giovedì, maggio 31, 2012
Maggio 2012. Il meglio.
Foto da lunchboxoddsox.tumbrl.com
Un quarto del 2012 e un po’ di nomi che ritroveremo nella top a fine anno.
Garladn Jeffreys, Jack White, Paul Weller, Motorpsycho, Quantic+Alice Russell, Leonard Cohen, Dojo Cuts, Micatone e Mark Lanegan, Fay Hallam, Off! .
Tra gli italiani Julie’s Haircut, Mr.T-Bone & Young Lions, Infernal Quinlan, Giardini di Mirò, Mike Painter/Viola Road, Redska, Lo.Mo, Sir Frankie Crisp, Glincolti, Rookies.
ASCOLTATO
GARLAND JEFFREYS - The king of in between
Una lunga carriera alle spalle, l’amicizia con Lou Reed, la frequentazione dell’underground new yorkese, eccellenti dischi di blues, reggae, soul, rock con quella “Wild in the streets” del ’73 ripresa da Circle Jerks e Chris Spedding tra gli altri.
Il nuovo album è eccellente, profondo, blues, un brano di duro ska, tono rauco, cattivo, insolente, un brano come “Til John Lee Hooker calls me”, rhythm and blues ruvidissimo in “Rock n roll music”.
Che roba ! Nella mia top 10 2012.
JULIE’S HAIRCUT - The wildlife variations
La storica band emiliana esce con un geniale EP di quattro brani che mischiano una base elettronica ad un mood psichedelico personalissimo e avant/art/rock.
Difficile da collocare tanto è particolare e originale. Grandissimi.
THE KIK - Springlevend
Olandesi, suonano come i Beatles del 1964, tra stupende melodie 60’s e un tiro che solo a tratti sconfina nel garage ma si mantiene in generale nell’ambito del miglior e più cristallino beat .
Un gioiello di purezza 60’s.
NICK WATERHOUSE - Time’s all gone
Americano, retro oriented, mischia rythm and blues di stampo 50’s , soul, boogaloo, mambo, un po’ di New Orleans blues e un mood piacevolissimo tra fiati, ritmi oscuri e atmosfere avvolgenti care ai primi 60’s.
FAY HALLAM & The BONGOLIAN - Lost in sound
Preziosa collaborazione tra la musa mod per eccellenza (Makin Time, Prime Movers, Phaze etc) e The Bongolian funambolica mente dei Big Boss Man e varie imprese soliste.
Il risultato è un gradevole e ben riuscito excursus nell’ambito del Hammond Soul con puntate in atmosfere bossa, beat, accenni all’accoppiata Julie Driscoll/Brian Auger e atmosfere 60’s in genere.
La voce di Fay è sempre perfetta, le songs ottime, il groove sempre azzeccato.
OFF! - Off!
La ex voce dei primi Black Flag e dei Circle Jerks poi, Keith Morris, , con membri di Redd Kross, Rocket from the Crypt e Burning Brides, alle prese con un HC punk di stampo californiano primi 80’s.
Sferragliante, rancido, cattivo, brani brevi e ignoranti di una violenza inaudita. Grandissimi.
GLINCOLTI - Glincolti
Quintetto veneto alle prese con un incredibile mix di fusion, jazz, prog, virate alla Zappa, richiami ai Battles, alla prima PFM, ai Primus, funk, intrecci strumentali pazzeschi ed imprevedibili e capacità strumentali da paura.
ROOKIES - Things never said
Garage beat che attinge dall’Olanda di Outsiders e Q65, dagli Stones di “Out of our heads”, da Love, “Nuggets”, Sick Rose e primi Chesterfield Kings.
100% purezza 60’s .
SUGARMEN THREE - What the world needs now
Storici artefici di un classico funk soul strumentale tornano con un ennesimo album dalla classica formula. Piacevole e groovy anche se piuttosto prevedibile.
SIR FRANKIE CRISP
Pugliesi, ex cover band di George Harrison, compongono un album di inediti che potrebbe tranquillamente essere un album perduto del buon George, per quanto è simile a livello compositivo, sonoro e nella voce. Sorprendente.
MADE - Is it different
La band spezzina confeziona un ottimo album di power pop, marcate influenze beat che riportano alla mente il sound degli Squire e del mod sound meno aggressivo. Dieci brani cristallini, puliti, ben costruiti ed interpretati.
HIVES - Lex Hives
La formula è sempre la stessa: high energy rock n roll con secchiate di new beat (Fleshtones), punk (Ramones) e un pizzico (ma appena appena) di soul.
Divertente, coinvolgente ma alla fine un po’ scontata e che si dimentica in fretta.
ASCOLTATO ANCHE:
JAPANANDROIDS (duo canadese dalle forti spinte altrock con Husker Du, Fugazi e Jane’s Addiction sullo sfondo. Ottimi), SNIPERDOGS (punk 77 con macchie di rockabilly, un po’ di NoFx e tanta potenza. Ottimi), WHITE FENCE (progetto solo di Tim Presley alle prese con una psichedelia di stampo UK tardo 60‘s, tra Barrett e primi Pink Floyd, Tomorrow, Kinks, freakbeat. Doppio album, 28 brani, molto interessante), TY SEGALL (e White Fence collabora a questo album sulle medesime coordinate garage psych lo-fi, piuttosto interessante) GOSSIP (non che avessi dei dubbi ma il nuovo album è davvero brutto. Avrà successo), DEVIN (da NY una specie di Johnny Thunders moderno (con dosi abbondanti di Strokes) con qualche spunto ma un decimo del mood dell’originale), NORAH JONES (jazzy, bluesy, ballads, carino nulla più), BRAD (side project di uno dei Pearl Jam ancora più noioso della band madre...tutto dire...), NOBRAINO (molto apprezzati dalla critica e dai media. Canzone d’autore un po’ “bizzarra”..mah..), METALLIC TASTE OF BLOOD (dalle parti di John Zorn: avant jazz, dub, chitarre che tagliano), INTERSTATIC (fusion jazz con punte prog e psych. Strumentale e interessante), CRIBS (solita broda inglese con rock punkizzato un po’ duretto un po’ melodico, alla fine anonimo), MISTERY JETS (album di rara noia). SPAIN (atmosfere bluesy e soffuse ma anche soporifere), TENACIOUS D (fanno rock volutamente tarro e sguaiato, l’uno è l’attore Jack Black. Ad aiutarli anche Dave Ghrol. Risultato divertente e bene fatto), COLD SPECKS (dal Canada, voce soul, atmosfere cupe, ballate intense, molto PJ Harvey) , THE VAN HOUTENS (italiani, sulle orme dei Fool’s Garden, quelli di “Lemon tree” con ballate graziose in vaudeville/Kinks. Possono fare successo), SMOKE FAIRIES (folk blues molto personale per un duo molto amato da Jack White), MASSIMO PRIVIERO e MICHELE GAZICH (12 brani della tradizione folk rock e non solo, rivisti con l’intensa voce di Priviero e il violino di Gazich, da Dylan a Seger, da Neil Young all’immortale “What a wonderful world”)
LETTO
ERRI DE LUCA - Il torto del soldato
Un’affascinante e morbosa storia di strani incroci tra nazismo e kabbalà ebraica.
