lunedì, febbraio 11, 2013

Di cosa parliamo quando parliamo di musica: il cachet ad entrata



E’ ormai pratica (importata da Usa e Inghilterra) usuale anche in Italia provvedere al pagamento del cachet dei gruppi in base alle entrate della serata.
Parliamo di gruppi indie e “piccoli” ovviamente (per quanti anche i “grandi” abbiano dovuto adeguare i compensi e di parecchio per poter ancora suonare).
Biglietto a 5 euro.
10 persone ?
Porti a casa 50 euro.
100 paganti ?
Te ne toccano 500.

Un sistema in qualche modo “meritocratico” (più vali e più porti a casa) che in qualche modo tutela il locale (non dimenticando che un concerto implica comunque spese Siae e di gestione) e teoricamente mette in moto un circolo virtuoso che permette ai clubs di organizzare più concerti, senza temere tracolli economici nel caso di scelte sbagliate, avventate o cause di forza maggiore (quanti concerti deserti a causa di fitte nebbie o nevicate o concomitanze scomode con gruppi più altisonanti !).
Ma che rischia di danneggiare i gruppi meno “ricchi” che non si possono permettere di investire troppi soldi rischiando trasferte onerose a rischio di tracollo economico.
Una sorta di selezione “naturale” in atto, un punto di non ritorno.
Il salario garantito non c’è più neanche nel rock n roll.

24 commenti:

  1. Mi sembra una conseguenza ormai inevitabile se si vogliono fare ancora concerti. Gente ne va sempre meno e i locali rischiano di chiudere sempre di più

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  2. ci può anche stare. il problema è quando mettono gli ingressi e poi non li danno interamente alle band... e se sui 5 euro di ingresso te ne danno solo 2 (e capita) a malapena ci rientri della benzina... E comunque secondo me almeno il rimborso spese dovrebbe essere sempre garantito, insieme alla cena. E sul resto del cachet si può discutere di come assemblarlo. Ma sembra di chiedere la luna, parlando con certi locali... mah.

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  3. mah.....va bene, tanti locali chiudono....ma forse non dovevano nemmeno aprire, almeno per la proposta della musica dal vivo! sono troppo critico e gramo? Forse. Pero', se vuoi proporre musica dal vivo devi prenderti anche le tue responsabilita'. O no? Troppo comodo tot persone e tot ti pago. allora sono capace anch'io, lo faccio a casa mia, pago la siae ed il fonico, il bar me lo tengo io e, di quel che rimane, qualcosa ti caccio. invece una base dovrebbe sempre esserci. se suono a piacenza o a pavia, magari me l'arrangio. ma se prendo macchine o furgone, mi sciroppo duecento chilometri, mi stravolgo a suonare, cercando di farlo bene e poi mi trovo con venti euro in tasca, mi gira anche la madonna. Insomma, nuvoloni neri all'orizzonte. Ci muove una passionaccia della miseria, ma fino a quando?

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    1. Salve, vorrei chiedere una cosa a proposito dell’organizzazione dei concerti a pagamento. Quando vado a qualche concerto acquisto il relativo biglietto. Mi sono sempre chiesto: ma cosa succede se si vendono pochissimi biglietti? Mi spiego meglio: l’organizzatore mette in vendita i biglietti, ad esempio a 10 euro, prevedendo di venderne un determinato numero. Ad al cantante mettiamo che debba dare 5000 euro. Cosa succede se l’organizzatore vende pochissimi biglietti e non riesce a coprire l’importo che deve dare al cantante? Ce li rimette di tasca?

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  4. Il principio in sè può essere in effetti plausibile: se il tuo spettacolo e il tuo nome attira tanta gente ne trai giustamente vantaggio tu in termini economici.
    Purtroppo in pratica se devo andare a suonare da Piacenza a Roma (spesa di qualche centinaio di euro di benza, autostrada, pranzi, alloggio) con il rischio di tornare con 100 euro sto ovviamente a casa.
    Quindi, semplificando: i gruppi esordienti che ancora non hanno un nome devono essere ricchi o semplicemente stanziare un budget per suonare in giro...

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  5. Stiamo comunque parlando di una guerra tra poveri.
    Il locale non ce la fa, il gruppo nemmeno.
    Il locale non paga più, tanti gruppi suonano gratis.
    Aggiungiamo un dato ulteriore: che dopo 50 ann idi musica in Italia i locali che fanno musica con un fine artistico sono pochissimi .
    Gli altri spesso non hanno alcun interesse per chi suona, l'importante è avere qualcosa per la serata...

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  6. .....non dei bollettari come noi, Tony! che ci incazziamo come iene, ci diciamo che "mai piu'", che stiamo invecchiando, ma poi, la passionaccia di cui sopra prende il sopravvento. Pero', torno a dire, un minimo di fisso ci deve stare, almeno per coprire le spese. Punto.

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  7. ......torno sul collettivo soul. visto che da un mesetto sono costretto in casa, ho recuperato due blue eyed soul della madonna: James Hunter, inglese, che ha in uscita il nuovo disco (gira dalle parti di un suono Stax) e Billy Price, americano di Pittsburgh (me pare), voce nera che piu' non si puo', senza nuove uscite, ma se recuperate i dischi di un ventennio fa', specialmente un doppio live, sentirete un'animaccia soul mica male...

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  8. Di Billy Price ho un album di qualche secolo fa con la sua band, lo andrò a rispolverare, lo avevo dimenticato.

    E infatti ci frega la passione !

