giovedì, dicembre 18, 2014

John Lydon



Universalmente conosciuto come una delle icone della musica pop rock moderna (per quanto sia paradossalmente quanto di più lontano dalle definizioni di cui sopra), più di quanto abbia saputo esprimere musicalmente: il PERSONAGGIO Rotten/Lydon ha sempre superato di gran lunga l’ARTISTA, a livello di popolarità.
Ripercorriamone la carriera discografica.


SEX PISTOLS - Never mind the bollocks (1977) - 10
Inutile dirne ancora. Piaccia o meno è uno dei dischi, magari non tra i migliori (de gustibus), sicuramente tra i più importanti della storia del rock.
E chi ne ha maggior merito è proprio Johnny Rotten, con la sua voce, i suoi testi, la sua attitudine, la sua immagine.
Da evitare accuratamente qualsiasi altra pubblicazione uscita a nome Sex Pistols (reunion incluse).

PUBLIC IMAGE - First issue (1978) - 7.5
Difficile uscire da un’esperienza totalizzante e così particolare/unica come i Sex Pistols con tanta creatività e freschezza.
La prima prova della nuova creatura è sorprendente, sperimentale, azzardata, cattiva, estrema, personalissima, con punk, new wave, dub e nuovi suoni che convergono a renderlo un piccolo capolavoro di urgenza e immediatezza.
“This is religion” , “Annalisa”, “Public Image” sono pura potenza sonora, “Fodderstompf” una stridente ipnotica litania disco dub.

PUBLIC IMAGE - Metal Box (1979) - 7
La famosa (geniale) scatola di metallo, alluminio algido, contiene una sublimazione totale di lugubre angoscia, tra dub, ritmiche tribali e ossessive, assoli scomposti e la voce sempre più trascinata, lontana, disperata, acida di John.
Un piccolo gioiello di avanguardia.

PUBLIC IMAGE - Paris au Printemps (1980) - 5.5
Per fronteggiare la marea di bootleg dei loro live, i notevoli costi sostenuti per “Metal box” e le richieste dell’etichetta decidono di dare alla luce un incerto e francamente inutile album dal vivo (che lo stesso Lydon sconsiglierà di acquistare in quanto “di scarsa qualità”).

PUBLIC IMAGE - Flowers of romance (1981) - 8
I PIL si spingono ancora più in là.
Orfani del basso di Jah Wobble asciugano ancora il sound, sempre più cupo, tribale, percussivo (pazzesca l’introduttiva “Four enclosed walls”, voce declamante, paranoica e tempo ipnotico e pulsante di batteria o “Under the house” un vero muro ritmico con lugubri interventi vocali e inquietanti suoni che fanno capolino qua e là), sporcato occasionalmente da tocchi di elettronica o dal suono di strumenti esotici.
Album difficilissimo ma assolutamente unico e innovativo.

PUBLIC IMAGE - Live in Tokyo - 1983 - 6
Un altro live che riprende vari brani dai precedenti album incluso il nuovo singolo di successo “This is not a love song”. Trascurabile.

PUBLIC IMAGE - This is what you get (1984) 5
Già uscito in altra versione come “Commercial zone” , pubblicato dal solo Keith Levene, in rotta con Lydon e risuonato con nuove songs dalla nuova line up.
C’è la super hit “This is not a love song”, una sterzata verso atmosfere più funk e abbordabili e una sostanziale confusione di intenti con poca carne al fuoco e una direzione non ben definita.

PUBLIC IMAGE - Album (1986) - 7
Accompagnato da una sempre geniale confezione grafica (il titolo “Album” per l’LP, “Compact disc” per il CD - stampato ovviamente anni dopo - “Cassette” per la cassetta, “12 inch single” per il 12 pollici), pura Pop Art, John si fa accompagnare da una band stellare con Steve Vai alla chitarra, Ginger Baker e Tony Williams (già alla corte di Miles Davis) alla batteria, Bill Laswell al basso, Ryuichi Sakamoto alle tastiere e Ravi Shankar al violino.
E’ sostanzialmente un album solista di Lydon (molti dei partecipanti, vedi Ginger Baker non lo hanno nemmeno incontrato nelle registrazioni).
Il sound è potentissimo, assembla funk e rock, movenze orientali e assoli enciclopedici di Steve Vai su ritmiche ossessive ma precise, senza più il tribalismo oscuro dei lavori d’esordio.

