venerdì, maggio 31, 2013
Maggio 2013. Il meglio
Tra i primi nomi che potrebbero finire nella top 10 di fine anno Charles Walker & the Dynamites, Sweet Vandals, Mudhoney, Nicole Willis, Ocean Colour Scene, Nick Cave, Johnny Marr , Jimi Hendrix, Jesse Dee e Lilian Hak e tra gli italiani Statuto, Raphael Gualazzi, Temponauts, Lord Shani, Mauro Ermanno Giovanardi, Petrina, Zamboni/Baraldi, Cut/Julie’s Haircut, Valentina Gravili, Cesare Basile e Andrea Balducci, Electric Shields
ASCOLTATO
45 giri
MARTA REN & the GROOVELVETS “2 kinds of men” / “Summer’s gone”
Elegantissimo esordio su singolo direttamente dal Portogallo per questa nuova band di otto elementi, a base di raw soul, raffinato funk e influenze ska, guidati dalla grande voce di Marta Ren (già leader dei Bombazines).
Stampa RecordKicks e due brani sono esplosivi.
CHARLES WALKER & the DYNAMITES - Love is only everything
Un superbo album da Nashville con la matura voce di C.Walker accompagnato dall’incredibile groove dei Dynamites.
Ci si muove tra soul di sapore Stax e rhythm and blues che spazia da Jackie Wilson a Wilson Pickett senza dimenticare stupende immersioni nel 70’s funk alla James Brown.
TEMPONAUTS - The canticle of Temponauts
Il secondo album per i nostri eroi della Val Tidone, viaggia sui consueti binari del miglior jingle jangle sound, dai Byrds al Paisley Underground attraverso Soundtracks of our lives, il groove chitarristico di Johnny Marr e quello di Peter Buck dei REM.
Un lavoro di grande freschezza e craetività che li conferma tra le migliori realtà italiane.
MAURO ERMANNO GIOVANARDI e SINFONICO HONOLULU- Maledetto colui che è solo
Torna Giovanardi con uno splendido progetto che abbina una folle band di suonatori di ukelele alla sua ammaliante voce alle prese con riuscite reinterpretazioni di classici “minori” della musica d’autore italiana (da De Andrè a Ciampi, via Celentano, Buscaglione e soprattutto la bellissima “Nel ghetto” di Radius).
Un piccolo gioiello di grazia e originale musicalità.
Da sentire.
JC BROOKS & the UPTOWN SOUND - Howl
Al terzo album la soul band di Detroit prosegue il suo viaggio tra i suoni black (funk, soul, rhythm and blues dei migliori) spaziando da influenze più 60’s alla Otis al Curtis Mayfiled dei mid 70’s.
THE FALL - Re-Mit
30 album !! Mica pochi eh.
E Mark E.Smith non molla continuando a biascicare invettive a destra e a manca con fare isterico e furioso su basi acide, ossessive, minimali, scarne, stonate tra garage, Captain Beefheart e punk primordiale.
C’è solo lui, l’unico rimasto sulle barricate ad inveire contro quello che non va o magari solo per il gusto di inveire.
KID CONGO and PINK MONKEY BIRDS - Haunted head
L’ex Cramps e Gun Club prosegue la sua immersione nel deep blues contaminato di garage e lo fi.
Atmosfere inquietanti, sporche e lugubri ma effetto dirompente.
Ottimo.
DAFT PUNK - Random Access Memory
Il duo francese ripercorre la storia della dance degli ultimi 30 anni da Moroder al vocoder via Philly Sound, Chic e synth pop.
Possono non piacere ma sono geniali.
DAVE DAVIES - I will be me
Torna una delle anime dei KINKS con un dignitoso album solista, molto rock tradizionale con qualche bella ballata e l’aiuto di AntiFlag, Jayhawks, Dead meadow tra gli altri.
Niente di sensazionale ma ascoltabile.
BOBBY MCFERRIN - Spirityouall
Il grande Bobby rivisita la tradizione musicale americana attraverso blues, gospel, soul, folk blues.
Album intensissimo e raffinato.
Scontato parlare della sua inarrivabile voce.
JAZZ INVADERS feat LONNIE SMITH - That’s what you say
Quarto album per la band olandese alle prese con un freschissimo Hammond jazz dalle tinte funk, classicamente tra il JTQ e Jimmy Smith.
Ospite il leggendario LONNIE SMITH all’Hammond i 10 brani volano via veloci, raffinati, eleganti, ben suonati pieni di buone vibrazioni.
CAROLINE LACAZE - En route
Brillante esordio per la soul singer francese.
In realtà non c’è solo soul ma anche ottimi brani 60’s beat, una godibile versione di “Harley Davidson” di BB, boogaloo, riff di surf.
Piacevolissimo.