De Luca torna al top con il nuovo lavoro, breve ma diretto come un pugno di Alì.
JAMES BROWN - I feel good. L’autobiografia
Il Padrino del Soul racconta dei difficilissimi esordi, dei successi e delle cadute, si autoassolve spesso, indulge un po’ troppo con l’enfasi, trascura molti particolari della carriera ma il libro si legge velocemente e con piacere.
MABINUORI KAYODE IDOWU - Fela Kuti, Lotta Continua
Un esaustivo racconto dell’intensa, difficile, violenta vita di lotta e musica, entrambi al servizio dell’Africa e da un profondo senso di giustizia in una Nigeria oppressa da dittature e neo-colonialismo.
COSE & SUONI
Si suona parecchio in giro con Lilith and the Sinnersaints, il nuovo album funziona più del solito e ne siamo davvero felici ( e sorpresi)
www.tonyface.it
www.lilithandthesinnersaints.com
News sui Beatles su www.pepperland.it by me
CALCIO
La Champions al mediocre Chelsea, del deludente campionato già si è detto, del marcio già si sapeva.
Piacenza giù in C2 e ormai a scontato rischio di cancellazione dal giro prof.
Bravo il Piacenza Basket ad arrivare ai play off di A2
IN CANTIERE
Lilith and the Sinnersaints live al “Lio Bar” a Brescia il 29 giugno e al Festival Anarchico a Sestri Levante (Ge) il 30.
Prosegue bene il libro sugli Statuto.
In arrivo il nuovo Assist in autunno.
A luglio una bella serie di concerti ed appuntamenti (Paul Weller, Excitments, Sharon Jones, PIL+Specials+Rancid e un bel po’ di cose per Lilith)
mercoledì, maggio 30, 2012
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
La consueta rubrica mensile dedicata alla riscoperta di dischi dimenticati.
JAMES BROWN - Popcorn
Nella marea indistinta di album di JAMES BROWN “Popcorn”, del 1969 è un lavoro interamente strumentale che mischia una vena pre funk con il rythm and blues, il jazz, il modern jazz e il consueto inimitabile senso ritmico del Godfather of Soul.
Pee Wee Ellis giganteggia con il sax, mentre James si diletta all’organo ma anche alla chitarra e a tratti alla batteria.
Brani tiratissimi, eccellenza tecnica, groove a secchiate e la classica “The chicken” sopra tutto.
ELVIS PRESLEY - Reconsider baby
Una raccolta del 1990 che include vari brani blues o di ispirazione affine, dimostrando che Elvis non era solo quello di “Love me tender” o del rock n roll iniziale ma un cantante dalle possibilità illimitate e da una personalità artistica ben più ampia.
Stupende “Hi heel sneakers” di Tommy Tucker e “Stranger in my home town” di Percy Mayfield dal groove quasi funk mentre la title track di Lowell Fulson ci porta sulle classiche rive del Mississipi nel blues più profondo.
Ma il meglio è con il gospel blues di “Down in the alley” dei Clovers (composta da Jesse Stone autore anche di “Flip, flop and fly” e dell’immortale “Shake, rattle and roll”) e con “When it rains it really pours” di Billy The Kid Emerson, già nei Kings of Rhythm di Ike Turner.
LUCIO BATTISTI - Anima latina
Uno dei lavori più controversi e coraggiosi di Battisti, uscito nel 1974, all’apice del successo nazionale e che rimetteva in discussione la carriera, sperimentando pesantemente, incorporando elementi latini, prog con ampio uso di sintetizzatori e orchestrazioni ardite.
La stessa composizione dei brani è anomala, senza quasi mai ritornelli e con strutture spesso bizzarre tra brani di 6/7 minuti e brevi intermezzi di un minuto.
Chi lo considera il suo capolavoro, chi un capolavoro della musica italiana in generale, chi invece continua a dargli scarsa importanza.
In ogni caso un ascolto è indispensabile e interessantissimo.
martedì, maggio 29, 2012
Ramones
Nei giorni dell’uscita delle ultime frattaglie rimaste da gettare in pasto ai nostalgici (l’album solista “Ya know”, ultra postumo di Joey Ramone, fatto di demo rimessi insieme da vari estimatori con risultati alterni ma sostanzialemnte irritanti) un breve excursus su una delle band seminali della scena Punk rock (e non solo).
Difficile stabilire se i RAMONES siano stati il gruppo PUNK per eccellenza o se, al contrario, con il punk abbiano avuto sempre poco a che fare.
Lontanissimi da ogni impegno politico, dalla visione autodistruttiva di band come i Sex Pistols, dalle visioni gotico dark di certe frange che furono alla base della new wave, dalle ibridazioni tanto perseguite ai tempi con il reggae o altre forme musicali, ancora meno con la sperimentazione e l’avantgarde di fine 70’s.
Il loro è sempre stato un essenziale, ripetitivo, monocorde (o quasi) inno al divertimento su una base di sparatissimo rock n roll / garage / surf chitarristico di tre accordi tre, con melodie 60’s accattivanti e di immediata presa e testi teen , speso surreali e minimali.
A cui hanno aggiunto il monocromatico abbigliamento quasi fumettistico che tutti conosciamo e il vezzo del cognome “comune” Ramone (da uno pseudonimo usato da Paul McCartney).
Ma è inimmaginabile l’impatto rivoluzionario che ebbero a metà degli anni 70 (l’esordio discografico è datato aprile 1976) in epoca pre punk.
Aprirono per primi la strada ad una nuova era in cui tutti, seguendo il loro esempio, avrebbero potuto impugnare uno strumento e salire su un palco.
E da allora milioni di ragazzi in tutto il mondo lo hanno fatto.
