venerdì, aprile 28, 2023
Aprile 2023. Il meglio
A un terzo del 2023 tra i migliori album ci sono quelli dei DeWolff, Iggy Pop, Everettes, Everything But The Girl, Slowthai, Sleaford Mods, John Cale, Joel Sarakula, Algiers, The Men, Tex Perkins and the Fat Rubber Band, Gina Birch, Lonnie Holley, The Who, Mudhoney, Kara Jackson, The Who.
Tra gli italiani Sick Tamburo, The Cut, Senzabenza, Forty Winks, The Lancasters, Elli De Mon, Double Syd, Pitchtorch, C+C=Maxigross, Blue Moka, Lory Muratti, Garbo.
THE WHO - With Orchestra Live At Wembley
Molto dubbioso e prevenuto nei confronti di questo live registrato il 6 luglio 2019.
INVECE è un signor disco, venti brani e un'ora e 45 minuti di eccellenza.
L'orchestra non è mai invasiva ma, al contrario, aggiunge tanto.
La band è perfetta, Pete e Roger in formissima, Zak Starkey da paura.
"Won't get fooled again" chitarra e voce, "Pinball wizard" stupenda, sette brani da "Quadrophenia" da brividi e una scaletta raffinatissima con "oscurità" come "Ball and chain", "Hero ground zero", "Imagine a man" e la conclusiva "Tea & theatre".
Grazie PETE & ROG, mi avete sorpreso un'altra volta.
KARA JACKSON - Why Does the Earth Give Us People to Love?
Da Chicago, cantautrice cruda, minimale, poche cose ma fatte sempre con grande gusto, raffinatezza e disincanto.
Nel secondo album troviamo un country folk soul blues con scampoli di Liz Phair, Joni Mitchell, Ani Di Franco.
Classe, stile, arroganza.
THE EVERETTES - Soul steps
Secondo album per la band che si divide tra Berlino e San Diego. Vintage soul purissimo e classicissimo che attinge da funk, northern, 60's e 70's, con le tre vocalist che fanno faville su basi sempre pulsanti, con grande dispendio di fiati. Per chi ama l'ambito eccellenza assoluta.
EVERYTHING BUT THE GIRL - Fuse
24 anni dopo l'ultimo album insieme torna una delle band più amabili di sempre. Lo fa ripartendo dall'elettronica del disco precedente, immergendosi in dubstep, ritmiche algide ma anche nelle loro classiche sinuose malinconiche ballate. La voce di Tracey Thorn rimane incantevole e immediatamente riconoscibile, il disco bello e convincente.
THE CHURCH - The Hypnogogue
A sei anni dal precedente lavoro, torna la band australiana, attiva dal 1980 con il ventiseiesimo album della carriera. Ambizioso concept ambientato nel classico futuro distopico. Oltre un’ora di musica che conserva l'antico gusto neo psichedelico e Byrdsiano ma che si espande anche a umori quasi prog e a tratti post wave. Un ottimo album, convincente e vitale.
MUDHONEY - Plastic eternity
Undicesimo anno in 35 anni di carriera e ancora tanta energia, vitalità, buone vibrazioni tra garage, punk rock, voglia di Stooges e del primo Iggy solista. Non devono dimostrare niente, solo appagare il nostro desiderio di una sventagliata di ruvido e abrasivo sound, ben fatto e con attitudine da vendere.
NOEL GALLAGHER - Council skies Ep di quattro brani che raccoglie i singoli usciti fino ad ora dall'album omonimo che sarà pubblicato il 2 giugno. Noel è ormai abbastanza prevedibile e riconoscibile non si discosta dalla classica alternanza di ballate e brani pop, ritmati e immeditamente memorizzabili. Non male anche se un po' anonimo.
