Il Castello Incantato di Sciacca

La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
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Una storia particolare, unica, intensa, quella di FILIPPO BENTIVEGNA, le cui testimonianze scultoree rimangono conservate nel CASTELLO INCANTATO a SCIACCA (Agrigento).

Filippo Bentivegna era uno scultore, inserito nella corrente dell'Art Brut.

Senza nessuna formazione artistica, realizzò migliaia di sculture (oltre 20.000!) di teste in pietra (ma anche nel legno e nei tronchi degli alberi) nel suo podere di Sciacca.
Nato nel 1888, si trasferì in America da dove tornò con vari problemi mentali, probabilmente causati da un grave trauma cranico.
Nel suo pezzo di terra Bentivegna prese grandi porzioni di montagna calcarea da cui ricavò il materiale per scolpire le sue teste (rimangono visitabili le caverne formate dai suoi scavi).
Deriso dai compaesani ed emarginato per il suo bizzarro atteggiamento (pretendeva d'essere chiamato Eccellenza si proclamò re di un regno di cui le teste erano i sudditi - ognuna aveva un nome -).

Il pittore svedese Lilieström nelgli anni Cinquanta scoprì il suo talento puro e primitivo, organizzò una mostra (fallimentare) in paese e contribuì a farlo conoscere in Italia e all'estero.
Alla sua morte, nel 1967, la maggior parte delle opere, lasciate incustodite, furono distrutte, perdute o rubate.
Nel 1968 un collaboratore di Jean Dubuffet, l'artista e teorico dell'Art Brut, portò alcune teste a Losanna, dove ora sono esposte al Museo dell'Art Brut.

Al centro del podere sorge la casetta dove il Bentivegna viveva, le cui pareti sono decorate da disegni raffiguranti grattacieli che ricordano il suo soggiorno in America e un pesce che contiene nel proprio ventre un pesce più piccolo che forse simboleggia la traversata dell’artista all’interno della nave che lo condusse a New York.

Un luogo "incantato" e inquietante che merita assolutamente una visita. Il luogo è gestito da Giuseppe Gulino.

http://www.prolocosciaccaterme.com/castello-incantato/

Foto di Francesca Gamberini, Vittorio Bongiorno e Rita Oberti.