mercoledì, giugno 30, 2021

Il meglio del mese. Giugno 2021



A metà dell'anno in corso tante buone cose da segnalare: Sleaford Mods, Paul Weller, Dewolff, Jon Batiste, The Coral, Sons Of Kemet, Mdou Moctar, Teenage Fanclub,Tom Jones,Chrissie Hynde, Adrian Younge, Flyte, Myles Sanko, Billy Nomates, Alan Vega, Django Django, Aaron Frazer, Bamboos, Arlo Parks, Shame.
In Italia: Radio Days, Nicola Conte/Gianluca Petrella, A/lpaca, Casino Royale, Gang, SLWJM, Bachi da Pietra, Joe Perrino, Amerigo Verardi, Les Flaneurs, The Smoke Orchestra.


NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS - Back the way we came vol. 1
L'ex Oasis non é mai riuscito a bissare i capolavori della band madre. Ottimi album, qualche guizzo, molto mestiere ma una carriera solista tutto sommato un po' opaca.
Mette le cose a posto questa raccolta del suo meglio che condensa tre album e vari ep e si dimostra un ascolto più che ottimo in cui Noel spazia tra le sue tipiche ballate malinconiche e varie sperimentazioni con la dance e il gusto per i 60's. Ci sono anche due buoni inediti.
Il modo migliore per fare un posto a fianco della discografia degli Oasis.

SLEATER KINNEY - Path of wellness
Ridotta la formazione a soli due elementi, tornano a un sound crudo e aspro, sempre perfettamente riconoscibile, non di rado molto vicino al mondo di Patti Smith. Ottime canzoni, giusto tiro, attitudine a mille. Un buon album.

CHRISSIE HYNDE - Standing in the doorway
Omaggio alle canzoni di Bob Dylan. Scarne, minimali, la sua voce sublime ancora una volta risplende, le interpretazioni sono eccellenti. Quello che colpisce é la PASSIONE, la ricerca di brani poco noti, talvolta oscuri e dimenticati, la conoscenza del repertorio di Bob. A conferma che "certa musica" é roba seria.

KING GIZZARD AND THE WIZARD LIZARD - Butterfly 3000
E con questo siamo al 18° album in nove anni (il secondo del 2021). La creatività della band australiana non consoce soste né limiti. Queata volta flirta con elettronica e kraut rock, sempre in un'ottica psichedelica e persoanlissima. Ancora una volta un album interessantissimo.

PM WARSON - True Story
A metà tra Nick Waterhouse e il James Hunter Six, sulle tracce dell'anello di collegamento tra rhythm and blues, jazz, blues, swing, swamp, soul.
Molto piacevole, ben fatto, pur se risaputo e prevedibile.

NIGHT BEATS - Outlaw R&B
Danny Lee Blackwell é un nome che probabilmente dirà poco al pubblico italiano ma con lo pseudonimo di Night Beats firma già il quinto album e ha alle spalle un'attività intensissima. Il nuovo lavoro é il perfetto manifesto del suo sound che viaggia tra duro acid rock, garage punk, glam, psichedelia, soul e rhythm and blues. Caratura ottima.

BLACKBERRY SMOKE - You hear Georgia
Se siete nostalgici dei Balck Crowes eccovi i perfetti epigoni della band dei Robinson. Il suono e l'ispirazione sono quelli: southern rock, rock blues, ruvido rhythm and blues, chitarre distorte e slide. Molto gustoso.

BEN WATT - Storm Shelter
Sei brani pianoforte e voce, intensissimi, malinconici, a tratti Lennoniani. Un ep plumbeo e autunnale ma più che apprezzabile.

THE FABULOUS HEYDAYS - Ladies & gentlemen...
Una line up mista da Australia, Grecia e Olanda per un tuffo nel garage punk dei 60's che dai Music Machine va ai Pretty Things, passa attraverso i Sonics e il Texas di quei tempi.
Grande tiro, purezza filologica, freschezza e attitudine.

CINECYDE - Vegetable or thing
Sono in giro da Detroit dal 1977, una delle prime punk band americane. Non hanno mai smesso di suonare e registrare (anche se questo é solo il sesto album), seppure a fasi alterne. Ancora in formissima con un punk rock abrasivo, grezzo, crudo. Un ottimo lavoro.

