mercoledì, aprile 22, 2020
Nagyvaradi AC 1943/44
ALBERTO GALLETTI ci porta in un affascinante nuova (breve) serie, "Il piede in due scarpe":
le squadre che hanno vinto un campionato in due nazioni diverse!
Sono una manciata, nella storia del calcio europeo, le squadre che sono riuscite a laurearsi campioni nazionali in due diversi campionati.
Molte di più quelle che a due campionati diversi hanno partecipato; alla base, nella quasi totalità dei casi, sconvolgimenti politici conseguenti a guerre e/o spostamenti di confini.
Oradea, oggi in Romania, da prima dell'anno 1000 e fino al 1919, è stata parte sostanziale dell'Ungheria nonché uno degli insediamenti più importanti della sua regione.
Posizionata al’inizio della piana ungherese fu dotata di cittadella per proteggere il territorio dalle invasioni di mongoli e tartari e da questi ultimi distrutta, fu quindi riedificata dagli Arpadi che ne fecero il loro mausoleo.
Qui era sepolto San Ladislao, primo re d’Ungheria, che molti suoi successori qui vennero a venerare; qui studiò Mattia Corvino. Ha anche un nome tedesco, Großwardein, dovuto alla colonizzazione sveva del XIII secolo.
Quando fu fondato il Nagyvaradi Atletikai Club, nel 1910, la città era un fiorente centro della Transilvania, appartenente al Regno d’Ungheria, parte integrante dell’allora Impero Austro-Ungarico che aveva conosciuto uno sviluppo urbanistico e un fiorire architettonico e culturale a partire dal XVIII secolo.
Dalla seconda metà dell’800 era diventata anche un importante centro per i trasporti e commercio; la sua popolazione era in gran parte impiegata, ed al tempo al 90% ungherese.
Il calcio vi trovò terreno fertile portatovi da gente che aveva lavorato o studiato a Budapest.
I soci fondatori del club erano tutti ungheresi, i colori scelti, bianco-verde, simbolici della tradizione calcistica ungherese.
Il club fu affiliato ovviamente alla federazione ungherese e nel giro di poco tempo divenne il simbolo calcistico della città.
La squadra non riuscì comunque mai ad andare oltre il livello regionale.
Il campionato ungherese aveva visto la luce nel 1901: cinque formazioni, tutte di Budapest, in un gironcino con partite di andata e ritorno, otto in tutto.
Prima squadra campione il Budapest Torna Club; otto vittorie su otto partite, 35 gol fatti, 7 subiti: una paleopotenza.
Il campionato si allargò via via, Budapest nella prima metà del XX secolo fu terreno veramente fertile per il gioco del calcio e mantenne per decenni un’egemonia pressoché totale sul calcio ungherese.
Ci vollero altri venticinque anni prima che una formazione proveniente dalla provincia riuscisse a giocare nella massima serie.
Al termine della prima guerra mondiale e in seguito al Trattato del Trianon, Nagyvarad passò alla Romania; il nome cambiato in Oradea.
Il club esisteva ancora e, così come la città, rimaneva saldamente in mani ungheresi; la frontiera era (ed è) a 10 km dalla città.
Fu iscritta al campionato della Transilvania che mandava la vincente alle finali per il campionato romeno ma dovette subire il dominio delle formazioni delle città transilvane vicine, segnatamente Chinezul e Ripensia, entrambe di Timişoara, che si aggiudicarono 10 dei primi 16 campionati romeni del primo dopoguerra.
Incluso nel primo campionato a girone unico nel 1934/35, retrocesse al termine del 1937/38.
A dispetto del rendimento altalenante, il CA Oradea diede ad ogni modo in quegli anni diciotto nazionali romeni che erano , chiaramente, quasi tutti ungheresi; oppure ebrei o tedeschi; più qualche nazionale ungherese.
Il che rispecchia il tessuto etnico della società cittadina dell’epoca.
Le fortune sul campo declinarono, ma per uno strano scherzo del destino fu un altro scombussolamento politico alla frontiera orientale dell’Ungheria a far da spinta per il rilancio della squadra.
Quando a seguito del secondo arbitrato di Vienna del 1940 che restituì all’Ungheria, molto brevemente, alcuni dei territori persi a seguito del trattato del Trianon, il campionato fu allargato a 16 squadre per far posto a tre squadre provenienti dalle nuove acquisizioni territoriali che avevano vinto i rispettivi gironi regionali di seconda divisione: UAC (Újvidéki Athlétikai Club in ungherese), NAK (Novosadski atletski klub in serbo) da Novi Sad; il Kolozsvári Atlétikai Club (in ungherese) o Ferar Cluj (in romeno) da Cluj-Napoca ed infine il Nagyvaradi AC (in ungherese) o Clubul Atletic Oradea (in romeno) da Oradea.
La squadra riprese il vecchio nome di Nagyváradi AC e andò direttamente in Serie A senza giocare una partita in quanto di gran lunga la miglior squadra della Transilvania nel 1941 (lo riporto come annotato tra parentesi dalla pagina del sito mondiale di statistiche, notoriamente parco di note tra parentesi).