FRENCH BOUTIK - Ce Je ne sais quoi
Un altro ottimo album (il terzo) per la band francese, maturo, estremamente vario, sempre fedele allo smisurato amore per i Sixties, per il mod sound, il beat, con un'efficace versione di "Mama weer all crazy now" degli Slade e una serie di riuscitissimi brani autografi, perfettamente strutturati a livello compositivo.
ALTIN GUN - Ask
La band olandese prosegue la rivisitazione in chiave psichedelica del folklore turco con forti agganci a King Gizzard and the Wizard Lizard, Goat, Tame Impala. Molto affascinante, ben fatto e coinvolgente.
ST. PAUL AND THE BROKEN BONES - Angels In Science Fiction
Nata come soul band al limite del convenzionale, la band dell’Alabama si è progressivamente evoluta verso un sound sempre più personale e riconoscibile. Per il quinto album sono finiti negli studi Sam Philips di Memphis accarezzando atmosfere che riportano a Marvin Gaye, Jeff Buckley, Rufus Wainwright, languide e soffuse con ballate gospel/soul/blues arricchite da un sound in perfetto equilibrio tra modernità e tradizione.
ANN MARGRET - Born to be wild
L'indimenticabile protagonista di "Tommy" e tante altre pellicole di primo livello, a 82 anni si toglie lo sfizio di cantare una serie di sue canzoni preferite di rock e rock 'n' roll, soul (da "Born to be wild" a "Rock around the clock" e perfino "Volare"). Facendosi accompagnare da un parterre di rockstar da brividi: Pete Townshend, Joe Perry, Brian Auger, Rick Wakeman, Pat Boone, Steve Cropper, Robben Ford, perfino i Fuzztones e gli Stray Cats Lee Rocker e Slim Jim Phantom in "Volare". Divertente e gustoso.
THE TEMPLES - Exotico
Prodotto da Sean Lennon ci immerge, come consuetudine, in un bagno di moderno pop psichedelico con ottimi spunti, grande cura negli arrangiamenti, ottimi brani ma con il deifetto di essere un doppio album con sedici per un'ora di musica non sempre all'altezza. Comunque discreto lavoro.
IAN HUNTER - Defiance part 1
Torna l'immarcescibile rocker con un buon album di classicissimo rock, roccioso, ruvido, essenziale e farcito di ospiti illustri: Jeff Beck, Taylor Hawkins, Duff McKagan, Todd Rundgren, Slash, Ringo Starr tra i tanti.
SICK TAMBURO - Non credere a nessuno
La poetica compositiva (e la voce) di Gian Maria Accusani sono inconfondibili e un marchio di fabbrica unico nel panorama italiano, in cui spicca tra i migliori autori. I Sick Tamburo firmano il sesto album della carriera, tra intense ballate rock, la consueta attitudine e il tipico portamento punk pop, filtrato attraverso una sapiente attinenza con la canzone d'autore. Un album dolente, medicina indispensabile a superare il lutto per la scomparsa della bassista della band, Elisabetta Imelio. Album di altissima caratura, canzoni sempre efficaci, freschezza e potenza.
ELLI DE MON - Pagan Blues
Prosegue la lunga carriera di Elli De Mon, ancora una volta all'insegna del deep blues più torrido ma allo stesso contaminato dalle più svariate influenze, dalla psichedelia, all'approccio punk alla Jon Spencer Blues Explosion fino a un mood caro alle prime prove di PJ Harvey. I brani sono aspri, sinuosi, talvolta perfino malefici e costantemente "pericolosi" , l'esperienza compositiva e la profonda conoscenza della materia rende i ldisco ancora una volta personale, originale, perfettamente distintivo.