LIZ PHAIR - Soberish
Assente dalle scene da una decina di anni, la cantautrice americana torna con un buon album do indie pop rock. Belle melodie, in pieno stile Juliana Hatfield e un po' di Suzanne Vega. Gradevole e ben fatto.

VAUDOU GAME - Noussin
Peter Solo arriva dal Togo ed é coadiuvato da una band francese, con cui prende afro funk, rock, rhythm and blues e tanto altro. Album divertente, pieno di groove, spettacolare.

JUPITER & OKWESS - Na Kozonga
La band congolese travolge con uno sparatissimo afro beat, intriso di funk, sonorità tradizionali ma anche jazz, ritmi caraibici e latini. Da scoprire.

CASINO ROYALE - Polaris
Mai banali, sempre imprevedibili, costantemente un passo avanti, tornano i Casino Royale con un album complesso, variegato, cupo, da cui emerge l'atmosfera plumbea e incerta del periodo che stiamo vivendo. Gli otto brani hanno un frequente groove drum 'n' bass ma che attinge dalle nuove direzioni che ha preso la black music, in cui si mischiano hip hop, elettronica, basi e melodie nu-soul. Sorprende l'atmosfera sinfonica cinematografica di "Contro me stesso al mio fianco" mentre ritroviamo i Casino più tradizionali in "Ho combattuto" e in "Fermi alla velocità della luce". Ma tutto l'album é denso di stimoli, idee, freschezza.

ELLI DE MON - Countin' the blues
Elli De Mon é una delle più apprezzate blues women italiane e non solo.
Ha recentemente pubblicato un bellissimo libro/saggio, "Countin' the blues" sulle donne blues degli anni 20 che aprirono le porte a un nuovo modo di suonare ma, soprattutto, di essere donne (e nere), negli States razzisti e maschilisti dei tempi.
Il nuovo album é l'ideale colonna sonora di quel libro, in cui riprende brani delle eroine di cui ha scritto: Ma Rainey, Bessie Smith, Alberta Hunter, Lottie Kimbrough, Memphis Minnie etc. Puro blues, crudo, profondo, riproposto in chiave attuale, reso moderno da nuovi arrangiamenti e da una verve punk. Album di altissimo livello.

CALIBRO 35 – Post Momentum ep
Torna una delle band più rappresentative della scena italiana con un nuovo Ep che riprende il discorso interrotto un anno fa dal Covid. Sei brani in cui rivisitano il singolo “Stan Lee” con le voci di Ghemon ed Ensi, aggiungono tre pregevoli inediti e due remake di brani dell’album “Momentum”, dove il loro classico groove funk cinematico travolge e avvolge. Sempre al Top!

SAVANA FUNK - Tindouf
Travolgente nuovo album per la band bolognese che assembla ampie dosi di funk, forti tinte afro, latin sound (il primo Santana), groove cinematici, jazz, il tutto shakerato con una visione psichedelica. I titoli richiamano direttamente i temi di multiculturalismo e immigrazione, a cui la band é particolarmente attenta. Eccellente.

JAMES SENESE - James is back
Uno dei pochi veri soul men italiani, James Senese ha attraversato la storia della musica nostrana, dagli anni 60 ad oggi. Quasi mai ai vertici delle classifiche ma sempre protagonista della qualità, da Napoli Centrale alla carriera solista e mille collaborazioni. Il nuovo album é un riuscitissimo concentrato di funk, soul, musica mediterranea, tradizione popolare napoletana, pop colto, black music, jazz. Testi profondi, intensi, poetici, spesso a sfondo sociale. Un grande lavoro, semplicemente.

MALACARNA - s/t
Il progetto audio/visivo formato dal cantante Tony Farina, dal produttore e chitarrista Vince Pastano e dall’artista Dorothy Bhawl (che firma una strepitosa quanto conturbante copertina) abbraccia un approccio di matrice alternative rock/new wave con inserti nois, a cui si unisce la tradizione folk rock napoletana cara agli Alma Megretta (non a caso in “Oh Signore” c’é Raiz alla voce) e un tocco decadente del Nick Cave più crudo e aspro. Un lavoro di particolare originalità, molto maturo, personale, intensissimo.

IMPOSSIBILI - Tra sogno e realtà
Un quarto di secolo di attività, il settimo album in carniere, con immutate energia e attitudine. Punk rock semplice e diretto tra Ramones, Screeching Weasel, Social Distortion, Peawees, Manges. Brani compatti, linee melodiche perfette, grande impatto ritmico.

