezzo ascolto magari mentre si fa altro e poi, via, si passa all'ennesimo link. È ovvio che non è così per tutti, ma in generale il trend è questo.
4)
Sappiamo cosa è successo e sta succedendo al “Mucchio”.
Evitiamo di approfondire ma colgo il pretesto per chiederti se, indipendentemente da queste vicende, credi che la rivista musicale cartacea sia destinata a scomparire quando ormai i dischi vengono recensiti sul web mesi prima dell’uscita e le news sono fruibili quotidianamente e non più mensilmente.
Credi resteranno ad appannaggio esclusivo dei tradizionalisti di “una certa età” abituati a quel mezzo?
In buona parte sì, ma sono assolutamente convinto che qualche rivista fatta bene, che rinunci a inseguire il web e si ponga come serio veicolo di approfondimento a prescindere dalla frenesia del nuovo (reale o presunto) possa ritagliarsi un suo spazio, avere una sua visibilità...
anche fra i giovani davvero interessati all'argomento e non solo fra noi "vecchietti".
Magari con una periodicità diversa dal mensile, tipo sei o quattro numeri all'anno...
5)
Parliamo di musica.
Esclusi i Not Moving (...) quali sono i dischi che sei stato più contento ed orgoglioso di avere prodotto ?
E un paio di titoli che avresti voluto produrre e che pensi che con il tuo apporto artistico avrebbero avuto maggiore efficacia (senza nulla togliere ovviamente a chi li ha prodotti, è un gioco...)
Una domandaccia!
Ho un bellissimo ricordo di tutti, ma se proprio devo pronunciarmi dico il mini-LP "On The Other Side Of The Tracks" dei Flies per i risultati tecnici - insomma, penso sia quello che mi è venuto meglio - e "My Blood, My Sin, My Madness", il secondo album dei Fasten Belt, per quanto riguarda il coinvolgimento emotivo, anche a livello di lavoro a monte.
Fra le "produzioni mancate"...
beh, non so dirti se con me le cose sarebbero andate meglio, ma di sicuro avrei dato tutto me stesso per "Five Days To Hell" degli Sleeves e "Rane'n'Roll" di Joe Perrino & The Mellowtones, i primi che mi vengono in mente.
Entrambi degli anni '80?
Sì, perché al di là dei pochissimi strascichi successivi considero conclusa la mia "carriera" di produttore in quel decennio.
6)
La domanda è banale ma non posso esimermi.
Fammi un elenco di dischi che ritieni essenziali per la conoscenza della musica “rock”.
E poi, parafrasando la rubrica “Get back” di questo blog che, mensilmente, consiglia tre dischi dimenticati da riscoprire, mi piacerebbe avere una tua breve lista di album che di solito nessuno cita in nessun elenco e che invece meriterebbero di essere rivalutati o scoperti.
Domanda addirittura peggiore della precedente... conosco troppi dischi, e so già che rileggendomi mi innervosirò per le dimenticanze.
Diciamo la classica antologia di Robert Johnson, una raccolta del primo Bo Diddley, "My Generation" degli Who, "Velvet Underground With Nico", i singoli Decca ed "Exile On Main St." dei Rolling Stones, "Revolver" dei Beatles, "Electric Ladyland" di Jimi Hendrix, "Goodbye & Hello" di Tim Buckley, "Raw Power" degli Stooges, l'esordio omonimo dei Ramones, "Horses" di Patti Smith, "Q. Are We Not Men?" dei Devo, "Damaged" dei Black Flag, "Mommy's Little Monster" dei Social Distortion...
sto andando a memoria e più o meno cronologicamente, ma non chiedermi di procedere oltre, anche se mi sono fermato solo ai primi anni '80.
Per quanto concerne i "culti", invece: "The American Revolution" di David Peel, "Who's Landing In My Hangar?" degli Human Switchboard, "Kaleidoscope World" dei Chills, l'omonimo degli High Tide e "Dealing With The Dead" dei Plan 9.
Anche qui citando a caso e senza consultare alcun "sacro testo".
Etichette:
Le interviste
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
bella, quando compravo il rockerilla le recensioni che avevano la precedenza erano quelle di Guglielmi, Sorge e Frazzi
RispondiEliminaPuò piacere o meno ma è comunque un grande del giornalismo italiano.
RispondiEliminaPeccato per la storiaccia del Mucchio.
Bella intervista Boss, come sempre.
RispondiEliminaRimane anche un bell'ottimista nonostante tutto
Si mi ha fatto molto piacere la sua visione della musica e della situazione che in tanti dipingono in modo funereo.
RispondiEliminaC'è poco da stare allegri ma magari non è vero che tutto è perduto e finito....