Come mai? Successe che l' apertura della frontiera da quella parte provocò, oltre ad una circoscritta migrazione interna vera e propria, una migrazione di calciatori verso le tre città principali che rientravano nel giro del calcio maggiore.
Bodola, il più grande giocatore rumeno degli anni ’30 e ‘40 rientrò subito da Bucarest, dove giocava nel Venus, insieme a Juhasz e Demetrovits, che vennero con lui; oltra a Spielmann dal Reşita UD. L’anno dopo si unirà loro Petschowski, dalla vicina Timişoara, e Toth III dall’ Újpest; e nel 1943, Lorant, Fernbach-Ferenczi ( Kolzsvári AC) e F. Meszaros (Ujpest).
Involontariamente, o meglio date le circostanze, fu messa su una squadra di all-stars diremmo oggi.
Alla sua prima stagione si piazzò quinto, un po a sorpresa. L’anno dopo andò ancora meglio e finì secondo a soli tre punti dall’altrettanto sorprendente Csepel, ma davanti al grande Ferencvarós.
Il ritorno un Ungheria di Alfred Schaffer, che aveva vinto lo storico scudetto come allenatore della Roma nel 1942 e andava ora ad accomodarsi sulla panchina del Ferencvarós, lasciava pochi dubbi agli esperti su come sarebbe andata a finire la lotta per il titolo.
Inoltre, nessuna squadra da fuori Budapest aveva mai vinto un campionato.
Fu una stagione difficile, spostarsi per giocare le partite era un impresa, Ferencváros e Csepel reclamarono poi di non esser riuscite, più di una volta, ad andare in trasferta con la squadra al completo; mai in Transilvania tra l’altro.
Ebbe inizio il 22 agosto 1943 con una vittoria a Szolnok, seguirono tre partite in casa e altrettante vittorie , inclusa quella sui campioni in carica (3-1) alla quarta giornata, e primato in classifica.
La sconfitta sul campo dell’ Újpest alla quinta giornata costò al NAC il primo posto in classifica, ma la vittoria casalinga sul Debrecen la domenica successiva valse di nuovo il primato.
Era il 10 ottobre, da questa domenica il NAC rimarrà in testa alla classifica fino all’ultima giornata.
Seguiranno altre otto vittorie consecutive prima della seconda sconfitta in campionato, prevedibile, sul campo del Ferencváros; seguita, questa si inattesa, dalla prima e unica sconfitta casalinga della stagione ad opera del Diósgyőri che vincerà anche la partita di ritorno rivelandosi bestia nera stagionale.
L’unico pareggio fu un 1-1 in casa del Vasas parte di un’altra serie positiva tra la sedicesima e la ventiquattresima giornata: otto vittorie e un pari, quello appunto.
Nuova sconfitta a Kolozsvár (Cluj); seconda rivelazione stagionale che, ammessa al campionato ungherese per gli stessi motivi del NAC, chiuderà terza.
Ma la partita simbolo della stagione fu l’incontro di ritorno contro il Ferencváros giocato in casa il 21 maggio a campionato già vinto.
Diecimila tifosi, nonostante un tempo infame, riempivano quel giorno il piccolo stadio cittadino stracolmo di entusiasmo per un titolo nazionale vinto contro ogni pronostico e trepidanti per la sfida contro quella che era comunque la squadra più vittoriosa del paese, la più seguita; inoltre c’erano da regolare i conti relativamente alla partita di dicembre.
Sotto una pioggia battente e su un campo in condizioni tremende le squadre danno vita d un primo tempo combattuto ma senza reti.
Al rientro in campo i padroni di casa fanno valere tutto il loro vigore atletico e il loro entusiasmo e segnano tre volte nel giro di un quarto d’ora.
Accorciano gli ospiti al 76’ ma sono ormai crollati; due altre segnature del NAC fissano il punteggio su un memorabile 5-1.
Mai una squadra della provincia ungherese aveva vinto il campionato e credo mai, prima di allora, il Ferencváros aveva preso cinque gol lontano da Budapest.
L’egemonia dei club della capitale che durava da quarantadue anni si interrompe; ce ne vorranno altri quaranta prima che un’impresa del genere si ripeta.
Ecco la squadra che compì quell’impresa straordinaria: (2-3-5) Vecsei – F. Meszaros, Onodi I – Demetrovits, Juhasz, Petschowski – Kovacs II, Stibinger, Spielmann, Bodola, Toth III.A disposzione: Krausz, Lorant, Tóth I, Fuszek , Ferenczi - Allenatore: Ferenc Rónai.
Ma, la storia stava per interrompere nuovamente la brillante parabola dei bianco verdi campioni d’Ungheria.
Quasi nello stesso momento in cui il Nagyváradi raggiunse la gloria, il conflitto mondiale entrava nella fase decisiva: gli alleati sbarcarono in Normandia mentre l’ Armata Rossa sferrava la grande offensiva in Polonia e Bielorussia, operazione Bagration.
