sabato, ottobre 03, 2020

Roberto Roversi su "Stracci" di Lilith



RIPORTANDO TUTTO A CASA ricorda alcuni episodi artistici della mia modesta carriera musicale e affini, rimasti nascosti e dimenticati nel tempo.

ROBERTO ROVERSI (scrittore, poeta, paroliere, giornalista, collaborò con Pasolini e Lucio Dalla, fu direttore di "Lotta Continua"), nel 1996 scrisse (grazie all'intercessione dell'amico CLAUDIO GALUZZI) una presentazione (che compare all'interno della copertina) per "Stracci", album conclusivo della carriera di LILITH.

"Ho ascoltato e letto, ho letto e ascoltato.
Dunque: canzoni forti. Anche belle? Anche belle, da leggere e ascoltare.
Ma soprattutto canzoni forti: una voce protesa che tenta di lacerare il cielo. E non è male, in questi tempi grigi.
Ogni canzone si fa ascoltare perché vuole comunicare, in quel momento, tutto: ogni testo si fa leggere, perché vuole comunicare, in diretta, emozioni concluse.
E io credo che niente sia più indispensabile, urgente, in questo enorme mondo di suoni, che vede ogni giorno le pareti della casa vibrare e incrinarsi per l'arruffarsi delle mille voci, per lo scompagniarsi arlecchinesco dei mille suoni: mentre i guerrieri del recente passato di buone battaglie, ormai esausti, girano da un paese all'altro solo alla ricerca degli ultimi oboli.
Ho anche apprezzato fino in fondo l'ordine nella successione delle canzoni, ciascuna conclusa in sé dopo avere bene operato e scavato, ma nessuna slegata dalle altre, tanto da costituire la struttura di un racconto delle passioni e delle idee che non ha fine.
E il passaggio nell'ombra di un dialetto duro non lacera l'attenzione ma semmai la sorprende e la induce a percepire e inseguire significati che risaltano dentro l'inquietudine di una comunicazione certamente drammatica.
Questo è un gruppo omogeneo di canzoni, definite dopo un lungo duro lavoro di verifiche e riscontri interni a LILITH, che non dovranno andare perdute e invece muoversi e durare."

L'album non ebbe purtroppo particolare riscontro, fu composto e registrato senza la necessaria passione e coesione e divenne il canto del cigno di quell'esperienza.

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