Nel 2021 i MANESKIN vincono il Festival di Sanremo, subito dopo l'Eurovision e decollano verso un successo mondiale (mediatico e, pare, anche sostanziale).
Tra i nomi più divisivi, criticati e spernacchiati nei social (e non solo), sono stati visti come un probabile volano per riportare il rock nelle orecchie dei più giovani.
Il loro successo faceva preludere a un ritorno di rock band nostrane grazie allo spirito di emulazione.
A tre anni da quei momenti la domanda (oziosa) è dunque:
il rock è tornato in Italia (grazie ai Maneskin)?
Le classifiche dei dischi più venduti da noi degli ultimi anni dicono esattamente il contrario.
Nei primi 100 titoli compare al massimo una manciata di titoli che, a parte gli stessi Maneskin, sono sostanzialmente compilation o ristampe di classici (Pink Floyd, Beatles, Nirvana, Ac/Dc etc).
Personalmente dal mio piccolo "osservatorio" del mio lavoro a RadioCoop posso azzardare una "conclusione".
Dovendo vagliare e ascoltare un centinaio di "prodotti" ogni giorno (3.000 al mese, 30.000 l'anno) tra demo, singoli, vinili, ep, album, ho una visuale abbastanza esaustiva su ciò che si muove nel sottobosco musicale italiano.
Ebbene si, il materiale rock è aumentato, anche visibilmente.
Ma escludendo l'ambiente più underground (quello punk, garage, alternative etc che ha sempre vissuto una realtà a parte, indifferente a classifiche o a Maneskin di sorta) il rock che arriva è esattamente "figlio" dei Maneskin.
Un mix di Vasco/Ligabue/Le Vibrazioni/Europe/gli stessi Maneskin/un po' di grunge, spesso iper prodotto, curatissimo e levigato.
Idee ridotte al lumicino, piattezza interpretativa e compositiva, immagine caricaturale.
Peccato....
mercoledì, marzo 06, 2024
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