RIFRAZIONE - Artemoltiplicata
Eccellente lavoro per il progetto musicale di Giuseppe Giannecchini , prodotto e arrangiato da Ugo Cappadonia e ispirato all’architetto razionalista Giuseppe Terragni. Un sound dalle movenze psichedeliche, shoegaze (vedi la conclusiva "Non é poco"), sguardi a Paisley Underground e Thin White Rope, ma che attinge anche da esperienze nostrane come Marlene Kuntz, Diaframma, Afterhours. Da ascoltare.

LE CAROGNE - Le Carogne
Torna la band ligure con uno splendido 45 giri che in due brani riassume un mondo.
"Rattlesnake" é un tiratissimo rock 'n' roll/rhythm and blues che arriva abbondantemente in spazi punk e perfino in odore dei Meteors e Gravedigger V. Rhythm and soul con generose pennellate garage (Fuzztones meet Lyres) nel lato B con la bellissima "Two steps back".45 giri dell'anno.

ASCOLTATO ANCHE:
MERRY CLAYTON (la voce di "Gimme shelter" torna con un album di gospel soul intenso e bello), GRENTEA PENG (nu soul contaminato), JAMES (raro trovare cose così noiose e stereotipate), GARBAGE (non male ma senza più la verve degli esordi), KINGS OF CONVENIENCE (delicatezze acustiche sempre ben fatte ma decisamente soporifere), SCALPING (industrial wave electro non lontana dai Primal Scream. Interesting), MOUNTAIN GOATS (un po' psych, un po' Dylan, un bell'ascoltare).

