martedì, aprile 11, 2023
Statuto
Riprendo l'articolo publicato sabato per "Il Manifesto".
La musica italiana, quella con cui siamo cresciuti deve annotare un altro triste e drammatico lutto.
Dopo l’improvvisa recente scomparsa dell’ex batterista dei Marlene Kuntz, Luca Bergia, siamo costretti a piangere Rudy Ruzza, bassista degli Statuto.
Con Rudy ho lavorato su alcuni dischi della band.
Persona solare, gioviale, sarcastica, bassista di primo livello, sorta di John Entwistle nostrano per la sua impassibile presenza sul palco, nel comporre una ritmica precisa e infallibile con il batterista Giovanni Naska, ad accompagnare le parole di Oscar Giammarinaro e la chitarra di Alex Loggia (che si è alternato nel gruppo con numerosi altri strumentisti).
La scomparsa di Rudy avviene proprio nell’imminenza dell’uscita di un album celebrativo della band di Torino, per il quarantennale di carriera.
“Bella storia” raccoglie la registrazione di un recente concerto nella città natale, in cui la band ripercorre i quattro decenni di carriera, con l’aggiunta di alcuni inediti in studio per l’occasione, che ne confermano la freschezza e la vitalità. Una (bella) storia che nasce con un legame indissolubile con la cultura mod, nel 1983 agli albori in Italia, e che si esprimeva spesso nelle piazze, che in ogni città diventavano un punto di ritrovo per le sottoculture, desiderose di affermare anche esteticamente la propria identità, esistenza, presenza sul territorio. Non esistevano internet, chat, cellulari, non di rado parte dei ragazzi e ragazze non aveva nemmeno il telefono in casa.
La dimensione di strada era necessaria per organizzarsi, contarsi, gestire le attività, gli incontri, i viaggi nelle altre città.
I mod torinesi trovarono la loro “patria” in Piazza Statuto.
E proprio in omaggio alla loro identità mod la band decise di chiamarsi Statuto. La piazza è tutt’ora luogo di incontro per tutta la scena mod locale (ancora numerosa e attiva) ma pure per tutti coloro che capitando a Torino sanno bene che ogni sabato nel tardo pomeriggio, lì, troveranno qualcuno del giro, così da più di quaranta anni. Lo stesso tipo di dedizione, caparbietà e convinzione che ha sempre caratterizzato la carriera degli Statuto.
Passata tra alti e bassi, problemi e resurrezioni, dopo periodi meno fortunati
. Sottolinea Oscar Giammarinaro (con Giovanni Naska Deidda membro fondatore della band e sempre presenti nei quattro decenni), a proposito delle difficoltà incontrate, soprattutto in contesti spesso ad altissimo livello discografico:
“Talvolta a livello professionale e gestionale/economico sicuramente, siamo stati troppo superficiali e ingenui nella firma di alcuni contratti e nel fidarci di persone sbagliate. Dal punto di vista artistico e ideologico invece, abbiamo sempre fatto ciò che ci sentivamo di fare, con totale libertà e istinto.”
La band passa così dalle prime autoproduzioni, alle grandi major del disco e al Festival di Sanremo.
Il primo 45 giri “Io Dio” / ”Balla” fu prodotto dal sottoscritto e altre persone nel 1986, raccogliendo soldi con la vendita nelle serate mod di cassette compilation (duplicate con due registratori stereo) di brani rari di Northern Soul o facendo pagare biglietti di poche migliaia di lire nei concerti che organizzavamo.
I proventi finirono nel disco, la cui copertina venne incollata a mano con il Vinavil, una ad una.
Tempi in cui l’autoproduzione era primitiva, pionieristica ma viveva soprattutto di entusiasmo.
Il 45 vendette bene, ne uscì un altro, la band si accasò prima con la Toast Records e approdò nel 1992 alla EMI.
Nel frattempo transitarono nel gruppo due eccellenze della musica.
Xico, al basso, meglio conosciuto successivamente come Ezio Bosso, che diventò il geniale compositore e direttore d’orchestra che abbiamo conosciuto, e Davide Rossi, tastierista, poi assurto a fama mondiale come arrangiatore e violinista con Coldplay, Depeche Mode, Siouxsie, Duran Duran, Robert Fripp, Vasco, Zucchero etc.
