martedì, ottobre 03, 2017
Il possesso della musica fisica nell'era dello streaming
Riprendo da un articolo del giornalista e scrittore LUCA CASTELLI che consiglio di leggere qui: https://www.lemacchinevolanti.it/approfondimenti/loblio-di-lucio-battisti-nellera-dello-streaming un passaggio molto interessante.
Uno dei ruoli più sottovalutati del disco, inteso come prodotto fisico in vinile, cd o audiocassetta, è la garanzia di una certa conservazione nel tempo del suo contenuto.
Acquistando un oggetto tangibile, riponendolo nelle proprie discoteche, trasferendolo a fratelli minori, nipoti o figli o rivendendolo sul mercato dell'usato, l'ascoltatore/consumatore del Novecento ha contribuito direttamente, seppur in modo silenzioso e spesso inconsapevole, a far sì che la memoria della musica non fosse affidata solo ai detentori dei diritti sulla sua riproduzione.
L'ascoltatore ha rinunciato a qualsiasi diritto di proprietà sulla musica. Di conseguenza, ha anche rinunciato al suo ruolo di custode della memoria musicale.
Condividendo le proprie collezioni su Internet, dopo averle convertite dai supporti fisici al formato MP3, gli utenti hanno riportato alla luce collettiva migliaia di dischi oscuri, difficilmente reperibili nei negozi, finiti fuori catalogo o addirittura mai pubblicati ufficialmente (bootleg, demo, registrazioni di concerti).
Opere destinate all'oblio – spesso solo per aver esaurito la propria vita commerciale o esser finite in qualche disputa legata al diritto d'autore – salvate, liberate e moltiplicate grazie alla presenza di copie fisiche nelle case dei singoli ascoltatori.
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Letto tutto, molto bello.
RispondiEliminaNe condivido i contenuti in pieno dallo stupore e la meraviglia iniziale per essere riuscito a mettwr le mani su roba altrimenti unarrivabile, non foss'altro che per insostenibilità economica, alla sensazione successiva di qualcosa di comunque monco per la mancanza appunto del supporto fisico.
Negli anni comunque gli mp3 mi hanno consentito di divertirmi parecchio nella 'produzione' di mie personalissime compile e altre edizioni musicali a mio esclusivo uso personale e quello di qualche amico.
Concordo su spotify e similari, in fondo è come se fosse una radio .
Rimane un fatto generazionale, per i miei figli , che ascoltano musica in continuazione, il problema del possesso non si pone, son cresciuti senza e non sanno neppure accendere un giradischi, così come io non so usare spotify e le altre storie e neamche mi interessa. Vado avanti come prima.
Usufruisco di Spotify e dello streaming quotidianamente. E mi permettono di ascoltare cose che mai avrei potuto scoprire. Allo stesso tempo da 56enne rimango ancorato al supporto fisico, al possesso della mia copia in vinile o CD. Mio figlio è assolutamente incurante di tutto ciò. Ed è giusto così: ci sono 38 anni di differenza, un'era ...
RispondiEliminaLo so, mi hai anche invitato a farlo più di una volta ma non ho pazienza. Per come mi girano le giornate mi è molto più comodo e immediato andare avanti come prima. Ovviamente il pc dell'ufficio è sempre ben fornito di mp3 di mio gusto, che sto usando in sottofondo.
EliminaDimenticavo, concordo anche su Battisti, forte. Ho tutto quello che c'è da avere fino a Una giornata uggiosa su LP di vinile e devo dire che quando li guardo sono abbastanza soddisfatto di averli, così come tutti gli altri dischi che ho, dagli Abba ai Rolling Stones
EliminaConcordo sul concetto di AVERLI. A me piace proprio sapere di averli. Guardarli e TOCCARLI quei dischi. E non SOLO ascoltarli. Paradossale ma reale.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaIl concetto di possesso è quasi inspiegabile per i nati da metà anni 80 in su. Una volta un amico di mio fratello vedendo una intera parete di cd in camera mia mi disse MA QUANDO HAI TEMPO DI ASCOLTARE TUTTI I TUOI CD? In effetti gli ascolti in camera, dove ho lo stereo, oppure in auto sono limitati dal poco tempo mentre i ragazzi con mp3 sempre a tiro la musica se la portano dietro ogni momento
RispondiEliminaCharlie