lunedì, ottobre 05, 2020
Charles Manson
Riporto l'articolo scritto ieri per il quotidinao "Libertà".
Premessa:
Charles Manson è stato solo un volgare assassino, sadico criminale, in preda a deliri psicotici, mutuati da un abuso smodato di sostanze stupefacenti.
Fu il mandante e responsabile indiretto, alla fine degli anni 60, di omicidi e stragi efferate, la più famosa delle quali vide vittima l'attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polansky.
Eppure, nonostante l'evidenza, il suo nome e il suo personaggio, hanno sempre avuto una notevole fascinazione nel contesto “rock” e cinematografico (lo troviamo, pur se, caricaturizzato e irriso, anche nel recente gioiello di Quentin Tarantino “C’era una volta…a Hollywood”)
. L'attrazione per l'estremo e il malefico, l'ignoto e il proibito, lo hanno elevato a un'icona, negativa e repulsiva, spesso utilizzata da musicisti e artisti per pura provocazione e per attirare l'attenzione. Anche se non mancano gli esempi di malcelata ammirazione.
Un'adolescenza devastata e devastante, abbandonato dal padre e con la madre impegnata a sopravvivere tra furti e prostituzione, Charles si arrabbattò tra piccoli atti criminali che lo portarono spesso in carcere. Quando a poco più di trent’anni, nel 1967, fu rilasciato per l’ultima volta, aveva passato più tempo in carcere (o in riformatorio) che in libertà.
In galera subì ogni tipo di violenza e angheria ma imparò anche a destreggiarsi tra inganno e “istinto animale”. Persona intelligente, acuta e abile, di nuovo libero incominciò a circuire persone in difficoltà psico fisica, creando una sorta di “setta”, approffitando di un'epoca che si adattava alla perfezione a certe teorie e direzioni.
Siamo nella San Francisco di fine anni 60, tra LSD, amore libero, ipotetica rivoluzione e tanto altro. Soprattutto, con centinaia di giovani ragazzi e ragazze alla ricerca di una nuova vita, scappati da casa, in fuga dall'incubo dell'arruolamento in Vietnam, incantati da una nuova prospettiva di libertà e ammaliati da utopie di ogni tipo. Non fu difficile persuadere e soggiogare mentalmente una serie di adolescenti, spacciandosi per guru di una delle tante “religioni” e “filosofie” che impestavano l'ambiente ai tempi.
In concreto iniziò a crearsi innanzituto un harem di giovani ragazze delle quali potere abusare sessualmente a suo piacimento ma che comprendeva anche ragazzi a cui affidare compiti più rudi e pragmatici. Tutti incantati dalla sua personalità maligna e dominante.
Qualche decina di persone, non di più, ma totalmente devote al “verbo” della loro guida. Si trasferisce con la sua combriccola nello “Spahn Movie Ranch” dalle parti di Los Angeles (già teatro di riprese di film western di serie B), il cui anziano proprietario accetta gratuitamente il gruppo di sbandati in cambio di qualche favore sessuale dalle ragazze.
Si forma così “La Famiglia".
Alle donne è riservato il compito di procurarsi, con ogni mezzo, cibo e denaro, agli uomini di provvedere alla (scarsa) manutenzione del luogo, a Charles Manson quello di santone che dispensa ordini, organizza orge a base di droghe e alcol.
Una delle passioni/ossessioni di Manson è la musica.
Sogna di diventare una rockstar, compone canzoni e cerca in tutti i modi farsele produrre un disco.
Trova un valida sponda nientemeno che da Dennis Wilson, batterista dei celebri Beach Boys, che oltre a finanziare con soldi e regali la ”Famiglia”, induce la sua band a incidere un brano di Manson, “Cease to exist”, reintitolata “Never learn not to love” che viene però accreditata allo stesso Wilson. Il quale dichiara di averla comprata da Manson per 100.000 dollari.
Ma quando il brano viene pubblicato Manson non prende bene il cambio di titolo e di certe parti del brano e minaccia pesantemente Wilson che, spaventato, tronca rapporti e amicizia.
Manson, nel frattempo, con altri membri dei Beach Boys, incide una serie di brani che vedranno parzialmente la luce nell'album semi clandestino (tutte le case discografiche si rifiuteranno di pubblicarlo dopo l'arresto per gli omicidi a lui imputati) “Lie; The love and terror cult”, stampato in un migliaio di copie (ma che ne vende, pare, non più di trecento). Pur non essendo un capolavoro denota una certa capacità compositiva ed espressiva. La passione per la musica sarà il sinistro e malefico filo conduttore delle stragi che pianificò.