Prerogativa della band, anche a causa, di un’incessante attività live e discografica a cui non è sempre facile stare appresso, l’intercambiabilità dei componenti, passati a decine intorno al nucleo fondatore.
Grazie alla EMI arrivano al Sanremo con l’ironico e indimenticato “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo”, irresistibile brano ska. Un sound che aveva caratterizzato fin da subito le loro sonorità (che dividevano con brani più energici di mod rock, alla Jam, ma che talvolta guardavano anche a swing, pop rock, beat, rhythm and blues, soul) e che furono tra i primissimi a suonare in Italia in modalità fedeli al groove originale e non nel modo caricaturale proposto da personaggi come Donatella Rettore e Alberto Camerini.
Tra le prerogative degli Statuto, posizioni politico ideologiche sempre nette e dirette, a fianco dei più deboli, per la giustizia sociale, contro i potenti.
Ne pagano le conseguenze quando in “E’ tornato Garibaldi” attaccano piuttosto esplicitamente la Lega Nord, che, ai tempi, nel 1993, stava crescendo a dismisura, venendo esclusi dalle programmazioni radiofoniche.
Si spostano musicalmente verso il Brit Pop di Oasis e Blur, per ritornare poi alle radici ska. Approdano, nel 1997, anche al Meeting dell’amicizia fra i popoli italiano e cubano all’Avana, dove suonano in Plaza de la Revoluciòn davanti a duecentomila persone.
Nel frattempo continuano a coltivare un’altra grande passione: il Torino, a cui dedicano spesso brani e omaggi, trovando il supporto della società e degli stessi calciatori, tra cui il mitico Paolino Pulici che compare anche in un loro video. La lista di album e collaborazioni si allunga, tanto quella di concerti e attività di sostegno per il sociale (dagli eventi per le famiglie delle vittime della tragedia della Thyssen Krupp a quelli per i licenziati e cassaingtegrati della Fiat di Chivasso e di Mirafiori), incidendo uno dei canti di lotta più incisivi degli ultimi anni, “In fabbrica”, insieme ai Gang.
Si dedicano anche a un’opera “rock” (in realtà musicalmente rimane nel consueto alveo ska/soul/beat) con “Amore di classe” e omaggiano il Northern Soul nell’album “Come un pugno chiuso” in cui rivisitano in italiano alcuni classici del genere (includendo “Alta velocità”, a favore del movimento No Tav).
Una storia lunga e che non vuole finire e probabilmente non finirà mai, soprattutto nel cuore di chi li ha sempre seguiti e amati.
Oscar Giammarinaro ha voluto ricordare così l’amico Rdy Ruzza:
“Rudy Ruzza è entrato a far parte degli Statuto nel 1989. Dopo Ezio Bosso, avevamo bisogno di un bassista con intenzioni professionali e avevamo messo un’inserzione. Rudy si presentò vestito con giubbotto di pelle e capelli lunghi.
Lo provammo ugualmente e ci convinse pienamente come capacità musicali ma gli spiegammo che per suonare doveva tagliarsi i capelli e vestirsi in stile mod. Accettò e da allora mantenne sempre l’impegno, non solo esteticamente ma acquisendo conoscenza e competenza tecnica musicale in tutti i i generi ascoltati da noi Mod. La sua dedizione e senso di appartenenza agli Statuto è stata totale.
A novembre era stato operato per un tumore al colon e stava facendo un ciclo di chemioterapia che stava dando buoni risultati. Era riuscito a suonare i bis nel concerto in cui abbiamo registrato il disco live dei 40 anni.
E proprio per il tour dei 40 anni si stava adoperando non solo musicalmente ma anche organizzativamente, collaborando con il nostro manager Francesco Venuto nella minuziosa ricerca di festival e situazioni estive dove poter suonare.
Si sentiva bene ma per essere sicuro che eventuali suoi problemi di salute potessero crearci problemi nel tour, aveva pre allarmato il nostro Ennio Piovesani.
Purtroppo il cuore si è troppo affaticato e ci ha lasciati improvvisamente mentre dormiva.
Proprio per lui e perché lui voleva così, gli Statuto non si fermeranno e per i 40 anni di attività faranno il tour e usciranno con il disco che contiene il suo ultimo concerto con noi.
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