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A lungo anticipato da una sapiente opera promozionale fatta di ascolti in anteprima, dichiarazioni ad effetto (sulla "bontà" della droga come fonte di ispirazione ad esempio), interviste etc etc, "Everyday robots" è un ennesimo progetto dell'infaticabile DAMON ALBARN e ufficialmente l'esordio solista (se si escludono le colonne sonore e le infinite collaborazioni a destra e a manca).
Un album a livelli di assoluta eccellenza, che poco concede alla commercialità, lavoro plumbeo e malinconico, autunnale (a dispetto dell'uscita primaverile), (apparentemente) scarno e minimale, fatto di ballate semi elettroniche dal forte sapore SOUL e indiscutibilmente LONDINESE.
Scordatevi il soul nella sua accezione tradizionale e considerate l'idea di una nuova forma che coniuga melodie, mood e approccio "black" con una modalità assolutamente attuale.
Gli esempi migliori in tal senso sono probabilmente il brano d'apertura "Everyday robots" e la conclusiva "Heavy seals of love" (dove, come in "You and me", compare BRIAN ENO alla voce) che ha un andamento figlio o nipote di "Tender" dei Blur (da cui non è lontana nemmeno "Lonely press play").
Anima gospel con afflati afro e calypso in "Mr.Tembo", sembra una "Stand by me" futurista rivisitata jazz il trip hop blues "The selfish giant".
C'è tanta carne al fuoco, "Everyday robots" è un album da ascoltare attentamente e a lungo.
Ben fatto Mr. Albarn !
io di solito sono abituato ad altri "ascolti", ma Albarn nella scena attuale (pur non essendo non proprio un giovanissimo) secondo me è uno dei migliori, forse l'unico che riesce a "traghettare" tante persone verso nuove sonorità che non siano delle schifezze. Bravo bravo bravo!!
RispondiEliminaE' soprattutto coraggioso, dote rara di questi tempi.
RispondiEliminaIn ogni caso il disco è davvero bello.