Definì i Beatles “i quattro Angeli inviati da Dio ad annunciare l’Apocalisse” che gli inviavano messaggi subliminali attraverso i loro testi, in particolare con il brano “Helter Skelter”, uscito nel 1968 nell'”Album Bianco”.
Tragicamente la scritta, incisa con il sangue delle vittime, venne ritrovata sulle pareti di una delle mattanze.
Che incominciarono per cause meno “filosofiche”, eliminando un paio di spacciatori con cui la “Famiglia” si era indebitata.
Quando uno dei suoi fu arrestato, per sviare le indagini e scagionarlo (e temendo una soffiata), decise di organizzare altri omicidi con le stesse modalità.
Il 9 agosto del 1969 una squadra della “Famiglia”, su ordine di Manson, massacrò con estrema efferatezza, la modella e attrice Sharon Tate, incinta di otto mesi, moglie del regista Roman Polansky, in quel momento in Europa per lavoro, e altri tre suoi amici. Il giorno dopo toccò a una coppia di anziani sposi e successivamente ad altri due.
La “famiglia” tentò la fuga nel deserto dell'Arizona ma furono notati e alla fine arrestati (anche grazie alle testimonianze di alcuni pentiti della setta, ormai fuori controllo).
Iniziò un lunghissimo processo (che rivelò l'intenzione di uccidere anche altri personaggi famosi, da Liz Taylor a Frank Sinatra) che portò a diverse condanne all'ergastolo (la prevista pena di morte fu scampata grazie allo stato della California che la abolì in quegli anni), incluso lo stesso Manson che, di fatto, non commise mai nessun omicidio, pur essendone il dichiarato mandante e ispiratore. Charles Manson ha trascorso il resto della sua vita in carcere dove è morto all'età di 84 anni nel 2017.
La fascinazione nei suoi confronti da parte dei musicisti rock ha continuato però a essere costantemente presente nel corso degli anni.
Basti pensare al nome scelto da Brian Hugh Warner, musicista che ha conquistato le classifiche di mezzo mondo, con il nome d'arte Marylin Manson (associando due personaggi iconici della cultura americana) che in un suo brano utilizza parte di un testo di Charles.
Anche gli inglesi Kasabian derivano il loro nome da una delle protagoniste delle stragi.
Il “culto” di Manson ha avuto seguaci soprattutto in Europa dove almeno una settantina di gruppi ha ripreso canzoni firmate da lui.
Il cantante dei Black Flag, attore e performer Henry Rollins iniziò una corrispondenza con Manson, durata tre anni, durante la quale ricevette alcune cassette con canzoni registrate in prigione (e tutte le lettere firmate con una svastica).
Decise, d'accordo con la sua etichetta, la SST, di pubblicare le migliori su un album.
Ma, una volta annunciato il lavoro, a seguito di una lunga serie di minacce di morte, preferì evitare. Manson se la prese e interruppe la corrispondenza.
I Guns 'n' Roses, tra i gruppi hard rock più famosi di sempre, rifecero il brano di Manson “Look at your game girl” nel loro album di cover “The spaghetti incident”.
Il gruppo di new wave elettronica dei Cabaret Voltaire ha utilizzato in “I want you” nel 1985 alcuni spezzoni di parlato di Manson. “Your home is where you're happy” dei Lemonheads è una versione di un suo brano inedito, in viene anche accreditato come autore (e di conseguenza ne ha incassato i diritti!).
Il leader dei Nine Inch Nails, Trent Reznor, affittò, per un periodo la casa di Los Angeles a Cielo Drive, in cui fu uccisa Sharon Tate e vi registrò il video promozionale di un brano, scelta di stampo “maledetto” ma sicuramente di pessimo gusto.
Il rapper Salmo nel 2019, in collaborazione con altri personaggi della scena italiana, ha pubblicato il singolo “Charles Manson. Buon Natale” con tanto di copertina che raffigura il malefico personaggio vestito da Babbo Natale.
La sua tragica figura è stata immortalata, anche recentemente, in decine di libri e documentari (più o meno attendibili e bene realizzati) oltre che ad essere spesso raffigurata in film e telefilm, a conferma dell'incredibile e continuo fascino che continua a esercitare.
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Ho il cd in ristampa del suo disco “Lie The love and terror cult” e devo dire che le sue canzoni mi piacciono, lui ha pure una bella voce e una buona verve compositiva. Fosse stato meno strafatto dalle droghe e avesse ottenuto maggior attenzione da parte dei produttori musicali, forse avremmo avuto un cantautore in più e un malvagio istigatore di omicidi in meno... chissà
RispondiEliminamaybe..
RispondiEliminaC
Pure Neil Young lo conobbe e nel brano Revolution Blues c'è una sorta di citazione.
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