LA BAND DEL BRASILIANO - Vol. 1
Band toscana che esce per la Cinedelic con una colonna sonora del film “La banda del brasiliano” del 2010.
Tra Curduroy, James Taylor Quartet, funk soul strumentale, acid grooves, tutto il miglior armamentario per una colonna sonora poliziesca con i fiocchi.
DREAMACHINE - Uh!
Dalle ceneri dei mai troppo rimpianti B-Back, arriva dalla profonda Toscana questa nuovo combo alle prese con il miglior garage punk tra fuzz, qualche escursione psichedelica (“war”) e una riuscita cover di “My friend Jack” degli Smoke.
FANCIES - EP Da Fidenza , Parma, 4 nuovi brani sospesi tra guitar rock un po‘ alla Dream Syndicate e un mood molto primi Oasis.
Um buon lavoro.
ASCOLTATO ANCHE:
NEW COOL COLLECTIVE (dall’Olanda un buon jazz fusion soul ben suonato e divertente) , BRAND NEW HEAVIES (come sempre funk soul raffinatissimo ed elegante, molto disco ma apprezzabile) PRIMAL SCREAM ((un buon ritorno di tanti buoni ingredienti dal funk agli Stones ma che personalmente non convince più di tanto), OBLIVIANS (deludente e trascurabile consueto mix di garage, lo-fi e un pizzico di soul), QUIET CONFUSION (da Verona sparano un rock n roll tiratissimo con botte hendrixiane, un po’ di blues punk e tanta elettricità) ZBONICS (buon album di funk e fusion con buone dosi di soul), SHE AND HIM (Forse un po’ troppo zuccheroso ma il mix di Supremes, Chiffons, Phil Spector, Everything but the girl, Dusty Springfield è davvero carino, godibile e avvolgente), LUMINAL (nuova stella dell’indie italiano pluri ealtati ovunque. mah), MR. BISON (il trio livornese spazia tra stoner, hard, blues, influenze Hendrixiane. Ottimi davvero), SCOUTT NIBLETT (cantautrice tra Patti Smith e PJHarvey, pesante e senza il talento dell’una e dell’altra), TREETOP FLYERS (byrdsiani un po’ Fleet Foxes, un tocco di Arcade Fire), BERMUDAS (punknroll violento e tirato per il trio ligure con riuscita cover di ”Mexican radio” dei Wall of Voodoo),PATRICK LEHMAN (mischia soul, R&B ed elettronica con buoni risultati), THE CHILD OF LOV (anche qui si mischiano influenze soul e black non hip hop, varie cose troniche e Gorillaz. Non a caso c’è Albarn ospite), GUIDED BY VOICES (continuano a definirli geni, continuano a non piacermi. per nulla), BLACK ANGELS (echi psichedelici, buon rock di stampo shoegaze, ipnotico, mediamente duro, abbastanza anonimo), NOISETTES (partirono bene con un buon pop punk soul sono finiti con un dance pop anonimo. Peccato), SHANNON & the CLAMS (rock n roll tardo 50s’, doo wop, un po’ di beat primitivo. Ricordano i Milkshakes ma non con la stessa efficacia). DOORMEN (da Ravenna tra Cure, Sisters of Mercy ed Editors. Non male), COCOROSIE (sempre trovate insopportabili non cambia il giudizio con il nuovo album)
LETTO
Mauro Zambellini - Love and emotion
La vita, non solo artistica, di Willy DeVille meritava un libro che ne approfondisse ed esaltasse l’incredibile fascino e spessore.
Ci è riuscito bene Zambellini con questo agile ed esauriente lavoro che ci restituisce la grandezza dell’uomo e dell’artista.
Consigliatissimo.
S.Deabill - I.Snowball - Thick as Thieves: Personal Situations with The Jam
Uno splendido libro per ogni fan dei JAM che si rispetti.
Gli autori danno voce a fans, crew, produttori, giornalisti, agli stessi Paul, Bruce e Rick nel ricordare non tanto i Jam ma il loro pubblico, le sensazioni ai loro concerti, “la prima volta”, quello che un gruppo musicale (in realtà non un gruppo qualunque ma i JAM) ha rappresentato nella loro vita.
Il tutto corredato da una marea di foto e curiosità inedite e di memorabilia.
Haruki Murakami - Norwegian wood / Tokyo Blues
Mi capita di rado di non finire un libro o di leggerlo svogliatamente, saltando pagine e periodi.
Più o meno è quello che è successo con “Tokyo blues”, spesso considerato un “capolavoro” ma che ho , personalmente, trovato anonimo e noioso.