GARBO - Nel vuoto
Garbo conferma, con un eccellente nuovo lavoro, l’innata capacità di procedere in una carriera lunghissima con le radici sempre ben piantate nelle origini, sapendosi contemporaneamente rinnovare, sperimentando, osando, guardando avanti. Le matrici sono quelle che gli hanno plasmato la personalità artistica, da Bowie ai primi Ultravox!, John Foxx, Roxy Music, Brian Eno, Lou Reed, Japan ma lo sguardo è, come sempre, prospettico, capace di assimilare nuovi suoni, di agire a largo respiro, mantenendo la voglia di sfidarsi (vedi i brani sperimentali di sapore ambient) ma con la sapiente capacità di utilizzare una costante vena pop cantautorale che rende il lavoro allo stesso tempo austero e autorevole ma fruibile e godibile. Un disco semplicemente bello.
VINICIO CAPOSSELA - Tredici canzoni urgenti
Un grande della musica italiana ma che indulge talvolta in alti e bassi. Nel nuovo album siamo probabilmente tra i medi. Buone cose, alcune canzoni azzeccate ma niente di indimenticabile e un sentore di "ripetitivo" che non aiuta alla completa riuscita dell'opera. Forse troppo urgente.
BLACK SNAKE MOAN - Fire / What You See
Black Snake Moan è un progetto di ricerca sonora, che affonda le proprie radici nelle atmosfere blues e rock psichedelico in chiave di One Man Band, intorno alla figura di Marco Contestabile. Il nuovo singolo è un gioiello di grande classe ed eleganza, che segue due album e un precedente 45 giri. Sound di matrice mid 60's, chitarre Byrdsiane e atmosfere di gusto Love di Arthur Lee. Come sempre, pura eccellenza.
DOUBLE SYD - My lonely sun
Il duo Ravaglia/Liverani ci porta nei solchi cari ai primi Pink Floyd e alla psichedelia dilatata, lisergica e avvolgente che caratterizzò il finire del magico decennio dei Sixties in Inghilterra. Gli ingredienti ci sono tutti e al posto giusto, sia a livello sonoro che da un punto di vista compositivo. Un album di assoluto livello, ricco di intuizioni e stimoli.
RADIO SABIR - Cunti e Mavarii pi megghiu campari
Potentissimo esordio per il collettivo siciliano (filiazione dei mai dimenticati Niggaradio) con un album in cui confluiscono elettronica, folk, tribalismo, forti influenze mediterranee e mediorientali, sonorità filtrate da lunghe frequentazioni con musiche lontane e allo stesso tempo vicinissime. Sostanzialmente un nuovo blues. Collabora Cesare Basile che di queste cose se ne intende. Eccellente.
MALCLANGO - Sparagazzarre
La band romana, formata da membri di Juggernaut, INFERNO Sci-Fi Grind'n'Roll e Donkey Breeder, approda al secondo album. Una batteria e due bassi, tanta creatività e imprevedibili soluzioni sonore, insert elettronici, tribalismi di gusto math rock (la title track), ritmica quasi caraibica in "Minestrone Tric & Trac", noise, un gusto compositivo che riporta, a tratti, agli anni 80 dei toscani I Refuse It. Ottimo, originalissimo.
GLI INSETTI NELL'AMBRA - SB32-2072
Al duo formato da Lapo Boschi (basso, voce, chitarra) e Chris Bronkos (chitarra), già protagonista di precedenti lavori, si è aggiunta Hijiri Shimamoto (batteria) a completare una band molto particolare e dal sound inusuale. I riferimenti principali si possono pescare alla fine degli anni Settanta, tra no wave, primi Talking Heads, Gang of Four, i nostri Gaznevada, la prima new wave sperimentale italiana (tra Stupid Set, Confusional Quartet, X Rated). Ritmiche spezzate e scarne, brani spigolosi, avanguardia (anche nei testi, talvolta caratterizzati da riferimenti futuristi). Un disco originale e personalissimo.
