mercoledì, dicembre 11, 2024

II meglio del rock irlandese 2024

A cura di MICHELE SAVINI.

Dopo la scorpacciata di folk tradizionale dello scorso anno (qui: https://tonyface.blogspot.com/2023/12/ii-meglio-del-rock-irlandese-2023.html), il 2024 musicale irlandese ha visto un prepotente ritorno del “Guitar Sound” sotto molteplici forme, continuando a sorprendere per la varietà di generi (molti dei quali non assolutamente scontati) che ha saputo offrire nelle sue proposte musicali.
Dal fenomeno Kneecap (padroni incontrastati almeno a livello mediatico dell’annata), al postpunk arrabbiato dei Gurriers, la svolta sonora dei tanto chiacchierati Fontaines D.C., fino alle vibranti proposte di band come Fizzy Orange e Krypton Bulb o il sorprendente Galway Soul dei The Leon Stax Equation, qui di seguito trovate la mia personale selezione delle migliori uscite discografiche irlandesi dell’anno (come sempre senza un particolare ordine).

Per comodità quest’anno, oltre al solito video dopo ogni recensione, anche una playlist Spotify con una traccia per album/artista.
Buona lettura (e soprattutto ascolto) e ricordate che “se il vostro album preferito non è incluso nelle seguenti righe probabilmente è perché non capisco un cazzo di musica” (cit.)

Best Irish music releases 2024 Playlist: https://open.spotify.com/playlist/5n7mxfGer9ZTaKU3FIxfPg

Kneecap – Fine Art
Sul fenomeno culturale dei Kneecap è stato (ed abbiamo) detto già tantissimo. Padroni incontrastati della scena mediatica irlandese dell’anno, il controverso trio hip-hop di Belfast presenta il suo album di debutto “Fine Art”. Ambientato in un pub “immaginario” di Belfast, l’album incorpora suoni e rumori tipici di una “public house”, in cui i clienti sono appunto i tre rappers e una serie di ospiti d’eccezione che si uniscono alla narrazione di un album che unisce abilmente interludi, samples, elettronica, dance, rave music e tanto hip hop, mescolati a testi feroci e taglienti che trasudano tutto il dissenso proveniente dalle comunità più disagiate del nord dell’Irlanda.
Il tutto “cantato” in gaelico e inglese. Dall’ipnotica traccia di apertura “3CAG” guidata dalla voce di Radie Peat dei Lankum, all’incalzante basso di “Better Way To Live” con Grian Chatten dei Fontaines D.C, passando per le atmosfere Dance di “Love Making”, la bellissima “Harrow Road” con la collaborazione dell’MC londinese Jelani Blackman e ovviamente l’hip hop di stampo Beastie Boys e The Streets unito all’energia esplosiva dei migliori Prodigy. “Fine Art” si dimostra un’esperienza sonora divertente e mai scontata anche per chi, come me, non è avvezzo a questo tipo di suoni.
Un capolavoro di pura arte suburbana contemporanea.

