martedì, giugno 04, 2013

Intervista a GIORDANO SANGIORGI (presidente di Audiocoop)



Prosegue la serie di (volutamente) brevi interviste ad alcuni personaggi della scena musicale italiana (amici e conoscenti).

Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA (martedì 14 maggio), al giornalista FEDERICO GUGLIELMI (mercoledì 22 maggio) ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO (martedì 28 maggio), tocca oggi al presidente dell'Associazione Audiocoop e patron del M.E.I. (Meeting Etichette Indipendenti), GIORDANO SANGIORGI.

Credo tu sia una delle persone più indicate, avendo da tempo immemorabile sott’occhio la situazione indipendente musicale italiana, a dirci il perchè l’Italia non riesce ad esprimere (con rare ed isolate eccezioni) talenti in grado di competere con l’estero e ad imporsi in Inghilterra e Usa (dove invece nel corso dei decenni in tanti altri ce l’hanno fatta , pur non provenendo da paesi anglo sassoni, dai tedeschi Kraftwerk e Rammstein ai norvegesi Motorpsycho, dal francese Manu Chao a una lunga serie di gruppi scandinavi ad esmepio)

Credo che ci siano dei problemi a monte di massima insormontabili: culturali, linguistici e di origine musicale.
Siamo molto legati al territorio e poco propensi a pensare ai mercati esteri, anche se le cose stanno cambiando, la nostra lingua è difficilmente esportabile e quando cantiamo in inglese siamo un po' maccheronici, infine la tradizione della nostra musica affonda le radici nella tradizione lirica, nella competizione festivaliera di Sanremo, nei suoni della prima Napoli.
Con tutto questo bagaglio è difficile fare rock internazionale a grandi livelli, piu' facile esportare la tradizione lirica rinnovata come dimostra Andrea Bocelli, quella che ci ha reso famosi nel mondo. Certo, in cinquant'anni anni abbiamo buttato alle ortiche un'occasione storica che si affaccio' con "Volare" alla fine degli anni '50:
dopo O Sole mio eravamo padroni della musica nel mondo con l'innovazione di Domenico Modugno, grazie soprattutto ai nostri emigrati presenti in ogni angolo del mondo che facevano conoscere la nostra cultura musicale: si fosse allora investito nel made in Italy musicale all'estero saremmo ancora i primi esportatori di musica nel mondo come lo eravamo allora.
Inoltre sempre in quell'epoca i discografici italiani si fecero "rubare" l'idea di una Fiera Mondiale della Musica che invece di realizzarsi a Sanremo, dove allora si dava appuntamento tutta la discografia di ogni aprte del pianeta, si sposto' a Cannes grazie all'intraprendenza degli albergatori francesi molto piu' lungimiranti.
Infine, pensa che una Legge sulla Musica che avrebbe potuto sostenere le aziende del settore nell'export si prospetto' agli inizi degli anni Settanta proprio a Sanremo e fu bocciata da gran parte dei discografici stessi.
Ogni paghiamo anche tutte le conseguenze di questi errori.

Credi che il declino della discografia (intesa nel senso tradizionale che abbiamo sempre conosciuto) sia irreversibile ?
Secondo te come si evolverà, come cambierà ?


