giovedì, marzo 28, 2024

Eugenio Finardi

Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

Speciale EUGENIO FINARDI

Non gettate alcun oggetto dai finestrini (1975)
L'esordio non ancora perfettamente a fuoco: canzone d'autore, rock duro, sperimentazione, jazz rock, musicisti eccelsi come Hugh Bullen al basso, Walter Calloni alla batteria, Lucio "Violino" Fabbri al violino e il sottovalutato Alberto Camerini alla chitarra.
Testi duri e diretti contro capitalismo, servizio militare, padroni (il classico popolare "Saluteremo il signor padrone"). Compone la ballata "La storia della mente" con Claudio Rocchi e a collaborare c'è anche Franc Jonia (Franco Battiato sotto falso nome).
Sugo (1976)
Diesel (1977)
Due gioielli di rara bellezza e spessore, tra le migliori espressioni ("Sugo" in particolare) del rock italiano anni Settanta (ma non solo).
Nel primo brani immortali come "Musica ribelle", "La radio", "La CIA", il jazz rock di "Quasar", il rock rabbioso di "Soldi", l'intimismo di "Oggi ho imparato a volare".
La band è anora una volta eccelsa con Lucio Fabbri, Alberto Camerini, Hugh Bullen e Walter Calloni, oltre a Patrizio Fariselli, Ares Tavolazzi e Paolo Tofani degli Area e Claudio Pascoli (Battisti, PFM, Fossati, poi De André etc).
"Diesel" compie un passo in avanti. Prodotto da Paolo Tofani, ripropone la line up del precedente lavoro.
Il sound è più vario, dal rock diretto di "Tutto subito" a elementi jazz rock (la lunga "Non diventare grande mai" con la chitarra di Tofani a fare faville).
Testi di grande livello che vanno da analisi del convulso periodo "rivoluzionario" all'uso dell'eroina, ormai piaga sociale, la famosa "Scimmia", la guerra in Vietnam ("Giai phong"), il sistema scolastico ("Scuola"). Su tutto la stupenda ballata "Non è nel cuore".

Blitz (1978)
Roccando e rollando (1979)
Piuttosto criticati ai tempi, con l'imputazione di un disimpegno e allegerimento. In realtà Finardi mantiene saldo il legame con la realtà circostante, pur concedendosi a sonorità più easy (soprattutto in "Roccando e rollando") e ottenendo successo (e Festivalbar) con "Extraterrestre" nel primo e "15 bambini" nel secondo (album più debole e meno incisivo).

La carriera di Finardi prosegue con album sempre di buon livello, ricchi di spunti e volontà di sperimentare e cambiare, collaborando spesso con altri artisti e addentrandosi in vari generi musicali.

Anima Blues (2005)
Da sempre innamorato di blues e rock n roll, sforna un album (e un progetto che lo porterà in giro in Italia per oltre 100 concerti) a base di puro (rock) blues.
11 brani suoi, una cover di W.Dixon “Spoonful”, il mago dell’Hammond Pippo Guarnera al fianco, un tiro invidiabile, groove e anima da vendere.
Fibrillante (2014)
Dieci nuovi brani composti da Eugenio (con Giovanni “Giuvazza” Maggiore), coprodotti con Max Casacci dei Subsonica e che si avvale delle collaborazioni di Manuel Agnelli, Patrizio Fariselli degli Area, l’ex PFM Vittorio Cosma, alcuni dei Perturbazione.
Un ritorno duro, in cui Finardi impugna i problemi quotidiani con il piglio battagliero di sempre, sferza, picchia forte e diretto.
Lo ha definito un ”album di lotta” e quello è.
In ogni brano c’è un’attualità spiazzante, storie quotidiane, disoccupazione, liberismo che uccide, separazioni (la minimale “Storia di Franco”, algido e aspro ritratto di una condizione di tanti).
Il tutto coronato da un sound moderno e fresco, rock cantautorale di primissima qualità (bellissimo il 60’s folk quasi jingle jangle della title track), espliciti riferimenti sonori agli esordi ma espresso con una maturità, un piglio autorevole di chi ha fatto la storia e si ripresenta a muso duro, senza paura e con una classe comune a pochi.
Disco commovente, che prende alla gola e mette in un colpo solo in riga migliaia di arroganti “nuove leve”.
Brani spesso severi e rigorosi ma anche pieni di anima, energia, tranquilla determinazione.
Rimane infine da annotare quella che è forse la particolarità principale del disco: la voce.
Inconfondibile, riconoscibilissima, di Eugenio, che canta, parla, declama, ferma, minacciosa, autorevole, BELLA.
La classe, la maturità, l’esperienza di un GRANDE della musica, perfettamente mixata con la freschezza della generazione “rock” successiva, ammantata da un sound attuale.
Un capolavoro destinato a rimanere.

1 commento:

  1. MAGNIFICO Musicista Eugenio (chi scrive è solo un omonimo!), intelligente e capace come pochi di "leggere" quei tempi e gli attuali.
    Comprai "Sugo" appena arrivato nel mio "negozio di dischi" (si chiamavano così!) di fiducia: ancora lo posseggo.
    Quando lo misi sul piatto, l'introduzione di "Musica ribelle" fu una "botta": un ritmo rock potente e incalzante, quale mai si era sentito.
    Ricordo che lo feci ascoltare a un amico, il quale, appena partite le prime note, mi guardò con uno sguardo sconvolto ed esclamò: ma cos'è questo! Fece rigirare il disco pìù volte: non riusciva a smettere di ascoltarlo.

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