PUBLIC IMAGE - Happy ? (1987) 5
PUBLIC IMAGE - 9 (1989) 4.5
PUBLIC IMAGE - That what is not (1992) 5

Entra Jim McGeoch (già con Magazine,Visage e Siouxsie) alla chitarra, in “Happy?” il sound non cambia ma perde incisività, le canzoni lucidità. I brani sono ripetitivi e anonimi, lo stesso John sembra ripetere stancamente la parte.
Peggio fa “9” tra brani poco ispirati e veri e propri scivoloni (“Like that”), mentre l’hard rock pop senza capo nè coda di “That what is not” non risolleva certo le sorti e preludo allo scioglimento.

JOHN LYDON - Psycho’s path (1997) 6.5
L’unico album accreditato a John come solista, dove suona praticamente tutto.
Il risultato è dignitoso e interessante tra elettronica, echi dub e una maturità compositiva ed artistica che, finalmente, sembra lasciarsi alle spalle il personaggio John Lydon.
Avrà scarso successo e pochissima attenzione da parte di critica, etichetta e pubblico. Peccato, meritava di più.

PUBLIC IMAGE - This is PIL (2012) 5.5
John rimette insieme la band dopo una lunga pausa.
L’album non è malvagio ma suona fuori tempo massimo, inutile e arrangiato con eccessiva sufficienza al cospetto d ibrani non propriamente irresistibili

8 commenti:

  1. Sono praticamente d'accordo con tutti i voti e le considerazioni. Eccetto quella per "Album" che io trovo di una noia mortale. Tutte (TUTTE!) le canzoni sono inutilmente troppo lunghe. Cosa che andrebbe bene se le strutture non fossero quelle -cantato-bridge-ritornello- tipiche della musica pop. Un disco che non supera di molto la mezz'ora ma che sembra durare ore!
    Poi, magari avrei speso due parole per La collaborazione con Afrika Baambaataa e i Prodigy, che sono due gemme della sua carriera. :)

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  2. Si, ho tralasciato alcune cose in effetti.
    A me Album piace proprio perchè i brani sono lunghi, ipnotici, esagerati (a parte certi assoli di Steve Vai)

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  3. Flowers of Romance e il primo dei Clash furono tra i primi album che comprai ai tempi(circa 1980?) ... A mio parere i P.I.L. agli esordi erano gia'troppo avanti con i suoni,forse per via dell'estro creativo di Keith Levene,che aveva uno stile di suonare veramente originale( i suoi gruppi preferiti ai tempi erano Yes & Beatles,mentre le influenze musicali di John Lydon erano Van Der Graaf Generator,Hawkwind,Alice Cooper,Reggae & Dub,Yoko On,CAN,Captain Beefheart e Kate Bush!!!!! Jah Wobble invece ascoltava reggae e soul stando alla sua autobiografia)o forse per via di John Lydon e la sua visione musicale...stand a una sua intervista del 1982 per un'emittente statunitense,i Pistols per lui dovevano rappresentare la fine della musica concepita come modo di intrattenere le masse,alla fine si rese conto che fu un'esperimento fallito... cosi'inizio l'esperienza Public Image Ltd.
    Paul 67

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  4. Infatti la grandezza dei PIL sta nelle persone che portarono il loro background in un sound unico e che è rimasto inimitabile e insuperato. Infatti quando se ne è andato Keith Levene la qualità è definitivamente scesa.

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  5. In un certo senso musicalmente,a livello di suoni (in particolare un brano su Metal Box dal titolo "Socialist" )furono i pionieri (inconsciamente)del genere Anarcho punk, in particolare i vari gruppi della Crass Records.... Paul67

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  6. A me i PIL son sempre piaciuti e devo dire che su 9 un paio di pezzi interessanti c'erano, tipo Warrior o Disappointed la colonna sonora dei miei 17 anni!!!!
    Comunque concordo col Boss e gli altri, i PIL erano avanti anni luce, Flowers of Romance è un pezzo meravigliosamente disturbante.
    I Pistols del debutto erano uno sputo in un occhio quindi decisamente punk. Un must assoluto secondo me.

    Charlie

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  7. ...anche l'lp di Jah Wobble, 'The Bedroom Album', che comprai (se non ricordo male al 'Disco d'oro' di Bo),..quando avevo 14-15 anni),..non è affatto male,..differente come 'genere' dai primi PIL ,ma bel disco ,tutto sommato

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