Uno dei nomi più iconici e riconoscibili nella storia del punk (con tanto di spilla d'obbligo per chiunque del "giro" ai tempi).
Formati nel 1976 dai fratelli Nick Cash e Guy Days hanno proseguito con dodici album all'attivo fino ai nostri giorni con rarissimi cambi di formazione.
Musicalmente e compositivamente ottimi, con un punk rock solido e ben suonato ma ricco di sfumature e retaggi dalle precedenti esperienze pub rock (Nick Cash suonò con i Kilburn And The High Roads di Ian Dury).
Senza dimenticare un'estetica molto personale e mai banale.
Non hanno mai pensato di essere una punk band ma semplicemente "We’re just modern and write songs that obviously appeal to punks".
999 (1978)
Un gioiellino di punk tinto di umori 60's con brani eccellenti come "Me and my desire", "Titanic (my over) reaction", "Emergency", il gusto pub rock/rock n'n roll di "Crazy" e il garage punk di "Hit me", gli sfrenati "I'm alive" e "No pity".
Separates/High energy plane (1978) (titoli rispettivamente dell'edizione Uk e Usa)
Sei mesi dopo l'esordio la band cambia pelle, rifinendo meglio le sonorità, più ricercate, lasciando da parte molta dell'aggressività precedente a favore di un sound più marcatamente "rock".
Le undici canzoni non brillano sempre per originalità ma ci regalano la furia punk di "High Energy Plan", il ritmo in levare di "Feelin' alright with the crew" e la stupenda "Homicide".
The Biggest Prize in Sport (1980)
Il nuovo lavoro formalizza la trasformazione in rock band abbastanza convenzionale, pur mantenendo qualche occasionale legame con le modalità iniziali.
"Shake" e "Boiler" hanno il groove da glam band proto punk di metà 70 come l'iniziale "Boys in the gang", la vetta dell'album.
Un omaggio all'amore per il reggae/ska nelle discreta "Trouble" e poco altro.
Concrete (1981)
Raramente preso in considerazione è un buon lavoro con la riuscita cover di "Little Red Riding Hood" di Sam the Sham and the Pharaohs e una discreta "Fortune Teller" di Benny Spellman, il piccolo gioiello "Break it up" che riporta alle origini.
Il resto non è particolarmente ispirato ma si mantiene sopra la sufficienza.
Bish! Bash! Bosh! (2020)
Il recente album è dignitoso, tra punk rock, street punk, energia e una produzione che ne esalta il tiro, ancora di grande livello.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento