martedì, dicembre 04, 2018

La battaglia di Montevideo - Racing-Celtic 1-0


Simpson colpito a Buenos Aires

Racing Club Avellaneda

Celtic Glasgow

I capitani a centrocampo

Alfio Basile, espulso, circondato dall’esercito

Contrasto Hughes-Perfumo

Johnstone a terra

Esercito in campo

Il gol di Cardenas

Auld aggredisce un avversario

Hughes espulso

A CURA DI ALBERTO GALLETTI

TRILOGIA DEL TERRORE

Ho raccolto in una trilogia, che ho casùlamente chiamato del terrore, tre partite delle edizioni della Coppa Intercontinentale degli anni 1967, 1968 e 1969, che precipitarono la competizione in un tunnel di violenza tale da causare il parziale abbandono degli europei che non ne vollero più sapere di giocare in Sud America.
Rinunce dapprima delle squadre campioni d’Europa a favore delle squadre sconfitte in finale, poi neanche quelle: annullate le edizioni del 1975 e 1978, prima dell’intervento dei simpatici, appassionati e sempre entusiasti giapponesi che, grazie all’aiuto del loro grande sponsor,Toyota,riuscirono ad evitare l’estinzione della competizione.
Chiave della proposta: un solo incontro in campo neutro, a Tokyo, of course.

PROLOGO

Ma veniamo al prima: già nel 1966 la federazione brasiliana si era molto risentita per la violenza delle squadre argentine, Independiente in particolare, e si era rifiutata di iscrivere alla Copa Libertadores la squadra avente diritto, la vittoria del torneo andò al Penarol di Montevideo.
Nel 1967 le squadre brasiliane ritornarono con Santos e Cruzeiro. Vinse il Racing Club di Avellaneda, condotto alla grande dal caballero Perfumo in difesa e dall’ex-angelo dalla faccia sporca Humberto Maschio, rientrato dall’Italia, in attacco.
Insieme a loro un bel gruppo di guappi pronti a tutto: Basile,Raffo e Rulli su tutti, in giro per i selvaggi campi del Sudamerica a far conquiste.

In Europa frattanto, il Celtic di Glasgow si laureava campione mettendo fine all’egemonia continentale della prima Inter morattiana e del calcio latino, le cui squadre non riusciranno più ad imporsi in ambito continentale per altri diciotto anni.
Squadra indomita, quella bianco verde, dotata di alcuni ottimi calciatori, grande atletismo, un carattere irriducibile e coraggio da vendere: a pensare alle pietose condizioni in cui versa il calcio scozzese oggi, vien senz’altro il magone.
Dunque, superata l’ Inter in rimonta nella finale di Lisbona, gli scozzesi vanno al doppio confronto, che si rivelerà poi triplo, con i campioni argentini.

L’andata a Glasgow vede il successo dei biancoverdi per 1-0, risolve il capitano Billy McNeill con un formidabile colpo di testa. La piega che gli argentini diedero però alla partita fu chiara fin da subito, calci, pugni, gomitate ad ogni contrasto e sputi, sputi a raffica tanto che all’intervallo Johnstone dovette farsi la doccia perché aveva i capelli pieni di sputi.

Stessa solfa al ‘Cilindro’ di Avellaneda due settimane dopo quando, sorretti da una folla spaventosa di 120.000 spettatori, gli argentini ribaltarono il risultato dopo essere stati in svantaggio. Clima ostile dall’inizio alla fine anche per i 106 temerari che si fecero il viaggio da Glasgow per sostenere la squadra, tra loro due medici, il vincitore della lotteria, sei sacerdoti ed un vescovo che furono scortati dall’esercito nella bolgia del Cilindro.
Una volta giunti in tribuna trovarono i loro posti, per i quali avevano comprato biglietti da otto sterline (una piccola fortuna all’epoca) occupati, protestarono con decisione e per tutta risposta i tifosi assiepati sopra di loro pisciarono loro in testa, una bella accoglienza.
Nessun problema invece per Juan Manuel Fangio, l’asso del volante, presente all’incontro per dare il suo sostegno al Racing e soddisfazione alla propria vanità, riverito ed osannato dai presenti.

