mercoledì, aprile 01, 2020

Michel Hidalgo



Uno splendido ricordo del grande Michel Hidalgo a cura di ALBERTO GALLETTI.


E’ morto qualche giorno fa Michel Hidalgo, era anziano.
Non so se c’entri questa epidemia, sembrerebbe di no.
E’ stato il più grande allenatore di calcio che la Francia abbia mai avuto, e il più importante.

Da giocatore, dopo gli esordi a Le Havre, aveva vestito le maglie di Stade Reims e Monaco.
A Reims aveva fatto parte di una squadra formidabile, una squadra che aveva segnato il calcio francese degli anni cinquanta; l’unico periodo, prima di quello che sarà poi il suo periodo, di una certa grandezza vissuto dal calcio transalpino.
Vinse il campionato del 1954/55 e perse la finale di Coppa dei Campioni l’anno dopo contro lo spietato Real Madrid di quegli anni.

Ma fu un grande Stade Reims, in vantaggio 2-0 dopo dieci minuti, e poi ancora 3-2 al 62’ quando proprio Hidalgo andò a segno.
Cedettero infine non senza caparbietà per 4-3.
Era la squadra di Jonquet e Kopa, poi quando lui e quest’ultimo lasciarono, di Fontaine e Piantoni.
Persero un’altra finale di Coppa dei Campioni ancora contro il Real Madrid nel ’59.

Con tutti questi giocatori, la Francia fece fuoco e fiamme al mondiale del 58 in Svezia.
Ma rimase un caso isolato in un periodo che copre i 20 anni precedenti e i venti successivi di un niente più o meno assoluto.
Nel ’57 Hidalgo si trasferisce al caldo e va al Monaco.
Anche qui scrive un po' di storia del calcio francese contribuendo alla conquista del primo titolo nazionale dei bianco-rossi nel ’61 e poi anche al secondo nel ’63.

Chiude nel ’66 entrando subito nello staff tecnico dei monegaschi.
Ma sono anni grami per il calcio transalpino, dopo l’exploit del ’58 la nazionale si qualificherà solo ad uno dei quattro mondiali successivi, quello del ’66, in cui finisce ultima nel girone del primo turno con un solo punto.
Fiaschi continui anche per i club transalpini che collezionano una sfilza quasi ininterrotta di eliminazioni al primo turno, secondo al massimo, in Coppa dei Campioni.
Niente o quasi anche nelle altre due competizioni europee.
Lo sport francese di quegli anni è ancora tradizionalmente attaccato al concetto della supremazia fisica tipica dell’orgoglio gallico e che si esprime al meglio nel rugby e nell’amatissimo velò.
Sono gli anni dei fratelli Spanghero che infiammarono la nazione conducendo la Francia a tre vittorie nel Cinque Nazioni in quattro anni, nel 1967,1968 e 1970.
L’edizione ’68 fu anche il primo Grand Slam nella storia ovale transalpina, e posiamo immaginare l’entusiasmo che ne conseguì.
E ancora furono anni di vittorie al Tour per Jacques Anquetil, campione assoluto e idolo delle folle, ma anche di Poulidor, amatissimo pur se quasi mai vincente; o forse proprio per quello.
Per il calcio, retrovie.

Ma rimaneva pur sempre uno sport diffusissimo e molto praticato nonostante i limiti tecnici.
Questo il quadro, più o meno quando Michel Hidalgo viene nominato CT nella primavera del 1976.

Coincidenza, esordì in panchina il giorno stesso dell’esordio in campo di colui il quale, con le sue gesta in campo, tradurrà in prestazioni e risultati i suoi, in fondo semplici, insegnamenti: Michel Platini.
Era il 27 marzo 1976, avversaria la Cecoslovacchia che sarà campione d’Europa tre mesi dopo: 2-2 il risultato finale.
Per Platini gol all’esordio, per Hidalgo il merito di averlo convocato.

Verrà sicuramente aiutato da una generazione di giovani calciatori in procinto di esplodere, ma i suoi meriti per averli individuati prima che fossero qualcuno, averli fatti diventare qualcuno, e condotti ai massimi livelli mondiali della pedata giocando un calcio brillante, veloce, innovativo e spettacolare sono molti, ed innegabili.

