giovedì, marzo 21, 2013
Jimi Hendrix - People hells and angels - Recensione
Un album “nuovo” di Jimi Hendrix ormai non fa più notizia.
Di “nuovi” album dalla sua morte in po ne sono usciti a decine, in buona parte pressochè inutili se non particolarmente dannosi, in altri casi ottimi a fini documentaristici e filologici, solo raramente davvero importanti ed essenziali.
“People hell and angels” è uno di quei rari casi e sorprende per qualità, freschezza e contenuti.
Sono session registrate tra l’agosto 68 e marzo 1970, prevalentemente con il trio con Buddy Miles e Billy Cox (anche se ci sono tre brani con Mitch Mitchell e parecchi ospiti e varie strumenti, dal sax (Lonnie Youngbllod, già con James Brown, Jackie WIlson, Sam&Dave) alle congas con tanto di chitarra ritmica di Larry Lee - già anche con Al Green- il basso di Stephen Stills in “Somewhere” sparsi in tutto l’album).
L’album si diceva è sorprendente.
La struttura dei brani è scarna, minimale, molto funky e rhythm and blues, lontana da ogni orpello psichedelico e sperimentale, i suoni crudi (sentire la versione elettrica di “Hear my train comin” o quella di “Bleeding heart” di Elmore James).
C’è l'incredibile “Let me move you” (con la voce e il sax di Lonnie Youngblood) puro funk blues che più torrido e nero non si può, il secco rock blues dello strumentale “Inside Out” (che cita il riff di “Purple haze”) dove Jimi va di chitarra e basso sul preciso e inconfondibile drumming di Mitch Mitchell, il funk soul di “Mojo man” con il sound arricchito da una clamorosa sezione fiati.
“Crash landing” già uscita con l’aggiunta postuma di musicisti (che mai avevano incontarto Hendrix in vita...) ritrova la veste originale e ne esce in maniera eccellente.
Infine doverosa citazione per quello che considero uno dei migliori brani di Hendrix, quell’”Earth blues” che nella versione di “Rainbow bridge” si avvaleva dei cori delle Ronettes e qui si fa più essenziale ma acquisisce più lucentezza e groove.
Di Hendrix c’è la discografia ufficiale ovviamente da privilegiare ma non trascurate un ascolto a questo lavoro.
Merita.
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Sarebbe stato interessante sentire il frutto della collaborazione tra lui e Miles Davis,e tra l'altro quale cammino musicale avrebbe intrapreso se fosse vissuto piu'a lungo: Funkadelic,Prince,ed altri I suoi figli spirituali... Paul67
RispondiEliminaCredo sia stata una delle più grandi perdite nella storia della musica la mancata collaborazione di Hendrix e Davis.
RispondiEliminaHendrix andava sempre di più verso la black music, Davis verso la musica africana...
Cmq questo album dà delle indicazioni interessanti in tal senso
vero.
RispondiEliminaC
grazie tony non l'avrei mai cagato questo album senza la tua recensione, un po perchè hendrix è entrato nei miei ascolti molto ma molto tardi (sempre considerato l'opposto della mia cultura) un po per i motivi di postumismo che hai citato (con le rielaborazioni e gli overdubs fatti fin dall'inizio dei 70s, ripuliture varie, etc. un labirinto x me addentrarmi nella discografia)
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