martedì, maggio 21, 2019

Requiem for a football club: Notts County



ALBERTO GALLETTI ci porta al cospetto di una (triste) storia di calcio inglese.

E’ finita sabato la stagione della English Football League, EFL, che comprende Championship (2a Divisione), League One (3° Divisione) e League Two (4a Divisione), le tre serie professionistiche inglesi rimaste orfane della prima divisione, staccatasi col colpo di mano unilaterale del 1993 che diede vita alla Premier League.
Ultima appendice gli spareggi promozione che nel giro delle prossime due settimane designeranno una squadra promossa per ciascuna delle tre serie, le retrocessioni sono già assegnate.

E proprio tra le retrocessioni troviamo uno degli eventi più rilevanti di questa stagione di EFL, ma direi di portata ben più ampia, sebbene per la piega presa ultimamente dall’attenzione del pubblico alle cose del calcio a pochi oggi pare importare qualcosa del genere.

Il Notts County, il club professionistico più vecchio al mondo, fondato nel 1862, 131 stagioni consecutive tra i professionisti di cui 30 in prima divisione, 37 in seconda, una FA Cup vinta nel 1894, una delle sette vittorie ottenute da squadre di seconda divisione, è retrocesso sabato pomeriggio uscendo, per la prima volta nella storia dai campionati professionistici inglesi.
Per gli appassionati un duro colpo, per i tifosi credo anche peggio.

Una stagione disgraziatissima. Nove sole vittorie in campionato hanno lasciato i bianconeri di Nottingham penultimi all’ultima giornata, costretti a vincere a Swindon e sperare nella contemporanea sconfitta del Macclesfield.
E’ andata male, malissimo, sconfitti 3-1 e retrocessi in National League, la vecchia Football Conference, primo livello al di sotto dei campionati professionistici.
Catastrofico se si pensa che erano partiti tra i favoriti per la promozione e brutto da vedere, in completo blu anziché bianco-nero, nel momento dell’addio.
Per colmo della beffa, inoltre, lo scettro di squadra professionistica più vecchia al mondo passa adesso sull’altra sponda del fiume Trent ai rivali cittadini del Nottingham Forest.
Crudele per un club più vecchio della Football Association stessa.

Certo il Notts County non è mai stato una superpotenza calcistica, nemmeno in epoca pioneristica, ma è pur sempre stato tra i fondatori del campionato inglese, nel 1888, e una della sole dieci squadre ad aver giocato tutti i campionati professionistici disputati, nonché quello che vi ha giocato più partite (4.940) e ovviamente il più vecchio.
Rileggere la sua storia è un po come andare sulle montagne russe, 31 passaggi di divisione tra retrocessioni e promozioni che su 131 stagioni fanno più o meno uno ogni quattro anni di media. Credo sia la squadra che ne ha fatti di più.

Questo non ne ha mai intaccato il seguito, mai troppo numeroso a dire il vero, ma che anche nelle stagioni difficili si è sempre compattato intorno alla squadra, 6.084 di media a partita quest’anno e 7.911 l’anno scorso, 8.519 nell’ultima partita in casa di questa stagione l’altro sabato, o un tutto esaurito da 17.615 nel ritorno della semifinale playoff dell’anno scorso, tanto per dire.

A rendere ancora più dolorosa questa retrocessione c’è poi l’ udienza all’ Alta Corte di Londra prevista per il prossimo 5 giugno in cui dovranno vedersela con HRMC che gli ha presentato un’ ordinanza di messa in liquidazione per tasse non pagate. Il club dovrà affrontare una drastica ristrutturazione, con l’immancabile perdita di giocatori e posti di lavoro tra il personale.
Gli introiti tra i non professionisti caleranno drasticamente e il rischio di una lunga permanenza fuori dalla EFL è purtroppo una possibilità concreta. Il futuro da bianco-nero tende al nero. Unica speranza, come sempre, i tifosi, che di sicuro, faranno la loro parte.

