martedì, aprile 15, 2025

In ricordo di Max Romeo. Intervista

A ricordo del monumento del reggae MAX ROMEO, scoparso da pochi giorni, l'amico PIER TOSI, ci propone un ritratto dell'artista e una sua intervista del 1.999.

E' scomparso lo scorso 11 aprile ad ottanta anni di età Max Romeo, un grandissimo artista reggae: la sua immortale 'War In A Babylon' (1976) intitola uno dei più grandi albums dell'era del roots reggae prodotto da Lee Scratch Perry.

Il suo vero nome era Maxie Livingston Smith ed era nato il 22 novembre 1944 nel parish di St.Ann, lo stesso che ha dato i natali ad altri giganti del reggae come Burning Spear e Bob Marley. Cresce come bambino e ragazzo reietto perchè la madre emigra negli USA ed il padre ha una nuova compagna che non lo sopporta e questo fa si che lasci la casa paterna in giovane età e si dia ad un girovagare per l'isola in cerca di occupazioni di sopravvivenza.
Si appassiona alla musica, decide di diventare un cantante ed a Kingston forma insieme a Kenneth Knight e Lloyd Shakespeare (suo fratello Robbie diventerà uno dei più grandi bassisti della storia del reggae) un gruppo vocale, ‘The Emotions’, con cui registra una decina scarsa di pezzi per il producer Ken Lack ed ottiene un buon successo nell'era del rocksteady con 'I'll Buy You A Rainbow'.
Inizia poi a registare come solista per il produttore Bunny Lee. Proprio questo tentacolare produttore lo costringe a registrare nel 1969 ‘Wet dreams’ : la costrizione deriva dal fatto che nonostante Max abbia composto il brano su commissione per Bunny Lee per cavalcare una specie di mania in auge in Giamaica per brani che colpiscano il pubblico per le loro liriche 'grevi' (il brano parla di sogni 'bagnati' di un uomo...) ma divertenti non lo percepisce come un brano adatto alla sua sensibilità. Dopo una genesi quindi problematica ‘Wet dreams’ viene però pubblicato in Inghilterra, il suo contenuto fa si che venga bandito dalla programmazione radiofonica e questo contribuisce a far si che abbia un enorme successo ed abbia come miglior risultato il decimo posto nelle pop charts.
Max diventa popolarissimo quindi presso il pubblico degli skinheads, visita varie volte l'Inghilterra in tour nel giro di pochi mesi ed il successo viene capitalizzato dall'uscita nel 1970 del suo primo album 'A dream'. Il discusso brano avrà anche un sequel di minor successo con argomenti simili e cioè 'The Horn aka Miniskirt Vision'. Nel periodo seguente il cantante cerca di svincolarsi dal fardello creativo di 'Wet Dreams' collaborando sopratutto con il terzetto di giovani producers indipendenti formato da Bunny Lee, Niney The Observer e Lee Perry nelle loro reciproche collaborazioni come produttori.

La sua passione per la svolta socialista ‘democratica’ preconizzata dall'aspirante primo ministro Michael Manley alla vita politica giamaicana lo vede impegnarsi in supporto alla campagna elettorale del PNP che vince nel 1972 grazie alla volonta’di migliorare le condizioni della gente del ghetto. Max si connota come cantante militante con 'Ginalship', una denuncia alla corruzione della classe politica, 'No Joshua no', un ennesimo invito a Michael Manley a perseverare nella sua politica e con 'Maccabee's version', un discusso brano contro la versione 'ufficiale' della Bibbia.
Nel 1975 esce 'Revelation time', un bellissimo album autoprodotto e registrato ai Black Ark Studios di Lee Perry: in questo periodo Max impiega una cospicua parte del suo tempo come braccio destro di Lee Perry durante le leggendarie alchimie sonore di quest'ultimo ai suoi Black Ark Studios e questa collaborazione frutta nel 1976 il suo album-capolavoro 'War in a Babylon' il cui titolo richiama l’atmosfera di disordine sociale e guerra civile che regna in quel periodo nell’isola del reggae . L'album contiene probabilmente i suoi brani migliori, dalla title track a 'One step forward', 'Norman' e la bellissima 'Chase the devil'. A questo album segue l’ottimo ‘Reconstruction’, sempre pubblicato dalla Island ma prodotto dall’artista in proprio.
Da questo momento dei cambiamenti coinvolgono il reggae con la morte di Bob Marley e l'affacciarsi di un nuovo stile ed una nuova generazione di artisti e producers.
Max Romeo emigra a New York dove registra buoni lavori come 'Holding my love to you' con l' amichevole collaborazione di Keith Richards dei Rolling Stones o 'I Love My Music' , e continua ad esibirsi ed a registrare dischi anche se il suo nome è comunque legato al reggae del glorioso decennio 1969-1979.