ASCOLTATO ANCHE:
SUNBORN (buon afro jazz, funk, fusion dalla Danimarca), MALCOLM STRACHAN (ottimo cool jazz, grande classe ed eleganza), EMMA TRICCA (mellow pop con qualche afflato psichedelico, gradevole), STEVE GUNN (album strumentale, atmosfere eteree e sospese, altamente soporifero e lontano dallo stupendo abituale pop psichedelico), NATALIE MERCHANT (l'ex voce dei 10.000 Maniacs in un album solenne e intimista ma anche molto noioso), EMM GRYNER (ex tastierista di Bowie alle prese con un pop soul molto commerciale e di facile ascolto)
LETTO
PAUL WELLER - Magic. A journal of song
Paul Weller si racconta tramite un dettagliato ripasso della sua disocgrafia, da "In the city" a "Fat Pop (vol.1)", scegliendo vari brani, affrontando schiettamente temi scottanti come l'alcolismo (abbandonato il 1° luglio 2010 insieme all'abuso della cocaina), la morte dell'adorato padre, criticando senza problemi i suoi album meno riusciti (da "This is modern world" a "Modernism: a new decade, "Heliocentric", "Illumination"), ponendosi in modo molto confidenziale nei confronti del lettore (guidato dal giornalista Dylan Jones).
Con ennesima conferma della curiosa (ma efficace) usanza di cancellare, a fine registrazione di ogni album, ogni traccia inedita, demo, provino, per impedire un eventuale futuro riutilizzo per ristampe o confezioni deluxe.
Graficamente elegante e raffinato, ricolmo di memorabilia, 450 foto più o meno rare e i testi di un centinaio di canzoni, il libro è di pressoché esclusiva pertinenza per gli hardcore fan di Paul Weller che troveranno però un tassello importante per completare la conoscenza dell'arte, della vita, dell'ispirazione del Nostro.
EDDIE PILLER - Clean Living Under Difficult Circumstances: A Life In Mod – From the Revival to Acid Jazz
Prime mover della scena mod inglese di fine anni 70, autore della seminale modzine "Extraordinary Sensations" (che arrivò a vendere anche 10.000 copie), produttore discografico (dai Fast Eddie ai Makin Time e Prisoners) fino alla fondazione di una delle più importanti etichette inglesi, la Acid Jazz.
Eddie Piller è "figlio d'arte": madre che gestiva il fan club degli Small Faces nei 60's e padre original mod.
Che liquida così una compilation del giovane aspirante mod Eddie con Who, Kinks, Jam:
"Cos'é questa spazzatura?"
"E' musica mod, Dad, mi piace!".
"Questa non è musica mod, è una schifezza. Suppongo che quindi tu sia un mod".
"Certo, assoluamente"
"Bene, figlio, se vuoi essere un mod dovresti chiedere alla mamma di chi erano gli Small Faces.
Ma lascia che ti dica: la musica mod è il modern jazz. Tubby Hayes, Art Blakey, Gene Krupa e Cozy Cole.
E' da dove hanno preso il nome: MOD-ern Jazz.
Quella era musica mod, non questa roba qua.
Frase che alla fine sarà profetica quando Eddie diventerà l'artefice della scena acid jazz che da quelle radici prese vita per rinnovare l'anima jazz.
Eddie Piller ripercorre la fase embrionale della scena londinese, dalla scoperta del punk, con "I'm stranded" dei Saints, un breve periodo come soulboy (in cui coindivideva punk rock, jazz fusion e George Benson) a un concerto dei JAM che segnò la svolta definitiva.
"No Jam, No Mod revival.
Paul Weller e compagni erano diversi da ogni loro contemporaneo.
Ci diedero un nuovo inizio, erano unici".
L'ingenuità iniziale, l'esplosione mediatica con decine di band ("in un certo periodo c'erano anche trenta concerti mod ogni settimana"), l'arrivo di soul e psichedelia, il declino dei gruppi live a favore delle serate DJ, la tragedia inaspettata di una violenza inaudita che i mod subirono da skinhead e scooter boys (con tanto di morti e feriti), l'inizio dell'attività con la Countdown Records e lo sfortunato rapporto con i Prisoners che si sciolsero dopo l'insoddisfazione per l'album "In from the cold".
