lunedì, ottobre 02, 2017

Intervista a Mauro Ermanno Giovanardi


Foto Paolo Soriani

Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA, PAUL WELLER, I RUDI e Michele MEZZALA Bitossi, IACAMPO, FIVE FACES, Geno De Angelis dei JANE J's CLAN, Stefano Ghittoni dei DINING ROOMS, ANTONIO GRAMENTIERI dei SACRI CUORI, CLAUDIO FUCCI, direttore e responsabile della case editrice VOLOLIBERO, a MILO SCAGLIONI, a MICHELE GAZICH, GIANNI MIRAGLIA, Alexander Karl Gold, Matthew Berth dei G91 e Ratlock,e ai NO STRANGE, spazio a MAURO ERMANNO GIOVANARDI.

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

INTERVISTA e RECENSIONE per gentile concessione di CLASSIC ROCK

Mauro Ermanno Giovanardi è un artista di lunga esperienza, passato in mezzo a cambiamenti di ogni tipo e ad epoche diverse.
Ci si incontra sempre con piacere, memori del primo concerto che facemmo insieme nel lontano 1983, io con i Not Moving, lui con gli Unknown Scream.
Oggi, nella giornata milanese più afosa dell'anno, parliamo del suo nuovo importante progetto, LA MIA GENERAZIONE, album dedicato ad una serie di cover di brani italiani degli 90.

La domanda più ovvia ma obbligata è sul criterio delle scelte e se erano tutti informati del tuo progetto.

La cosa più importante è stata trovare brani di cui fare una versione che potesse diventare veramente mia e il cui testo, ad esempio, fosse aderente alla mia concezione musicale. Ho scelto tra tanti brani, a volte con fatica, ho pensato ad ospiti vari ma non volevo che diventasse un album di duetti, per cui mi sono limitato a cinque.
Alcuni ovviamente sapevano delle mie scelte, altri avranno una sorpresa.

Immagino non sia stato facile accorpare un repertorio così vario in un unico filo conduttore.

E' stato probabilmente il lavoro più impegnativo e pericoloso che abbia mai fatto.
Il repertorio è molto eterogeneo e ho dovuto ricondurlo ad un unico sound.
E' molto meno rischioso fare un tuo pezzo che riprenderne certi che hanno un carattere talmente definito che è quasi impossibile riuscire a dargli una nuova veste. Abbiamo incominciato con dieci giorni di provini, per capire come sistemare al meglio i brani, poi oltre tre mesi di registrazione e mix.
Anche se le basi sono state molto minimali, batteria, chitarra acustica, pianoforte. Il lavoro successivo è stato invece certosino, in studio sono un vero rompicazzo.
Ho voluto fare un disco solista ma in cui fosse coinvolta tutta la band. Ogni giorno 12 ore filate di registrazione. In genere in ogni disco faccio dieci take di ogni brano, questa volta solo cinque con qualche correzione. Tanto lavoro ma alla fine è stato tutto molto spontaneo.

Conosciamo l'importanza dei decenni precedenti.
Quanto sono stati decisivi gli anni 90 nella scena musicale italiana ?


Gli anni 90 sono stati il momento in cui anche la discografia ufficiale si è accorta che c'era una scena viva e seguita da un sacco di persone.
Ad esempio la Warner prese sotto contratto noi e i Massimo Volume. Il momento in cui noi, come Carnival of fools ci siamo ritrovati a suonare davanti a 200 persone e sei mesi dopo con i La Crus al concerto del 1° maggio davanti a 600.000, il momento in cui facemmo 120 concerti in un anno ovvero stare lontani da casa 200 giorni, e poi SanRemo, un sacco di dischi venduti, un sacco di gente ai concerti. I gruppi incominciarono a capire che bisognava cantare in italiano o addirittura in dialetto, perché divenne importante farsi capire da chi era sotto il palco ed essere più diretti.
La gente fu coinvolta e nacque così una scena ampia e eterogenea, dove venivano coperti tutti i generi.
In pochi mesi tutte le etichette, piccole o grandi, si aprirono a questi suoni e linguaggi.

E i tuoi anni 90 ?

E' stato un momento bellissimo. Pensa che con la nostra etichetta, Vox Pop, realizzammo più di 100 dischi in catalogo. C'era interesse, partecipazione, la gente ascoltava, comprava, veniva ai concerti.

La musica attuale sarà ricordata in futuro, omaggiata, coverizzata ?

La scena hip hop rap non mi affascina molto, anche se potrei dire che sono loro i nuovi cantautori.
Pensa a Frank Sinatra che diceva che Elvis sarebbe sparito nel giro di qualche mese. Forse è troppo presto per capire e giudicare. Della scena indie c'è poco che mi interessa, molto poco. Le ultime cose che mi sono sembrate molto belle sono state Motta e Brunori.



Mauro Ermanno Giovanardi
La mia generazione


Rendere omaggio ad un genere, un artista, un album, un'epoca in un disco non è certo cosa nuova.
Pressochè inedita è però l'idea che ha avuto Mauro Ermanno Giovanardi nell' addentrarsi in un'epoca non ancora bene esplorata come gli anni 90 italiani, il momento in cui la cosiddetta “nuova scena rock” nostrana, dopo un'incerta e caotica partenza, prese a germogliare ed esplose, arrivando anche in alto nelle classifiche con gruppi come CSI, Afterhours, Mau Mau, Bluvertigo, La Crus tra gli altri.
Giovanardi già membro dei Carnival of Fools e dei citati La Crus, interprete di una carriera solista ricca di soddisfazioni, in equilibrio tra canzone d'autore e sonorità blues, riprende tredici brani dell'epoca, li fa suoi, riarrangiandoli completamente, dando loro i contorni di piccoli classici (talvolta dimenticati).
Valgano per tutti “Baby Dull” degli Ustmamò cantata con Rachele Bastrenghi dei Baustelle (uno dei cinque ospiti con Manuel Agnelli, Emidio Clementi dei Massimo Volume, Samuel e Cristiano Godano dei Marlene Kuntz), “Uomini” dei Ritmo Tribale che rivive con un incedere pulsante quasi Motown o “Forma e Sostanza” dei CSI.
Il disco è notevole, molto curato, vario e composito ed esalta la bellezza compositiva di molti episodi, l'inconfondibile, profonda, voce di Giovanardi è il valore aggiunto.
Tra i migliori album italiani dell'anno.

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