sabato, settembre 01, 2012

Greetings from USA



Per gentile omaggio del NOSTRO WHITE, un resoconto perfetto dal recente tour americano per motivi deplorevoli ed abbietti (viaggio di nozze...)


, scritti da Parma!
Praticamente come spedire una cartolina di Nairobi dall'ufficio postale sotto casa. Ma anche questo potrebbe essere CASULA.
Cercherò di essere breve, ma non so... La Casulish Invasion della neo-famiglia White (tre settimane in viaggio di nozze, per cui non aspettatevi gran chè, eh!) si è conclusa trionfalmente a
(parto dall'ultima tappa): gran città!
Union Square (con concerto blues di ultrasessantenni, un cinese settantenne distinto scatenato, e un giovanotto elegante che ballava in perfetto stile Wigan Casino su classici di John Lee Hooker), China Town (almeno l'80% degli autisti di autobus sono cinesi e anche gli annunci registrati delle fermate sono in inglese con accento cinese: Suttel Stlit, Geali Stlit, Mongomeli Stlit ecc), Russian Hill (dove c'è la famosa striscia a tornanti di Lombard Street. Sostanzialmente un pacco...), North Beach dove si insediarono i beat e dove ci sono ancora il Caffè Trieste e la libreria/editrice
, che porta avanti il verbo beat nel nome di Kerouac e soci e controculturale e in qualche modo antagonista nel modo più vicino a quello che si intende qui nel Vecchio Mondo.
Ah, all'Hotel c'era un portiere mitico, un certo Theo che si è presentato ricordandoci che
!, dispensava indicazioni e consigli gastronomici e animava l'aperitivo per gli ospiti (età media 70 anni) suonando una tastiera Yamaha con indosso t-shirt multicolor varachinata e occhiali scuri monolente con montatura bianca su testa mulatta pelata: la stoffa però era quella del casula, believe me!


: l'incrocio con i due cartelli e l'edificio color crema decorato azzurro e amaranto (quella della famosa foto dei primi Greatful Dead...) il gigantesco e fornitissimo negozio di dischi Amoeba (il luogo dove vorrei essere sepolto) e l'Haight Hasbury Music Center (il luogo dove vorrei fossero sparse le mie ceneri)...
, torniamo a Nord: negozi di suvenir tutti uguali, ristoranti, turisti a pullmanate (italiani chiassosissimi a pacchi ovviamente, ma sopratutto - unica nota stonata del viaggio - francesi ovunque! Da New York al Gran Canyon, un incubo).
Grandi utilissime corse in autobus sgangheratissimi con la signora White Caterina (con alla guida un vecchio cinese scontroso o qualche volta un nero incazzato), negozi di liquori e sigarette ad ogni isolato (lì il fumo non è un taboo) e barboni ad ogni angolo.
E poi fa freddo, non pensavo, anche ad agosto.
Non un freddo cane, ma si fa dare del Lei.
Una coltre di nube, come una gigantesca cappa di sigaretta da bar (ma forse sono veramente le paglie!), ricopre perennemente la città (tipica immagine, il Golden Gate nella fumara.
Ah, al
ci siamo andati giù nel punto dove Kim Novak si butta nella Baia all'inizio della Donna che visse due volte, però bisogna fermarsi prima, c'è una ramata di sicurezza: non si sa mai...
Ovviamente le strade in salita e improvvisa discesa, lunghissime e ripidissime, ma le auto non sgommano frenando in salita come ne Le Strade di San Francisco.
Unica serata mondana: l'Hotel Utah, fucina di giovani talenti rock locali: il classico tre-cinque band una dietro l'altra. Si arriva in questo vecchio edificio che fa angolo tra la 4th Street e non mi ricordo, proprio attaccati a un raccordo della Freeway, classico scorcio ammericano urbano. Si entra nel bar, scuro, col bancone, una sala per il lungo.
Il buttafuori ti chiede i documenti e 5 sacchi per accedere alla zona live.
A destra, o scendi una scaletta entrando in un'altra piccola e ancora più buia saletta dal soffitto basso con qualche tavolino oppure sali una scala che ti porta in galleria, da dove segui i concerti dall'alto. Infatti il palco è separato dalla saletta seminterrata, insomma è una specie di minuscolo cinema teatro non so se si è capito... Ottima birra: Sierra Nevada o Lagunitas IPA ad esempio... mangiato da dio, Lori's (miglior fast food stile anni 50) e poi portoricano, portoghese, libanese e il pesce fresco nelle bancarelle a Fisherman's Wharf (si segnala la polpa di granchio con i gamberetti o la tipica zuppa di mare nella pagnotta di pane scavata (adesso son rincoglionito dall'insonnia e non mi sovviene il nome...)...
Tutto a prezzi modici.
Molto bella anche la zona latina da Mission Street (e nella quasi parallela Valencia Street il record store Acquarius: poco rock molta roba ambient/estremo/sperimentale, insomma un po' una delusione per me...)...
Città meravigliosamente selvaggia e sgarrupata, atmosfera libera e cosmopolita...in proporzione, a me sembra anche più cosmopolita di New York, almeno umanamente...i neri assomigliano quasi tutti a Huggy Bear di Starsky & Hutch, blues man e rappers e folksingers un po' d'appertutto...
Warfield in settembre suonano Blondie e i Devo...
Ma soprattutto lei: Alcatraz!...

3 commenti:

  1. Lo scriveva Twain che l'inverno più freddo della sua vita era stata un'estate a S. Francisco.. Complimenti ai White!! W i casula!!

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  2. Grande Wite! e bellissimo ritrovare tante cose..quante cose..
    sotto col nuovo chapter!
    C

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  3. Grande reportage.
    Cos'altro hai visto oltre a Frisco e a frotte di francesi?

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