domenica, febbraio 10, 2013

Coppa d'Africa



La Coppa d’Africa (che si conclude con un’inedita e sorprendente finale tra Nigeria, squadra di grande tradizione a secco da molti anni in campo internazionale anche a causa di gestioni dissennate della federazione locale, e il Burkina Faso, tra le cenerentole del torneo, senza alcun titolo alle spalle) è sempre qualcosa di più di un semplice torneo di calcio.

E’, con l’esclusione di qualche nome più “agiato”, espressione di povertà, disagio, estrema scarsità di mezzi, forzata improvvisazione (basti pensare al Togo i cui premi partita e spostamenti sono abitualmente pagati da Adebayor, (ricca) stella del team, soprattutto dopo che tre anni fa la federazione togolese costrinse la nazionale a raggiungere l’Angola, dove si svolgeva la Coppa d’Africa, in bus per risparmiare, passando in zone pericolose. Un agguato uccise tre componenti della squadra).
Molte squadre possono annoverare qualche nome che ha fatto fortuna in Europa (Drogba, Yaya Tourè, Asamoah, Essien, Adebayor o, tra gli assenti, Etoo e Boateng) ma spesso sono affiancati da compagni che rimangono nel paese natale a livello semi dilettantesco, dibattendosi in campionati di incerto spessore (e regolarità).
Il torneo da un punto di vista tecnico è (come sempre) altalenante tra colpi da maestro, grande fisicità, imbarazzanti errori (la difesa etiope su tutti !), approccio tattico ingenuo, arbitri impossibili ma rimane permeato da un gran fascino che sembra riportare il calcio ai primordi.

Soprattutto quando tra le prime quattro trovi il Mali, protagonista di una sanguinosa guerra civile e il Burkina Faso, tra i paesi più poveri del mondo dove si vive con 2 dollari al giorno e raramente si arriva ai 50 anni di età. Buttate subito fuori le squadre nord africane e l’ospitante Sud Africa, fatte fuori le “ricche”, favorite e prestigiose Ghana e Costa d’Avorio, nemmeno arrivate Egitto e Camerun.
L’Africa che, dopo la sola apparizione dell’Egitto nel 1934, tornò in Coppa del Mondo solo nel 1970 inanellando una serie di fallimentari esperienze con Marocco, Zaire, Tunisia, Camerun, Algeria, fino al 1986 quando il Marocco arrivò negli ottavi e nel 1990 il Camerun ai quarti (come il Senegal nel 2002 e il Ghana nel 2006 e 2010).
Un calcio che non è mai decollato, nonostante alcune stelle di prima grandezza e una serie di buoni giocatori e che continua a stentare ad imporsi a livello internazionale ma che rimane pieno di fascino, energia e SPERANZA.

8 commenti:

  1. Torneo casulissimo, basico quanto a tattica ma come sempre spettacolare. Io mi diverto sempre molto con la coppa d'Africa

    Charlie

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  2. Sei diventato troppo esigente, e si che tra Villa e Genoa dovresti essere abituato al calcio basico :-)

    Charlie

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  3. MAI piaciuto il calcio africano, scomposto e totalmente privo di stile.

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  4. A me affascinano molto la fisicità e l'approccio primitivo.
    Anche se ho visto squadre imbarazzanti che non potrebbero giocare in C2 (Etiopia, Togo, Niger)

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  5. Ecco appunto mi ero dimenticato di dire anche completamente privo di fascino.

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  6. Ieri sera ero in uno storico circolo di Parma: han proiettato Soul Kitchen e a seguire The Commitments! E già come programmazione ci sta!Nell'altra sala, intanto, un gruppo di nigeriani seguiva la finale di coppa in streaming sul portatile (portato da casa, ovviamente). La scena e il contesto non erano affatto male!
    I bianchi a sentire il soul, i neri a guardare il balòn! Ahahahah!

    W

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  7. ha ha ha ha ha ha il VERO circolo alternativo!

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