Non ho la palla di vetro e quindi fatico a individuare un futuro nel lungo periodo.
Ma ricordo quando a un convegno del Mei nei primi anni del 2000 con al fianco Vitaminic e altri protagonisti made in Italy del settore on line invitavamo tutta l'area indipendente a "fare squadra" per entrare insieme in un grande portale della nuova musica italiana per relazionarsi con tutti i new media utilizzati dalla giovani generazioni native digitali che ascoltano musica (telefonini, tablet, ipad, ipod, etc.).
Allora purtroppo molti non capirono in modo poco lungimirante la necessita' di entrare subito in questi nuovi mercati e oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo mercato, quello digitale, che sara' quello del futuro prossimo, che non ha punto di riferimento on line per trovare tutta la nostra musica.
Nel 2007 presentai all'allora Governo Prodi un progetto denominato "Volare", un mix pubblico/privato, per fare un portale dove inserirer digitalmente tutta la nostra tradizione musicale ricercata da tutto il mondo , con una collaborazione con la Discoteca di Stato, per poi inserire giornalmente tutte le nuove uscite della nostra musica.
Oggi sarebbe uno dei portali di riferimento della musica nel mondo, tra l'altro c'era un forte interesse allora ma poi il Governo duro' quel che duro' - ricordiamo che fu il primo a fare una accordo per portare tutti i protagonisti della musica italiana all'estero - mentre così purtroppo ci siamo dovuti affidare solo a grandi operatori on line stranieri che spesso versano molto meno del dovuto nel nostro paese intermini di tasse e diritti facendo perdere risorse al nostro settore.
La crisi discografica è certamente irrversibile e diventera' un prodotto di nicchia come sta già avvenendo.
Tirature limitate, produzioni autografate, confezioni con opere artistiche in vinile o cd saranno il futuro per vendite che si assesteranno tra le poche centinaia e le poche migliaia di di copie vendute.
Diventera' insomma parte del piu' grande giro del merchandising (magliette, libri, dvd, fotografie, etc.).
Tra le opzioni che lo sosterranno l'autoproduzione anticipata delle produzioni sia discografiche che live attraverso i l crowfunding mi sembra una delle prospettive nelle quali si sta orientando questo mercato di nicchia in modo nuovo e interessante.

Anche suonare dal vivo è cambiato radicalmente negli ultimi tempi. Sempre meno i locali “tradizionali”, sempre meno pubblico per i gruppi nuovi (anche a causa di un’offerta ormai sterminata).
Ho notato che spesso ci si inventano gli spazi, insomma si suona dove si può, ci si arrangia in tutti i modi anche se i soldi sono sempre meno e nella stragrande maggioranza dei casi si gira a rimborso spese o a percentuale sull’incasso.
Credi sia solo disperazione o un modo spontaneo per rinascere ?


La crisi del live è legata molti fattori:
la crisi economica globale che fa tagliare alla gente le spese cosiddette superflue, e questo settore dobbiamo dire per molti purtroppo ci ricade, i tagli al mondo dello spettacolo sia pubblici che privati, il cambiamento dei modelli di intrattenimento che vede l'evento live non essere piu' una delle escludive modalita' di intrattenimento soprattutto per i piu' giovani (spesso legati a nuovi modelli di star come quelli dei reality o le grandi star dj , i nuovi comici e così via) , la scarsa attenzione in una societa' frenetica e omologata come questa verso il nuovo, il fatto che oggi sul portatile di casa e' possibile soddisfare anche molte esigenze live prima piu' difficili da trovare anche se mediate dal web e infine una politica di totale disinteresse a incentivare presso club, circoli, locali, promoter e artisti la creativita' musicale dal vivo annientando completamente un mercato che tiene ancora , come accade per altri mercati nell'era globale come l'alimentare ad esempio o la moda, nell'area del lusso con biglietti costosi o nell'area del gratuito, dove purtroppo spesso la fanno da padroni le cover band.
I tour di molti artisti in chiave acustica e il forte appeal del rap rispondono anche all'esigenza di un abbattimento di costi per chi fa musica nuova: si tagliano i costi così per l'evento live e ei inventano nuovi spazi.
Una forma di resistenza importante che ci permette di avere comunque un'area di musica indipendente molto interessante legata al rap e ai cantautori in una fase creativa certamente interessante.

Tu hai spesso lavorato con il MEI e AudioCoop fianco a fianco alle “istituzioni”.
Secondo c’è speranza che in Italia si intervenga (prima o poi) per e con la musica “pop” (intesa come popolare, rock, giovanile) a livello istituzionale, con progetti, programmi mirati, sovvenzioni adeguate, creazione di spazi oppure è sempre tutto di esclusiva pertinenza dei più volonterosi ?


Oggi abbiamo due Ministri come Bray alla Cultura e Idem ai Giovani certamente vicini alle nuove culture musicali.
Ma il problema credo sia strutturale: la politica purtroppo non vede questo settore, da sempre, insieme al settore generale della cultura, come uno dei prioritari per il quale rilanciare il nostro paese e il made in Italy in termini di volano culturale, economico e sociale.
Si tratterebbe invece di una delle poche filiere che con investimenti mirati e spesa senza sprechi che non sarebbe de localizzata e d iventerebbe per sempre , insieme al turismo e ai monumenti e ai siti archelogici e artistici e alle eccellenze delle piccole e medie imprese italiane, uno dei punti di eccellenza del nostro paese.