LETTO

FRANCESCO ADINOLFI - Mondo Exotica
Un Martini da sorseggiare, abbigliamento sobrio ma molto elegante e raffinato, arredamento stiloso, dai colori vivaci e dalle forme arrotondate, in un conturbante night club.
In sottofondo una musica divertente, ammaliante, facile e fresca. La possiamo chiamare Cocktail Music, Exotica o Lounge.
Che vuol dire tutto e niente, visto che abbraccia un universo di suoni, influenze, ritmi, radici.
Per saperne non di più ma, anzi, tutto, veramente tutto,, in ogni dettaglio, é stato ristampato da Marsilio Editore, dopo venti anni dalla prima pubblicazione, “Mondo Exotica” a cura di Francesco Adinolfi, veterano del giornalismo musicale italiano, dal glorioso “Ciao 2001” al “Manifesto” e “Espresso”, fino a storiche trasmissioni a Radio Rai come “Stereonotte” e a una lunga lista di libri.
Un libro che nel 2009 vinse l'ARSC Award for Excellence in Historical Recorded Sound Reasearch.
Più che meritato perché in queste seicento pagine si scandagliano origini musicali, artistiche ma anche culturali e sociali del genere.
Inaspettatamente, negli anni 90, in cui ruggiva il grunge e la musica pop elettronica monopolizzava le classifiche, un nutrito gruppo di nuovi nomi, trasversalmente in ogni parte del mondo, riprese in mano dimenticatissimi e disprezzati dischi di “musica da sottofondo”, colonne sonore di film di serie B, bizzarrie di sapore pseudo esotico, surf, strambo jazz e li ripropose in chiave moderna.
Dai giapponesi Pizzicato Five (diventati star in patria ma non solo), Cibo Matto e 5,6,7,8's (famose dopo l'apparizione in “Kill Bill” di Tarantino), ai nostri Montefiori Cocktail e Nicola Conte, i tedeschi Frank Popp Ensemble, gli inglesi Karminsky Experience e Stereolab, l'ex Faith No More, Mike Patton, con il progetto Mr.Bungle e poi Mondo Cane, per citarne solo alcuni, fu un tuffo in sonorità stranissime.
Le radici hanno origini lontane, quando, soprattutto in America, si incominciò a proporre musica di matrice pseudo “esotica”.
Ovvero una liofilizzazione di presunte influenze polinesiane, latine, orientali o africane.
Utilizzando spesso strumenti insoliti “provenienti da varie parti del mondo, per conferire ai brani un senso di alterità e spiazzamento temporale”.
Ma senza alcuna volontà o pretesa di essere fedeli alla cultura musicale a cui ci si riferiva, anzi, esattamente il contrario.
Il primo album che può essere definito, a ragion veduta, il pioniere del genere in oggetto esce nel 1951.
E' di Les Baxter e si intitola Ritual Of The Savage.
Fin dal titolo é l'epitome del concetto della musica e del Mondo Exotica: americanizzare suoni di origine “lontana”, “una musica che faceva dello stereotipo assoluto e totalizzante il suo assunto di fondo”.
Nei brani si utilizzano ritmi latini, samba, mambo, percussioni per evocare atmosfere africane.
Inconsapevolmente citando le origini di quei ritmi, che arrivavano dagli schiavi africani deportati nelle Americhe.
Un approccio che, sempre inconsapevolmente (vogliamo sperare) nasconde, ma non troppo, uno sfondo razzista.
Le riviste americane (ma abbiamo avuto anche in Italia un corrispettivo angosciante durante la malefica avventura coloniale africana) mostravano spesso immagini di donne africane, asiatiche e polinesiali in topless “sollecitando una eroticizzazione di tutto ciò che apparisse “esotico e primitivo” e dunque distante dai codici comportamentali occidentali.
Era come se fuori dai confini nazionali esistesse un mondo idilliaco e per niente ostile”
.
Paradossalmente proprio negli anni in cui esplodono le lotte e le guerre di indipendenza in mezzo mondo, dall'Africa, all'Asia, al Centro America, per affrancarsi dal dominio coloniale delle grandi potenze.
Come sottolineato anche l'Italia non fu immune da questo approccio, fino agli anni settanta inoltrati, in cui la cinematografia nostrana indulgeva spesso su film a sfondo “esotico/erotico” in cui le protagoniste femminili (africane, asiatiche, “esotiche”) “erano sganciate da codici e obblighi morali, di cui l'Occidente bianco doveva sapere approffittare almeno per una notte. L'”altra” era un animale solo sessuale di cui abusare o farsi travolgere e infine ripudiare”.
L'universo sonoro della Cocktail Music passa anche e molto spesso attraverso le colonne sonore di film difficilmente ascrivibili tra i capolavori ma i cui autori sono assurti a veri e propri monumenti della musica italiana e non solo, dal grande Maestro Ennio Morricone a Piero Piccioni, Piero Umiliani, Nico Fidenco, Armando Trovajoli, diventati punti di riferimento per il genere. Che non é solo musichetta sciocca e facile ma che affonda non di rado le radici anche nel jazz, nel funk, nel blues (vedi la grande colonna sonora de “I soliti ignoti”, curata da Piero Umiliani).
Curiosa anche una escursione nei night club degli anni Sessanta nostrani, dove risuonavano ritmi e balli conturbanti e misteriosi, basati su ritmiche latine e africane, come rumba, samba, cha cha cha, bajon, spirù, raspa, conga, le cui atmosfere ritroviamo spesso nei film dell'epoca, “La dolce vita”, ad esempio.
Ma ricordiamo anche la vicenda dell'incredibile cantante peruviana Yma Sumac, discendente dell'ultimo imperatore Inca, assurta a fama mondiale grazie a una voce unica, in grado di raggiungere estensioni disumane.
Fu un vero e proprio idolo negli anni 60, dalle Americhe all'Unione Sovietica e rimane una delle stelle della Exotica. L'aspetto interessante di questo ampio spettro sonoro é che, come ci insegna il libro, i meandri in cui si districa e riversa questo strano miscuglio di suoni sono apparentemente infiniti.
Ogni disco, artista, epoca, sono solo punti di partenza verso ulteriori nicchie in cui scavare e trovare nuovi stimoli e materiale intrigante. Probailmente sarà difficile rinvenire capolavori di inestimabile valore ma tanto divertimento sicuramente si.
E non é cosa da poco.

