lunedì, aprile 03, 2023
Canzoni per bambini
Riprendo l'articolo pubblicato ieri per "Libertà"
Anche in ambito rock, non solo in quello più pop e leggero, le canzoni dedicate ai bambini non si contano.
A un figlio appena nato non si nega una canzone.
Da “Isn’t she lovely” di Stevie Wonder dedicata alla figlia Aisha al “Benvenuto” di Vasco Rossi per il neonato Luca la lista è lunghissima ma raramente i testi si discostano da affettuosi e commossi omaggi.
Più interessante il mondo poco frequentato e troppo spesso derubricato a minore e secondario delle canzoni più genericamente per bambini.
In un precedente articolo avevamo approfondito l’ambito relativo allo Zecchino d’Oro che nel corso degli anni ha visto fior di compositori di grido avvicendarsi nel ruolo di autori, da Lucio Dalla a Claudio Baglioni, Edoardo Bennato, Bruno Lauzi, Pino Daniele, Renato Zero.
Ci sono musicisti che hanno invece approfondito il tema delle canzoni per i più piccoli, sviluppandone le composizioni da un punto di vista artistico, non limitandosi a filastrocche facilmente memorizzabili ma cercando di trasmettere un messaggio attraverso musiche elaborate e ricche di arrangiamenti e soluzioni armoniche più che apprezzabili.
Prima di passare a lavori più oscuri non si possono non citare i soliti Beatles che scrissero alcune canzoni diventate poi celeberrime.
E se “Hey Jude” di Paul era dedicata al figlio di John, Julian, dopo la separazione dei genitori, “Yellow submarine” è invece il prototipo perfetto della canzone per bambini.
Cantata da Ringo Starr e modellata sulla sua voce, composta quasi esclusivamente da Paul è un’esplosione corale adattissima ai più piccoli. John dedicò invece a Julian, nell’”Album Bianco” la dolcissima “Good night”, anche questa con la voce di Ringo e un raffinato arrangiamento orchestrale.
vCi aveva già pensato Pete Seeger, ispiratore di Bob Dylan, cantautore folk militante e impegnato politicamente, con il suo album d’esordio del 1953, “American Folk Songs for Children”, in cui riprendeva vecchie canzoni per bambini con il banjo.
Lo stesso Seeger utilizzò il genere usando le parole metaforicamente contro la guerra in Vietnam, in particolare con “Abiboyo” dell’anno seguente.
Il suo album, del 2010, poco prima di morire, fu ancora dedicato ai bambini, “Tomorrow’s children” (il domani dei bambini) con lo scopo di fornire uno strumento per affrontare i problemi della vita futura.
L’Italia ha una lunga tradizione in merito, ricca di episodi di pura eccellenza.
Abbiamo ricordato la qualità compositiva messa a disposizione dello Zecchino d’Oro.
Bruno Lauzi ritrovò successo e notorietà a metà degli anni Settanta con due celebri canzoni per piccoli, “Johnny Bassotto” (di cui è autore del testo, con musica di Pino Caruso), cantata da Lino Toffolo ma soprattutto con “La tartaruga” (con musica nientemeno di Pippo Baudo) che si piazzò in vetta alle classifiche dei primi mesi del 1976 per sei settimane consecutive.
I due brani furono inclusi nell’album dello stesso anno, “Johnny il Bassotto, la tartaruga...e altre storie di Bruno Lauzi”, che comprende altre undici canzoni espressamente dedicate al mondo infantile (da “La biscia striscia” a “Il leprotto Zip”, con interessanti interventi autoriali del maestro Pippo Caruso, Ivan Graziani, i fratelli La Bionda), con tanto di splendida copertina di Bruno Bozzetto (autore dell’indimenticabile fumetto del “Signor Rossi”).
Poco tempo prima, di un’operazione simile era stato protagonista Sergio Endrigo ma in veste molto meno leggera e ludica, con l’album “Ci vuole un fiore”.
I testi furono affidati allo scrittore, giornalista e pedagogista Gianni Rodari, le musica allo stesso Endrigo, coadiuvato da Luis Bacalov (premio Oscar per le musiche de “Il postino”, al centro di una lunga causa di plagio proprio di un brano di Endrigo “Nelle mie notti”).
L’album è uno splendido lavoro musicale con testi che si rivolgono ai bambini senza tanti giri di parole ma perfettamente fruibili dal mondo adulto.
Valga il testo chiarificatore di “Mi ha fatto la mia mamma”.
