giovedì, luglio 07, 2022
Claudio Lolli - Disoccupate le strade dai sogni
La senescenza comporta la revisione culturale di certe radici, rifiutate originariamente per superficialità, presunte motivazioni ideologiche, mancanza di attenzione.
Ho riascoltato a lungo questo album di CLAUDIO LOLLI, del 1977, il quinto della sua carriera, un lavoro commericalmente poco fortunato dopo l'affermazione con il precedente "Ho visto anche degli zingari felici".
Un album, come sempre, colto, profondo, di difficile fruizione, in cui si mischiano la dimensione cantautorale, sonorità prog, jazz, sperimentazione, teatralità, spunti quasi cabarettistici.
Ad accompagnarlo la band bolognese Orchestra Njervudarov in cui militava il batterista Adriano Pedini (ex I Tubi Lungimiranti, band psichedelica marchigiana), Bruno Mariani (futuro chitarrista di Dalla, Ron, Morandi, Carboni, Bersani), Roberto Costa (bassista, fonico e arrangiatore per Dalla, Ivan Graziani, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianni Morandi, Luciano Pavarotti).
I testi riprendono la tragica attualità dei tempi, da Incubo numero zero (sulla morte della fondatrice del gruppo armato RAF tedesco Ulrike Meinhof) o I giornali di marzo (sulla morte del militante di Lotta Continua, Francesco Lorusso).
A cui si aggiunge Autobiografia industriale, sferzante e acidissimo attacco all'industria discografica (Il primo giorno che ho messo un piede alla EMI, mi hanno guardato, sembravano tutti un po' scemi, ma oggi ho capito che di tutti il più scemo ero io, l'unico che si prendeva sul serio e restava anche male, un incrocio terribile insomma, tra un coglione ed un criminale ).
Un album di pregevole fattura, da riscoprire e apprezzare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
L'alba s'inventa una ruota a Torino
RispondiEliminaL'alba s'inventa una ruota a Milano
L'alba s'inventa una ruota a Bologna
L'alba s'inventa una ruota a Berlino
L'alba s'inventa una ruota a Napoli
L'alba s'inventa una ruota a Roma
Meccanicamente all'arrivo del sole,
cominciano tutte a girare da sole,
cominciano tutte a girare ...
Non conoscendo in generale discografie ed iconografie dei cantautori dei settanta (a parte Bennato e pochissimi altri non ascoltavo italiano) sai cosa mi è apparso appena aperta la pagina? Go For It dei Stiff Little Fingers :) Buona senescenza a tutti i casula.
RispondiElimina