I primi 5 album (anche se il secondo “Leave home” del ’77 è di caratura inferiore) sono essenziali ed esaustivi dello stile Ramones, dall’omonimo fulminante esordio del 1976, al capolavoro “Rocket to Russia” del 1977, dove allineano brani come “Cretin hop” , “Rockaway beach”, “Sheena is a punk rocker”, “Teenage lobotomy”, “We’re a happy family” e cover devastanti di “Do you wanna dance’” e “Surfin bird”), attraverso l’irresistibile “Road to ruin” e l’irraggiungibile doppio live “It’s alive” del 1979.
Inizia una serie di album meno convincenti speso scontati e ripetitivi, fatti di alti e bassi, a partire dal controverso “End of the century” del 1980 con la produzione di Phil Spector che addolcisce molto l’impatto del gruppo, portandolo su spiagge più pop.
Si fanno ancora notare “Pleasant dreams”, “Mondo bizzarro” del 1992 (che segna l’uscita di Dee Dee Ramone) e l’album dell’addio “Adios Amigos” del 1995 che prelude nell’agoso del 1996 all’ultimo concerto della band a Los Angeles.
Purtroppo gli anni seguenti vedranno le tragiche scomparse di Dee, Joey e Johnny mentre rimane Marky a portare sempre in giro un patetico ricordo di una delle più grandi fun band di tutti i tempi.
Difficile stabilire se i RAMONES siano stati il gruppo PUNK per eccellenza o se, al contrario, con il punk abbiano avuto sempre poco a che fare.
Lontanissimi da ogni impegno politico, dalla visione autodistruttiva di band come i Sex Pistols, dalle visioni gotico dark di certe frange che furono alla base della new wave, dalle ibridazioni tanto perseguite ai tempi con il reggae o altre forme musicali, ancora meno con la sperimentazione e l’avantgarde di fine 70’s.
Il loro è sempre stato un essenziale, ripetitivo, monocorde (o quasi) inno al divertimento su una base di sparatissimo rock n roll / garage / surf chitarristico di tre accordi tre, con melodie 60’s accattivanti e di immediata presa e testi teen , speso surreali e minimali.
A cui hanno aggiunto il monocromatico abbigliamento quasi fumettistico che tutti conosciamo e il vezzo del cognome “comune” Ramone (da uno pseudonimo usato da Paul McCartney).
Ma è inimmaginabile l’impatto rivoluzionario che ebbero a metà degli anni 70 (l’esordio discografico è datato aprile 1976) in epoca pre punk.
Aprirono per primi la strada ad una nuova era in cui tutti, seguendo il loro esempio, avrebbero potuto impugnare uno strumento e salire su un palco.
E da allora milioni di ragazzi in tutto il mondo lo hanno fatto.
I primi 5 album (anche se il secondo “Leave home” del ’77 è di caratura inferiore) sono essenziali ed esaustivi dello stile Ramones, dall’omonimo fulminante esordio del 1976, al capolavoro “Rocket to Russia” del 1977, dove allineano brani come “Cretin hop” , “Rockaway beach”, “Sheena is a punk rocker”, “Teenage lobotomy”, “We’re a happy family” e cover devastanti di “Do you wanna dance’” e “Surfin bird”), attraverso l’irresistibile “Road to ruin” e l’irraggiungibile doppio live “It’s alive” del 1979.
Inizia una serie di album meno convincenti speso scontati e ripetitivi, fatti di alti e bassi, a partire dal controverso “End of the century” del 1980 con la produzione di Phil Spector che addolcisce molto l’impatto del gruppo, portandolo su spiagge più pop.
Si fanno ancora notare “Pleasant dreams”, “Mondo bizzarro” del 1992 (che segna l’uscita di Dee Dee Ramone) e l’album dell’addio “Adios Amigos” del 1995 che prelude nell’agoso del 1996 all’ultimo concerto della band a Los Angeles.
Purtroppo gli anni seguenti vedranno le tragiche scomparse di Dee, Joey e Johnny mentre rimane Marky a portare sempre in giro un patetico ricordo di una delle più grandi fun band di tutti i tempi.
lunedì, maggio 28, 2012
Suonare dal vivo ai tempi della crisi
Aretha Franklin non si preoccupava tanto di intonare una caldissima "Think" nel suo bar "Soul Food" nel film "Blues Brothers" nè Sonny Boy Williamson di suonare l'armonica in strada da qualche parte in USA.
Nel tour che stiamo facendo con Lilith and the Sinnersaints sta emergendo con sempre più evidenza una nuova modalità di fare concerti ma soprattutto DOVE.
La nostra band può essere configurata, per comodità, in una fascia medio bassa (un'etichetta alle spalle, Alphasouth, una distribuzione nazionale ed internazionale, Audioglobe, copertura mediatica su tutte le principali riviste italiane, qualche passaggio a RadioRAI, un minimo di interesse da parte di pubblico e critica e un discreto numero di concerti a prezzi che coprono di poco il rimborso spese).
Le ultima date le abbiamo fatte al "Bar Dante" di Acqui Terme. Come dice la parola un BAR, nè più nè meno, senza palco, impianto minimale, spazi strettissimi.
Già lo avevamo fatto a Monza, al "Lybra", alle 19 (dopo ci sarebbero stati problemi con il vicinato). Ad Asti abbiamo suonato in una chiesa sconsacrata. Sabato vicino a Varese A CASA di Paolo dei (band eccellente) Lo.Mo, al "Sur Le sofa".
Concerti andati benissimo, pubblico interessato, appassionato, tanti CD venduti e grandissimo, diretto, feeling tra gruppo e spettatori.
La crisi (economica, sociale e artistica) ha ridotto gli spazi, i locali tradizionali spesso sono costretti alla chiusura, alla drastica riduzione dei concerti e a non poter più rischiare su nomi "medio-bassi" ma solo su quelli "garantiti" (soliti noti, cover bands, nomi locali), i festival estivi seguono la medesima prassi, i budget a disposizione sono sempre più ridotti.
E allora LA MUSICA si ritaglia NUOVI SPAZI, improbabili forse, estremi, precari, ma che continuano a dare voce, con forza (disperata ?), a chi vuol fare musica, suonare, proporre, esporre la propria ARTE (anche se MEDIO-BASSA).
Una realtà che continua a pulsare nonostante le macerie.
E allora grazie a chi continua a crederci, ai bar, a Paolo e a tutti coloro che si reinventano un nuovo modo di espressione.
CON OGNI MEZZO NECESSARIO.
domenica, maggio 27, 2012
Soul Kitchen - Time of wine and roses
Torna la rubrica domenicale di Madame Lilith a base di rose e vini.
