giovedì, maggio 06, 2021
Francesco Filippi - Ma perché siamo ancora fascisti?
Filippi é l'autore di "Mussolini ha fatto anche cose buone" in cui smonta le leggende relative al ventennio fascista.
Nel nuovo, interessantissimo, capitolo sull'eredità lasciata dal fascismo in Italia, ci conduce attraverso un'analisi accuratissima sulle ragioni per cui il tragico periodo non sia mai stato definitivamente accantonato, condannato, sepolto.
La nostra società ha assunto, fin da subito, un atteggiamento autoassolutorio, consolatorio "nel quale rifugiarsi quando il resto delle certezze viene meno. Italiani, sempre e comunque, brava gente".
In contemporanea l'apparto istituzionale, educativo, amministrativo, militare non è stato epurato e sostituito ma riciclato, mantenendo, in buona parte gli stessi rappresentanti attivi in epoca fascista.
Già alla fine della guerra, la nuova dirigenza italiana si muove in tal senso, da De Gasperi che chiede il mantenimento delle colonie africane e si indigna di fronte al rifiuto degli Alleati, con "gli italiani, a partire dalle cariche istituzionali, che si stupiscono dell'incapacità alleata di cogliere la metamorfosi di un intero popolo, che ora si sente, nella sua maggioranza, ottimamente rappresentato dalla nuova democrazia e dai valoro della Resistenza."
Si inizia a rimuovere il periodo fascista, dimenticando guerre, stragi, torture, campi di concentramento, il genocidio in Libia, gli orrori nelle colonie, gli omicidi, le deportazioni degli ebrei italiani.
Anche perché:
"Chi arriva al potere dopo i fascisti continua a utilizzare per il governo gli uomini e le istituzioni che il fascismo ha creato nel ventennio precedente".
Il "Ventennio" assurge a "dittatura da operetta" (Montanelli), a parentesi sbagliata.
"Il fascismo "malattia" diviene quindi una parte essenziale della retorica che accelera l'uscita del paese dal cono d'ombra del passato mussoliniano".
Come in Germania con il nazismo "si preferisce scegliere una giustificazione che passi per una perdita più o meno ampia di capacità di discernimento."
Gli italiani, ignoranti e permissivi, lasciano che qualcuno li governi, incapaci di gestirsi democraticamente.
Rimanendo però brava gente.
Si ribelleranno a Mussolini, proprio per questo.
Troppo "bravi" per sopportare ancora guerra e orrori.
Il cinema, la letteratura, la televisione, i media avvarranno il più delle volte questo elemento, rappresentando il fascismo come un periodo sbagliato ma non così tragico e dipingendo i protagonisti come vittime insenzienti.
"Gli uomini che fanno nascere la Tv in Italia sono funzionari nati e cresciuti sotto il regime e, nel momento di costruire nuove vie di approccio al servizio pubblico, inevitabilmente proiettano questa formazione nella loro concezione dell'intrattenimento."
"Per un cinquantennio il fascismo é stato descritto come un regime inetto, inefficente, violento nelle sue frange estreme ma nel complesso non all'altezza dell'altro grande regime di destra, il nazismo".
Un libro sostanzialmente agghiacciante, che dipinge un quadro sconfortante sul declino del nostro paese, paradossalmente iniziato proprio quando stava (teoricamente) risorgendo.
Un DNA inattaccabile, ingestibile e impossibile da cambiare.
Francesco Filippi
Ma perché siamo ancora fascisti?
Bollati Borlingheri Editore
euro 9.90 (in edicola con "Repubblica")
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Ciao, certe volte penso che una parte della colpa sia anche perché ogni famiglia non ha mai veramente fatto i conti con la propria storia. I fascisti sono tutti scomparsi, salvo quelli che poi hanno portato avanti le stesse idee fra parlamento e con gli attentati. Mio nonno è stato partigiano e ho tutta una parte della famiglia che è sempre stata socialista ma non ho nessuna vergogna nel dire che tanti altri miei parenti sono stati fascisti convinti, una cugina di mia nonna ausiliaria o che mio zio nato nel 1930 rimpiangeva l'epoca Balilla e le colonie sull'Adriatico. Purtroppo il tempo di guardare dentro alle nostre famiglie sta un po' scadendo ma c'è un libro bellissimo tedesco, una graphic novel, che si chiama Heimat dove l'autrice cerca di trovare delle risposte sul passato della propria famiglia, sui suoi segreti. Non c'è niente di sconvolgente che ritrova ma riesce a fare i conti con la propria famiglia che ha vissuto durante il nazismo. A me per esempio suona strano che sia fra elementari che medie non abbia svolto , con la scuola, nessuna ricerca sul periodo fascista nel mio piccolo comune anche perché proprio in quel periodo ci fu anche una trasformazione architettonica del mio paese... bah.
RispondiEliminaScusa se mi sono preso tutto questo spazio.
Andrea, molto interessante questo tuo spaccato realista,grazie
EliminaMio padre partigiano, mio nonno materno podestà fascista e poi sindaco democristiano dello stesso paese. Una storia complicatissima. Italianissima.
RispondiEliminaLibro tremendamente attuale fra l'altro.
RispondiEliminaCharlie
Mio nonno materno di cognome faceva "Podestà" ed era socialista ed anche amico personale di Nenni.
RispondiEliminaEra di Bergamo e lo scherzo in voga tra gli squadristi quando erano carburati era "andiamo a pestare il Podestà!". Così una sera si e l'altra anche lo pestavano. Per scherzo.
ad un certo punto cambiò cognome per disperazione e si trasferì a Milano.
Anonimo delle 12:43
RispondiEliminaEntrambi i nonni non hanno mai fatto la tessera e per anni non trovarono lavoro e furono costretti andare a lavorare in Africa nelle colonie come manovali....in Africa , nelle colonie, tessera o meno...servivano tutti