Infatti, fa piacere sentirlo dire da uno così
RispondiEliminawell,..but se io ho comprato anni fa in certi negozi di dischi Lombardo-Emiliani roba tipo T.S.O.L. , Adolescents, Social Distortion, Rodney on The Roq, Let Them Eat Jellybeans, X, Nuns,GunClub, Avengers ,Wall Of Voodoo, Three O' Clock/Salvation Army , Fasten Belt, Technicolur Dream , Flesheaters , etc. et 'compagnia cantante' lo devo essenzialmente al Guglielmi,..poi una volta ai tempi di 'Proiettili' Iddaglian Pank Waves gli parlai anche al tel. mi sembra, quindi.respect
RispondiEliminaanche Fiumani mi sembra un grande,...e il vecchio Ursus:)
RispondiEliminaTony intervisti tutti i FEDERICO ?
RispondiEliminaquesto me pare il figlio di Ugo Conti
anzi me pare proprio Ugo Conti bello inquartato
RispondiEliminaAhahah un po 'ci assomiglia è vero.
RispondiEliminaSi tutti i Federico e solo Federico.
No la prossima volta si passa alla O e po alla EM
se sara' magnato i soldi del Mucchio sto ciccione
RispondiEliminacomunque è vero che una volta ti godevi il disco che faticosamente con poche lire a disposizione della 'paghetta genitoriale' ti compravi,...ricordo quando andai spesso con dei miei amici 'frik' (loro venivano a Bo per comprarsi jeans freak/scoloriti usati per andare nelle discoteche del Lago diGarda Bresciano) a beccare al disco d'oro di Bo dischi tipo Jealous Again dei black flag o circle jerks 1° o Flux Of Pink Indians o una band Inglese chiamata Subhumans (da non confondere con i Canadesi dallo stesso nome
RispondiEliminaIo non sono vecchio...oggi si dice "diversamente giovane" :-)
RispondiEliminaL'ultima recensione che ho letto di Guglielmi è proprio quella di No Strange - "Cristalli Sognanti",sintetica come tutte quelle più recenti ma piuttosto azzeccata.
tutti in coro per Gujermi:
RispondiElimina"la societa dei magnaccioni
la societa della gioventu
a noi ce piace de magna e beve
nun ce piace de lavora!!"
well, yeh Ursus ma uno capisce di musica rokkk (Bob) per 'antiche' passioni o acquisti ,..il resto sono cazzate,...io penso che solo uno che abbia ascoltato almeno 50.'000 dischi...10.000 son già robetta da dilettanti:) debba esprimersi su certi argomenti,....se uno ha ascoltato 2 dischi in vita sua e viene a rompermi il cazzo contro il 3° LP dei Pogues io giustamente lo mando a cagare come è avvenuto in past
RispondiEliminaHuman Switchboard celo.
RispondiEliminaSu professionismo e dilettantismo, mi ripeto: la posizione di Guglielmi è purtroppo quella di chi deve difendere il proprio orticello. Legittimo, eh, ma un po' tiste...
Sul gratis e a pagamento faccio un po' fatica: credo di aver capito che una volta spendevi i tuoi soldi per comprare un disco, e non potendo comprarne un altro per un po' di tempo ascoltavi quel disco lì fino a fartelo piacere, bello o brutto che fosse.
Direi meglio adesso.
Sul numero dei dischi che devi aver ascoltato per poterti poi esprimere, boh.
Io quando avevo 18 anni avevo si e no una cinquantina di LP e altrettanti in cassetta registrati dagli amici. Ed eravamo due/tre MOLTO appassionati e senza particolari problemi economici, ma più di uno/due dischi al mese non potevamo comprare.
love?
RispondiEliminaA me sembra che Guglielmi se la sia presa in quel posto dal Mucchio più che essersi "magnato" qualcosa.
RispondiEliminaSu quanti dischi sia necessario ascoltare per giudicare non so.
Di sicuro vedo "critici" e leggo recensioni di gente che non ha la minima idea di chi siano, non dico gli Mc5 o i Sonics ma neanche gli Stooges o i Led Zeppelin.
E ci sta.
Non è che uno deve avere ascoltato la storia della musica per dire "disco buono/disco brutto" però....
Giusto, Tony.
RispondiEliminaI critici (critici? Boh) piu' somari sono annidati, allineati e coperti (con lauto stipendio, USEREI DIRE, come diceva il mago Gabriel) nei giornaloni itagliani. Quando mi capita di leggere qualche recensione, di dischi o concerti, mi viene da cagarmi sotto.
Infatti Tony..pero' un minimo delle cosiddette "basi" tanto care ai ns insegnanti di scuola sono,diciamo, utili. E come dicevo nell'altro post ti permettomo di fornire altri elementi info e cio che vuoi oltre al giudizio sintetico (pallini,stelline,ecc)
RispondiEliminaC
Boh, per fortuna quando hai diciotto anni delle "basi" te ne fotti e fai quello che vuoi.
RispondiEliminaIn caso contrario, non avremmo avuto nessun tipo di musica rock...
Per quanto concerne il sottoscritto, insieme a Luca Frazzi e Claudio Sorge, Federico Guglielmi ha rappresentato la sacra triade del giornalismo musicale, in qualche modo elitario. Grazie a lui e gli altri sovramenzionati, ho pouto scoprire splendide realtà sonore.