L.D:Braithwaite………(Lilì Devil Blues)
Sottotitolo Lady wine
Sempre di David Austin dell’88, è un ibrido di rosa tea, adatta ad aiuole e siepi leggere, rifiorisce abbondantemente, profumata di un soave e misterioso sentore di the, ha fiori grandi, maestosi di un rosso cremisi quasi orientale il profumo aumenta con la maturazione della corolla che si appiattisce mostrando un cuore ricco di petali disposti in quarti………aspetto la seconda fioritura …….
Mi scuso…nel più traballante maggio delle piogge…ho avuto da fare.
Barbera Pelo di Lupo
Arrivato per posta e gustato a distanza di pochi giorni, con piacere….rosso trasparente, velato terracotta, buono, che sembra leggero ma non è..saporito con un accentuato ed importante aroma di cigliegia.
Matura, ……..è stato un dono molto gradito e in un attimo finito………..da servire con salumi, lasagne verdi ai funghi e formaggi di mucca , anche di quelli che sudano tra le crepe….grazie a Mr C.e Signora……….
sabato, maggio 26, 2012
Back in the 60's
Due album che ci riportano nei profondi 60's, senza contaminazioni nè intermediazioni sonore.
Così è, se vi piace.
A ME PIACE !
I ROOKIES operano nella Valtidone (che ha partorito cose che voi umani...tra cui i NOSTRI amati Temponauts), profonda provincia di Piacenza, dalla metà degli anni '90 per volere iniziale di Attilio Fellegara, prime mover della scena neo 60's piacentina e nazionale, che diede vita, oltre anche agli HERMITS, al FESTIVAL BEAT (poi "rilevato da un altro insano prodotto della Valtidone, Gianni Fuso Nerini).
Cambiata più volte la line up, giungono a questo, secondo, album, "Things ever said" con un sound (riprodotto rigorosamente in vinile, in 250 copie) sfacciatamente debitore al Dutch Beat di bands come Outsiders e Q 65 ma che assimila anche influenze USA di Love e 13th Elevator (oltre a buone dosi di suoni dalla mitica compilation "Nuggets") e degli Stones 1965, quelli di "Out of our heads".
Aggiungiamo un po' di primi Sick Rose e dei Chesterfield Kings del primo album e abbiamo il quadro completo di ciò che riservano questi grandi 12 brani dove una ritmica precisa e potente sorregge le chitarre di Simone Modicamore, sempre incisive, creative, personalissime e una voce adattissima al genere e perfettamente inserita nel contesto.
Supportiamo la musica e i gruppi che fanno tutto con passione, amore e dedizione totale.
Ho parlato di Olanda per i Rookies e dall'Olanda arrivano i THE KIK all'esordio con "Springlevend" un album che sembra una lista di brani perduti da "A hard day's night" dei BEATLES.
Suonano esattamente come i Fab Four di quel primo semestre del 1964 con un'aggiunta di primi Who, Kinks, Yardbirds e Monkees qua e là.
E il risultato è un beat freschissimo, solare, sereno e divertente.
Poco altro da chiedere, ascoltare e goderne!
THE 60's ARE BACK !!
venerdì, maggio 25, 2012
Lilith and the Sinnersaints a Acqui (AL) e Varese
Si chiude oggi, 25 maggio, al "Bar Dante" di Acqui Terme, Alessandria e domani, 26, a Varese al "Sur Le Sofa") il tour primaverile di "A Kind Of Blues" di LILITH AND THE SINNERSAINTS.
Spazio da fine giugno alle date estive:
29.06.2012 Lio Bar @ Brescia
30.06.2012 Festival Anarchico @ Sestri Levante
06.07.2012 Masnada @ Brugherio (MI)
07.07.2012 Friction Festival @ Spilamberto (MO)
25.07.2012 Spazio 4 @ Piacenza + i guests dell'album
seguiteci su:
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giovedì, maggio 24, 2012
La schedina del Totocalcio
Il Totocalcio nasce nel 1946 (è del 5 maggio la prima schedina) da un’idea dei giornalisti Massimo Della Pergola (che perderà i diritti dell’idea quando il presidente Einaudi nazionalizzerà il gioco. Si rifarà parzialmente con il TOTIP sulle corse dei cavalli), Fabio Jegher e Geo Molo con il nome di SCHEDINA SISAL, il cui obiettivo era la previsione degli esiti di 13 partite di calcio.
Il montepremi è pari a circa un terzo del totale della somma giocata per il singolo concorso.
Assume il nome di TOTOCALCIO nel 1948, col passaggio ai Monopoli di Stato e diventa un punto di riferimento costante per l’Italia del dopoguerra abbinando la passione per lo sport più popolare alla speranza di risollevarsi in un solo colpo dalle problematiche economiche piuttosto gravi del momento.
Le puntate al Totocalcio concorrono a finanziare le attività del CONI.
Dal 1952 viene inserita la doppia colonna e il prezzo minimo della giocata di 100 lire e la febbre del gioco contamina ormai tantissime persone anche alla luce delle vincite sempre più ampie che premiano la fortuna (e cambiano la vita) di sempre più persone.
Nel 1977 il 31 dicembre i 13 frutta un miliardo di lire.
Dagli anni 90 il declino lento ed inesorabile cancella la SCHEDINA a causa del moltiplicarsi di altri concorsi, della concorrenza del Superenalotto, Gratta e Vinci, Slot machines, i giochi su internet, la legalizzazione delle scommesse.
Nel 2003 le partite passano a 14, vengono intanto introdotte anche partite di campionati esteri ma ormai il destino è segnato.
Personalmente ricordo un 11 (il 12, che mi avrebbe fruttato 120.000 negli anni 70 mi fu negato da un rigore della Lazio all’ultimo minuto) e nessuna vincita. Recentemente ho provato a rigiocare ma alla ricevitoria non sapevano bene come fare e ci hanno messo un po' a recuperare le schedine in fondo ad un cassetto....
mercoledì, maggio 23, 2012
1942: il Mondiale di Calcio "perduto" in Patagonia
Contrariamente a quanto riportato dalle statistiche ufficiali, nel 1942 si disputò il Campionato Mondiale di Calcio.
Un mondiale “sui generis”, già evocato anni fa, nel 1995, dallo scrittore Osvaldo Soriano in “Pensare con i piedi” citando i ricordi di un testimone diretto, suo zio Casimiro.
Riportato alla luce dal documentario “Il Mundial Dimenticato”, con la regia di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, attraverso rari filmati e foto d’epoca, testimonianze dirette e di grandi del calcio (Gary Lineker, Joao Havelange, Darwin Pastorin, Pierre Lanfranchi, Osvaldo Bayer, Victor Hugo Morales).
