lunedì, novembre 08, 2021

Maneskin e il futuro del rock in Italia



Riprendo l'articolo che ho scritto ieri per "Libertà", quotidiano di Piacenza.

I tanto spernacchiati e vituperati Maneskin stanno conquistando il mondo alla velocità della luce, bruciando le tappe, arrivando sempre più in alto (vedi le apparizioni in trasmissioni americane, esibizioni affollatissime a New York e in varie importanti piazze europee, il prossimo concerto di apertura ai Rolling Stones a Las Vegas e tanto altro).

In tanti lo spiegano con un buon manager, i giusti contatti e mille altre scuse. Ovviamente dietro a un successo del genere è necessaria la presenza di uno staff preparato e abilissimo. Ma il prodotto che proponi deve avere un minimo di sostanza e spessore, altrimenti l'inganno dura poco.
E i quattro ragazzini dimostrano di avere la stoffa giusta.
Hanno trovato il perfetto equilibrio tra un'immagine finto provocatoria che non fa male a nessuno ma si distingue e un suono rock che però ha una matrice pop di immediata fruibilità e presa.
Da dietro le quinte arriva poi la conferma che i Maneskin non sono esattamente un prodotto costruito a tavolino ma ragazzi che da anni trascorrono ore e ore in sala prove a migliorare tecnicamente e ad affinare il loro stile.

Ho voluto chiedere a una serie di amici e addetti ai lavori “informati sui fatti” un parere sulla vicenda ovvero se secondo loro il successo del quartetto romano sarà il germe per un ritorno del rock in Italia e se, nel loro ambito, pur essendo probabilmente prematuro, hanno avvertito un incremento dell'interesse per il genere, negli ultimi tempi.

Drigo è chitarrista e fondatore della storica rock band nostrana dei Negrita, gruppo a cui i Maneskin devono molto a livello di ispirazione (come loro stessi ammettono). Durante una lunga intervista per il mensile “Classic Rock” ci siamo ritrovati a fare alcune considerazioni sul successo della band romana.
“Il rock ha corsi e ricorsi, alti e bassi ma quello e ha un riferimento ancestrale, attraverso il ritmo che attinge da origini primitive, alla storia dell'uomo, una cosa che non potrà mai mancare. Le mode arrivano e poi passano.
Il rock è anche sempre stata questione di estetica e immagine e la popolarità dei Maneskin è un segnale sociologico. Il rock tornerà perché include tantissime cose. La pietra tornerà a rotolare. Loro sono ragazzi appassionati e sinceri e credo che influenzeranno i loro coetanei”.


La pensa in modo simile un altro musicista navigato ed esperto come Oscar Giammarinaro, voce e compositore degli Statuto ma anche insegnante di musica:
“Strano ma vero, credo che il loro esempio sarà utile per riportare in auge un certo tipo di musica. La voglia di suonare strumenti veri, di avere un’immagine personale abbinata alla musica che si suona e’, in parte, ripartita nei ragazzi, anche dell'età dei miei alunni, grazie anche al successo avuto dai Maneskin a Xfactor, prima ancora di Sanremo.”

Anche Alex Loggia arriva dagli Statuto, ora è insegnante e produttore, molto vicino al tema in questione, visto che i suoi giovanissimi due figli sono membri del gruppo Omini, già The Minis, che dalla più tenera età suonano rock 'n' roll.
“Sono un insegnante di musica che tendenzialmente cerca di far scoprire ai giovani il blues.
Quindi quando gli allievi mi chiedono di imparare i riff dei Metallica o le canzoni di Sferaebbasta, io gli insegno i riff di John Lee Hooker. Ultimamente la tendenza è quella di voler conoscere ciò che arriva dal passato e quindi le richieste sono più verso le canzoni dei Nirvana e dei Doors. Se questo sia dovuto al successo dei Maneskin non lo so ma sicuramente mi fa ben sperare e credo che determinerà un nuovo interesse nei confronti della musica rock.
Come ho fatto per la band dei miei figli, mi metterò a loro disposizione per fargli conoscere riff, accordi, ma anche storie e aneddoti curiosi e affascinanti, a loro fino ad oggi sconosciuti.”


In quanto a esperienza in ambito rock e affini il giornalista Federico Guglielmi ha pochi rivali:
“Non ho avuto riscontri diretti anche perché di tempo, in fondo, ne è trascorso pochino, ma sono propenso a credere che lo spirito di emulazione e di appartenenza a un "branco" tipico dei giovani porterà parecchi ragazzi e ragazze a interessarsi a chitarre, bassi e batterie, anche se imparare a usarli è un po' più difficile di mettersi a biascicare su basi trap fatte dal computer. In questo sono tutto sommato fiducioso.
Poi, certo, bisognerà vedere come sarà questo ipotetico nuovo rock...”


Alberto Callegari, gestore dello storico studio di registrazione Elfo di Tavernago, non ha notato incrementi di giovani rocker nelle sue sale ma la sua opinione non è lontana da quella precedente:
“E' comunque troppo presto per avere un riscontro in tal senso. Ammiro i Maneskin per quello che stanno facendo, soprattutto chi li sta gestendo che è riuscito a creare una macchina da guerra che li sta portando in tutto il mondo. Non è improbabile che il loro esempio faccia rinascere la passione per il rock da parte dei più giovani che fino ad ora lo vedevano come pertinenza dei genitori o ancora peggio dei nonni. Ora c'è qualcuno della loro età a cui fare riferimento e questo potrebbe essere la molla per fare scattare qualcosa”.