Nei primi anni novanta torna in Giamaica ed è sempre attivo in campo musicale anche se con alterni esiti: da citare assolutamente i due albums registrati per Jah Shaka 'Fari Captain Of My Ship' e 'My Rights' ed un ottimo album registrato in UK con Mafia & Fluxi intitolato 'Selassie I Forever'. Una chicca autentica della sua discografia è il CD ‘In this time’ registrato da Max Romeo a Roma per la Satta Records in collaborazione con l’ensemble romano Tribu’ Acustica.
Dopo aver realizzato comunque ottimi lavori anche nella ultima parte della carriera, Max si congeda dal suo pubblico nel 2023 con un annunciato ultimo tour mondiale che tocca anche il nostro paese, insieme ai suoi figli Xana ed Azizzi che negli ultimi anni ha contribuito a far maturare ed a far conoscere al pubblico reggae. Saranno loro che porteranno avanti nei prossimi anni l'eredità paterna.

INTERVISTA di PIER TOSI a MAX ROMEO.

D: Avresti mai immaginato di venire in Italia a registrare in disco?
R: No, in effetti no: quando sono venuto in Italia per la prima volta non sapevo cosa aspettarmi ma dopo aver parlato con Satta ho iniziato a percepire le vibrazioni del posto e tutto quello che accadeva, cosi' sono stato io a suggerire a Pietro di fare questo progetto, perche' dopo che ho sentito Tribu' Acustica ho immaginato fosse buono mescolare la musica giamaicana al suono acustico italiano. L'idea e' affiorata perche' sono venuto qui come ospite ad una session di Satta Sound System. Loro hanno suonato questa musica, cosi' e' venuta l'idea di fare l'album.

D: Ti e' piaciuta l'esperienza con Tribu' Acustica?
R: Si, perche' e' semplice lavorare con questi ragazzi: sono gente umile. L'esperenza in studio e' stata molto buona, l'engineer e' eccellente ed e' un buon team con cui lavorare e lo puoi sentire dal risultato del disco: fantastico!!!
I ragazzi sono molto energetici, la combinazione e' stata veramente perfetta perche' io sono un maestro del music business ed e' stato facile interagire con questi ragazzi e cio' aiuta a fare le cose piu' facilmente, la loro conoscenza della musica e' ampia e hanno partecipato il progetto con la mente molto aperta.
Il bassista e' fantastico, il chitarrista solista, tutti i musicisti, la ragazza che suona flauto e fisarmonica, e' raro nel reggae, non ci sono quasi mai fisarmonica e flauto nel reggae.

D: Ora sai qualcosa in piu' sulla scena reggae italiana: ti piace il modo in cui viene vissuto il reggae qui da noi?
R: Mi piace veramente: la lingua non pare la differenza perche' sono qui e canto in inglese e parlo al pubblico in inglese e il pubblico mi risponde in inglese, cosi' talvolta quasi mi dimentico di parlare a persone che non parlano inglese. le vibrazioni sono molto forti, la gente italiana ha molta energia, immagino dipenda dal fatto di mangiare la pasta...