Ma soprattutto da una recente controversia nata in un quiz giapponese in cui un concorrente ha perso un milione di euro rispondendo alla domanda (trabocchetto) “Dove si svolse il mondiale di calcio del 1942 ?”, “In Patagonia”.
La risposta in realtà sarebbe esatta perchè qualcosa del genere si sarebbe disputato davvero in quell’anno nel sud dell’Argentina, lontano dagli sconvolgimenti della Seconda Guerra Mondiale.
Fortemente voluto dal Conte Vladimir Otz, mecenate bizzarro e idealista migrato in Argentina negli anni '30 che organizzò in Patagonia un vero e proprio mondiale di calcio nel 1942.
In campo giocatori non professionisti: operai, minatori, scavatori, ingegneri, militari, pescatori, esiliati e rivoluzionari in fuga.
Il conte Otz assoldò addirittura come giocatore William Brad Cassidy, figlio del più celebre Butch che, proprio come il padre, dopo aver rapinato banche e assaltato treni, collezionando taglie in 5 diversi paesi dell'unione, si rifugiò in Patagonia.
Alla fine il Mondiale fu vinto dalla Germania che battè in finale una squadra di indios Mapuche.
Ebbene la suggestiva ricostruzione è in realtà un falso, ripreso da più parti come avvenimento veramente verificatosi.
Sia il filmato del quiz giapponese(frutto di una geniale operazione di marketing) che il film sono frutto di fantasia, tanto quanto il racconto, molto suggestivo, di Osvaldo Soriano .
....peccato....
martedì, maggio 22, 2012
Batteristi "sconosciuti": Jabo Starks e Clyde Stubblefield
Prosegue la carrellata di "batteristi sconosciuti" ovvero di quei MAESTRI DEL RITMO di cui in pochi si ricordano.
Jabo Starks e Clyde Stubblefield sono stati la coppia la ritmica di JAMES BROWN durante i 60’s, protagonisti di tutte le grandi hits del Godfather of Soul.
Jabo Starks, proveniente dalla band di Bobby “Blue” Bland, creò il tempo di “Sex machine”, “Superbad” o “The payback” proseguendo con James Brown fino a metà degli anni 70 per poi unirsi alla band di BB King.
E’ invece Clyde Stubberfield il fautore del groove di “Say it loud (I’m black and I’m proud)”, “Cold sweat” e soprattutto “Funky drummer”, un groove campionatissimo tanto da regalargli la nomea di “batterista più campionato al mondo”.
Successivamente ha suonato con Bootsy Collins, Maceo Parkr e anche in studio con i Garbage.
Entrambi hanno pubblicato diversi video demo sulle modalità ritmiche che li hanno resi famosi.
I tempi sincopati ma allo stesso lineari dal retrogusto jazz, mai chiassosi ma con un groove potentissimo, funzionale al basso (struttura portante del funk di James Brown), rimangono un marchio di fabbrica unico ed inimitabile.
lunedì, maggio 21, 2012
Sublimazione di Max Pezzali e gli 883
Ho conosciuto personalmente MAX PEZZALI e l’ho incontrato un paio di volte (oltre a qualche mail di cortesia).
Persona attenta, intelligente, curiosa, arguta, al passo con i tempi, che conserva gelosamente i dischi di hardcore punk (mi parlò di GBH, Crass, Discharge) e post punk che ascoltava da giovanissimo, persona che segue con competenza le nuove direzioni musicali.
Venne a vedere i Not Moving a Pavia nel 1982, concerto in cui Dany, il nostro bassista, si tirò una lamettata in un braccio finendo il concerto tra schizzi di sangue (e 14 punti...).
Rimasi di stucco vedendo citare i Not Moving da Pezzali in un’intervista al Corriere (e ripetendolo in altre occasioni) come primo concerto visto.
Lo contattati per coinvolgerlo nel progetto del DVD dedicato alla nostra band, “Live in the 80’s” del 2005 e rispose subito, entusiasta di dare il suo contributo, accogliendomi nel suo negozio di Harley a Pavia.
E poi di nuovo ci vedemmo in provincia di Piacenza prima di un suo concerto.
Insomma, stima per la persona Max relativamente alla mia esperienza.
Recentemente il portale Rockit.it ha dedicato in modo ironico, provocatorio e “leggero” un tributo compilation (più o meno riuscito come sempre in questi casi) agli 883 a cui hanno partecipato vari nomi della scena “indie rock” italiano.
Successivamente da più parti su internet e non solo si è assistito da parte di una serie di “insospettabili” fruitori di ben altra musica ad una SUBLIMAZIONE della MUSICA degli 883 e di Pezzali, “testimoni generazionali”, interprete di un “pop italiano intelligente”, “al passo con i tempi” etc etc.
Perchè in Italia la memoria è sempre così corta ?
Perchè (in ambito indie/rock/alternativo/underground etc) ora anche gli 883 assurgono ad una “dignità” alternativa ?
Perchè in Italia viene sempre tutto riazzerato all’insegna “siamo tutti uguali”, “siamo sulla stessa barca”, “tutti amici” ?
Ora anche la MUSICA di 883 e Pezzali ha una collocazione “alternativa” ?
Davvero ?
sabato, maggio 19, 2012
Soul Kitchen: Time of Wine and Roses
Mese di impegni e Madame Lilith, impegnata a coltivare rose e ad assaggiare vini, oltre che calcare vari palchi, si prende un attimo di riposo, ma siccome non vi dimentica vi dedica questo post con un breve elenco di BUONE canzoni dedicate alle rose....