Due parole sul futuro del MEI e delle iniziative ad esso correlato

Stiamo lavorando al Mei Giovane 2.0 di fine settembre a Faenza dove riuniamo i festival per emergenti da ogni parte d'Italia e facciamo una vetrina delle migliori giovani realta' musicali indipendenti under 25: siamo alla terza edizione di un "festival dei festival" legato a web e live diventato già un punto di riferimento per le giovani generazioni.
Mentre stiamo lavorando a un nuovo progetto per i lgrande Mei con i suoi importanti premi come il PIMI e il PIVI, veri punti di riferimento per la produzione indies di rilievo.

Se dovessi fare una compilation dei gruppi più rappresentativi per fare conoscere la musica italiana ad uno straniero chi ci metteresti ?

Tolte le musiche tradizionali tipiche e quelle di tradizione lirica per le quali siamo conosciuti in tutto il mondo insieme alle grandi hit della musica leggera, diciamo che dovremmo fare diverse compilation a seconda dei paesi ai quali ti rivolgi: un conto è fare una compilation per gli States, mentre ben diversa e' l'attenzione della Russia verso di noi così come ancora diversa e' l'attenzione del Nord Europa.
Mi sembra pero' che coloro che cercano di mixare sonorita' e fare crossover e darsi a un suono internazionale abbandonando la tradizione italica piu' stretta (sia essa popo che alternative rock e così via) sono quelli che ottengono piu' attenzione così come tanta attenzione la ricevono anche le musiche migliori provenienti dalle nostre regioni, naturalmente rinnovate.
C'è da dire che in molti paesi aumenta comunque l'attenzione verso la nostra musica: a Londra c'è un progetto che si chiama TJEvents che organizza ogni mese un concerto di un nostro artista che fa il sold out con sempre piu' pubblico non italiano: il prossimo sara' con Roy Paci a settembre, mentre Mauro Pagani andra ' negli States a portare La Notte della Taranta.
Buoni segnali.

Su chi punteresti tra i nomi nuovi e più giovani per i prossimi anni ?

Punterei sui nuovi cantautori: quelli che sono capaci di raccontare anche in modo politically scorrect la societa' nella quale viviamo: i nuovi cantautori della scena indipendente italiana sono interessantissimi, soprattutto le nuove cantautrici, ce ne sono veramente tantissime e hanno cose preziose da dirci, insieme ai nuovi rapper che ci aprono squarci di verita' sulla societa' che spesso tendiamo a celare.
Resta che c'è un'area di indie rock band che fa ricerca e innovazione certamente di grande spessore come mai un tempo.
Vanno seguiti e sostenuti tutti questi nuovi segnali di vita in una societa' dalla linea sempre piu' piatta sul versante culturale.

32 commenti:

  1. Sempre più belle queste interviste !

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  2. Molta teoria ma la pratica è alla fine totalmente diversa

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  3. La pratica è difficile da affrontare quando ci si trova in una crisi pazzesca come quella di oggi, in cui il "mercato indipendente" vale come il mercato delle giuggiole perlomeno in Italia.
    Ci può solo provare, poco altro (e in questo senso un po 'di teoria può non far male).

    E cmq le proposte e le possibilità ci sono state ma alla fine...niente...

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  4. in questa fase per me (e sottolineo PER ME) il R&R come igiene di vita (!), che la sera ti inchioda allo strumento e ti tiene lontano dalle macchinette mangiasoldi, dal bancone del bar/pub, da perniciose avventure sportive ad esito ospedaliero e dalla tv dei reality-talent-talk show di pseudopolitica etc etc...e chi l'avrebbe detto??

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  5. Infatti forse è inutile chiedersi come uscire da una situazione da cui è praticamente impossibile (se non previo colpo di culo stratosferico).
    Quello che ci si guadagna è in "salute" mentale: le giornate passate a pensare all'arrangiamento del pezzo, quelle per andare a suonare in culo per un soldo (neanche più due soldi, ormai prendi la metà) e due gatti (vedi prima), le serate a pestare la batteria per quattro ore etc etc.
    Fine strategie.