D: Ti piace l'elemento di folk music italiana che Tribu' Acustica ha messo nel suo sound?
R: Si, puoi percepire qualcosa di antico dal loro suono acustico.

D: Credi ci sia qualcosa in comune tra la folk music giamaicana e quella italiana? R: Se vai indietro nella storia, la Giamaica e' stata dominata dalla Spagna e la Spagna e' vicina all'Italia e le culture italiana e spagnola hanno molte corrispondenze, e questa puo' essere una cosa in comune.

D: Puoi parlarci dell'album 'Selassie I forever' che hai registrato con Mafia & Fluxi?
R: E' un altro lavoro molto spontaneo. Stavo passando in Inghilterra e io conosco Mafia & Fluxi da quando erano dei bambini, ed ho pensato sarebbe stato buono di registrare qualcosa con loro, cosi' ho avuto l'idea e abbiamo fatto 'Selassie I forever' e sta andando molto bene in UK.

D: E la tua recente ristampa con Blood & Fire?
R: Questa e' ancora un'altra cosa: quello che succede e' che l'industria del reggae sta subendo un declino a causa della musica techno e di questa moda dei deejays che sta soppiantando lo stile dei vecchi cantanti, perche' i vecchi deejays come Alcapone, U Roy, tutti questi artisti avevano un messaggio diverso da ora e non avrebbero mai predicato la violenza, degradato le donne, ora tutto e' negativo ed a causa di cio' la gente lo ha ampiamente rifiutato e invece c'e'un ritorno alla vecchia musica dagli anni sessanta e settanta, cosi' Blood & Fire ha deciso di ristampare 'Warning warning', 'Revelation time', e lo ha chiamato 'Open the iron gate' cosi' ora quel disco ha ben tre nomi.

D: Non ti piace la scena dei nuovi artisti conscious come Luciano o Tony Rebel?
R: Si, ma questi nuovi artisti conscious stanno avendo gli stessi problemi di noi vecchi artisti: la moda del momento e' questo tipo di musica che io chiamo buff baff music, e questo rappresenta un declino, una parte della nostra musica che e' la musica originale e' stata superata dalla tecnologia.

D: Noi conosciamo la tua storia e sappiamo sei sempre stato ispirato dalle sofferenze della povera gente e tu sei un Rasta dal 1969 o forse ancora prima...
R: Ho abbracciato la fede tra i tardi anni sessanta e l'inizio degli anni settanta...

D: Ed eri anche un supporter del socialismo in quel periodo...
R: Si, ho provato a supportare il socialismo democratico di Michael Manley...

D: Questo e' un argomento molto interessante: non sentivi nessuna contraddizione tra essere Rasta, sviluppare un percorso spirituale ed essere socialista? Perche' noi sappiamo che le teorie comuniste e socialiste cercavano di negare la religione...
R: Rasta non e' esattamente una religione, Rasta e' uno stile di vita, cosi' c'e' differenza. La politica ha a che fare con l'economia e tu ne devi avere parte, che tu lo voglia o no, se vuoi sopravvivere a questo mondo.

D: Durante quegli anni la musica rifletteva una certa popolarita' del socialismo in Jamaica: c'era un sound che si chiamava Socialist Roots e ci ricordiamo la famosa copertina dei Revolutionaries a Channel One con l'effige di Che Guevara. Dipendeva dalla politica culturale degli uomini del PNP o era un effetto dell'influenza cubana?
R: Nella mente della gente comune jamaicana lo stimolo era a sopravvivere, ma c'era una voglia generale di vera democrazia perche' sedici famiglie avevano in mano tutta la ricchezza del paese e il resto del paese viveva in grandi sofferenze, cosi' Michael Manley arrivo' con la sua idea di suddividere le ricchezze e questo e' il motivo per cui mi sono unito a lui. L'abbracciare un qualsiasi -ismo potesse migliorare le condizioni generali faceva parte della lotta della gente che soffriva, e quell'ambiente e' quello da cui io provenivo: non ha niente a che fare con la vera politica. Io detesto i politici, sono i parassiti della gente...