Thin Lizzy - Black rose
Dream Syndciate - The days of wine and roses
Henry Mancini - The days of wine and roses
The Jam - English Rose
Pete Doherty - Last of the english rose
Red Hot Chili Peppers - Monarchy of roses
Patti Smith - Mother Rose
Bill Haley - Rose of my heart
PJ Harvey - The last living rose
Bette Midler - The rose
Nick Cave - Where the wild roses grow
Dolly Parton - Yellow roses
Ringo Starr - Stop and smell the roses
Paul McCartney - Red Rose Speedway
Anche se il massimo rimangono le parole di SPANISH HARLEM di Aretha Franklin:
There is a rose in Spanish Harlem
A red rose up in Spanish Harlem
It is a special one, it's never seen the sun
It only comes out when the moon is on the run
And all the stars are gleaming
It's growing in the street right up through the concrete
But soft and sweet and dreaming
There is a rose in Spanish Harlem
A red rose up in Spanish Harlem
With eyes as black as coal that look down in my soul
And starts a fire there and then I lose control
I have to beg your pardon
I'm going to pick that rose
And watch her as she grows in my garden
I'm going to pick that rose
And watch her as she grows in my garden
Thin Lizzy - Black rose
Dream Syndciate - The days of wine and roses
Henry Mancini - The days of wine and roses
The Jam - English Rose
Pete Doherty - Last of the english rose
Red Hot Chili Peppers - Monarchy of roses
Patti Smith - Mother Rose
Bill Haley - Rose of my heart
PJ Harvey - The last living rose
Bette Midler - The rose
Nick Cave - Where the wild roses grow
Dolly Parton - Yellow roses
Ringo Starr - Stop and smell the roses
Paul McCartney - Red Rose Speedway
Anche se il massimo rimangono le parole di SPANISH HARLEM di Aretha Franklin:
There is a rose in Spanish Harlem
A red rose up in Spanish Harlem
It is a special one, it's never seen the sun
It only comes out when the moon is on the run
And all the stars are gleaming
It's growing in the street right up through the concrete
But soft and sweet and dreaming
There is a rose in Spanish Harlem
A red rose up in Spanish Harlem
With eyes as black as coal that look down in my soul
And starts a fire there and then I lose control
I have to beg your pardon
I'm going to pick that rose
And watch her as she grows in my garden
I'm going to pick that rose
And watch her as she grows in my garden
Una teglia di vinili
Un po’ di interessanti vinili arrivati sul piatto di casa.
A partire dal bellissimo singolo da i veterani AVVOLTOI e dal loro “Moreno è impazzito” (dal testo stupendo) con “Isabel” sul retro.
Da una parte un brano che incrocia i Nomadi dei 60’s e la miglior tradizione cantautorale d’epoca, dall’altra un fulminante prog beat che riporta ai Califfi di Paolo Tofani.
Bellissimo.
Dalla Primitive Records di Teramo invece una serie di gracchianti e oscurissimi vinili ultra lo-fi dai contenuti estremi e dalle grafiche spartane.
A partire dai SINGING DOGS e il loro LP “Deja voodoo blues” tra Cramps, Stingrays, echi dei Flesheaters di Chris D. e folate country punk alla Gun Club che ritroviamo poi in coppia, su 45 giri, in una versione garage punk di marca 70’s, rozzo, grezzo, sinceramente lo-fi con i COKEROCKET protagonisti di un originale punk americano fine 70’s, inizi 80’s (Unsane, Screamers, Lewd le influenze) con tocchi di new wave acida. Notevoli.
Infine i TUNAS e il singolo “Feathered fish”/”Lester Bangs is dead”.
Uno di loro ha sputtanato i Not Moving recentemente su Facebook ma non gliene voglio.
Vostro Signore lo perdonerà perchè non sa quello che dice e anche perchè, curiosamente, i due brani (l’uno cover di un brano dei Love) viaggiano tra punk rock, Detroit Sound e influenze 60’s che mi ricordano molto proprio i Not Moving dell’ultimo periodo.
Buon disco anche questo.
A partire dal bellissimo singolo da i veterani AVVOLTOI e dal loro “Moreno è impazzito” (dal testo stupendo) con “Isabel” sul retro.
Da una parte un brano che incrocia i Nomadi dei 60’s e la miglior tradizione cantautorale d’epoca, dall’altra un fulminante prog beat che riporta ai Califfi di Paolo Tofani.
Bellissimo.
Dalla Primitive Records di Teramo invece una serie di gracchianti e oscurissimi vinili ultra lo-fi dai contenuti estremi e dalle grafiche spartane.
A partire dai SINGING DOGS e il loro LP “Deja voodoo blues” tra Cramps, Stingrays, echi dei Flesheaters di Chris D. e folate country punk alla Gun Club che ritroviamo poi in coppia, su 45 giri, in una versione garage punk di marca 70’s, rozzo, grezzo, sinceramente lo-fi con i COKEROCKET protagonisti di un originale punk americano fine 70’s, inizi 80’s (Unsane, Screamers, Lewd le influenze) con tocchi di new wave acida. Notevoli.
Infine i TUNAS e il singolo “Feathered fish”/”Lester Bangs is dead”.
Uno di loro ha sputtanato i Not Moving recentemente su Facebook ma non gliene voglio.
Vostro Signore lo perdonerà perchè non sa quello che dice e anche perchè, curiosamente, i due brani (l’uno cover di un brano dei Love) viaggiano tra punk rock, Detroit Sound e influenze 60’s che mi ricordano molto proprio i Not Moving dell’ultimo periodo.
Buon disco anche questo.
venerdì, maggio 18, 2012
Carlo Massarini
Spesso bistrattato e poco considerato Carlo Massarini è stato ed è uno dei principali divulgatori di musica attraverso i media ufficiali in Italia.
Il tutto con uno stile colto, semplice ma mai superficiale che sa mischiare mainstream e realtà poco conosciute.
Negli anni 70 è a RadioRai con trasmissioni come “Per voi giovani” e “Popoff” (dove trasmette nomi come Tom Waits, Bob Amrley, Joni Mitchell o Jackson Browne ai tempi pressochè sconosciuti in Italia).
Scrive per “Popster” (tra le prime riviste a parlare di punk e new wave) e “Rolling Stone” e dal 1981 al 1984 ha condotto (e ne è stato anche autore) la storica trasmissione “MR. FANTASY" (titolo ispirato dal “Dear Mr.fantasy” dei Traffic) che durerà 150 puntate (ogni martedì sera alle 23) e porterà in Italia per la prima volta la cultura dei videoclip, dando spazio a tantissimi nuovi nomi e a realtà italiane abitualmente poco considerate.
In seguito approderà anche a Sanremo con Pippo Baudo (87 e 88) per poi dedicarsi ad una serie di programmi piuttosto specifici come “Non necessariamente” (tra i primi ad occuparsi di video grafica computerizzata) e “Mediamente” (su Rai Educational dal 95 al 2002 su internet e nuove tecnologie).
Da gennaio 2011 su Rai5 va in onda il nuovo interessante, e come sempre ricco di spunti, programma “Cool Tour” che si occupa di musica, web, teatro, cultura, cinema, moda.
Il suo nome rimane indelebile nella storia dei Not Moving quando il 28 febbraio 1984, aprendo per i Clash al “Palalido” di Milano, Lilith, indispettita per qualche fischio che arrivava dal pubblico lo apostrofò con “Tornate a casa a vedervi Mister Fantasy che è il posto giusto per voi” (aggiungendo un vaffanculo ma qui i ricordi sono discordanti...). I 12.000 del Palalido (con alcune eccezioni) non la presero tanto bene....
giovedì, maggio 17, 2012
Batteristi "sconosciuti" : Viv Prince
VIV PRINCE non è sicuramente uno di quei batteristi memorabili di cui si ricordano le gesta da un punto di vista tecnico, anzi.
