L'amico MICHELE SAVINI prosegue la ricerca di elementi interessanti e particolari dell'Irlanda meno conosciuta.
Gli altri racconti sono qui:
https://tonyface.blogspot.com/search/label/The%20Auld%20Triangle%3A%20narrazioni%20dalla%20Repubblica%20d%27Irlanda
Irlanda del Nord.
Una terra che porta ancora con sé le cicatrici di un conflitto etnico-religioso mai risolto, che ha segnato in maniera indelebile la sua storia e che, talvolta, si intreccia perfino con il calcio.
Qui, nel cuore pulsante di Belfast, dove le strade raccontano storie di lotta e speranza, si erge la memoria di una squadra che ha lasciato un segno indelebile non solo nello sport, ma anche nell'anima di un'intera comunità.
All'incrocio tra la Falls Road, un'area residenziale prevalentemente cattolica e di ispirazione repubblicana, e la Donegal Road, sorgeva lo storico Celtic Park, sede del leggendario Belfast Celtic Football Club.
Fondato nel 1891, il club ha vissuto una storia ricca di successi, ma anche di sfide e controversie, riflettendo le tensioni politiche e sociali dell'Irlanda del Nord, caratterizzate nel corso dei decenni da crescenti divisioni dovute all’occupazione britannica.
Belfast si presentava come un microcosmo di conflitti etnici e religiosi, con una popolazione divisa tra unionisti, principalmente protestanti, che desideravano rimanere parte del Regno Unito, e nazionalisti, per lo più cattolici, che aspiravano a un'Irlanda unita e indipendente.
In questo contesto complesso, il Belfast Celtic si è affermato come un emblema di orgoglio per la comunità cattolica e nazionalista, diventando un punto di riferimento per gli immigrati e le famiglie della classe operaia, che cercavano un senso di appartenenza.
Le partite del club trascendevano il semplice ambito sportivo, trasformandosi in autentici eventi politici e culturali.
I tifosi si univano non solo per sostenere la squadra, ma anche per riaffermare la loro identità in una società che spesso li emarginava.
Emersa in un periodo in cui il calcio era un modo per le comunità di esprimere la propria identità ha vissuto nel corso della sua storia un cammino non privo di ostacoli, fino al suo scioglimento finale nel 1949.
I fondatori si erano ispirati al più noto Celtic Glasgow F.C., il club degli emigrati irlandesi in Scozia, adottandone gli stessi colori, le strisce orizzontali verdi e bianche e appunto ribattezzando il loro stadio nella Fall Road con lo stesso nome del più noto Celtic Park di Glasgow, dandogli addirittura lo stesso nomignolo, “The Paradise”.
Già negli anni '20 e '30, il club si trovò a dover affrontare non solo avversari sul campo, ma anche le crescenti tensioni politiche che avvolgevano l'Irlanda del Nord visto che la violenza settaria e le divisioni sociali che caratterizzavano il paese durante questo periodo e che influenzarono anche il mondo del calcio.
Dopo secoli di ostracismo nei confronti della cultura locale, gaelica e cattolica, nel 1921 il trattato anglo-irlandese divise l’Ulster: tre contee entrarono a far parte della Repubblica d’Irlanda, mentre le altre sei rimasero legate al Regno Unito formando l’Irlanda del Nord con capitale Belfast.
Con la proclamazione dello Stato Libero d’Irlanda anche il campionato venne diviso in due: “The Irish Football Association” al nord e la “Football Association of the Irish Free State” (oggi “Football Association of Ireland”) nel resto del paese.
Le frizioni tra la due fazioni aumentarono in maniera esponenziale e con essa gli episodi di violenza alle partite di calcio tra Club di diversa “ideologia”, spesso caratterizzati dall'uso di armi da fuoco, il che portò il Belfast Celtic nel 1921 ad abbandonare il campionato per diversi anni, a causa delle crescenti preoccupazioni riguardo la sicurezza dei propri giocatori e tifosi.
Questo non impedì al club di sopravvivere e di ritornare a competere nel campionato nord-irlandese nel 1924, quando la situazione sembrava essersi apparentemente calmata, riprendendo la striscia di vittorie interrotta qualche anno prima. Tra il 1925 e il 1948 i celtici di Belfast alzarono il titolo nazionale al cielo ben 11 volte e la coppa in 7 occasioni.
Tuttavia, un nuovo e definitivo capitolo della sua storia era ormai imminente.
Uno dei Murales che ricordano il Belfast Celtic
Le tensioni all’interno del paese erano tutt’altro che sopite, come dimostreranno i Troubles qualche anno dopo, e gli episodi di violenza continuarono all’interno del calcio nordirlandese, raggiungendo il culmine in occasione del Boxing Day del 1948, durante il derby tra i “Big Two”, i due club più importanti del paese. Da un lato appunto il Belfast Celtic, dall’altro la sua diretta antitesi, il Linfield FC.
Fondato nel 1886 da operai protestanti nella Sandy Row, un'area di Belfast notoriamente ostile ai cattolici, rappresenta la massima espressione della comunità anglicana e lealista.
All'interno del club esiste una sorta di regola non scritta che impedisce l'ingaggio di giocatori cattolici o comunque non protestanti e i suoi colori sociali, quel Blu che richiama ai Rangers di Glasgow, sembrano voler accentuare ancora di più la netta separazione dai cugini biancoverdi del Belfast Celtic.
La partita tra Belfast Celtic e Linfield F.C. del campionato 1948/1949 è ricordata come uno degli eventi più drammatici e controversi nella storia del calcio nordirlandese.
