martedì, dicembre 31, 2019

Il meglio del mese. Dicembre 2019



THE WHO - Who
Atteso con molto timore dai fan, corredato da una tipica copertina di Peter Blake (spesso protagonista nella musica rock, da Sgt Peppers a Stanley Road di Paul Weller a Face Dances degli stessi Who), "WHO" è un sospiro di sollievo per chi paventava una triste decadenza di una delle più grandi rock band di sempre.
Ottimi brani, approccio rude ma con quella raffinatezza che ha sempre contraddistinto i loro lavori da "Tommy" in poi.
La voce di Daltrey in splendida forma, arrangiamenti orchestrali che qua e là citano "Quadrophenia" e "Who's next", un brano come "Detour" che occhieggia ai 60's, una bella ballata cantata da Townshend come "I'll be back", la spagnoleggiante "She rocks my world" e tanti ottime rock songs.
Interessanti le tre bonus tracks con un "Got nothing to prove" registrata nel 1966 da Pete e arricchita ora da un'orchestrazione di sapore cinematografico.
Dissento sull'affermazione di Roger che sia il loro migliore da "Quadrophenia" ma è comunque consigliato.

ROBYN HITCHCOCK / ANDY PARTRIDGE - Planet England
Ci hanno messo una decina di anni per completare questi quattro brani.
Il risultato è un delizioso viaggio psichedelico che assimila XTC e Soft Boys, 60's, una ballata puro McCartney/Beatles e una classe infinita.

SULU AND EXCELSIOR - The AntiMatter suite
Il nuovo album dell'one man band Steve "Sulu" Mallorca stupisce ancora per raffinatezza, ampiezza di contenuti, i più svariati riferimenti, dal soul, al funk, lounge, inserti hip hop. Chi lo ha definito un mix tra James Brown e B52's ci ha visto giusto.

THE TAMBLES - Don't you want to know
La giovane band olandese spazia tra 60's beat e Dr. Feelgood con classe, stile, belle canzoni e tanta energia. Molto cool e divertente.

VANISHING TWINS - The age of immunology
Il combo londinese affascina con un melting pot di suoni attuali e futuristi in cui convergono un pervadente gusto 60's, una visione modernista, kraut rock, atmosfere fluttuanti quasi psichedeliche, tribalismo elettronico. Strani e originali.

THE MADS - The Mads to the pub
Inaspettato quanto gradito regalo natalizio del quartetto milanese con un ep (solo in digitale) con quattro classiche cover, registrate dal vivo in studio con la classic urgenza e immediatezza proprio del pub rock. Dal "Somethin else" di Eddie Cochran, via "Around and around" di Chuck Berry/Stones, fino a "I'm a hog for you" e la conclusiva "You can't do that" dei Beatles, una godibilissima parentesi in attesa del nuovo album calanderizzato per il 2020.

SENZABENZA - Godzilla Kiss
I Senzabenza sono sulla scena dagli inizi degli anni 90, hanno inciso sei album (uno dei quali prodotto da Joey Ramone), creato un sound dai contorni originalissimi, quasi unici, che loro stessi hanno chiamato in maniera più che opportuna “flower punk” ovvero un power pop ben radicato nel migliore e più puro punk rock (Ramones e Buzzcocks per intenderci), screziato di pennellate 60 beat e psichedeliche, melodie irresistibili e un tiro invidiabile.
Il nuovo album, peraltro esaltato da un suono di eccelsa qualità (grazie alle mani del veterano Ale Sportelli), conferma tutte le caratteristiche che hanno dato lustro alla storia della band. Più che ottimo !

LU SILVER STRING BAND - Rock 'n' roll is here to stay
Il rocker romagnolo torna in studio di registrazione regalandoci una nuova e consueta valigia di puro rock 'n' roll / southern rock con un occhio ai Fee e l'altro ai Grand Funk Railroad, in mezzo gli Stones dei 70's, i Faces e un sottofondo power pop / garage a condire il tutto. Album fighissimo.

AA.VV. - Caos in Italia
Sedici brani di altrettante band riconducibili all'area skinhead / street punk italiana con molti inediti e nomi altisonanti e storici. Tutti bravi, incisivi, diretti, sinceri. Spiccano i sempre verdi Nabat e Ghetto 84, i grandi Dalton, i durissimi Unborn, i Razzaparte. Essenziale!

THE UNBORN - Slasher / Street punk anthems
Il quartetto viterbese, attivo dal 2015, confeziona un album dal concept originalissimo in cui unisce uno street punk serrato che attinge da Oi!, metal, punk rock ma fa riferimento alla cinematografia slasher e gialla. All'interno numerose metafore che riportano alla critica sociale e politica. Suonato benissimo, suoni perfettamente consoni al soud proposto. Potente, duro, grezzo, efficace. Notevole!