VISTO The Football Factory
The Firm
Due film di Nick Love (il primo tratto dal libro di John King “Fedeli alla tribù”) sull’hooliganesimo inglese in epoca Casuals, ritratti molto fedeli e realistici della violenza cieca che imperversò ai tempi (anni 90) negli stadi (ma soprattutto fuori) inglesi. Più ironico il primo ma entrambi con finali drammatici a suggello di trame comunque di estrema violenza.
Visti in versione originale inglese grazie a Paul 67.
Fortapasc di Marco Risi
Ottimo film sulla tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra nel 1985 a causa delle sue inchieste giornalistiche.
COSE & SUONI
Si torna dal vivo con Lilith and the Sinnersaints il 22 giugno a Camino al Tagliamento (Udine) e a breve di nuovo in studio di registrazione per un progetto discografico autunnale.
www.lilithandthesinnersaints.com
Mie recensioni su www.radiocoop.it
IN CANTIERE Il libro sugli Statuto alle fasi finali mentre prosegue la promozione di “Rock n Goal”.
Nessuna notizia per quello su Paul Weller.
Qualche data live estiva per Lilith & the Sinnersaints.
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Io arriavi a pagina dieci di Norwegian wood/Tokyo blues, mi stava uccidendo...
RispondiEliminaEppure sembra piacere a un sacco di gente, boh.
Secondo me si è creato uno strano mito: nessuno lo legge ma tutti lo comprano e dicono "bellissimo"...
AndBot
Ho provato a leggerlo con impegno dopo che le prime pagine mi avevano tagliato le gambe. Ma niente. Ho saltato un po' di pagine, dei periodi, ci ho provato e riprovato per un mesetto, poi basta.
RispondiEliminaEppure ne leggo e ne sento lodi entusiaste
No, io non ce l' ho fatta, l' ho mollato subito: magari ho sbagliato, dovevo entrare nel mood, non so.
RispondiEliminaLo so che dieci-quindici pagine non sono niente ma sembrava che non andasse da nessuna parte, senza contare che la scrittura (per me) era pallosissima.
Vero, lo lodano parecchio.
AndBot
Ti garantisco che 10/15 pagine bastano. Poi sono i oche non tollero di non finire un libro ma in questo caso non c'è stato verso.
RispondiElimina"la prima volta" dei jam..di che? ciulare?
RispondiEliminama se NW/TB e' uscito vari anni fa perche' ne parlano/parlate tutti adesso? (aggiungo altri commenti pessimi sentiti in giro.colcazzo che lo inizio)
RispondiElimina1) La prima volta che uno ha visto o ha ascoltato i Jam
RispondiElimina2) Perchè l'ho letto adesso e ho cercato commenti sul libro (adesso)
Charles Walker e' un grande! E quest'anno passera' ancora dal Porretta Soul Festival.
RispondiEliminaGran bel dischetto la Band del brasiliano.
E la ristampa di Lee Fields.
Il 1969 nella mia mente è associato all'immagine di una palude. Una tetra palude piena di una torbida melma, dove ad ogni passo i miei piedi rischiavano di restare invischiati. Era solo con uno sforzo terribile che riuscivo ad avanzare in mezzo a quel fango. Non riuscivo a vedere niente né davanti né dietro di me: solo quella buia palude che si estendeva a perdita d'occhio. Gli altri andavano avanti, li guardavo avanzare spediti mentre mi trascinavo faticosamente attraverso il fango. Io vivevo alla giornata, senza quasi sollevare la testa. Quella sconfinata palude era l'unica cosa che si rifletteva nei miei occhi. Procedevo mettendo a terra il piede destro, sollevavo il sinistro, mettendolo a terra, e così via. Non sapevo dove mi trovavo, e niente mi diceva che la direzione verso la quale mi muovevo fosse quella giusta. Ma siccome non potevo restare bloccato li per sempre, un passo alla volta, mi spostavo.
RispondiEliminaLa morte non è l'opposto della vita, ma sua parte integrante. Tradotto in parole suona piuttosto banale, ma allora non era così che lo percepivo, ma come un grumo d'aria presente dentro di me. La morte era parte di quel fermacarte, parte indissolubile delle quattro palline bianche e rosse allineate sul tavolo di biliardo. E sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere. Fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire: 'Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fino a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo? Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico. La vita di qua, la morte di là. Io sono da questa parte, e quindi non posso essere da quella. Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perchè la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me.
Trascorsi la primavera dei miei diciott'anni sentendo dentro di me quel grumo d'aria. Però allo stesso tempo mi sforzavo di non prenderlo troppo sul serio, perché intuivo vagamente che prendere le cose sul serio non sempre significa avvicinarsi alla verità. Continuavo a muovermi in quell'angosciosa antitesi, in un infinito circolo vizioso. A pensarci adesso furono davvero dei giorni strani. Nel pieno della vita tutto ruotava attorno alla morte.
Non l'avete letto bene.