mercoledì, gennaio 06, 2021
Il mago Benévòl
Riprendo un articolo pubblicato sul quotidiano "Libertà" del 3 gennaio 2021.
La musica (l'arte in generale ) é quanto di più concreto e, allo stesso tempo, astratto. Qualsiasi brano, opera, sinfonia, é una sequenza di note trascrivibili su fogli, codificabile, rappresentabile in maniera ben definita.
Al contempo non esiste persona che colga una melodia allo stesso modo di un'altra.
La percezione é assolutamente e totalmente personale e condivisibile solo attraverso impressioni e affinità sensoriali. Una sorta di illusione che investe la nostra psiche, attraverso il vissuto e il vivente.
In qualche modo una frangia dell'illusionismo, attraverso le cui pratiche immaginiamo mondi, situazioni, avvertiamo sensazioni che non hanno un effettivo riscontro nella concretezza della realtà.
L'illusionismo é un'arte antica e, anche se non passa attraverso la musica, ha un fascino atavico che si perde nella notte dei tempi.
Mi preme segnalare la vicenda di un personaggio che ha avuto i caratteri attitudinali che caratterizzano spesso il mondo della musica rock (e non solo) e dintorni.
Francesco Luigi Maria Benevolo nacque a Piacenza nel 1865, anche se, presumibilmente per ragioni di marketing (eh si, il concetto non é particolarmente moderno ma lo troviamo, declinato in varie vesti, nel corso dei millenni della nostra storia), si disse ufficialmente che vide la luce in un circo.
Fu un grande e abile “mago”, specializzato nel “taglio della testa” (una delle più classiche forme di illusionismo, già conosciuta ai tempi dei Faraoni), particolarmente noto per il suo aspetto dai tratti gitani e un abbigliamento con colori sgargianti, provocatori, poco convenzionali. Fu celebre come Mago Benevòl.
Crebbe nella nostra città con la nonna materna in quanto i genitori avevano intrapreso, dopo aver abbandonato un'attività commerciale, la carriera di saltimbanchi, dapprima con un circo itinerante e poi mettendosi in proprio, lasciandolo fino ai dodici anni.
Il ricongiungimento non fu indolore e ben presto indusse il giovanissimo Francesco a fuggire di casa e a vivere di espedienti come girovago. Reincontrò per caso i genitori e il loro Teatro Bernardo Benevolo a cui si unì, diventando un tuttofare, dal clown all'acrobata, musicista e pure prestigiatore.
Una gavetta dura durante la quale affinò le sue tecniche, che si specializzarono nel numero della testa tagliata che continuava a parlare con il pubblico.
Si arruolò come volontario nell'esercito e al ritorno ritrovò la famiglia in Francia, a Lione.
Nel 1894 l'anarchico italiano Sante Caserio assassinò il presidente francese Francois Carnot suscitando rappresaglie contro i nostri connazionali (violenze sparse e 3000 espulsioni) in tutto il paese, in particolare proprio a Lione, luogo dell'omicidio.
Benevolo per evitare conseguenze prese così il nome di Benévòl e incominciò a presentarsi come illusionista messicano, trovando un crescente successo e molta popolarità, tanto da essere definito da prestigiose riviste d'oltralpe l'Howard Thurston francese (uno dei più celebri e importanti illusionisti americani degli inizi del secolo scorso).
Scrisse anche un libro in cui si presentava come “americano”, parecchio venduto e ricercato.
Nel 1903 aveva un suo teatro itinerante smontabile, con una facciata a tre portali di trenta metri, un grande organo che provvedeva a fornire un sottofondo musicale per le varie fasi delle esibizioni e una centralina termoelettrica per l’energia necessaria all’illuminazione. Nei quaranta anni di attività abbracciò numerose frange dell'illusionismo, come manipolazione, illusioni sceniche, ipnosi, lettura del pensiero, magia, danze esotiche, raggi X e perfino prime forme di proiezioni cinematografiche.
Sempre coadiuvato dalle assistenti Jeniska e Madame Lucille, lasciando però alla decapitazione il clou delle sue serate che gli diedero il titolo di Le Couper de Tête, in cui divenne insuperabile maestro.
La sua attività non conobbe soste e declino, fino alla sua morte, a Nizza nel 1939, a 74 anni.
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