D: Probabilmente questo discorso era lo stesso dei Rasta, di cercare di fermare la fame, migliorare la situazione della gente...
R: Si, io vedevo Manley come un saggio che veniva ad aiutare la povera gente che soffriva e la sua politica per un po' ha funzionato e la gente era felice di lui, ma la democrazia non lo era, cosi' varie azioni coperte entrarono in gioco...per esempio c'era il denaro ma non c'era nulla da poter comprare perche' la democrazia controllava le merci e questo e' il modo in cui Michael Manley perse terreno tra la gente comune ed era dieci anni piu' tardi di come Marcus Garvey aveva predetto come sarebbe stato...

D: Ma qual'era la tua impressione di Manley come uomo?
R: Michael Manley era piu' di un politico, era piu' un padre per la nazione perche' molte delle cose migliori a cui il popolo giamaicano sia mai stato esposto arrivarono da Manley, l'elevazione della gente, l'educazione della gente, ad un certo punto l'educazione era gratuita ed ora tu devi pagare per mandare i tuoi bambini all'asilo, cosi' era una situazione completamente diversa, si trovava lavoro, la gente aveva lavoro e aveva un salario ma non c'era il modo di spenderlo, non c'erano auto da poter comprare, non c'era nulla nei negozi, niente cibo nei supermercati e questo veniva fatto per allontanare la gente dai concetti di Michael Manley...Michael Manley non ha fallito, ha avuto piu' successo in tanti campi di qualsiasi altro statista nella storia della Jamaica perche' ha portato una nazione con l'alfabetizzazione al 10% fino a circa il 30-40%, quindi lui non falli', lui apri' le porte ai Rasta come me. Prima c'erano posti in cui io non potevo andare senza subire le molestie della polizia, non potevo andare in giro in certi quartieri, dovevo spiegare alla polizia perche' stavo camminando li, e Michael Manley cambio' tutto questo, i Rasta non potevano entrare all'Epiphany Club o al Playboy Club, posti di gente per bene...Michael Manley cambio' tutto cio'...ma venne sabotato.

D: Fu anche la C.I.A., vero?
R: Non voglio puntare il dito, non lo so per certo ma si e' detto che questo sabotaggio si e' fatto con l'assistenza della C.I.A....

D: Pensi che lui era diverso da P.J.Patterson? (attuale Prime Minister jamaicano)
R: Si, era diverso da P.J. Patterson, nella mia mente P.J. Patterson e' un capitalista, e' l'esatto opposto di Michael Manley, tutto cio' per cui lavora oggi e' cio' che Michael Manley combatteva nel suo tempo, in questa situazione non posso dare lui alcun credito...

D: Ancora su quel periodo: sembra che per esempio Johnny Clarke non abbia fatto il successo che meritava a causa della sua militanza PNP. Alcuni produttori molto potenti nell'orbita del JLP non volevano avere rapporti con quel tipo di artisti. Hai avuto simili problemi a causa della tua militanza PNP, o hai avuto problemi, per esempio a attraversare certe aree, come militante PNP?
R: No, e non penso comunque di condividere questo discorso su Johnny Clarke e PNP: in Jamaica gli artisti non si schierano cosi' apertamente, magari cantano contro il governo se il governo non funziona. Dobbiamo stare neutrali perche' la nostra musica e' per tutta l'isola, PNP e JLP, e conoscendo Johnny Clarke...

D: Uno di questi produttori era Joe Gibbs, che dopo Bunny Lee divenne il piu' potente produttore e non voleva avere a che fare con Johnny...
R: Si, Joe Gibbs ebbe un ruolo in questa storia, ma non credo che fosse cosi' fortemente coinvolto nella politica, perche' sarebbe stato stupido a schierarsi in quel modo, se lui era del JLP, una volta che il PNP avesse avuto il potere avrebbe sicuramente sofferto le conseguenze di cio', cosi' credo questo e' un modo errato di vedere le cose.