Abitualmente si rammentano di lui ,più che le poche registrazioni con i primi PRETTY THINGS, le gesta folli, l’eccesso di alcool, risse, gli arresti per droga, il carattere irascibile.
Ma, come ricorda il leader della band Phil May, VIV PRINCE è stato il primo ad introdurre nella musica rock uno stile di batteria che non fosse solo accompagnamento di sottofondo, mutuato principalmente dal jazz (il rock n roll fino ad allora, primi 60’s, contemplava l’uso della ritmica comunque come supporto e mai come protagonista).
Viv Prince, probabilmente involontariamente (a causa dell’abuso di alcool che spesso non gli permetteva di portare a termine i concerti), fu il primo a concepire la batteria con uso “solista” durante l’esecuzione di un brano.
Cosa che influenzò tantissimo un giovane batterista appena entrato negli Who, Keith Moon (spesso di fronte al palco dei Pretty Things a seguire le gesta di quello che avrebbe sempre indicato come un suo punto di riferimento, tanto che gli stessi Who pensarono a Viv per un tour in Scandinavia a cui Moon rischiava di rinunciare a causa di una malattia).
Dopo un disastroso tour in Nuova Zelanda (in cui Viv rimase forzatamente due settimane in più in quanto buttato fuori dall’aereo prima di tornare in patria !) nel novembre licenziato dal gruppo.
Rimangono le testimonianze sonore dei due seminali primi album dei Pretty Things “Pretty things” e “Get the picture!” (anche se non è chiaro se Viv suoni in tutti e in quali brani).
Continuò con il fallimentare singolo solista nel 1966 "Light of the Charge Brigade”/ “Minuet for Ringo" e poi con i Bunch of Fives e un altro singolo "Go Home Baby"/"At the Station" e brevemente negli Honeycombs. Nel 1967 provò per breve tempo con il Jeff Beck Group e poi con l’ex Moody Blues (futuro Wings con McCartney) Denny Laine (con la sua String Band).
Ancora qualche esperienza oscura e sotterranea con i Vamp e i Kate a base di psichedelia e qualche singolo di scarso interesse alla fine dei 60’s.
Successivamente si trasferì in Portogallo a coltivare arance e allevare cani continuando, pare, una vita improntata agli eccessi.
Abitualmente si rammentano di lui ,più che le poche registrazioni con i primi PRETTY THINGS, le gesta folli, l’eccesso di alcool, risse, gli arresti per droga, il carattere irascibile.
Ma, come ricorda il leader della band Phil May, VIV PRINCE è stato il primo ad introdurre nella musica rock uno stile di batteria che non fosse solo accompagnamento di sottofondo, mutuato principalmente dal jazz (il rock n roll fino ad allora, primi 60’s, contemplava l’uso della ritmica comunque come supporto e mai come protagonista).
Viv Prince, probabilmente involontariamente (a causa dell’abuso di alcool che spesso non gli permetteva di portare a termine i concerti), fu il primo a concepire la batteria con uso “solista” durante l’esecuzione di un brano.
Cosa che influenzò tantissimo un giovane batterista appena entrato negli Who, Keith Moon (spesso di fronte al palco dei Pretty Things a seguire le gesta di quello che avrebbe sempre indicato come un suo punto di riferimento, tanto che gli stessi Who pensarono a Viv per un tour in Scandinavia a cui Moon rischiava di rinunciare a causa di una malattia).
Dopo un disastroso tour in Nuova Zelanda (in cui Viv rimase forzatamente due settimane in più in quanto buttato fuori dall’aereo prima di tornare in patria !) nel novembre licenziato dal gruppo.
Rimangono le testimonianze sonore dei due seminali primi album dei Pretty Things “Pretty things” e “Get the picture!” (anche se non è chiaro se Viv suoni in tutti e in quali brani).
Continuò con il fallimentare singolo solista nel 1966 "Light of the Charge Brigade”/ “Minuet for Ringo" e poi con i Bunch of Fives e un altro singolo "Go Home Baby"/"At the Station" e brevemente negli Honeycombs. Nel 1967 provò per breve tempo con il Jeff Beck Group e poi con l’ex Moody Blues (futuro Wings con McCartney) Denny Laine (con la sua String Band).
Ancora qualche esperienza oscura e sotterranea con i Vamp e i Kate a base di psichedelia e qualche singolo di scarso interesse alla fine dei 60’s.
Successivamente si trasferì in Portogallo a coltivare arance e allevare cani continuando, pare, una vita improntata agli eccessi.
mercoledì, maggio 16, 2012
Mod Heroes: The High Numbers
L'inizio di carriera degli WHO fu, come spesso accade, piuttosto convulso con i classici cambiamenti di nome e formazione.
Dai Confederates con Pete Townshend e John Entwistle del 1959 ai Detours, nel 1961, band di Roger Daltrey e John a cui si aggiunge di lì a poco Pete, fino a The Who, nell'aprile del l964 con l'arrivo di Keith Moon (proveniente dai Mark Twain and the Strangers prima e da Clyde Burns and the Beachcombers poi.
Ma nello stesso tempo il nuovo manager PETE MEADEN, uno dei prime movers della scena MOD decide di cambiare il nome della band in un logica strettamente collegata ai MODS.
Gli Who diventano HIGH NUMBERS, vengono abbigliati in pieno stile mod (cultura a cui Pete era comunque già molto vicino), frequentano i locali e gli allnighter mod e macinano un repertorio a base di classici rythm and blues.
La vita della band durerà molto poco, giusto qualche mese, fino a novembre del 1964 quando ritornano ad essere definitivamente THE WHO.
Esce nel frattempo (il 3 luglio 1964) il singolo (fallimentare) "Zoot suit" / "I'm the face" (l'una cover di "Misery" dei Dynamics, l'altra di "Got live If you want it" di Slim Harpo, con testi riscritti a sfondo mod e accreditati compositivamente alla band).
In agosto Chris Stamp e Kit Lambert prendono il posto di Meaden nel management, la band suona una ventina di concerti (tra Blackpool, Brighton, Londra) tra cui un supporting ai Beatles e ai Kinks, il 16 agosto a Blackpool e a Gerry and the Pacemakers e un'apparizione alla BBC il 24 agosto.