TRACEY THORN - My rock 'n' roll friend
Tracey Thorn, inconfondibile voce degli Everything But The Girl, protagonista di un'ottima carriera solista, giornalista e scrittrice, racconta la sua amicizia con Lindy Morrison, ex batterista dei Go Betweens.
Timida e e riservata la prima, vulcanica, esplosiva, disordinata, militante, la seconda. ("You are loud where I am quiet, excitable where I try to be calm, unguarded where I am reserved. You can be outrageous").
"Ci sono state pioniere come in tutto ciò che le donne hanno lottato per fare, hanno chiesto il diritto di fare e sono state scoraggiate dal fare.
Ogni donna batterista ha veramente voluto fare quello. Ha dovuto ignorare la parola NO.
Ha dovuto dire alla gente di andarsene affanculo".
(Lindy Morrison)
Una relazione intima, speciale, che si sviluppa tra incontri diretti e anni di lontananza (l'una in Inghilterra, l'altra nella natìa Australia), da cui traspaiono tante cose: il maschilismo che subiscono ancora le donne in ambito musicale, il razzismo che resiste in Australia, riflessioni intense e lucidissime da un punto di vista femminista (non il femminismo da rotocalco ma un vissuto "sulla strada" molto più spietato e reale).
Con Lindy che diventa "Just the Drummer" oppure "The Woman in the band" e Tracey in una recensione "la 57enne madre e moglie" non la "57enne cantante e autrice".
"In un certo senso il femminismo è solo la lunga lenta realizzazione che le cose che ami ti odiano" (Lindy West)
Il libro é bello, divertente, leggero, a tratti drammatico e triste ma sempre colto, vero e sincero.
"Così questo é ciò che offro. Una versione della sua vita.
Una visione da dentro e da fuori di lei e di noi. Quello che mi é sembrato che fosse"


STEFANO FRIANI - Belfast Boy
Ascesa e rovinosa caduta di un dio del calcio: GEORGE BEST.
Uno che raggiunge l'apice a 22 anni, quando, nel 1968, conquista con il Manchester United la Coppa dei Campioni.
Inizierà una progressiva, sempre più veloce, caduta negli inferi dell'alcol e della sregolatezza, tra mille donne e approfittatori, che lo porteranno a dibattersi in apparizioni imbarazzanti (come con il Jewish Guild nel Sudafrica segregazionista dei 70, in quarta serie inglese nello Stockport County o nello sconosciuto Dunstable Town, fino alla Lega Irlandese nel Cork City e al triste epilogo britannico con l'Hibernian) e inutili (le varie avventure americane), in cambio di contratti più o meno lucrosi, spesso per brevissimi periodi.
Finisce la carriera in Australia, mentre la sua discesa nell'alcolismo diventa sempre più inarrestabile, con parentesi in prigione, ritrovandosi in mortificanti interviste televisive ubriaco fradicio.
Fino alla prevedibile e triste scomparsa a soli 59 anni.
Il libro è molto "tecnico", con un linguaggio per ottimi conoscitori del calcio inglese ma che apre interessantissimi capitoli sulla complicatissima e drammatica situazione Nord Irlandese degli anni 70, a cui Best non poteva sottrarsi, sull'evoluzione/involuzione/scomparsa di un certo tipo di calcio (abitualmente derubricato a "visione romantica", in realtà il "vero calcio" che si trasforma in uno spettacolo circense.
Paradossalmente George ne fu tra i principali protagonisti, con l'affiliazione al lancio del pallone in USA - insieme a Pelé, Chinaglia, Moore etc), con una lucida e distaccata prospettiva sulla vita del Quinto Beatle.

ETTORE SORRENTINO - Poliziottesco & Blaxploitation. Costretti a sparare
Intrigante saggio che mette a confronto, con un'attenta e accurata analisi, due "generi" cinematografici non di rado molto controversi come la Blaxploitation e il nostrano Poliziottesco.
Spesso intrisi di violenza gratuita e spettacolarizzata, di tutori dell'ordine "sbrigativi" e giustizieri anche se, in molti loro aspetti, portatori di messaggi politico/sociali trasversali, sottesi alle vicende narrate.
La Blaxploitation ("Film che trattano tematiche sulla popolazione afroamericana urbanizzata, con attori di colore") mette al centro il ruolo del Black Man, non più secondario al bianco ma in primo piano, eroe, lontano dal primo esempio di uomo di colore "protagonista" come Sidney Poitier, "colto, intelligente e ben vestito, lontano dall'immaginario del ghetto, simbolo della borghesia di colore in ascesa che diventa apprezzato sia dal pubblico bianco che da quello nero". Vedi "Indovina chi viene a cena" o il mitico "La calda notte dell'ispettore Tibbs" proto film Blaxploitation.
Il genere, sublimato da pellicole come "Shaft" o "Superfly" perderà nel tempo efficacia. "I film basati sullo stereotipo del nero armato, campione di arti marziali e vendicativo, perdono indubbiamente quel substrato politico che aveva caratterizzato la nascita del genere. I temi della coscienza e della militanza nera diventano pretesto per spettacolarizzare gli aspetti più folk e superficiali dell'immaginario collettivo".
Il Poliziottesco italiano parte da altre coordinate.
E' la malavita nostrana che si confronta con poliziotti che cercano, in contrasto con corruzione, collusione e indifferenza delle istituzioni, di far rispettare la legge.
Aspetto che frutterà non di rado l'accusa che i film in questione abbiano connotati "di destra". "La città é loro ostile, i cittadini avviliti dalle continue violenze e dal clima d'incertezza post 68, sono un ostacolo al trionfo del bene e alla valorizzazione positiva dell'eroe...lo sbirro non ha la capacità di cambiare le cose, non é un risolutore, soltanto vittima di un'Italia confusa e criminale".
Il libro ripercorre origini, esplosione e involuzione dei generi, sottolineando anche l'importanza delle colonne sonore che da Morricone a Curtsi Mayfield, hanno prodotto veri e propri capolavori.
Ulteriore nota il ruolo della donna, pressoché assente, se non nello sfondo, nei film italiani, protagonista solo quando il genere assimilerà parti sexy.
Nella blaxploitation più presente, anche se quasi sempre relegato all'immagine di preda sessuale. Con l'eccezione della fantastica Pam Grier, perfetto modello di donna al di sopra del controllo maschile.