Kneecap – 3CAG : https://www.youtube.com/watch?v=ZNRfUK6qv98

Fontaines D.C. – Romance
Tornano i Fontaines D.C. con il loro attesissimo quarto lavoro “Romance”, manifesto e testimonianza dell’evoluzione artistica della band di Dublino.
Mentre i loro precedenti album furono elogiati per la cruda energia post-punk che sprigionavano, Romance introduce un nuovo strato melodico e alza il livello di sperimentazione, incorporando nuove sonorità che rendono il risultato un lavoro musicalmente più colorato e dotato di vivace imprevedibilità, pur mantenendo la peculiare oscurità tipica delle loro musica. Si sentono influenze dei recenti Arctic Monkey (le sonorità della traccia di apertura ricordano molto quelle di Sculptures of Anything Goes dell’ultimo album della band di Sheffield) con i quali hanno girato mezza America in tour lo scorso anno, incluse delle chitarre acide che fanno l’occhiolino al Desert rock dal sapore Queens of Stone Age (vedi Here’s the Things).
Non a caso è proprio James Ford, lo storico collaboratore di Alex Turner e compagni a produrre l’album e sembra addirittura che il leader dei “Monkeys” abbia generosamente prestato la sua Epiphone Coronet 1963 per le sessioni di registrazioni di Romance. Chitarra che, a detta della band, è stata utilizzata in moltissime tracce del nuovo disco.
E cosi insieme a canzoni dalle melodie avvincenti in stile Smiths (Favorite) e chitarre acustiche dal sapore Brit-Pop (Bug), troviamo pezzi a mio parere riuscitissimi come il proto-rap di Starbuster (forse reminiscenza della collaborazione del cantante Grian con i Kneecap), la ruggente Death Kink o i sublimi arrangiamenti d’archi della sdolcinata “In The Modern World”, che invitano si un pubblico più vasto al banchetto dei Fontaines D.C., ma senza mai implorarlo di accettare.
Nonostante tutte le critiche e le partigianerie che questa band ormai attira su di sé, Romance rimane senza ombra di dubbio un ottimo album ed una delle uscite discografiche irlandesi più importanti dell’anno.

Fontaines D.C. – Starbuster : https://www.youtube.com/watch?v=KHocVRUlvkk

Fizzy Orange – Fizzy Orange In Mono
Ne avevamo già parlato lo scorso anno, augurandoci di ritrovarli su questi stessi canali al più presto e la band di Dublino dei Fizzy Orange fa anche di meglio, pubblicando “Fizzy Orange in Mono”, un EP di sei tracce in cui l’unico difetto sembra essere quello relativo alla mancanza di un supporto fisico del disco (non stampare un album cosi figo in vinile dovrebbe essere illegale nella maggior parte dei paesi di questo mondo).
Registrato in analogico in soli 4 giorni ai Sonic Studios nel quartiere di Stoneybatter, l’EP incorpora fantastiche sonorità retrò con straordinarie melodie pop, mescolando egregiamente soul, rock, beat e psichedelica dei 60s. “CHOO CHOO” è un capolavoro pop di chitarre vibranti, un piano boogie-woogie alla Jerry Lee Lewis, groove pazzesco e quella spensierata vivacità dei primi Beach Boys, che racconta un viaggio in Dart, il sistema ferroviario suburbano di Dublino.
Il contagioso riff di “Chelsea Baker” rievoca i migliori Rolling Stones e sia “Rita” che la splendida “By The Bay” di cui avevamo parlato lo scorso anno, sono puri gioielli di 60s pop, così come la nostalgica ballata di piano “It Hurts Me Too”.
Abili banditori di quell’originale modernità retro che crea un sound fresco e senza tempo.
Semplicemente frizzanti!!!

Fizzy Orange – CHOO CHOO : https://www.youtube.com/watch?v=LJTlm4_dwIU
Krypton Bulb - Beards, Balls & Bravado
Dopo 3 singoli già pubblicati su 45 giri, la band di Dublino dei Krypton Bulb presenta l’attesissimo primo LP, “Beards, Balls & Bravado”, una miscela esplosiva di garage-punk, spavalderia Glam ed energico power pop di impronta Sixties.
L’incisione realizzata completamente in analogico tramite un registratore multi traccia a 16 canali nello studio casalingo del lead singer James Lister, dona all’album quelle speciali sonorità vintage pur mantenendosi pero fedele all’esplosività e al caos delle loro performance dal vivo.
Dalle irresistibili chitarre di “Let Me Tell Ya”, il jingle jangle di “Come On Over” o la potenza di tracce come “Such a night “, “Croc Tear” o “Shake the Sorrow”, consigliare un'unica traccia risulta davvero complicato per un album che andrebbe ascoltato da cima a fondo se si ama quel tipo di sound.

