domenica, maggio 25, 2014

Roberto Bolaño - La letteratura nazista in America



Recensione e considerazioni di ANDREA FORNASARI (AndBot)

Fra tutti i libri di Roberto Bolaño (Santiago del Cile, 28 aprile 1953 – Barcellona, 14 luglio 2003), La letteratura nazista in America è certo il più intensamente e smodatamente borgesiano - e anche wilcockiano, se si pensa alla Sinagoga degli iconoclasti. Allo stesso tempo rappresenta anche, se così si può dire, la quintessenza della "bolanità". In apparenza l'oggetto è sobrio e rassicurante: un panorama degli scrittori filonazisti (dell'America latina, in particolare), di ognuno dei quali si traccia il percorso biografico e si rende conto della produzione letteraria.
Si descrivono anche alcune opere, nonchè i rapporti intercorsi fra di loro, le riviste che li hanno ospitati, le case editrici che li hanno pubblicati, e alla fine del volume figurano un indice dei nomi e una bibliografia.

In questo modo difficilmente ci dimenticheremo di Carlos Hevia (Montevideo, 1940 - 2006), autore, fra l'altro del Premio Giasone, "favola allegorica nella quale la vita sulla Terra sarebbe il risultato di un concorso televisivo intergalattico fallito", oppure di Jim O'Bannon (Macon, 1940 - Los Angeles, 1996), il quale "conservò fino alla fine il disprezzo per gli ebrei e gli omosessuali; i negri cominciava pian piano ad accettarli quando lo raggiunse la morte".
E scopriamo che "Nel 1929, mentre il crollo mondiale delle Borse costringe Sebastiàn Mendiluce a fare ritorno in Argentina, Edelmira e i suoi figli vengono presentati ad Adolf Hitler, che prenderà in braccio la piccola Luz e dirà che è una bambina meravigliosa". Si scattano delle foto e il futuro Fuhrer eserciterà sulla poetessa argentina una profonda impressione. Prima di congedarsi Edelmira gli dona alcuni dei suoi libri e una lussuosa edizione del Martìn Fierro, omaggi dei quali Hitler calorosamente ringrazia chiedendole seduta stante, cosa che le riesce non senza difficoltà, con l'aiuto di Carozzone, una traduzione in tedesco.
Hitler si mostra ammirato.
Sono versi robusti, che guardano al futuro. Edelmira, felice, gli chiede consiglio sulla scuola più idonea per i suoi due figli maggiori.
Hitler suggerisce un collegio svizzero, pur precisando che la migliore scuola è la vita.
Al termine dell'incontro, tanto Edelmira quanto Carozzone si dichiareranno hitleriani convinti.

Eppure, dopo un po', ci accorgiamo che qualcosa non funziona: non foss'altro perchè almeno un paio di scrittori risultano morti dopo il 2015.
A poco a poco capiamo che nessuno di questi scrittori, poetesse, movimenti letterari, è mai esistito, e che Bolaño sta costruendo sotto i nostri occhi un inquietante universo parallelo: del tutto plausibile e del tutto immaginario.
Ma non irreale.
E così iniziamo a stare al gioco, ad abbandonarci al flusso inarrestabile di quello che non è solo uno scoppiettante, geniale divertissement letterario, ma soprattutto un susseguirsi di storie aberranti e al contempo esilaranti, e una galleria di mostri, spesso tremendamente comici.

Non di meno rimane una sorta di amaro retrogusto - nel pensare a come la comicità di un comportamento fanatico possa trasformarsi in una identità nazionale (e non solo) con le sue atroci conseguenze.
Tuttavia non si può anche mancare di far notare come spesso le accuse di filonazismo rivolte ad alcuni scrittori realmente esistiti non siano meno comiche - e per certi versi altrettanto atroci, anche se sotto un differente punto di vista.

Di questo straordinario scrittore cileno, invece, non posso fare altro che consigliare tutta la bibliografia: in lui, davvero non c'è nessuna traccia di anche remote simpatie filofasciste, così come non troviamo nessuna nostalgia filocomunista. C'è invece un enorme talento artistico, questo si.

2 commenti:

  1. Interessante...un'opera di ucronia che coivolge il nostro "piano di realtà". me lo devo procurare subito.

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  2. on ho letto niente di Bolano, lo inserirò nella lista delle Future Letture!!

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