Le cose non andarono meglio in campo, 120.000 invasati che ululavano agli scozzesi e tiravan loro di tutto, il portiere Simpson colpito alla testa da un pezzo di ferro piovuto dagli spalti deve rinunciare, al suo posto la riserva Fallon.
Il Celtic andò in vantaggio con un rigore di Gemmell concesso per un fallaccio in area su Johnstone lanciato a rete. La partita continua sulla falsariga dell’andata: botte da orbi, sputi e insulti e stavolta anche due gol del Racing, il primo in netto fuorigioco dopo che un secondo gol del Celtic era stato annullato per fuorigioco inesistente. Poi raddoppio dei padroni di casa con un diagonale di Maschio e Fallon, forse, non impeccabile.

LA BATTAGLIA DI MONTEVIDEO

Non sono previsti supplementari ne valgono i gol in trasferta, il punteggio dopo due gare è fissato sul 2-2 e si rende necessaria una terza partita.
Negli spogliatoi un furioso Jock Stein dichiara di rifiutarsi di portare la squadra alla terza partita e giura che non porterà mai più in vita sua una squadra a giocare in Sudamerica.
Poi ci ripensa e accetta, non vuole permettere agli argentini di laurearsi campioni del mondo. Fuori dallo stadio intanto succede il finimondo.
Migliaia di tifosi argentini prendono d’assalto gli spogliatoi nel tentativo di mettere le mani sugli scozzesi e sui tantissimi tifosi uruguaiani, giunti ad Avellaneda per sostenerli, il Racing aveva battuto il Nacional nella finale di Libertadores, provocando gravi tumulti.
La polizia in assetto da guerra scorta il Celtic in hotel dove si comincia a trattare per giocare lo spareggio in campo neutro, Montevideo la sede proposta.
Il presidente del Celtic, Bob Kelly, non ne vuole sapere e vuol far rientrare tutti a casa, si tenessero la coppa ste bestie. Jock Stein, insieme al direttore generale e al segretario del club lo convincono ad andare avanti, giorno prescelto il 5 novembre.

E’ un festivo a Buenos Aires e i mezzi di trasporto sono ridotti al minimo indispensabile. Ben decisi a non far mancare il loro apporto, parecchie migliaia di tifosi del Racing affrontano la traversata dell’estuario, parecchio insidiosa, con centinaia e centinaia di barche, remi o motore poco importa esserci è fondamentale, in una sorta di evacuazione di Dunkerque.
All’interno dell’immenso ‘Centenario’ vengono comunque messi in minoranza dai tifosi uruguaiani, in netto soprannumero, accorsi a tifare Celtic che entra in campo sventolando una grande bandiera uruguaiana.

La partita si apre con una serie di falli ed entratacce talmente violenta, che l’arbitro al 23’ è costretto ad interrompere il gioco in quanto la polizia uruguaiana, armata, è entrata in campo per sedare una violenta zuffa tra i giocatori.
Chiama a se i capitani intimando loro che al prossimo fallo proditorio commesso (che lui vedrà, in quella prima mezz’ora gliene sfuggirono ben più della metà), Basile e Lennox, che si erano presi a pugni iniziando la gazzarra,saranno espulsi.
Gli scozzesi, si sa, non son gente che accetta di farsi legnare gratis da chichessia e, fin dal primo incontro a Glasgow, reagirono sempre ad ogni colpo subito cercando di restituirlo con gli interessi.
Ora qui, dopo due battaglie campali e a metà della terza, l’atteggiamento dei biancoverdi, sentitisi ripetutamente provocati da falli, pugni, calci e sputi deliberatamente propinati loro dai gentilissimi argentini, la loro pazienza andò ad esaurirsi molto rapidamente. Un quarto d’ora dopo, Rulli falcia senza pietà Johnstone a centrocampo, ne nasce un mischione con spintoni, colpi, e Clark che affronta Rulli in guardia pugilistica cercando di colpirlo.
La polizia fa di nuovo il suo ingresso in campo per dividere i contendenti.
Il gioco viene interrotto per oltre cinque minuti al termine dei quali Basile e Lennox vengono espulsi come promesso.
Jock Stein da bordo campo invita Lennox a non uscire, non è lui il colpevole, sarebbe Clark, quindi lo obbliga a restare in campo, gli argentini se ne accorgono e protestano, l’arbitro lo ricaccia e lui rientra di nuovo, dopo altri cinque minuti di gioco continuamente interrotto alcuni poliziotti a spada sguainata entrano in campo e allontanano Lennox.