Krypton Bulbs – Let me Tell Ya: https://www.youtube.com/watch?v=_i2lsDEJLec

Exmagician – Sit Tight
Exmagician è un progetto in studio del duo di Belfast composto da Daniel Todd and James Smith, ex membri del defunto gruppo indie rock dei Cashier No 9, che tornano ben 8 anni dopo il loro ottimo esordio “Scan The Blue” con un nuovo lavoro chiamato “Sit Tight”.
Il risultato è una tracklist che bilancia meravigliosamente del sano 60s psych-pop e riverberi di chitarra dal sapore West Coast, con elettro-folk in stile The Beta Band o Beck e qualche folata di melodie alla Marc Bolan. Segnalo la traccia di apertura “Sharpen These”, che ha tutto il funk dei Parliament/Funkadelic accompagnato da un’armonica potentissima, il Chamber pop d’impronta Beach Boys di “Pistol”, il jingle-jangle di “Dullard” e l’heavy organ in stile The Electric Prunes di “Guidelines”.
Un album piacevolissimo, dalle tinte fantascientifiche e ricco di stravaganti colpi di scena, perfetta colonna sonora estiva.

Exmagician – Sharpen These: https://www.youtube.com/watch?v=yZD0ixAeQKM
Gurriers – Come and See
Per le vedove piangenti dei Fontaines D.C., i Gurriers sono la band che fa per voi.
Il termine “Gurrier” deriva dal francese e significa appunto “Guerriero”.
Era usato come dispregiativo nei confronti dei veterani delle guerre napoleoniche che mendicavano per le strade di Dublino, con addosso ancora l'uniforme. Successivamente, divenne parte del gergo Dublinese ed utilizzato per indentificare i ragazzi di strada, giovani scapestrati e malandrini che quando marinavano la scuola erano soliti comprare una fetta di GUR cake, un dolce fatto con gli avanzi e abbastanza consistente per tirare avanti per gran parte della giornata. La musica dei Gurriers, il rumoroso quintetto post-punk di Dublino, dall’altro lato è molto più diretta e nasconde molto meno misteri che il loro nome. Dopo due anni a farsi le ossa in giro per l’Europa e una manciata di singoli pubblicati esordiscono finalmente con il loro primo album. “Come and See” è un debutto selvaggio che fluttua tra atmosfere post-punk, noise e ondate di shoegaze.
L’album inizia con l’oscura “Nausea” e i chiude con il sound edificante e speranzoso della title track “Come and See” in cui l’esplosione delle chitarre shoegaze richiamano le stesse vibrazioni dei My Bloody Valentine di Loveless. Nel mezzo l’energia pulsante sprigionata da pezzi come Des Goblin, Approachable, Sign of The Time o momenti meno caotici come l’ipnotico riff di Top Of The Bill, ma sempre con livelli di distorsione estremi che rendono il disco un vero e proprio assolto sonoro.
I testi dell’album affrontano in maniera cruda i mali del mondo odierno, come l’emarginazione dei giovani dalla società, la crescente ascesa dell’estrema destra o quella del narcisismo moderno alimentato dalla dipendenza dai social media. Liriche astute e taglienti che insieme alla loro musica rispecchiano lo stato d’animo di una generazione che esprime tutto il bisogno di fuggire da un presente che gli appartiene sempre meno.
“Come and See” è una chiara dichiarazione d’intenti da parte dei Gurriers e il miglior album irlandese di post-punk del 2024.

Gurriers – Top Of The Bill : https://www.youtube.com/watch?v=xHUL_658PXU
Melts – Field Theory
Dopo il loro ottimo album di debutto “Maelstrom” del 2022, torna Il quartetto psych-rock di Dublino dei MELTS con il loro attesissimo secondo lavoro.
“Field Theory”, prodotto da Daniel Fox dei Gilla Band e uscito per l’etichetta londinese Fuzz Club Records, è una fusione tempestosa di violento krautrock, chitarre distorte, ritmi elettronici e una raffica di sintetizzatori sparati ad alto volume. “Figment”, il singolo di punta dell’album, o tracce come “Altered” o “Clouded” racchiudono tutte queste pulsanti sonorità unendole agli oppressivi suoni industriali dell’era post-punk e alla voce del cantante Eoin Kenny, che modella l’ipnotico suono della band verso orizzonti sonori cupi ma danzanti.
Un album diretto e senza troppi compromessi.