Non che non l’abbiano già fatto. Nel 1967, sull’orlo della catastrofe finanziaria, il club venne salvato da Jack Dunnett, deputato laburista per Nottingham Central e tifoso dei Megpies, che ne ripianò i debiti per anni conducendoli fino al ritorno in First Division nel 1981, dopo 55 anni di assenza.
Riuscirono a rimanerci per tre anni nonostante il pubblico non propriamente numeroso.
Nei primi anni del nuovo millennio, la proprietà, al 60%, passò in mano ai tifosi con l’intento di preservarne la salute economica e possibilmente le prestazioni in campo.
Ma le cose possono andare storte anche quando ci si mettono i tifosi e, in conseguenza di un’altra crisi, il Notts County fu comprato da un consorzio medio orientale controllato da una società con sede alle Isole Vergini, Quadbak Investments.
Fu l’ultimo e più grave errore compiuto dall’Associazione dei Tifosi alla guida del club, un abbaglio clamoroso.
Vennero annunciati investimenti per decine di milioni di sterline e Sven Goran Eriksson fu nominato Director of Football, convinto da Russel King, la vera mente dell’operazione che si spacciava come emissario della famiglia reale del Bahrain.
In realtà un truffatore della peggior specie che aveva cominciato la sua carriera cercando di raggirare l’assicurazione della sua Aston Martin che denunciò esser stata rubata mentre in realtà era nascosta nel garage di casa, chiedendo danni per seicentomila sterline.
Qui a Nottingham riuscì a raggirare parecchie migliaia di persone, l’Associazione tifosi del Notts County, facendosi vendere il club per una sterlina promettendo il risanamento dei debiti e grandi investimenti, essendo lui l’amministratore di miliardi di dollari della famiglia reale del Bahrain. Millanterie al cubo.

La Football League cominciò ad nutrire grossi dubbi sulle coperture finanziarie di Quadbak, una volta scoperto che King c’entrava qualcosa e vista anche la renitenza del consorzio a fornire garanzie adeguate nonché informazioni sulla propria attività e riuscì a costringere King a vendere il club, di nuovo per una sterlina.
Il nuovo proprietario si ritrovò con due richieste di messa in liquidazione emesse da HMRC per tasse non pagate per un totale di un milione di sterline. Riuscì a scamparla e a vincere il campionato di quarta divisione.
Poi il familiare trantran a Meadow Lane fatto di gestioni traballanti e altalena tra la terza e la quarta serie, fino a sabato, giorno dell’ultimo salto in basso, stavolta verso livelli sconosciuti e poco consoni. O forse consoni, visto l’andazzo.

Nel mezzo pure l’incredibile invito della Juventus, visto il lontano e sorprendentemente riesumato (da Torino) legame a proposito delle maglie, ad inaugurare il proprio nuovo stadio e l’ancora più incredibile 1-1 firmato da quel vecchio teppistone di Lee Hughes.
Forse il punto più alto del club negli ultimi 25 anni, un invito appunto.
Ma ci può stare dati quarti di nobiltà in ballo nonché il lignaggio di vecchio club di gentlemen ci può stare.

Stranamente il Notts County gode di largo sostegno all’estero, in particolare Ungheria e Italia, abbiamo visto come mai, credo, ma ci deve essere dell’altro in quanto risulta essere sempre tra il 6° e l’8° club inglese più seguito all’estero.
Il mito dell’epopea antica?
Senz’altro si.

Li vidi giocare un quarto di finale di FA Cup a White Hart Lane tantissimi anni fa.
Andarono in vantaggio con un bolide strepitoso di esterno sinistro all’incrocio, chi fosse non ricordo.
Furono piegati in rimonta (2-1)solamente da un caparbio Gazza ma vendettero cara la pelle.
Uno dei miei ‘scalpi’ migliori in termini di squadre viste dal vivo.
Per tutto l’anno al sabato è stato uno dei risultati che, con grande preoccupazione, sono andato subito a guardare. .

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