Quel pomeriggio del 27 dicembre 1948 il freddo e la pioggia avvolgono Windsor Par, stadio del Linfield FC.
Il cielo è plumbeo e gli ignari 30.000 spettatori seduti sulle tribune non hanno idea che, di lì a poco, saranno testimoni di un dramma che cambierà per sempre il corso della storia del calcio nordirlandese con ripercussioni che si sarebbero fatte sentire per decenni.
Il Linfield era in testa alla classifica, con 3 punti in più dei rivali cittadini e una vittoria del campionato mancava da troppo tempo a Windsor Park, in quella Belfast protestante e lealista, che negli ultimi anni aveva dovuto assistere in maniera impotente al dominio dei cugini cattolici dei Celtic.
L’attaccante del Belfast Celtic Jimmy Jones
Tra le file dei Belfast Celtic, ovvero l’altro lato della “barricata” tutte le speranza erano riposte nel bomber Jimmy Jones.
La formidabile macchina da gol, alla sua seconda stagione con i bianco-verdi, aveva già annotato ben 27 centri in 19 partite, condite da 6 triplette.
Tanto che il club aveva anche respinto un’offerta di trasferimento di 16.000 sterline dal Newcastle United per trattenere il giocatore a Belfast.
Inoltre, Jones adorava giocare al Windsor Park contro i Blues e i suoi 6 gol nei precedenti tre incontri ne erano la prova.
A questo va aggiunto che Jimmy proveniva da una famiglia protestante della contea di Armagh e che da giovane era stato scartato proprio dal Linfield, particolare abbastanza rilevante per la logica lealista, che vede il suo indossare la maglia degli storici rivali come un vero a proprio tradimento.
La partita è ovviamente tutt’altro che tranquilla, con entrate al limite della correttezza e un'atmosfera così carica che si poteva tagliare con il coltello.
Alla fine del primo tempo il Linfield rimane in nove uomini a causa degli infortuni di Russell e Bryson in un periodo in cui le sostituzioni nel calcio non erano ancora ammesse. L’ultimo dei due fu causato da un’entrata troppo dura dell’idolo dei Belfast Celtic Jimmy Jones, causando a Bryson la frattura della gamba.
La notizia fu prontamente comunicata a tutti i 30.000 spettatori dello stadio dallo speaker, il che contribuì ad intensificare ulteriormente l’atmosfera ostile già fomentata dalle forze speciale britanniche nella "Spion Kop", la curva dei padroni di casa.
Un’espulsione per parte riduce ulteriormente il numero dei giocatori in campo e quando i Celtic passano in vantaggio a pochi minuti dalla fine, grazie ad un calcio di rigore di Harry Walker, il titolo sembra volare nelle mani dei seguaci di San Patrizio.
Perciò, quando all’ultimo minuto arriva il pareggio lealista per mano di Simpson, la pressione accumulata sugli spalti di Windsor Park esplode definitivamente, con relativa invasione di campo perpetrata dei sostenitori del Linfield e la susseguente caccia all’uomo.
George Hazlett, l'ala del Celtic racconta “Al momento dell’invasione, quando ho visto i poliziotti che avrebbero dovuto essere neutrali, lanciare i loro berretti in aria in segno di gioia, ho capito che non avremmo avuto nessuna protezione da parte loro … “.
Il bersaglio principale è ovviamente “il traditore” Jimmy Jones, che verrà assalito da una trentina di tifosi del Linfield inferociti che gli spezzeranno una gamba.
Il rapido trasporto in ospedale e le abili doti dello zelante chirurgo ortopedico di Belfast Jimmy Withers, non solo gli salvano la vita ma evitano anche l’amputazione dell’arto.
Questo permetterà miracolosamente a Jimmy di continuare la sua carriera da bomber nelle serie minori con altre 200 reti fino al giorno del suo ritiro, con la gamba destra leggermente più corta della sinistra …
Jimmy Jones posa davanti al murales a lui dedicato
All’indomani del disastro, Il consiglio di amministrazione del Belfast Celtic, ancora sconvolto dall’assenza di protezione da parte della polizia, accusò la stessa di essere rimasta passiva durante l'attacco e di non aver compiuto alcuna azione per prevenirlo.
Inoltre, i dirigenti del club ritenevano che la risposta della Irish Football Association fosse stata del tutto inadeguata, con la chiusura di Windsor park per i due susseguenti match casalinghi come unica sanzione.
Decisero perciò di prendere la situazione in mano e di ritirarsi dal campionato corrente, quello del 1948/1949, come segno di protesta (al suo posto viene preso dai Crusader FC, un club del nord di Belfast).
Era ormai palese a tutti, che non erano più considerati i benvenuti.
È la fine del Belfast Celtic, che dopo una breve tournée’ degli Stai Uniti ritornerà in patria e deciderà di non iscriversi al successivo campionato e scomparendo definitivamente. Da quel giorno il calcio nordirlandese non sarà più come prima.
Perderà la sua storica e più rappresentativa squadra, fino a quel momento detentrice di ben 19 titoli nazionali.
Gran parte del tifo dei gloriosi bianco-verdi nordirlandesi confluirà nel sostegno ai citati cugini scozzesi del Glasgow Celtic, prima squadra britannica, ricordiamolo, ad alzare al cielo una Coppa dei Campioni nel 1967.
"Quando non avevamo nulla, avevamo il Belfast Celtic."
Questa espressione, condivisa da molti sostenitori del club, cattura l'essenza di una squadra che ha significato molto di più di un semplice team calcistico diventando un simbolo di orgoglio, identità e resistenza per la comunità cattolica e nazionalista della citta di Belfast.
giovedì, marzo 06, 2025
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