RADIO ZERO - Onda agnetica
E' una lunga storia quella della band toscana, con molti concerti alle spalle e tanti ottimi dischi in vario formato. Il nuovo album è un altro eccellente lavoro che attinge dal punk, dal rock 'n' roll stradaiolo, dagli Husker Du (di cui viene ripreso in italiano un favoloso brano come "Never talking to you again", facendo il paio con una riuscita cover di "Carry on" di CSN&Y). In particolare il trio americano è il referente principale (e anche i loro epigoni italiani, i Kina) e il risultato finale di altissimo livello.

APOLLO BEAT - Sfera
Il collettivo sardo firma un secondo album, propaggine artistica di un progetto più ampio che include anche colonne sonore e derivazioni in ambito visuale.
Musicalmente il sound si sviluppa tra funk, lounge, umori prog, sapori cinematici. Il tutto pervaso da un costante groove black che si irradia anche nell'afro e nella blaxploitation. Originale e molto personale.

MONOS - Peep show
Il duo fiorentino torna in studio di registrazione per regalarci il primo album. Tredici brani di selvaggio, sporco, unto, deragliante rock n roll primitivo tra Cramps, Mummies, le compilation "Peebles" e "Back form the grave". Strutture semplici, accordi ridotti al minimo indispensabile (Quanto Basta), garage punk essenziale. Ma bisogna essere capaci di farlo. E qui abbiamo dei maestri.

ASCOLTATO ANCHE:
TINDERSTICKS (noioso, prolisso, letargico), SLOWTHAI (brit rap duro e puro), PURPLE MOUNTAINS (ai posti alti in molte charts di fine anno. Per me anonimo),

LETTO

ALBERTO CASTELLI - Soul to Soul
I griot non sono solo cantastorie ma quelli che, nella tradizione dell'Africa Occidentale, hanno il potere della parola.
Hanno la saggezza e sanno come trasmetterla, con le parole giuste, appunto.
Alberto Castelli è il nostro GRIOT del SOUL e della BLACK MUSIC.
Quando leggi le sue parole su Bob Marley, Prince, Quincy Jones o Gil Scott Heron, CAPISCI, se hai un'anima (QUELLA anima) e un cuore (QUEL cuore).
Capisci cosa vuol dire avere speso decenni, una vita, ad assorbire, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, quei suoni, quelle vibrazioni, quell'esperienza mistica che è ascoltare soul, ska, reggae, black sound. Il suo racconto ha ora i ritmi cadenzati del reggae, ora quelli pulsanti del funk o ancora quelli divertenti dello ska, l'imprevedibilità e la velocità di un canestro di Kareem Abdul Jabbar o di Lebron James, il pungente e devastante colpo di Muhammad Alì.
Salta da un nome all'altro, incrocia e sovrappone fatti e persone.
E alla fine tutto torna.
Alberto maneggia le parole come pochi altri.
E' un'arte.
Un'arte antichissima.
Il nostro moderno Griot del Soul sa come usarla e leggere un libro come questo è un piacere immenso, soprattutto quando ad ogni pagina, aggiungi in sottofondo le musiche, i grooves, di cui sta parlando.
Anzi.
E' essenziale farlo.
Prendetevi il tempo necessario, spegnete i cellulari e ogni cosa che squilla o sbatte o fa rumore o fischia, sbarazzatevi ti tutte le distrazioni( perfino una lei o un lui), mettetevi comodi (cit. Gil Scott Heron) e leggete questo libro, con la musica adeguata ad accompagnarlo.

BOOKER T. JONES - Time Is Tight: My Life, Note by Note
Booker T Jones con i suoi MG's ha scritto brani epocali come Green Onions ed è stato la colonna portante di una lunghissima serie di dischi soul e rhythm and blues di qualità eccelsa a fianco di Otis Redding (con cui suonò al Monterey Festival del 1967), Sam&Dave, Wilson Pickett ma lo troviamo anche con Bob Dylan, Neil Young, Santana, Barbara Streisand tra i tanti.
Questo appassionante libro è una serrata serie di ricordi e aneddoti, dalle problematiche razziste dell'America degli anni 60 e 70, soprattutto per un gruppo multirazziale,- uno dei primi - come il suo, delle incessanti session in studio (con la Stax che lo sfruttava "come uno schiavo"), tour massacranti, di come ai tempi per un nero fosse estremamente difficile avere gli stessi diritti dei bianchi anche nell'industria discografica.
Curioso il dettaglio di un concerto in Texas in cui il palco era protetto da una rete per impedire che gli oggetti tirati dal pubblico colpissero i musicisti (vedi, qualche anno dopo, il film Blues Brothers) e inaspettata la rivalità con Steve Cropper (sempre, spesso pubblicamente, molto astioso nei suoi confronti)
Bello, interessante, essenziale per gli appassionati di soul, soprattutto per i numerosi “dietro le quinte” di cui il Nostro ci rende partecipi.