Il ritiro nazista condusse i sovietici alle porte di Varsavia e ai piedi dei Carpazi: dopo diversi negoziati, i rumeni cambiarono schieramento e si unirono ai sovietici, fino ad allora loro nemici.
Ora l’Ungheria cercava l’armistizio con gli alleati per porre fine al conflitto e alla doppia minaccia dell'occupazione tedesca e sovietica.
Tutti i tentativi del governo furono vani.
Gli anglo-americani erano lungi dal voler irritare Mosca, e quando Hitler venne a sapere dei negoziati segreti ordinò l'immediata invasione dell'Ungheria e l'istituzione di un governo fantoccio filo-tedesco.
Nell’autunno del 1944, tutte le terre riottenute con il secondo arbitrato di Vienna nel 1940 erano cadute nelle mani dei russi e dei loro alleati rumeni, compreso Nagyvaradi, che tornava in Romania e a chiamarsi Oradea.
Il Nagyvaradi AC cominciò il campionato 1944/45 ma non potè difendere il titolo in quanto, in virtù di ciò che abbiamo appena descritto, il campionato fu interrotto dopo la quarta giornata e sostituito da una campionato di guerra comprendente dodici squadre, tutte di Budapest; senza i nostri eroi intorno vinse il Ferencváros.
Il club riprenderà l’attività nel 1946, questa volta nel campionato romeno, con il nome cambiato in Clubul Sportiv Libertatea Oradea .
Diversi giocatori erano partiti nel 1944 o immediatamente dopo la guerra: Demetrovits in Germania, F. Meszaros, Petschowski e Bodola si erano accasati al Ferar Cluj , Onodi I a Ferencvaros, Stibinger a Kosice, Simatoc al Vasas Budapest, Toth III al Carmen Bucarest, Fernbach-Ferenczi a Karres Mediaş, Moniac al CFR Timişoara.
In quel primo campionato del dopoguerra, la squadra,senza più gli assi di tre anni prima, finì all’ottavo posto, dietro a diversi ex-rivali regionali dei campionati ungheresi. Vinse infatti lo IT Arad, con tra i suoi ranghi Mészáros, Lóránt, Petschowski e Toth III.
Nella stagione 47-48, il Libertatea Oradea chiude al sesto posto in classifica, ancora una volta vinse lo IT Arad; ma l'anno successivo i bianco-verdi, ora denominati Intreprinderea Comunala Oradea (ICO), compiono una seconda impresa storica e vincono il campionato rumeno, cinque anni dopo essersi laureati campioni d’Ungheria.
Eroe di quella stagione György Váczi, che fu capocannoniere e stella di una squadra in cui rimanevano solo tre sopravvissuti della grande squadra del 1944: il portiere Adolf Vécsey, l'attaccante János Kovács e l’atro attaccante Ferenc Spielmann-Sárvári, ormai trentareenne.
In panchina un ex-giocatore Nicoláe Kovàcs , fratello maggiore di János ma anche Stefan che allenerà l’Ajax negli anni settanta guidandolo alla doppia vittoria in Coppa dei Campioni nel 1972 e 1973.
Quindi la parabola del Nagyváradi inizia un lento ma progressivo declino.
Nel 1951 un nuovo cambio di nome in Progresul Oradea; nel 1955 arriva in finale della Coppa di Romania, ma perde ai supplementari contro lo Steaua di Bucarest. L’anno dopo, ritorna in finale e questa volta vince sconfiggendo la modesta di Aranyosgyéres (Campia Turzii) .
È l'ultimo grande successo del club, che nel 1958 retrocede in seconda divisione.
Nel 1962 fu di nuovo promosso alla massima categoria, ma retrocedette immediatamente l'anno successivo.
Il 1963 segna il punto finale di questa parabola intensa, in quell’ultima stagione viene richiamato in panchina Rónay che non riesce a salvare la squadra dalla retrocessione; a fine campionato le autorità sciolgono il club mettendo la parola fine su oltre mezzo secolo di calcio vissuti, orgogliosamente, intensamente, pericolosamente e rocambolescamente.
Una storia di gente, di una città, di confini che si spostano, di popolazioni che vanno e vengono e di successi che si presentano quando tutto sembra andare nella direzione opposta; una grande storia di calcio.
La città di Oradea da lì in avanti conterà poco sulla mappa calcistica della Romania e dell’Europa ma le imprese di quella squadra, in quei pochi anni segnati dalla tragedia della guerra, resero immortale il suo nome in ambito calcistico:
la prima squadra non di Budapest a vincere il campionato ungherese e una delle poche a vincere un campionato in due nazioni diverse.
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Storie di calcio
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Pare ufficiale: alla ripresa del campionato ogni squadra potrà presentare una formazione positiva al Coronavirus e una negativa.
RispondiEliminaCosa fanno, una sessione del calciomercato per positivi al coronavirus? Terzinacci di serie C, scarsi e inguardabili richiesti da Juve, Inter, Lazio, etc e pagati come Ronaldo perché positivi al coronavirus e quindi introvabili?
RispondiEliminaMi sa che Raiola ci ha già pensato