In ottobre provinano alcuni brani per la EMI.
Cambiano nome di nuovo in The Who in novembre, suonano per 16 date consecutive al Marquee a Londra e nel gennaio 1965 esce "Can't explain"....
Risalgono al periodo High Numbers (settembre 1964) le prime distruzioni di chitarra e batteria in concerto.
Il repertorio di allora comprendeva brani come: Smokestack Lightning, Walking The Dog, I'm A Man, Memphis Tennessee, I Gotta Dance To Keep From Crying, You Really Got Me (quella dei Kinks !), Young Man Blues, Green Onions, Long Tall Shorty, I Gotta Dance To Keep From Crying, Pretty Thing, Money, Here 'tis, oltre a vari brani strumentali spesso improvvisati sul palco.
martedì, maggio 15, 2012
Rock e boxe
Non sono numerosissimi i brani rock dedicati al PUGILATO ma particolarmente significativi e di valore.
A parte vari riferimenti in ambito rap (primo tra tutti "Mama said knock you out" di LL COOL J dall'omonimo album del 1991), il famoso disco sound di ALVIN CASH che nel 1977 dedicò ad Alì la sua "Alì Shuffle" e il poco noto JOHNNY WAKELIN che nel 1975 sempre ad Alì si ispirò per "Black Superman" e l'anno dopo riservò al "Rumble in the jungle" (la sfida di Kinsasha tra Foreman ed Alì) il brano "In Zaire", troviamo una serie di eccellenti esempi esclusivamente da artisti americani.
Il più famoso esempio è quello di BOB DYLAN che in "Desire" (uno dei suoi migliori album) inserì la mitica "Hurricane" dedicata al triste caso di Rubin "Hurricane" Carter ingiustamente arrestato e che anche grazie all'interessamento di Bob riuscì alla fine ad uscire di prigione dopo una lunga detenzione.
Sempre Dylan si era già occupato del mondo della boxe nei primi 60's con "Who killed Davey Moore?" (brano poi recuperato su "Bootleg Series 1-3" sulla vicenda del campione del mondo Davey Moore che morì nel 1963 (probabilmente per mancati controlli) dopo un incontro con Sugar Ramos.
"Boom Boom Mancini" di WARREN ZEVON (da "Sentimental Hygienie" del 1987) contende ad "Hurricane" la palma di miglior brano dedicato alla boxe.
Uno stupendo rock ritmato dal ritornello contagioso che ricorda le vicende di Ray Mancini che nel 1982 causò la morte del coreano Duk Koo Kim alla fine di una drammatico match.
Da ricordare infine "The boxer" di SIMON AND GARFUNKEL da "Bridge over trouble water" del 1969, BRUCE SPRINGSTEEN con "The hitter" da "Devil's and dust" del 2005 che contengono riferimenti pur se non diretti ma soprattutto la dedica di MARL KNOPFLER (ex Dire Straits) nel suo album solo del 2004 "Shangri La" a uno dei più grandi di tutti tempi con "Song for SONNY LISTON".
E infine (grazie alla segnalazione di Andrea Franchino) PRINCE BUSTER (con un passato da pugile dilettante) che sempre ad Alì (che incontrò nei 60's entrando poi nella Nation of Islam) dedicò "Earthquake on Orange Street"
lunedì, maggio 14, 2012
Campionato 2011-2012
Finito il campionato.
Vinto con merito dalla Juve (abbastanza giovane e molto italiana)in un contesto mediocre e poco appassionante.
Affondate alcune recenti protagoniste di vertice (Palermo e Fiorentina), nel caos altre come l'Inter (di nuovo in balìa di una dirigenza "sui generis", quattro allenatori, acquisti assurdi, il mantenimento di un blocco di senatori esauriti e demotivati) o la Roma (da sempre molto "sponsorizzata" a livello mediatico ma sostanzialmente incapace di essere veramente di vertice) è rimasto solo il Milan a contrastrarla.
Molti infortuni ma soprattutto troppa boria ed errori, nonostante una squadra comunque forte e solida.
In questo scenario hanno fatto una bella figura squadre certamente non irresistibili come Napoli e Lazio mentre una piacevole sorpresa rimane l'Udinese capace, con umiltà, di rinnovarsi e andare ancora in Champions.
Prevedibili le retrocesse, il resto è, punto più punto meno, ordinaria amministrazione.
*Saluto con piacere l'addio di una lunga serie di vecchie glorie (destinate al tristissimo e pagatissimo viale del tramonto americano o arabo) che spero facciano spazio ad un po' di giovani.
*Appunto tra i giovani segnalerei la conferma di El Sharaawy, il talento di Destro, i gioielli del Pescara Insigne, Immobile e Verratti, Borini della Roma
* Tra gli allenatori bene Stramaccioni, Conte, Montella e Sannino.
* E infine un omaggio al Chievo, squadra "di quartiere" salita da anni in serie A e che continua dignitosamente a restare accanto alle grandi con nomi di secondo piano.
In attesa dello stravolgimento della classifica per la nuova saga del Calcio Scommesse.
sabato, maggio 12, 2012
Back to the 60s': Fay Hallam+The Bongolian e Sir Frankie Crisp
Un doppio salto nei 60's più puri e cristallini con due nuovi album dal sapore squisitamente retrò ma composti da brani 100% di nuova composizione.
FAY HALLAM macina da poco meno di una trentina di anni album e concerti senza sosta (dai Makin Time ai Prime Movers, Phaze fino al recente Fay Hallam Trinity).
Il nuovo album la vede affiancata al funambolico THE BONGOLIAN, polistrumentista già anima dei Big Boss Man e di altre imprese soliste sempre all'insegna del cool 60's sound con mille contaminazioni.
Il risultato è una gustosa corsa tra Hammond Sound, accenni bossa, 70's grooves, beat, soul, Julie Driscoll, Brian Auger, blues.
Ci sono classe e stile, ottime canzoni e il risultato è uno degli album più gradevoli di questo 2012.
Incredibile è invece ascoltare "Charming sounds" di SIR FRANKIE CRISP: 10 brani in perfetto stile GEORGE HARRISON (di cui, non a caso, il gruppo è stato, agli inizi, una cover band).
Dallo stile compositivo (tutti brani inediti e autografi), dalla voce, dall'uso della chitarra e mille altri particolari, potrebbe essere tranquillamente spacciato come un "lost album" di George.
Impressionante.
E da fan del mai dimenticato (mio) Beatle preferito non riesco a non continuare a riascoltarlo cercando di ricordarmi che NON E' George....ma è difficile.
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