Il primo torneo cui vanno incontro è il mondiale del ’78.
Lacombe illude un po tutti trafiggendo Zoff dopo una manciata di secondi (il gol più veloce nella storia dei mondiali; lo rimarrà per un bel po) ma l’Italia reagisce bene e trova tre gol in rimonta e la vittoria.
Bene contro i padroni di casa cui fanno passare un brutto quarto d’ora.
Chiudono battendo l’Ungheria in maniera convincente quando sono però già eliminati.

C’erano state comunque avvisaglie.
Nel febbraio di quell’anno, la Francia si presentò a Napoli per un’amichevole pre-mondiale contro l’Italia.
Ricordo la partita, non tanto nei particolari, ma per la scarsa considerazione che si aveva per la Francia quel giorno e la meraviglia, o forse dovrei dir meglio: sdegno, alla punizione di Platini che fissò il punteggio sul, per me inopinato, 2-2.
La vittoria di Mar del Plata quattro mesi dopo rimase l’ultima per l’Italia contro la Francia per i successivi 30 anni, fino al 2-0 all’ Europeo del 2008 (che resta comunque l’unica nelle successive 13 partite giocate), non considerando la finale del mondiale 2006 terminata 1-1 dopo i supplementari.
Di contro venne la vittoria francese contro gli azzurri, 2-0 al Parc des Princes nel febbraio ’82, l’ultima era datata 1920: 62 anni prima.

Il rovesciamento nei rapporti di forza calcistici tra Italia e Francia è uno dei tanti risultati ottenuti da Hidalgo nel corso della sua carriera di allenatore.
Non è l’unico, come vedremo, ma a mio avviso fu di enorme importanza, oltre che di portata storica.

Aveva giocato, bene, e vinto, con grande stile, durante gli anni 50. Erano, Stade Reims e Monaco, due squadre votate allo spettacolo e dotate di grandi giocatori, soprattutto il Reims. Sotto la guida di Albert Batteaux artefice di quel miracolo sia a Reims che in nazionale, Hidalgo aveva formato le sue convinzioni calcistiche, che adesso riproponeva.

Dotato di grande semplicità e umanità ricopriva una figura di tipo paterno che tutti i suoi giocatori gli hanno sempre riconosciuto.
Li sapeva ascoltare, assecondare o aiutare, a seconda dei casi, riuscendo a farsi dare ciò che voleva: impegno, bel gioco e vittorie.
E a rimanere sempre una persona gentile, educata, semplice e appassionata.

Il mondiale ’82 consacrerà la Francia ai massimi livelli internazionali.

Sconfitti ai rigori in semifinale dalla Germania Ovest dopo essersi portati sul 3-1 nei supplementari e battuti dalla Polonia nella finalina, si presero più elogi per la qualità del gioco dell’Italia che quei mondiali li vinse.

Due anni dopo, all’Europeo giocato in casa, ecco la Francia cogliere il giusto trionfo.
Fu ‘doloroso’ vederli vincere, la papera di Arconada la ricordo ancora e la usai a lungo per sminuire i meriti francesi.
Ma la verità era che avevano sbaragliato chiunque a suon di prestazioni sontuose.
Un trio a centrocampo formato da Tigana, Giresse e Platini, sorrette dall’ infaticabile cavallo Fernandez formavano un reparto che ha avuto pochi eguali. Giocavano magnificamente, dura ammetterlo, si.
Ma Michel Hidalgo, un uomo semplice, un uomo modesto, un uomo che si dedicava al calcio con passione rimanendo se stesso, aveva fatto davvero un lavoro eccellente.

Dopo una vittoria di misura contro la Danimarca, che comunque perderà la semifinale contro la Spagna solo ai rigori, cinque gol al Belgio (a zero), poi tre alla Jugoslavia, tre al Portogallo e infine 2-0 alla Spagna in finale. Quattordici gol segnati in cinque partite, nove di Platini; in un torneo così uno sproposito.
Campioni d’Europa, primo titolo conquistato da una nazionale francese di calcio. E fine di un epoca.

Fine di un epoca in cui la Francia nel calcio non contava niente e non vinceva mai; e inizio di una nuova era.