MATTEO GUARNACCIA - Mala Moda
Un interessante saggio di Matteo Guarnaccia, artista e storico del costume, luminare dell'osservazione dei cambiamenti stilistici e sociali da 60 anni a questa parte, corredato da ben 70 tavole da lui disegnate e commentate, sull'influenza che la malavita ha ha avuto sull'estetica e sulla moda.
Si va dai banditi ai briganti, dai pachucos ai guappi, arrivando alle forme più attuali. "Essere o sembrare loschi rappresenta la nuova idea di coolness, tra teste rasate, esibizione di tatuaggi da colonia penale, tutine da arresti domiciliari, sneakers senza calze, cani aggressivi usati come accessorio".
La premessa riassume bene il concetto:
Il bad boy, l'eroe negativo, temuto e rispettato, seguito nelle sue fortune e nelle sue disgrazie, gioca un ruolo centrale nella storia dell'entertainment...il crimine é una cosa seria e quanto più é pericoloso per la società, tanto più nutre le vertigini e gli appetiti di scrittori, attori, musicisti che si adoperano per farlo diventare spettacolo, accorciando la distanza tra strada e palcoscenico, tra luogo del delitto e luogo dell'intrattenimento e viceversa.
Allo stesso modo, soprattutto in una società come quella contemporanea dove l'apparenza é ben più importante della sostanza:
"Sembrare un duro e recitarne il ruolo è già una parte della soluzione. L'importante, più che essere rudi o piantagrane, é sembrare tali"..."gli abiti sono armi d'offesa tese a sottolineare il culto della virilità a dimostrare un senso di impazienza e fastidio vero il prossimo, come trofei di caccia che rimandano a vite spericolate".
Un lavoro particolarmente adatto soprattutto per chi ama approfondire la conoscenza di tutto ciò che gravita intorno al concetto di sottoculture.

BLUE BOTTAZZI - Un mucchio selvaggio
LUCA POLLINI - La mia storia suona il rock

Scrivere una storia del rock é compito quanto mai arduo e improbabile.
O la si affronta accademicamente, in ordine alfabetico o si sceglie una visione personalistica, con giudizi opinabili oppure la si lascia in sottofondo, narrando della propria vita, indissolubilmente legata alle vicende sonore a noi care. E' il tratto comune dei due libri.
BLUE BOTTAZZI, storica firma del "Mucchio Selvaggio" e tante altre testate scrive sostanzialmente una sorta di autobiografia, dalla scoperta del rock, negli 70 a oggi, attraverso le vicende della propria vita.
In mezzo tonnellate di musica, scelte artistiche, preferenze, consigli, approfondimenti sui vari ruoli dell'ambito logistico (il produttore, i dischi, i vinili, i Dj, il giornalismo etc).
Lettura, seppur torrenziale (500 pagine), gradevole, fresca, spedita.
Anche LUCA POLLINI viaggia nei ricordi personali, da Elvis ai giorni nostri. Talvolta di rock c'è poco (i vari approfondimenti sul festival di Sanremo).
Più interessante la parte dedicata all'Italia, in particolare le vicende artistico/sociopolitiche dei nostri 70, un po' meno quando si liquida il punk con il trito clichè dei gruppi "che non sanno suonare" con "le canzoni tutte uguali" o si cade in imprecisioni sconcertanti (la copertine di "Arbeit Macht Frei" degli Area NON ritrae l'ingresso di Auschwitz, né gli Yardbirds andarono a Sanremo con Beck, Clapton e Page ma con il solo Jeff Beck, ancora meno nei Beatles era Paul "coinvolto dal misticismo indiano").
Anche in questo caso gli spunti sono stimolanti e la lettura scorre veloce.