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    1. Fa male dirlo ma qualcuno ha mai pensato che in Italia del rock indipendente non frega un emerito c...o a nessuno? L'unico motivo per il quale in altri paesi (sempre quelli) esiste una scena è che economicamente stà in piedi per cui ci sono persone che ci credono e ci mettono i soldi (onvestono, avrebbe detto l'intervistato) magari comunque tra mille difficoltà hanno un ritorno. Alla base comunque c'è il fatto che c'è un pubblico numericamente sufficiente che paga per dischi, cd, mp3, esibizioni dal vivo etc. Qui no, chi metterebbe soldi in una cosa che non vende?

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    2. è proprio così. ne avevamo già parlato, ed eravamo arrivati a queste conclusioni precise.
      E' una dissociazione completa tra la 'nostra' offerta e la domanda circostante. non c'è mercato, neanche l'ombra di una possibilità.
      Ma con formidabile ed incrollabile ostinazione ed il sorriso sulle labbra, testa bassa e suonare!
      perchè è così e perchè va fatto, siamo eroi tragici e questo è! L'importante è esserne consapevoli, stiamo buttando via tempo e soldi e tutto, ma lo stiamo facendo con grande classe.

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    3. Mi sembra di sentir parlare un dirigente dell'Inter....

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    4. è vero Tony, suonare le ns robe qui e oggi è come essere interista, uno psicodramma tragicomico infinito. senza neppure l'epifania fuggevole di un'annata su 50 nella quale disintegri tutto e tutti e senza petrolieri filibustieri che ti mantengono.

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    5. Però ad un certo è arrivato il triplete !

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  6. Il punto reale è proprio quello sottolineato da Pibio : slot-machine,tv spazzatura,degrado culturale ecc... sono tutte cose che RENDONO in termini di marketing e di profitto,quindi il contrario del VIVERE e pensare la musica come forma di espressione e non di semplice svago usa e getta.
    Secondo me l'Italia ha ormai perso troppe occasioni di rimettersi in gioco (e non parlo solo di "mercato",che è un termine quantomai discutibile),per cui guardarsi troppo indietro e tornare a dire sempre le stesse cose sa troppo di minestra riscaldata...in questo campo (come in altri,del resto) temo che dalla politica e dagli investimenti economici ci sia ben poco da sperare. Per conto mio l'unica possibilità di invertire la rotta,è ripartire da ZERO e ricostruire pezzo per pezzo il terreno e l'habitat che abbiamo perso,proprio a causa delle ingerenze economiche e politiche su tutti i fronti.
    L'autogestione è un termine che a me è sempre piaciuto,mi renderà molto "radical-freak" come qualcuno sostiene,ma perlomeno mi libera le mani dalla zavorra e dagli impedimenti creati da una finta industria (perchè una VERA industria non sarebbe per nulla un problema,anzi...) che tende sempre più ad omologare e pochissimo a responsabilizzare ogni singolo operatore,che sia musicista,grafico,giornalista o chiunque altro.
    L'intervista è davvero interessante e conferma quanto sia importante ascoltare MOLTE versioni degli stessi fatti,anzichè affidarsi al tormentone solito (di cui la rete è maestra) in cui tutti si lamentano,ma nessuno alza un dito per migliorare anche solo minimamente le cose...meglio provarci,dico io ! :-)

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  7. Quell oche fa incazzare è , come dice Sangiorgi, come l'Italia sia maestra nel perdere le occasioni (vedi la possibilità di fare un festival come quello di Cannes (il Midem) o un portale musicale proposto a Prodi e co.

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  8. Non è vero. Lo crede lui che siano occasioni reali, in realtà fa i conti senza l'oste il pubblico non c'è.

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    1. e in realtà questo qui mira a piazzare cantautori e rapper, quindi speriamo che non ce la faccia neanche stavolta, eh!!!
      (scherzo, ovviamente...)