Il libro ci regala decine di aneddoti molto gustosi e divertenti ma è riservato pressoché esclusivamente ai cultori della scena MOD che troveranno abbondanza di spunti (a volte fin troppo dettagliati) e informazioni, dall'evoluzione estetica (le famose calze bianche che portavano tutti agli inizi, le tremende Jam Shoes, le prime camicie Paisley, il Trilby mutuato da "Quadrophenia", l'importanza del film e tanto altro) a quella "filosofica".
PAUL MARKO - The Roxy London WC2
Monumentale racconto, attraverso le dichiarazioni di decine di protagonisti diretti della vicenda, sulla nascita del punk a Londra, alla fine del 1976, tra le umide e scure pareti del "Roxy", sul palco del quale fecero i primi passi alcuni dei grandi protagonisti della scena.
Ai tempi ancora spontanea, confusa, molto artistica e pochissimo politica.
Durò poco, come il primo punk e in breve tempo le grandi case discografiche e il sistema mediatico fagocitò tutto.
Il punk cambiò pelle, il "Roxy" passò in brutte mani e la storia prese un'altra strada. Per i cultori di questo ambito un libro essenziale.
Qui l'articolo dedicato su "Libertà": https://tonyface.blogspot.com/2023/04/paul-marko-roxy-london-wc2.html
VISTO
Un gelido inverno di Debra Granik
Plumbeo e disperato viaggio nell'America più profonda, livida e oscura tra disagio, disperazione, violenza, povertà. Spesso angosciante e agghiacciante, un film eccellente.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
Ci sono voluti un paio di anni di lavoro per questo libro, pubblicato da Diarkos.
Scrivere dei SEX PISTOLS trovando una chiave che non ricalchi le mille pubblicazioni in merito non è cosa facile.
In questo nuovo lavoro ho privilegiato la voce dei protagonisti, tratta da decine di interviste, e quella dei giornalisti che vivevano in tempo reale quanto stava avvenendo, tra il 1976 e il 1978, riportando recensioni di concerti e dischi.
In modo da tessere la storia del gruppo nel modo più possibile corale.
Ulderico Wilko Zanni e Maurizio Iorio mi hanno gratificato con le loro introduzioni e testimonianze.
God save the Sex Pistols.
Alcune recensioni:
SentireAscoltare: https://www.sentireascoltare.com/recensioni/antonio-bacciocchi-sex-pistols/
Satisfiction.eu: https://www.satisfiction.eu/antonio-bacciocchi-sex-pistols-dio-salvi-la-regina-e-il-punk/
Suonidistorimagazine: https://suonidistortimagazine.com/sex-pistols-dio-salvi-la-regina-e-il-punk-rock-il-nuovo-libro-di-antonio-bacciocchi/
Metalitalia: https://metalitalia.com/articolo/sex-pistols-disponibile-il-libro-dio-salvi-la-regina-e-il-punk-rock-di-antonio-bacciocchi/
Esce l'album dei PEKI D'OSLO progetto di Andrea Bellentani, con l'apporto di Ulderico Wilko Zanni (Rats) alle chitarre e basso, Dome La Muerte Petrosino (Not Moving LTD) alle chitarre e Antonio Bacciocchi (Not Moving LTD) alla batteria.
Un lavoro iniziato tanto tempo fa, bloccato da traversie varie, non ultima la pandemia e che ora vede la luce per Contempo Records con distribuzione di Egeamusic.
Un album di rock noir urbano, una sonorità che si rifà ai grandi "maledetti" del rock, agli Stooges-MC5-Velvet Underground, che dal primo punk rock'n'roll '77 inglese e americano retrocede fino al garage sound sixties per un viaggio notturno attraverso i paesaggi alienati delle nostre città.
Tutti i dettagli qui: https://www.egeamusic.com/dettaglioprodotto.aspx?id=8052141490655
Un assaggio qui:
https://www.youtube.com/watch?v=oErxOkMZwaM
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