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  9. Se la cosa prende piede mi sa che non potrò più far fare il tour italiano a Fay Hallam, che già viene giù dal Kent in furgone più per il gusto di suonare che non per il ritorno risibile che riesco a procurarle.

    Un club che voglia fare una politica per i live set seria deve essere per il pubblico una garanzia di scelte di qualità: io vado in quel posto lì perchè so che la direzione artistica propone gruppi di spessore e mi fido.

    Magari il club può alternare cavalli "vincenti" a nuove proposte che almeno sulla carta non garantiscono il rientro economico.

    E' cmq troppo comodo scaricare sulle deboli spalle dei gruppi indie l'onere di assicurare sempre e comunque un profitto ai club.

    Vero anche che i gruppi non devono avere pretese fuori dal mondo e che non tengono conto dell'attuale situazione economica.

    Fabio T.

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  10. Fabio, mi sembra tutto molto sensato (e auspicabile) quello che dici ma purtroppo le cose sembrano andare in un'altra direzione

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    1. Beh allora rassegnamoci ad un futuro di tribute bands che suonano nei cosiddetti live clubs per i propri amici e parenti, gratis o tutt'al più in cambio di birre e panini.

      Non vedremo più qui le bands come FHT et similia, troppo di nicchia per garantire i 100 astanti disposti a spendere i fatidici 5 euri che consentono se non un profitto almento il break even.

      O come i redivivi Prime Movers, che Allan Crockford ha riformato con G. Day e W. Howard per il momento solo per celebrare con un'unica data in Germania i 25 anni dell'Unique, poi si vedra (attende proposte). Certo, senza Fay non sarà la stessa cosa, ma comunque...

      Fabio T.

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    2. ah, quindi Fay non c'è nei Prime Movers....

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    3. No. Ma credo che a lei questa reunion non interessi proprio.

      Fabio T.

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  11. Indigo Moog PAPA subito!!!

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  12. o almeno camerlengo!
    mi sa che l'innominabile scalpiti x la poltrona

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  13. Eh no col cazzo, qui il Papa lo faccio io !
    E la domenica mi affaccio alla finestra con due giradischi, una pila di soul e norther nsoul e faccio ballare tutta Piazza S.Pietro

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    1. Ma chi ricopre la piazza di borotalco? La giunta dell'"Etrusco Uccide Ancora" Alemanno??

      Fabio T.

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  14. E' vero, il borotalco, no nci avevo pensato...farò la moltiplicazione del Borotalco

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  15. Ah bella la foto degli Internationa Jet Set? A quando un prossimo tour?

    Fabio T.

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  16. Per quanto mi riguarda,con il mio gruppo ci siamo imposti determinate regole di comportamento,fin dal momento in cui abbiamo ripreso l'attività LIVE (circa 5 anni orsono) tra cui la prima è che a gratis non si suona da nessuna parte. Il minimo da richiedere (anche in situazioni pubblicitarie ottimali e con vantaggi di immagine ecc...) per conto mio resta il rimborso totale delle spese.
    Dette regole le applichiamo per principio,anche se di fatto non ci portano a suonare oltre i confini regionali (a parte l'exlpoit in estremo oriente,che rappresenta tutta un altra situazione,praticamente un altro mondo) da parecchio tempo...cioè da quando siamo talmente presenti in rete che i locali hanno smesso di chiamarci...o per meglio dire : ci chiamano ma con la pretesa di trattarci alla stregua di un nome come tanti,gente emergente alle prime armi.
    Il nodo cruciale,secondo me,sta proprio qui : non esiste una vera cultura musicale,ormai da anni,che ci permetta di essere valorizzati nel modo adeguato (parlo di noi "veterani" in generale,compresi altri nomi quali Lilith,Avvoltoi,Sick Rose ecc...) e ci si appiattisce sulle "esigenze di mercato",che in realtà sono un po' il problema che si rigira su se stesso,fatto di gestori sempre più incompetenti,di scarsa pubblicità e di poca rilevanza delle proposte musicali : mi pare ovvio che se un locale continua a gestire gruppi anonimi e scadenti,non riceva neppure un successo di pubblico e di incassi...ma per alcuni (TROPPI) addetti ai lavori non esiste differenza tra la musica di qualità e la solita band delle balle che si porta dietro amici e parenti...
    la questione,che inizialmente è degenerata per motivi economici è ormai divenuta culturale e probabilmente se ne potrà uscire solo in parte,con l'aiuto di internet e delle nuove tecnologie (che però mostrano sia luci che ombre,lati positivi e negativi insieme).
    Nel nostro caso pensiamo che sia meglio apparire poco ma in situazioni mirate,piuttosto che bruciarsi in qualunque postaccio senza una presenza adeguata ed un rientro minimo dei costi...all'estero bisognerà puntare maggiormente in futuro,ma MAI limitarsi al solito mercato anglosassone ! Sono pronto a scommettere che le prossime piazze interessanti per la musica italica saranno nell'est Europa : Russia e Polonia in particolare...ma occorre arrivarci dapprima con i dischi,tutt'alpiù con I-tunes che come apripista ha i suoi vantaggi.

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  17. L'idea sarebbe di mettere i musicisti a vendere le patatine per salvare i locali? E' un idea, ma non capisco cosa centra la musica

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  18. Domanda: leggo solo ora questo post? Ma non si potrebbe..più o meno...proporre un abbonamento a un locale con un roster di band già prenotate in anticipo? Così si è sicuri di avere l'incasso e in base a quello si chiamano i gruppi. Uno o due di risonanza e gli altri di nicchia. Ci ha pensato qualcuno?

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