L’epoca d’oro del calcio francese che dura ancora oggi.

Da li in avanti verranno un’altra semifinale mondiale, piegati di nuovo dai tedeschi nel caldo torrido di Guadalajara a Mexico ‘86, quindi il sospirato titolo mondiale del ’98, un altro europeo nel 2000 e il secondo mondiale nel 2018.

I tifosi francesi possono ringraziare Hidalgo.

Senza di lui non credo che sarebbero arrivate tutte queste vittorie.
Perché la cosa più importante che Hidalgo riuscì a fare fu quella di entusiasmare il pubblico francese al calcio, uno sport che fino a prima di lui veniva dopo.
Lui portò il calcio in Francia a livelli mai raggiunti prima in campo e diede al movimento la consapevolezza di poter raggiungere risultati di alto livello; ottenuti giocando bene aggiungo io.
Lui aprì gli occhi del pubblico francese sul calcio, il movimento ne beneficiò in maniera decisiva.

Quanti ragazzi francesi negli ultimi quarant’anni hanno scelto di giocare a calcio invece di giocare a rugby o correre in bici, grazie alla squadra di Hidalgo.
Quanti?

E quale livello hanno trovato questi ragazzi una volta entrati nelle squadre di calcio?
Sicuramente un livello migliore di quello che c’era nel 1976 quando Hidalgo cominciò a costruire la sua nazionale e a far crescere in maniera definitiva il calcio francese.

Adieu Monsieur Hidalgo, chapeau.

11 commenti:

  1. Grande Albe!
    Da qualche parte ho l'autografo di Just Fontaine.....
    Mi sembra che abbia segnato ben 14 gol in una fase finale dei mondiali
    GMV

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  2. Ciao Gian!
    Ma va che caso, ce l'ho anche io l'autografo di Just Fontaine, con dedica. Si 14 gol al mondiale del '58.Record ancora imbattuto

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  3. Aveva un negozio di articoli sportivi a Tolosa (Justo Sport), ci sono stato nell'82 in ritiro precampionato con i Lyons che preparavano il primo anno di serie A.
    Molto simpatico e disponibile...

    GMV

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    1. Lo incontrai a Les Issambres vicino a S.te Maxime in Costa azzurra,a capodanno del 2001,viveva lì mi pare. Mite, gentilissimo e disponibile, così li ricordo

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  4. bellissimo articolo, solo un appunto, all'europeo 84 la francia non sbaragliò tutti gli avversari, col danimarca all'esordio grandissima fatica e rete su tiro deviato alla fine, con il portogallo vittoria nel secondo tempo supplementare dopo essere stati sotto, in finale con la spagna oltre alla papera di arconada un rigore incredibile negato alla spagna. alberto

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    1. Alberto, ciao e grazie.
      Vero, ci furono vittorie di misura, mi par di ricordare due 3-2. Ma ho scritto questo pezzo senza andare a rileggere cose o risultati, cercando solamente di mettere ciò che ricordavo e, più importante, cercando di di ricordare quale fosse l impressione destata da quella squadra in relazione a come fosse il calcio in quel momento e quello che ricordo è che quella Francia era una squadra che attaccava il doppio delle altre, che Rochetaux e Six erano imprendibili, che Tigana stoppa a e passa a la palla come nessuno e che Platini segnava a raffica. Della fatica contro i danesi ho detto. Poi quando anche passi ai supplementari contro una rogna bestiale come quel Portogallo, per me li hai sbaragliato, che non significa necessariamente vincere 4-0.

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    2. certo, non volevo fare il precisino, ma sono europei che ricordo bene, anzi ogni tanto riguardo delle sintesi su youtube, in particolare la semifinale francia-portogallo, una delle più belle partite che abbia mai visto, piena di occasioni da entrambe le parti, giocate sopraffine, ribaltamenti di fronte a 100 all'ora, miracoli dei portieri...alberto

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  5. da facebook. Alessandro Priarone E' bravo. Fagli avere i miei complimenti

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  6. L'avvento di Hidalgo fu contemporaneo anche alle buone campagne europee del St Etienne, unica squadra francese dopo lo Stade Reims a dimostrare di potersela giocare nell'Europa dei club

    Charlie

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