Melts – Figment: https://www.youtube.com/watch?v=64CAr9ooIIw
Sun Mahshene - A Place We’ve Never Been
Dopo una serie di singoli pubblicati negli ultimi 4 anni, i Sun Mahshene, sestetto indie rock di Dublino, esordiscono finalmente con il loro primo disco intitolato “A Place We’ve Never Been” e pubblicato dall’etichetta indipendente irlandese Fuzzed Up & Astroomon Record.
Il loro sound è innegabilmente influenzato da band come Ride, The War On Drugs o gli High Flying Birds di Noel Gallagher, una sorta di “post-shoegaze” e neo-psichedelia dove le chitarre galoppanti si intrecciano alle epiche sonorità create dal synth. Reverie, Pale Azure, New Shores e World i momenti più riusciti dei 38 minuti che compongono “A Place We’ve Never Been”, un album solido con melodie azzeccate e, per quanto i ragazzi non inventino niente di nuovo se non una rielaborazione di quel sound tutto anni 90, l’ascolto è piacevole ed avvincente e merita un posto nella nostra selezione di quest’anno.

Sun Mahshene – Rêverie: https://www.youtube.com/watch?v=YQa1Ii9-bcU
The Leon Stax Equation – Coloured In Full
Non capita molto spesso di poter includere una soul band in una selezione della migliore musica irlandese e i The Leon Stax Equation rappresentano perciò un’inaspettata ma più che piacevole sorpresa. Provenienti da Galway e guidati del multistrumentista e produttore Leon Stax, originario della contea di Meath, presentano il loro secondo lavoro intitolato “Coloured In Full “.
Registrato completamente in analogico nello studio casalingo di Leon, è un sapiente mix di vintage soul, funk, rock e psichedelica, il tutto amalgamato alla perfezione.
Tanti momenti di altissimo livello, dal nu-soul di stampo Kelly Finnigan/Monophonics di “That Aint Right” e “You Dont Play”, a pezzi dalle tinte più funk come ”Things will never be the same” e “Loving You”, fino alle chitarre dal sapore soul psichedelico di “Lonely In This City” e un groove pazzesco che potrebbe essere uscito dalla Daptone di Brooklyn invece che dalla costa occidentale irlandese.
Puro Galway Soul!

Leon Stax Equation – That Ain’t Right : https://www.youtube.com/watch?v=qz0G6QlJ26g&list=OLAK5uy_n9w2Y_3_e_vs8x2VHvZLqmWbdbCjOi4bc
Papa Romeo - Late Night Load Out
Il premio alla band irlandese con il sound più “insolito”, che lo scorso anno era finito a The Bonk, quest’anno va di diritto ai Papa Romeo.
Il quintetto di Dublino (che recentemente si è spostato a Londra) esordisce con “Late Night Load Out”, un album di 8 tracce e 28 minuti di sperimentazioni sonore di dream pop, ambient jazz contemporaneo e qualche rara incursione di post-punk (vedi la traccia “Chicken Town”).
Il basso e le percussioni che accompagnano le atmosfere Nu-Jazz di “Jessica Lovejoy” e “Night Train” sono tra i momenti più riusciti dell’album ma in generale “Late Night Load Out” è un disco piacevolissimo e pieno di momenti d’intimità, che lo rendono perfetto per un ascolto notturno. Una delle scoperte più promettenti della nuova scena “indie” del paese.

