sabato, settembre 22, 2012

Secret Affair - Soho Dreams



Per chi non fosse avvezzo alle vicende musicali ascrivibili alla sfera MOD si può tranquillamente affermare che il nome dei SECRET AFFAIR è tranquillamente ai primi posti nei gusti e preferenze di ogni mod , dopo Jam, Small Faces e Who.
Tra i leader della scena revivalista del 1979 seppero sfornare tre piccoli gioielli a 33 giri, il classico “Glory boys” (1970) tra soul, rhythm and blues e raffinato mod rock, il più eleborato “Behind closed doors” (1980) dai sofisticati arrangiamenti di fiati ed archi eil conclusivo “Business as usual” (1982) più essenziale e beat e una serie di riusciti 45 giri tra cui l’inno “Time for action” del 1979 e “My world” del 1980 raggiunsero la top 15 delle classifiche inglesi.
Dopo lo scioglimento, 30 anni di silenzio discografico (a parte alcune poco riuscite avventure soliste o con altri gruppi dei leader Ian Page e Dave Cairns), la sporadica reunion nel 2002 e quella definitiva del 2009 che riporta i due in studio per concretizzare i nuovi sforzi in “Soho dreams”, quarto album della band pubblicato dalla loro I Spy Records e che vedrà a breve la luce in Italia (su CD e con probabile esclusiva mondiale in vinile) per AREA PIRATA (www.areapirata.com).

Ogni timore che accompagna le reunion (soprattutto discografiche) dopo, addirittura, decenni viene cancellato da un album superbamente riuscito.
Con classe, creatività, freschezza, spontaneità e un’incredibile, immensa, personalità.
I SECRET AFFAIR riescono nel raro intento di conservare le caratteristiche dei loro tre pur diversi album ma di proporsi con qualcosa di decisamente nuovo e originale. Ritroviamo ritmiche e approcci decisamente soul, gli arrangiamenti ricercati di fiati, l’elettrica intensità degli esordi ma anche un’incredibile capacità compositiva, una maturità stilistica e una serie di canzoni, spesso ambiziose e complesse (in ben 4 casi superiamo i 6 minuti di durata con “Soul of the city” che arriva a 7 minuti e mezzo).
La voce di Ian Page si esibisce senza paura in voli difficili, la chitarra di Cairns è potente, in costante evidenza ma allo stesso tempo perfettamente adeguata in ogni intervento, mai invasiva, la sezione ritmica è precisa, professionale e ispirata, la sezione fiati da paura.
Un album destinato a rimanere negli annali del mod sound ma in grado di fare parecchia strada ovunque.

Si parte con "Soho dreams", un buon brano che parte lento con inflessioni soul e un’occhiata alle ballate di “Quadrophenia” (in generale agli Who dei primi 70’s) e si impenna con un tipico orecchiabile ritornello alla Secret Affair, un marchio di fabbrica ben riconoscibile.
I 6 minuti di “Walk away” ci riportano con l’incedere ritmico alla “Shake and shout” alle atmosfere del primo album ma i sontuosi e jazzati arrangiamenti dei fiati e una bellissima prestazione vocale di Ian Page ci portano immediatamente al 2012 e ad una band matura e preparatissima.
“Turn me on” è invece una scarica di elettricità chitarristica power pop, riff secco, tempo tiratissimo, un ritornello da subito indimenticabile, ritmica precisissima, travolgente.
La versatilità della band si palesa subito dopo con una ballata intensa, "Love's unkind", melodica, allo stesso tempo rabbiosa, con la voce di Page che ricorda quella di Van Morrison e archi “quadrophenici” nel ritornello.
Difficile riuscire a dare nuova linfa ad un classico come “Don’t need no doctor” di Ray Charles.
I Secret Affair ne fanno una cover INCREDIBILE con una sezione fiati sontuosa, sorretta da una chitarra potentissima e un coro dalle tinte gospel a rispondere alla scatenata vocalità di Page, mentre un Hammond urla in sottofondo.
Il brano prosegue per 6 minuti e mezzo tra soli di tastiera, armonica, interventi corali, irruzioni ritmiche e si chiude in un ripudio di suoni. Bellissima.
Il brano più atipico è “Lotus dream” dalle caratteristiche folk blues con corredo di suoni ambientali. Un brano affascinante e che ribadisce la capacità della band di spostarsi con noncuranza anche in territori inusuali.
Cantata da Dave Cairns “In our time” supera i 7 minuti di durata ed è un classico brano rock debitore agli Who del periodo “Who’s next” / “Quadrophenia”.
“Land of hope” è una sostenuta ballata mid tempo sinceramente un po’ anonima nonostante il buon ritornello subito memorizzabile che riporta alle atmosfere di “Behind closed doors”.
Hammond e un’imponente sezione fiati (ancora una volta perfettamente arrangiata e con un suono raro da ascoltare in produzioni “indie”) sono la struttura della veloce e scoppiettante e souleggiante “All the rage” mentre “Soul of the city” è una ballata jazz blues di sette minuti e mezzo ma che regge benissimo la lunga durata.
Chiude la lunga cavalcata di “Ride” brano già ascoltato negli scorsi anni, che in oltre 6 minuti concede pieno sfogo a Ian e Dave per assoli e jam in libertà. Un finale degno per un vero e proprio gioiello musicale destinato alle vette altre delle mie preferenze 2012.

10 commenti:

  1. grandi news per il vinile italico!

    fra l'altro i "ragazzi" mi hanno promesso uno speciale per mod radio a breve... vediamo un po, ormai ci conto poco.

    cairns è un grande chitarrista (e compositore). molto sottovalutato

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  2. tony nel 1970 i glory boys picchiavano la freak elite in prima elementare...

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  3. ps. sono contento che anche tu hai sentito aria di "quadrophenia" in soho dreams (la canzone). quando l'ho detto in radio presentandola, ho ricevuto un paio di commenti o tre come se avessi detto una eresia

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  4. La sezione ritmica dei SA - Kelly al basso e Baxter alla batteria - erano con Fay Hallam nei Trinity fino al 2009.

    Fabio T.

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  5. haha Faybio mi fai morire! Troveresti connessioni con Fay anche se parlassimo di coltivazioni bio.

    ma che bello è l'album dei SA? fantastico. cresciuto e senza tempo.

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    1. Beh, a volte faccio veramente fatica.
      Qui era facile.

      Fabio T.

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  6. Grandi Secret Affair ancora dopo trent'anni

    Lou Cats

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  7. L'album è molto "quadrophenico" sia nel sound che nell'approccio compositivo (vedi ad esempio anche i vari rumori che introducono certi brani. la lunghezza di altri in cui si alternano vari temi) oltre agli arrangiamenti talvolta "sinfonici".
    Ma la cosa più rilevante è la maturità della band.
    Grande disco.

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  8. sono d'accordo. ovviamente niente a che vedere con l'"arte compositiva" o, come si dice negli ambienti orologeschi, "gran complicacion" di townshend, ma cè proprio l'idea di unità di suono che ne fa un album da sentire dall'inizio alla fine. bello. 3 volte dopo i pasti tra sabato e ieri

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  9. non vedo l'ora!!!!!
    SECRET AFFAIR!
    C

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