lunedì, gennaio 29, 2018
Franco Arminio - Cedi la strada agli alberi
Ho sempre avuto scarsa dimestichezza con la poesia.
Detto in parole povere non la capisco o faccio fatica a comprendere il significato dei versi.
Nel caso di Franco Arminio invece ogni frase, ogni parola, ogni poesia, mi sono entrate nell'anima, nel cuore, grazie alla loro immediatezza, durezza, allo stesso tempo leggerezza, incisività.
Parole semplici, di una semplicità sconcertante nella capacità di colpire nel segno.
Il libro è fantastico, ho riletto e rileggo in continuazione le sue parole e ogni volta ci trovo un nuovo spunto.
Consigliato.
A chiunque.
Stupendo.
E per quel che può valere entra tra i miei libri preferiti di sempre.
Autobiografia
Ho scritto Cartoline dai morti.
Quando avevo nove anni ero un tipo strano.
Non ho pensato neppure per un attimo di andare via dal mio paese.
Sono un egocentrico che sa ascoltare.
Le vacche e le formiche sono con me.
A Natale mi sento male.
Mio nonno era comunista ed emigrò in America che era già vecchio.
Mio padre era un oste e mia madre un pugno di grano.
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.
Per stare bene non ci vogliono i medici, ci vuole una passione senza fine.
Abbiamo bisogno di cose profonde e invece zampettiamo in superficie.
Chi è chiuso nella grandi malattie lo sa bene quanta vita sprechiamo noi che stiamo bene.
Non ti affannare a seminare noie e malanni nelle tue giornate e in quelle degli altri, non chiedere altro che una gioia solenne.
Non aspettarti niente da nessuno e se vuoi aspettarti qualcosa, aspettati l’immenso, l’inaudito.
Concedetevi una vacanza intorno a un filo d’erba, dove non c’è il troppo di ogni cosa, dove il poco ancora ti festeggia con il pane e la luce, con la muta lussuria di una rosa.
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