Papa Romeo - Jessica Lovejoy: https://www.youtube.com/watch?v=Ymh8y9UQ4ec
Pôt-Pot - Going Insane
Secondo EP per la band di Cork dei Pôt-Pot, che incorpora anche membri provenienti dalla citta di Lisbona.
Going Insane è un’avvolgente Groove minimalista di rock psichedelico d’influenza 60s, drone music e sperimentazioni krautrock. Sei ipnotiche tracce perfette per i fan di The Brian Jonestown Massacre, Spiritualized / Spacemen 3. Ottimo lavoro a cui speriamo segua altro al più presto.

Pôt-Pot – NO FRIENDS: https://www.youtube.com/watch?v=6OVD8QZwmFQ
The Savage Hearts – Gang War / Speeding Bullets / Silver Locket The Savage Hearts sono il nuovo progetto di Evan Walsh, ex batterista dei fantastici The Strypes e Zen Arcade, che lascia le pelli della batteria per abbracciare il basso e presentarci una delle band più interessanti su cui mi sono imbattuto ultimamente.
Nascono nel 2022 a Cavan, la rurale cittadina a pochi Km dalla frontiera con l’Irlanda del nord ed esordiscono con tre arrembanti singoli pieni di garage, punk, rock 'n’ roll e tanta originalità.
“Gang War”, uscito su 45 giri per l’etichetta di Galway Blowtorch Records, è un pezzo garage rock in stile Nuggets con un organo potente e folate d’armonica, le stesse che si ascoltano in “Speeding Bullets” che con il suo blues rock potrebbe essere tranquillamente un nuovo singolo dei The Strypes. “Silver Locket” tocca le stesse sonorità delle precedenti due tracce con l’aggiunta di un saxofono ruvido, suonato dal friulano Eugenio Collinassi, che ci accompagna per i tutti i 3 minuti della sua durata. Esplosivi durante le loro esibizioni dal vivo, sono una delle band più promettenti in arrivo nel 2025. Stay Tune!!!

The Savage Hearts – Silver Locket : https://www.youtube.com/watch?v=RekQJx9nHg4

Adore – Supermum!
Li avevamo presentati lo scorso anno nel nostro meglio del 2023 e ora gli Adore, il trio garage rock proveniente da Dublino, Donegal e Galway, torna con un altro fenomenale singolo dal titolo “Supermum!“.
La formula è la stessa già utilizzata in passato per i loro precedenti lavori e il risultato immutato: divertenti melodie pop, pastose sonorità garage-punk con richiamo agli Elastica di Justine Frischmann e testi satirici incentrati su temi sociali.
Le ironiche liriche di “Supermum!”, scritte dalla chitarrista e cantante Lara Minchin, affrontano l’insidioso tema della “normalizzazione” degli abusi sessuali dalla prospettica di una giovane ragazza cresciuta con un tipo di educazione accondiscendente che non gli ha insegnato a ribellarsi o dire di no (“I grew up in a time / Where I can’t decline / Yeah it was rude to refuse “). Nessun formato fisico purtroppo né per “Supermum!” né per l’atro singolo pubblicato quest’anno “Can We Talk”, il che fa sperare che i ragazzi siano finalmente in procinto di pubblicare il loro attesissimo primo album nel 2025. Tenete gli occhi aperti su questi canali per saperne di più!!!

The Ravs – You Missed The Moon
Quando ero ormai in procinto di chiudere la mia selezione delle migliore uscite irlandesi dell’anno ecco imbattermi nei The Ravs, il giovane quartetto indie-rock di Dublino che presenta come biglietto da visita il singolo “You Missed The Moon” dove le influenze di Stone Roses, Kinks e The Libertines sono udibili al primo ascolto sia nel cantato che nel suono delle chitarre.
Spirito grintoso ed energia irrefrenabile … un nome da tenere d'occhio.

The Ravs – You Missed The Moon: https://www.youtube.com/watch?v=8uFji1gJPHI

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