“Persone male informate o più bugiarde del diavolo dicono che tu sei nato sotto una foglia di cavolo. Persone male informate, altri maligni invece, sostengono senza vergogna che sei venuto al mondo a bordo di una cicogna. Tali notizie sono prive di fondamento, mi ha fatto la mia mamma e sono molto contento”.
Ad accompagnare Endrigo musicisti sopraffini, dal batterista Ellade Bandini (spesso a fianco di Guccini), al chitarrista Massimo Luca (da Battisti a De Andrè e decine di eccellenze italiane) e un coro di bambini diretto dalla grande compositrice e pianista Nora Orlandi.
A fare da capofila ovviamente “Ci vuole un fiore”, canzone diventata celeberrima.
La copertina, che ritrae una composizione di oggetti disposti in modo da raffigurare un volto, è apribile e contiene un libretto di dodici pagine con i testi delle canzoni, con ampi spazi in bianco pensati per la creazione di disegni e/o testi ispirati alle canzoni stesse, da spedire poi a un concorso per le scuole, indetto dal settimanale Corrire dei Piccoli.
Sergio Endrigo non era nuovo a un’operazione del genere. Partecipò nel 1972 alla realizzazione de “L’arca” del cantautore brasiliano Vinicius De Moraes, in collaborazione con Sergio Bardotti, Vittorio De Scalzi dei New Trolls, le voci de I Ricchi e Poveri, Marisa Sannia e un coro di voci bianche (soprannominato ingenerosamente The Plagues, ovvero “le piaghe”) con musiche di Bacalov e Toquinho.
Anche in questo caso, a suonare musicisti con i fiocchi, dal tastierista e produttore Claudio Fabi (tra l’altro padre del cantautore Nicolò) al batterista Tullio De Piscopo.
Di nuovo un album pieno di riferimenti non strettamente legati alla consueta modalità superficiale di molte canzoni per bambini ma che raccontava tra le righe la storia drammatica dello stesso De Moraes, costretto all’esilio dalla dittatura fascista in Brasile, spiegato così dall’autore:
“Non si sa se è il poeta che è matto o il matto che è poeta. Questa è una casa molto speciale, tutta fatta di lettere. C’è Toquinho, un matto che fa musica. Lui è un poeta con la musica, io sono un poeta con le parole. Perché le lettere fanno le parole, le parole fanno i poemi, i poemi fanno le canzoni, le canzoni fanno la gente felice. No? E questa casa è una casa di gente felice, perché non c’è una casa. È una casa in cui ci sono cose tanto belle come Marisa e altri amici come voi. È una casa per bambini. E c’è anche una casa per gli animali, L’Arca.”
Proprio in questi giorni questa antica tradizione è stata rinnovata nell’album d’esordio di Enrico Gabrielli.
Musicista che in realtà di album alle spalle ne ha decine, avendo collaborato con Afterhours, PJ Harvey, Iggy Pop, Cesare Basile, attualmente colonna portante dei Calibro 35.
Questa volta si cimenta con il suo nome ne “Le canzonine” un disco di canzoni composto per (e con) i suoi due bambini durante il lockdown, in cui raduna alcuni papà musicisti a cantare una serie di brevi brani per i più piccoli: Brunori Sas, Cosmo, Dimartino, Francesco Bianconi, Alessandro Fiori, Andrea Laszlo De Simone, Giovanni Truppi, Roberto Dell’Era. Il risultato è ovviamente godibilissimo, la musica leggera ma dall’attitudine colta e ricercata. Ed è un piacere continuare a scoprire, nell’immenso patrimonio musicale italiano questi piccoli gioielli dimenticati, fatti di passione, amore, levità ma allo stesso tempo di profondità e importanza intellettuale, quanto è, e caratterizza, il mondo di un bambino, il contesto che, soprattutto in tempi di bombardamenti psicologici da computer e social, con immagini crude che arrivano senza filtri, è ancora più necessario difendere e proteggere.
Come dice Gabrielli:
“In questo disco non ci sono madri e anche se messa giù così può sembrare un rigurgito patriarcale, in realtà è il suo esatto contrario: nel nostro paese sembra che la genitorialità sia solo responsabilità delle donne, sulla maternità esiste una pressione sociale gigantesca, delle aspettative.
L’uomo lavora mentre la donna cresce i figli. E la donna che non fa figli non può essere considerata una donna realizzata.
Stronzate.
In “Le Canzonine” sono i padri a rivendicare il loro ruolo di genitori e a togliere un po’ di peso dalle madri.
La parità passa anche per il decadimento di certi ruoli pre-costituiti. “Le Canzonine” è una dedica per tutte quelle persone che vivono il proprio essere genitori lontani dai vincoli e dagli stereotipi, anche quelli più etero-normati.”
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