Le provocazioni argentine continuano e la disciplina degli scozzesi vacilla, Chabay colpisce Auld con un pugno alla nuca, l’azione è da tutt’altra parte, chiaro che vuole provocare una reazione per poi lamentarsi con l’arbitro, poi al 48’ Rulli trattiene e scalcia l’indemoniato Johnstone lanciatissimo, questi risponde, lo scalcia e poi gli sferra un pugno in faccia, e viene prontamente espulso: 10 contro 9.
Non è più una partita ma una guerra senza esclusione di colpi.
In tutto questo bailamme però, Cardenas al 55’ indovina una splendida bordata da 25 metri che s’infila dritta all’incrocio dei pali, a nulla vale il tentativo di Fallon proteso in tuffo, e forse un po sorpreso: 1-0 per il Racing.
Strada in salita per il Celtic che al 75’si vede ridotto in 8 quando Hughes viene espulso dopo aver scalciato Cejas, finito a terra dopo aver subito un fallo.
Tre minuti dopo Rulli lo segue anzitempo negli spogliatoi per un pugno a Clark.
La partita non ha più storia ormai i giocatori non sono più interessati a giocare ma a colpirsi ad ogni minima occasione.
Gli ultimi dieci minuti sono un’interruzione continua per falli, faletti e ripicche reciproche che fanno comunque aumentare la tensione fino a che, a due minuti dalla fine, scoppia un’altra rissa tra giocatori, la polizia antisommossa entra di nuovo in campo per dividere i contendenti.
Auld viene espulso ma si rifiuta di uscire e giocherà fino al 90’, l’arbitro comunque metterà l’espulsione (e il rifiuto di uscire) a referto.
Nel caos generale che ormai regna sul terreno di gioco non c’è più spazio per le regole, ne tantomeno per una parvenza di sport, defunta fin dalla gara d’andata, e così Gemmell pianta un tremendo calcio nei coglioni ad un’avversario che ruzzola a terra in agonia, nessuno vede, a parte un paio di giocatori argentini che non trovano più nessuno con cui protestare; ma è finita:Osorio manda il triplice fischio e pone fine alla battaglia.
Il Racing è campione del mondo.
In perfetta sintonia con la giornata, i tifosi uruguaiani bombardano gli argentini con un fitto lancio di oggetti in campo durante il giro d’onore che finisce anzitempo, altri inseguono i supporters argentini facendoli filare giù per le scale nel piazzale antistante lo stadio.

Una pagina triste per il gioco del calcio, non c’è dubbio.
Sicuramente all’epoca dei fatti credo che niente di simile si fosse mai visto prima ad un certo livello, anche se gli argentini avevano mandato avvisaglie due anni prima al mondiale inglese quando si resero protagonisti di grave condotta scorretta (picchiarono forte) nelle partite contro Germania e Inghilterra e con il famoso fattaccio di Rattin, il capitano, che espulso si rifiuta di lasciare il campo e tutta una scia di sceneggiate varie.

Ma scrivendo a ritroso in questo merdoso 2018 calcistico, con la razza di calciatori, dirigenti, arbitri, var e televisioni che ci ritroviamo, forse le considerazioni andrebbero un attimo riviste.
Mentre i superstiti della contesa guadagnavano gli spogliatoi, i due capitani, McNeill e Perfumo si incontrano all’ingresso del sottopassaggio e si scambiano le maglie nell’unico momento di sportività all’interno di una partita folle, e molto interessante è quello che Perfumo dice a McNeill abbracciandolo, così si deve giocare a calcio. McNeill risponde con un ‘Buona suerte’.
Più tardi Perfumo avrà di nuovo parole di elogio per il collega che lui considera avversario forte e valoroso.

Si tratta senz’altro di un trasporto eccessivo.
Come disse Gemmel, di essere preso a calci e magari a pugni me lo aspettavo anche, ma sputare addosso no, per questo gli piantai una pedata nelle parti basse.
Concordo.
Gli scozzesi erano pronti alla battaglia, lo sono sempre, lo era il Celtic quel giorno, temprato da quasi cent’anni di dure battaglie per l’Old Firm e violenta e settaria rivalità con i cuginastri protestanti.
Sicuramente gli argentini passarono il limite, gli scozzesi anche, non avendo esperienza alcuna di scorrettezze che non fossero dettate dall’agonismo e non da premeditato calcolo provocatorio. Ma certamente Perfumo può essere creduto, senz’altro nelle intenzioni iniziali, meno per quanto riguarda il resto.

Resta il fatto che fu una contesa tra uomini, la stampa gridò allo scandalo, le autorità pure, ma poi bisogna trovarcisi dentro in certe partite e a volte ci stanno pure le botte da orbi.
Mi chiedo chi tra le femminucce del giorno d’oggi tutte intente a ritrarsi su sti cazzo di social ad esibire ed ostentare fighe, muscoli e tatuaggi salvo poi rotolarsi a terra come colpiti da schegge di granata al minimo contatto, riuscirebbe a stare davanti ad uno come Perfumo (ma anche Gemmell) in un campo da calcio, senza telecamere con un solo arbitro e due guardalinee e 120.000 tifosi ostili, senza il pannolino.