LUCA D'AMBROSIO - Musica migrante
C'è una bellissima idea dietro a questo libro.
Luca D'Ambrosio è andato di persona a raccogliere le testimonianze di una serie di migranti africani, cercando di approfondire i loro gusti musicali, alla scoperta di nuovi nomi, dischi, suoni.
E' stato un percorso doloroso e drammatico, tra storie di cui ben conosciamo (di riflesso) la tragicità ma che ha ridato, per qualche minuto, una "normalità" alla vita di chi ha sofferto così tanto, restituendo loro la quotidianità, per noi quasi insignificante, di un normale ascolto della musica preferita.
Segue poi un approfondimento sui principali strumenti, generi e artisti africani che permette di avere un primo quadro della musica che sta arrivando, accompagnata dagli sfortunati fruitori.

Come dice Valerio Corzani nella prefazione (un'altra è scritta niente meno che da Angelique Kidjo):
"Non esiste la musica africana, esistono le musiche dall'Africa."
Più preciso Ryszard Kapuscinsky :
L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere.
È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo.
È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa.
A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste”.


Centro Sociale Leoncavallo, quarant'anni di cultura a Milano
Una testimonianza importante che riassume l'incredibile e mai troppo lodato dato dalle ragazze e ragazze, donne e uomini del CENTRO SOCIALE LEONCAVALLO alla (contro) cultura italiana e non solo.
Dall'assassinio di Fausto e Iaio allo sgombero di Formentini all'occupazione di via Watteau, i concerti all'Helter Skelter (Henry Rollins, DOA, Sonic Youth...) e tanto, tanto altro.
Corredato da un importante e ampio supporto fotografico, contiene importanti e sentiti interventi di Primo Moroni, Mauro Decortes, Danilo De Biasio, Daniele Farina, Ermanno Gomma Guarneri, Vandalo, Marco Teatro, Melina Miele, Bruna Orlandi.
"Nessuno sgombero fermerà mai la nostra rabbia e la nostra gioia di lottare".

DON LETTS - Punk & Dread
La testimonianza diretta di chi c'era e ha fatto la STORIA.
DON LETTS ha vissuto e conosciuto tutto il contesto delle sottoculture dalla fine dei 60 in poi, marchiato a fuoco la scena punk inglese (con i Clash in particolare), diventando il principale collettore tra i giovani bianchi arrabbiati e la comunità caraibica, ancora di più incazzata, unendole in una sola voce ribelle.
Ha filmato quello che accadeva, "da dentro", "dal basso", a fianco dei protagonisti.
E ha proseguito, negli anni, a crescere come videomaker, DJ, narratore.
In questo libro, tradotto in italiano da Shake nel 2015, ci sono valanghe di aneddoti, curiosità, approfondimenti (sotto) culturali, titoli di dischi, film, video.
Il tutto trattato con un'ironia gustosissima.
Da leggere!

ARRIGO BERNARDI - Jugo Rock. La vita e l'amore al tempo della guerra
Un romanzo di fantasia ma quanto mai fedele alla realtà di migliaia di giovani che si trovarono improvvisamente, senza preavviso, travolti dalla più grande tragedia in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale: la guerra nella ex Yugoslavia.
Dalle giornate tutti insieme su una panchina ad ascoltare punk alle città bombardate, le stragi, il terrore, la devastazione.
Arrigo Bernardi inserisce la sua esperienza musicale con decine di citazioni di nomi e dischi punk, rendendo il racconto ancora più vicino alla nostra sensibilità. Libro da divorare, attanagliati dall'angoscia di rivivere quei giorni.
Chiude una preziosa appendice che ci guida all'interno della scena alternativa Yugoslava, dai Pankrti ai Laibach.

5 commenti:

  1. Grazie lespaulmad! e W Les Paul guitars!!!
    C

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  2. Anonimo delle 12,42

    Un grazie per tutti gli stimoli che mi dai

    Senzabenza immensi...sto iniziando a cucinare per questa sera e ho la colonna sonora perfetta

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  3. invece il disco degli who è poca roba a mio giudizio. poco ska, anzi mi pare niente !

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