D: Sappiamo che c'era un periodo in cui Lee Perry, Bunny Lee e Niney erano praticamente sempre insieme, presenziando tutte le loro sessions assieme e collaboravano molto attivamente tra loro e tu avevi una parte in tutto cio'. Puoi dirci qualcosa su questi tre produttori?
R: Loro erano sempre in competizione tra loro e se uno di loro aveva un grosso hit, gli altri cercavano di contrastare il successo in modo scherzoso magari ri-registrando lo stesso ritmo e usando qualche altro artista come per esempio io per fare un altro brano, questa era la loro gara, ma era piu' divertimento che rivalita'. Quando si misero insieme producendo ritmi e canzoni, gia' erano molto bravi presi individualmente, e quando si misero insieme divennero ancora piu' forti, mettevano i loro talenti in collaborazione e producevano cose assolutamente uniche.
Erano sempre buoni amici, facevano molte cose insieme, noi ci co-producevamo l'un l'altro, cose del genere, era come un unico pacchetto di artisti e produttori. Poi Bunny Lee si mise in proprio e tra Lee Perry e Niney arrivo' la rivalita' e si divisero di nuovo, Bunny Lee divenne The Aggrovator, Niney divenne The Observer e Lee Perry The Upsetter.

D: A Roma ci sara' nel 2000 il grande giubileo dei cattolici. Tu hai cantato 'Fire for the Vatican': cosa pensi di Roma ed il Papa?
R: Dunque, noi Rasta disapproviamo il modo che ha la chiesa cristiana di legarsi agli stati del mondo per opprimere la gente in nome di Dio, e la cristianita' in generale.
Tutti i paesi cristiani sono diventati i paesi al mondo dove e' esercitata la peggiore crudelta'. La Giamaica e' il paese numero uno in fatto di chiese, ci sono piu' chiese per miglio quadrato che in ogni altro paese al mondo e siamo diventati una delle piu' crudeli nazioni sulla terra. Quando c'e' un funerale la chiesa guadagna soldi, cosi' piu' gente muore e piu' denaro loro mettono insieme.
Le nazioni cristiane al mondo sono le piu' crudeli, puoi controllare tu stesso! L'America ha chiesto scusa per il suo ruolo nella deportazione e la brutalita' contro la razza nera. La chiesa invece non lo ha mai fatto e il suo coinvolgimento nella schiavitu' dei neri era molto alto. Non voglio dare alcun credito ai cristiani...

D: E cosa pensi di Gesu' Cristo? Ci sono molti Rasta che parlano contro di lui...
R: Non lo conoscono! Loro apprendono dalla Bibbia chi fu Gesu' Cristo e la Bibbia non ti dice niente su di lui. La Bibbia racconta la nascita, la morte e la resurrezione, ma la verita' su di lui e' stata eliminata dalla Bibbia perche' lui non e' un cristiano.
Cristo fu nu rivoluzionario che lotto' per i diritti della povera gente e loro lo uccisero e specularono sul suo nome per i loro interessi, questo e' il concetto di Cristo. La Bibbia non porta alcun insegnamento su Cristo, parla solo di re e profeti, ci sono diciotto anni nella vita di Cristo che sono spariti dalla struttura della Bibbia, cosi' come possono parlarmi di Cristo? Non ne sanno nulla.

D: Cosi' Rasta dice che Cristo era un profeta ed un rivoluzionario ma non un Dio...
R: Cristo non poteva essere Dio. Se lo fosse stato poteva salvarsi la vita quando lo uccidevano.
Cristo era un leader, un uomo con un messaggio, come me o qualsiasi altro uomo che sceglie di portare un messaggio alla gente. Cristo cammino' per migliaia di miglia predicando ed insegnando, poi fece un errore ed essi lo uccisero ed usarono il loro nome per il loro vantaggio. Ecco come lo vedo io: non ho letto questo. E' solo come vedo le cose.

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