LODOVICO ELLENA - Storia di tre disperati
"Inseguire l'imperfezione. Sempre". E' il motto di una band sgangherata e votata per vocazione all'insuccesso. Un libretto (auto) ironico e divertente.
A cui fa da perfetta colonna sonora il CD dei protagonisti del racconto, i DESPERADOS - Amo il diàvolo, tra rock, rhythm and blues e psichedelia.

VISTO

SIDNEY POLLACK / ALAN ELLIOTT - Amazing Grace
Raramente un doc musicale ha raggiunto una simile intensità, pathos, vetta di trasporto emotivo.
Ci sono sequenze in cui é difficile non lasciare scorrere le lacrime, non farsi travolgere, venire i brividi.
Un film semplicemente SPETTACOLARE che documenta le due serate del 13 e del 14 gennaio 1972 in cui ARETHA FRANKLIN, artista di ormai enorme successo, tornò a cantare nella chiesa battista the New Temple Missionary di Los Angeles, dove aveva esordito con le sorelle sotto la guida del padre, C.L. Franklin.
Ad accompagnarla il reverendo James Cleveland con il Southern California Community Choir e la sua band con eccellenze come Bernard Purdie alla batteria, Chuck Raney al basso, Cornell Dupree alla chitarra, tra gli altri.
L'album ricavato dal concerto, "Amazing Grace", venderà 2 milioni di copie diventando il disco gospel di maggior successo di sempre.
Insoddisfatta dalla resa delle riprese e da problemi tecnici (solo recentemente sistemati con le nuove tecnologie) Aretha impedì l'uscita del film.
Solo dopo la sua morte gli eredi concessero il permesso.
Le telecamere riprendono il concerto, diviso in due serate, ma soprattutto il pubblico, i musicisti, restituendo un'atmosfera incredibile.
A partire dall'estetica dell'epoca, proseguendo con sporadiche riprese a Mick Jagger e Charlie Watts, presenti nella seconda serata, riprendendo momenti di PURA ESTASI MISTICA in cui cadono coristi, James Cleveland, la stessa Aretha, componenti del pubblico, posseduti, in trance, mentre il sudore solca il volto dei protagonisti.
L'esecuzione di "Amazing Grace" é qualcosa che ci porta nell'irrazionale, nel divino, nel sopranaturale, "Old Landmark" travolge, "You'll never walk alone" toglie il fiato.
I colori, il montaggio (diretto, grezzo, immediato), il contenuto artistico e culturale fanno il resto.
Uno dei migliori doc musicali di sempre.

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".

IN CANTIERE
A metà settembre (il 16) il terzo volume edito da COMETA ROSSA EDIZIONI (http://tonyface.blogspot.com/2020/12/cometa-rossa-edizioni.html).
In autunno altre due uscite letterarie.

NOT MOVING LTD - SUMMER IN THE CITIES Tour
Ven 09/07/2021 BOLOGNA - Frida
Sab 17/07/2021 TORINO - Go Down Festival / Spazio 211
Sab 24/07/2021 PISA - Giardino Scotto
https://www.facebook.com/events/1118158578692235/
Ven 30/07/2021 SESTO FIORENTINO (FI) - Teatro della Limonaia


Uscito per la GoDown Records la ristampa in vinile (trasparente) di "Live in the 80's" (+DVD) dei NOT MOVING con codice per scaricare il DVD originariamente allegato.
Dettagli qua: https://www.godownrecords.com/not-moving


Ancora disponibili copie (edizione limitata di 200, numerate) della biografia degli SMALL FACES, pubblicata da Cometa Rossa Edizioni.
Qui: hellnation64@gmail.com
e qui:
https://www.facebook.com/roberto.gagliardi.9828



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