Oliviero Marchesi non ha bisogno di presentazioni su queste pagine, considerata la lunghissima militanza come giornalista di “Libertà”:
“Tutte le volte che ho provato a prevedere il futuro ho sbagliato e anche stavolta, temo, non farò eccezione. Però sono convinto che un “effetto Måneskin”, nel prossimo futuro, ci sarà: in Italia e probabilmente non solo in Italia, data la grande visibilità internazionale e la formidabile macchina promozionale che li sostiene.
Non credo proprio che resteranno un “fiore nel deserto” e non lo credo perché faccio una banalissima considerazione: tutto quello che ha successo fa scuola, genera emuli e imitatori. E i Måneskin di successo ne hanno a pacchi, più di qualsiasi altro gruppo rock italiano nella storia. Sono la band italiana più “calda” del momento, ci sarebbe da meravigliarsi se non facessero scuola.
Non sto dicendo che lo faranno direttamente, riportando in auge quel suono e quel look da anni Settanta rivisitati, tra hard rock e glam, che sono diventati la loro cifra stilistica.
La popolarità dei Måneskin potrebbe riaccendere l'interesse dei giovanissimi nei confronti del rock, che ha smesso da tempo di essere la “musica dei giovani” per antonomasia.
Sono convinto che spingeranno molti ragazzi ad ascoltare e a suonare e la musica dei loro genitori e dei loro fratelli maggiori, che all'improvviso sta diventando “cool” anche ai loro occhi. Sono davvero «la band più sexy del pianeta».


Andrea Bisoli che gestisce da anni l'agenzia di concerti CornerSoul specializzata in gruppi rock 'n' roll e garage punk è invece tranchant.
“Non credo che la loro presenza cambierà qualcosa, abbiamo avuto Vasco Rossi per decenni e non mi sembra ci sia stato un affollamento di gruppi rock a seguirne l'esempio. Sia chiaro, non ho nulla contro i Maneskin, proprio manco li considero”.

Gli fa eco il suo sodale nell'organizzazione dello storico Festival Beat, Gianni Fuso Nerini:
“In Italia mancano cultura e approfondimento in ambito musicale, le case discografiche si muovono solo per profitto e così mi sembra faccia il carrozzone Maneskin.
Che hanno 20 anni, sono giovani e gli auguro il meglio ma da qui a vederli i paladini del rock, che ricordiamoci, è sempre stato portatore di una certa cultura, mi lascia perplesso. Se sapranno raccontare quello che è stato il rock, le sue radici, le sue matrici, allora andrà bene, altrimenti si trattrà di un ennesimo prodotto.
Le sottoculture negli ultimi 50 anni sono partite da un film o da una band. Ma dietro c'è sempre stato un movimento, tante persone, gruppi, una scena. Se sono solo loro, cosa vuoi che succeda? Un fiore e neppure originale che cresce nel deserto”
.

Pareri comuni, altre volte discordi. Non cambieranno la storia del rock (che ha già dato abbondantemente tutto, nato con il riff di “Johnny B.Good” di Chuck Berry, morto con quello di “Smells like a teen spirit” dei Nirvana, non per nulla plagiato da “More than a feeling” dei Boston, perfetta chiusura del cerchio e inizio definitivo della ripetizione) né, presumo, saranno gli artefici di un ritorno dello stesso nei gusti dei ragazzini.
Per il momento quel che rimane è che i Maneskin se la stanno godendo e pure tanto, alla faccia di detrattori imbolsiti a cui è stato tolto il giocattolo con cui si dilettano fin da piccoli.

4 commenti:

  1. anonimo delle 12:42

    beh c'e' rock e rock o meglio, c'e' il rock e il rock&roll...come giustamente ha detto il biso, ci sono vascorossi/giannanannini/lucianoligabue/negramaro e c'e' il rock&roll lacrime e sangue!!! non bsata solo una tutina colorata o le solite foto con la linguaccia ...rock&roll non e' solo la musica. Se anche adesso si riempissero le sala prove con decine di gruppi emuli dei maneskin sarebbero comunque tutti gruppi di plastica. Il rock&roll non ha mai smesso di sopravvivere negli scantinati

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  2. Non sarebbero necessariamente "gruppi di plastica". Un quindicenne parte dai Maneskin e poi magari arriva ai Led Zeppelin, ai Nirvana, al blues e a mille altre espressioni del rock.

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  3. Anonimo delle 12:42

    beh, se la speranza e' che i giovani si innamorino del rock ascoltanto i maneskins e da li poi inizino ad esplorare altre cose...speriamo :)
    che i maneskin faranno innamorare i giovani al rock? boh speriamo che quando se ne innamoreranno, scoprano subito quello che c'e' dietro


    L'ultimo concerto punk che sono riuscito a vedere era un paio di estati fa (poi causa covid non ce ne sono piu stati) e il pubblico era, una manica di vecchi come me con pargoli quasi tutti in eta' prescolare al seguito...si e' persa una generazione, e' indubbio...tutti quei bambini , come anche i miei, stanno crescendo con noi genitori che gli stiamo facendo il lavaggio del cervello e li tiriamo su ascoltando ramones e nofx...quando ero bambino i miei genitori non acoltavano rock e se sono cresciuto con questa passione e' perche' mi sentivo diverso dai miei compagni che ascoltavano i spandauballet e i duranduran...intanto faccio ascoltare solo vinili ai miei figli...comunque ai miei tempi vascorossi riempiva gli stadi e ai concertini negli scantinati eravamo sempre i soliti 50

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