RispondiEliminaSincera gratitudine.
http://www.youtube.com/watch?v=OVqSzPcG2kY
"Velvet Undeground AND Nico". Non WITH Nico.
RispondiEliminaSolo per fare i precisini
Infatti le basi te le costruisci proprio a quell'eta 8o anche prima),Allelimo
RispondiEliminaC
C,inutile a rispondere a sto Allelimo che capisce mai una fava (vedi sopra about le basi)-tristeza
RispondiEliminae che nun ce la fa proprio a non dire la sua kazzata "versus", mica capisce
RispondiEliminabatian contrari wanker (wikipedia)
RispondiEliminaboh,io penso che per parlare di musica o etimologia o storia o cinema o che cazzo si voglia uno debba aver prima ascoltato/ri-ascoltato /amato (nothing to do con l'omonimo politico)/ studiato parecchi dischi o testi,...io la penso così,..
RispondiEliminaE' vero ma si perde la spontaneità di chi ascolta senza preconcetti
RispondiEliminaPerche' devono essere "preconcetti" a tutti i costi?
RispondiEliminaUno stratifica le cose in base alle proprie esperienze ed ai propri SACROSANTI gusti
C
"ma a voi il punk non ha insegnato proprio niente?" (cit.)
RispondiElimina:)
ehm...in realtà la frase era leggermente diversa ma funziona anche così :)
RispondiEliminaYes,indeed Allelimo
RispondiEliminaso what?
(o dobbiamo dare ragione all'anonimo n.1?)
t'salut
C
C:
RispondiEliminadai un po' ragione a chi vuoi, non è che la cosa mi tocchi più di tanto.
La frase citata era più per chi insiste, in un bel pastrocchio di italiano e inglese che tu hai copiato qui sopra, sull'importanza delle basi, della conoscenza, della storia.
Io mi ricordo invece le fanzine fotocopiate e "ecco un'accordo, eccone un altro, vai e fonda la tua punk band".
Se adesso, da "vecchi", vi fa piacere pensare che le cose contro le quali si ribellava il punk siano diventate importanti, benissimo.
Posso non essere d'accordo?
Distinguerei molto bene i due differenti approcci : quello del musicista e quello di chi scrive di musica...sono due cose ben diverse,anche se collegate. Il musicista,teoricamente,può anche essere un ignorante su moltissime cose e non aver approfondito più di tanto il proprio retroterra artistico/culturale,mentre al contrario sono d'accordo con Mich quando dice di non sopportare i "critici" improvvisati su basi molto flebili e inesistenti...potrei fare molti esempi,ma evito per non cadere troppo sul personale.
RispondiEliminaSempre meglio suscitare dubbi che sentirsi padroni di certezze assolute,per questo mi spaventa la tecnologia moderna : perchè se da una parte rende possibilità infinite,dall'altra fa sì che emergano una serie infinita di millantatori,incompetenti e neppure in buona fede (sempre generalizzando,si intende)...a me questa storia del tutto subito e gratis continua a darmi un gusto amaro,soprattutto quando vedo le difficoltà economiche e professionali in cui riversano non solo i giornali specializzati,ma molti altri settori video,discografici ecc...
del resto,se abbiamo una classe politica che si incazza fino al punto di denunciare gli autori di una vignetta,piuttosto che un qualunque bimbominkia che pubblica una foto compromettente,mentre non si frega nulla delle continue violazioni di copyright e dell'assenza dei diritti SIAE in rete (che invece vengono pagati regolarmente alla fonte) ci sarà pure un motivo...o anche questo è un progresso della civiltà democratica e liberista ?
Allelimo..tuut tuut..l'utente da voi chiamato non e' al momento raggiungibile (fraintendere e' un'attitudine).
RispondiEliminastammi bene
C
io penso che in campo di 'critica rock' come in altri campi (fare il formaggio grana o reggiano o altri ,..caciott aetc. , i salumi, i gelati , il prosciutto,...i tatuaggi , i vecchi attrezzi agricoli in legno, i cartoni animati o quel che si vuole ci voglia 'know how' e passione ,giusto??,..mica uno può far fare un prosciutto a uno che ha visto un prosciutto solo 3 volte al supermarket ,..no??
RispondiEliminaFerpetto!
RispondiEliminaIo mi faccio fare un bel panino col prosciutto e mi fido del salumiere!
provate a farvi prescrivere una ricetta medica da un muratore,anzichè dal medico preposto
RispondiEliminapoi magari ritirate la medicina in cantiere,anzichè in farmacia. Allora sì che diventerete più punk
C, vedi, non è che non hai imparato un cazzo dal punk, tu proprio non capisci un cazzo.
RispondiEliminastammi bene pure tu.
uuuuuhhhhhh.....
RispondiEliminaAllelimo,hai ragione come sempre.
RispondiEliminaAdesso pero' non rompermi piu' i coglioni.
C
ohe cretino, chi è che ha cominciato a rompere i coglioni, io o tu?
RispondiEliminavai cortesemente a giocare a mosca cieca in autostrada.
PLAN 9!
RispondiEliminaDAVE