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  9. Il pubblico va creato,secondo me...va tenuto informato e invogliato a partecipare con proposte genuine,non condizionate al 100% da mercati illusori (tipo quelli dei reality).
    Oggi questo non lo può fare una industria in fallimento (da almeno una decade) ma va riproposto con maggior coraggio da noi stessi...nessuno ci porta a casa la pappa pronta,se ci limitiamo ad attaccare qualunque nostro collega,magari per invidia,o a metterci sempre in posizione auto-referenziale e onanistica.
    Ognuno se la canta e se la suona da se,ma quando si espone di fronte ad un pubblico lo deve fare anche con umiltà e buona dose di auto-critica.

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    1. O forse dovrebbe cercare di andare proprio in quelle direzioni illusorie.

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  10. Il pubblico non c'è (più).
    Ma c'era eccome se c'era. Si vendevano milioni di dischi negli anni 60 (e non di Iva Zanicchi) , se ne vendavano nei 70 e i festival erano pieni.
    Negli anni 80 i Not Moving (mica Litfiba o CCCP) facevano 1.000 persone a concerto e vendevano migliaia di copie.
    Poi si è tutto perso nel nulla.
    FORSE è davvero morto il "rock", è fallita la ditta, rimangono gli artigiani e qualche abusivo.

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  11. Quanto è durato 5/6/7 anni è da quanto tempo è finito? Dal doppio del tempo per cui è durato, dai!

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  12. hanno ragione l'Ursus e il Pibio,..l'incultura regna ovunque in questo paese da parecchi anni,...la musica 'indie' è solo un riflesso o appendice di un contesto più generale,..ma prima o poi un sistema che non genera vivacità culturale si 'sclerotizza',..questo è sempre avvenuto nella storia,..ma non credo che certi politici attuali siano molto avvezzi di storia sul 'lungo termine'

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  13. Sono d'accordissimo con voi,infatti...il giorno in cui saremo chiamati da X-factor o altri programmi nazional-popolari,con la NOSTRA musica e non con delle grottesche imitazioni,penso che chiunque di noi (lilith,No Strange,Temponauts o altri nomi) sarebbe ben felice di parteciparvi.
    Ma così non sarà mai,quindi è inutile martellarci con la litania che il pubblico è crollato e che la musica non da più da mangiare nemmeno ai migliori geni del nostro tempo.
    Quando sono stato in Japan sono rimasto colpito da alcune frasi nei riguardi del nostro paese (che mi sono state tradotte,ovviamente) ed una di questa diceva : "Gli italiani sono l'unico popolo ad essere riuscito a diventare razzista verso se stesso"..........francamente il concetto mi ha lasciato di merda,perchè esprime in pochissime parole tutto quello che è il succo del problema ed averlo recepito da chi vive dall'altra parte del mondo è quantomeno agghiacciante.

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    1. grandi i giapponesi... in effetti è vero, però!

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  14. La storia "indie" è durata qualche anno, è vero, ma gli anni 60 e 70 sono durati 20 anni e lì i dischi si vendevano eccome.

    Credo che un certo tipo di ambiente musicale in Italia sia morto e sepolto e abbia lo stesso seguito che ha (per rimanere in tema Galletti ahahaha) il cricket da noi.
    SE ne vuoi far parte ti divertirai sicuramente un casino, farai belle esperienze etc etc ma scordati soldi, successo, riscontri etc

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  15. ...e adesso tutti ad ascoltare un Greatest Hits di Phil Collins, così imparate!

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  16. Noooo, cercate (c'è in streaming sul web) il nuovo album di MILES KANE "Don't forget who you are" per me tra i migliori album del 2013 tra Weller (che compone un brano, un altro lo scrive Partridge degli XTC, per dire), Verve, Oasis, Who, Beatles, Kinks.
    Puro BRIT SOUND fatto da dio e con grandissime canzoni.
    Ce l'ho in loop da due giorni. Consigliatissimo !

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  17. beh la frase del Nipponico fotografa perfettamente e tafazzianamente la situazione:),...tempo fa una signora francese mi scriveva,..'ah,ta cité ,Isabella d'Este' et,...qui a squola(con la q ) neanche insegnano chi sia Isabella d'Este:)

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  18. in tutto il mondo sanno di Mn perchè vi fu mandato in esilio il Romeo,...qui chi ha letto Shakespeare??,..3 'cazzari' come me:)

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  19. qui in Italia in generale intendevo non su questo blog

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