Che epica calcistica rimarrà nel 2018 di una supercoppa italiana giocata in Cina o di un mondiale per club giocato a Doha o dove cazzo non si sa, per un pubblico che non sa niente delle squadre, di chi ci gioca (anche qui ormai ce ne sarebbe da dire), di chi le tifa, dalle città da cui provengono e delle che comunità esprimono?

Niente!
A che gioco giochiamo?
Io nel dubbio mi tengo Perfumo e Gemmell.
NB: al ritorno in patria, la stampa britannica stigmatizzò il comportamento dei giocatori del Celtic e la società, per volere fermissimo del presidente, multò tutti i giocatori di 250 sterline a testa, quasi lo stipendio di un mese, soldoni all’epoca.
Cornuti e mazziati.
PS: Bellissimo il pallone usato per la bella a Montevideo, ne avevo uno identico da bambino, un Parola mi pare.

Montevideo, 5 Novembre 1967
Estadio Centenario

Racing Club 1-0 Celtic FC
RACING CLUB AVELLANEDA: Cejas,Perfumo, Chabay, Martin, Rulli, Basile, Cardoso, Maschio, Cardenas, Rodriguez, Raffo
CELTIC :Fallon, Craig, Gemmell, Murdoch, McNeil, Clark, Johnstone, Lennox, Wallace, Auld, Hughes
Arbitro: R. P. Osorio (Paraguay)​
Marcatori: Cardenas (R) al 55’
Spettatori: 75.000

21 commenti:

  1. Mister Galletti, applausi a scena aperta. Storia bellissima, conclusioni ampiamente condivisibili.

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  2. Risposte
    1. Pibio! bentornato!!!!
      Galletti stratosferico as usual..e giù botte!
      C

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    2. Pibio! che piacere ritrovarti qui, grazie e un caro saluto.
      Paul, grazie. Un abbraccio

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  3. Alberto meriterebbe uno spazio fisso alla Rai a raccontare queste storie. Altro che domenichesportive e moviole ripetute mille volte.

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  4. Ciao Alberto & Cris, grazie ma io passo sempre qui a leggere :)

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  5. Uruguaiani e scozzesi vs argies.....Che cocktail esplosivo. Peccato per il risultato finale.
    River-Boca su Marte?

    Charlie

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  6. Un amico argentino (nato nel quartiere Boca) mi dice che è tutta una faccenda di gestione mafiosa dei biglietti etc., a cui si unisce una delinquenza che non aspetta altro che fare casino. Poco a che fare con il calcio.

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    1. Qusto per quanto riguarda l'assalto al pullman del Boca. La commedia sul se e dove giocare è figlia della cronica incapacità dei sudamericani si prendere le decisioni in base ai regolamenti.
      In Europa il Boca avrebbe cinro a tavolino.

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    2. Quella è una farsa senza senso.

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    3. Comunque,se il River accetta di giocare, potrebbe anche venir fuori un partitone. Lontano dai veleni di casa loro i giocatori potrebbero essere più tranquilli e lasciarsi andare a giocare come sanno.

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    4. Oppure vien fuori una guerra. ma son convinto che il campo neutro li condizionerà in meglio

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    5. Pure i miei parenti di Baires mi dicono che le Barra Bravas che bazzicano intorno al football sono joint-venture delinquenziali che saltuariamente si occupano di football, ciò detto anche in uniformità con quanto deliberato nel 2015 per un caso analogo sarebbe stato giusto dare lo 0-3. Ci voleva una organizzazione con le palle per deliberare ciò invece si è scelto di non scegliere.

      Charlie

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  7. Risposte
    1. Pablo il giorno dopo all'assalto al pullman del Boca mi ha scritto così (faccio copia incolla):
      questo ti fa capire chiaramente com'e' messa l'argentina. futbol sta' scomparendo da tempo da queste parti..ma ormai non si torna indietro...vamos river carajo! gane o pierda no me importa una mierda!!!
      Da Baires è tutto a voi la linea.

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    2. Ah, lui adesso abida a Cordoba.

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    3. Grande il Pablo!! Che piacere sentire sue notizie..ah si è trasferito lasciando l'italy! Suerte a lui..grazie Pibio (forrito)))))
      C

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